Apriamo il dibattito: il calcio ha più che mai bisogno di memoria storica

venerdì, 23 Settembre 2016

Il corsivo di Mario Bocchio

museo-grigioDarwin Pastorin (al centro) insieme al presidente dell’Alessandria Calcio Luca Di Masi, e a Emanuele Bellingeri il giorno della presentazione di Museo Grigio.

 

Lunedì scorso a “L’Orso in diretta” abbiamo avuto ospite il giornalista e scrittore Darwin Pastorin. Per lui l’argomento calcio non costituisce il pretesto per uno svago, ma al contrario il tema viene affrontato con la massima serietà, unita però a quella leggerezza che è la dote dei migliori narratori. Come quelli di ogni vero appassionato, i suoi umori sono fatti di entusiasmi, polemiche, nostalgie, e ogni volta i suoi racconti assumono il carattere di un libro di memorie e confessioni. Tanto che Darwin si rivela in maniera diretta, forse più che nei suoi scritti. Miracoli del calcio, fede che non ammette ambiguità, maschere o infingimenti. Un interesse, quello per il pallone, che affonda le radici nella sua infanzia, tanto da compenetrarsi in maniera stretta con il suo universo mentale e culturale.

museogenoaIl Genoa Museum.

 

Anche una volta diventato scrittore. E in questo Pastorin combatte un pregiudizio, e cioè la presunta lontananza dell’intellettuale da un interesse come il calcio. L’approccio di Pastorin è disinibito e mai pedante.

Anche noi di Museo Grigio non facciamo della sociologia o della psicanalisi di bassa lega, né cerchiamo improbabili parallelismi tra sport e letteratura. Il nostro è un discorso diretto, sincero, quello di tifosi dell’Alessandria con tutte le passioni e le idiosincrasie, con l’aggiunta di uno sguardo critico sulla realtà: essere appassionati di calcio e di qualche altro sport, non ci impedisce di renderci conto del carattere malsano e perverso che affligge e governa questo mondo, il quale forse riflette meglio di ogni altro lo sventato spirito competitivo che domina sempre di più le nostre società.

museo-del-real-madrid_2199641Il Museo del Real Madrid al Santiago Bernabeu.

 

Selvaggi e sentimentali, proprio in questi giorni abbiamo voluto aprire un dibattito “d’occasione”, e un primo motivo di perplessità è proprio legato alla dimensione effimera del calcio, delle partite, di vittorie e sconfitte che sembrano importantissime quando accadono, ma che il giorno dopo sono già dimenticate, perché bisogna guardare avanti, puntare a vincere nuovamente.

Nel mondo dello sport tutto è poco e niente basta, niente dura e in realtà vi è soltanto frustrazione e delusione. Nello sport non si tratta di vincere, ma di vincere sempre, una volta dopo l’altra, senza respiro e senza che mai nulla sia sufficiente.

museojuveLo Juventus Museum.

 

Una squadra è stata per tre anni consecutivi campione d’Europa? Non importa, dovrà esserlo anche il quarto e il quinto e il sesto, e così fino alla fine dell’inferno. La cosa non è nuova, era già stata inventata con Sisifo al tempo dei greci.

È una contraddizione, questa, che ogni giorno cerchiamo di sanare attraverso il recupero della memoria, che la nostra linea editoriale (sito internetpubblicistica dedicata e oggi anche radio, domani forse pure tv) rispetto al giornalismo quotidiano, pur essendo consapevoli della difficoltà dell’operazione.

Museo Grigio privilegia allora quei momenti in cui il calcio si veste di passato e di ricordi, sapendo bene che la memoria calcistica è confusa ma molto selettiva, e quel che sceglie lo vede con chiarezza per sempre. Al di là dei fatti e degli episodi, di una squadra tende a cogliere il “carattere”, cioè lo stile e l’animo con cui aspira a vincere. Anche in polemica con certi presidenti di club troppo “dirigisti”, che pretendono, a colpi di acquisti miliardari ed eclatanti, di mutare, appunto, il “carattere” della loro squadra.

Così il calcio di oggi – cari Lele, Marcello, Sergio, Massimo e Paolo, preziosi alleati nell’avventura – ci appare meno “epico”, perché incapace di produrre tracce profonde nella memoria collettiva. Nel calcio attuale c’è sempre meno epica e meno turbamento, e soprattutto meno drammaticità, mentre ciò che rende questo sport tanto idolatrato è il suo carattere di rappresentazione, con la sua intrasferibile storia a ogni partita e i suoi personaggi inequivocabili.

Al giorno d’oggi quelle storie sono spesso intercambiabili e indistinguibili, e per questo di rado lasciano la cosa più importante, sia in un libro, in un film, in un’opera teatrale o in un brano musicale, cioè: eco, risonanza, memoria.

Per questo due sono i bersagli principali di Pastorin, due i tipi di “idioti” che non ama: i presidenti o gli allenatori che ignorano o non si curano di ciò che la loro squadra è stata prima di loro, i tifosi che preferirebbero vedere la squadra nemica retrocessa nella categoria inferiore, piuttosto che trovarsi quel paio di volte l’anno a cercare di sconfiggerla.

Articoli correlati

A “L’Orso in diretta” la memoria storica nel calcio

Il lancio di Museo Grigio

Presentato Museo Grigio a Palazzo Monferrato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi