Ma l’Alessandria non è solo Rivera!

mercoledì, 20 Gennaio 2016

Nel 1992 disse chiaramente: “L’Alessandria? Non mi interessa”.

Rivera-4

 

La semifinale di Tim Cup tra l’Alessandria e il Milan non solo ripropone una sfida che in un passato ormai lontano ha contribuito a scrivere la storia del calcio italiano, ma inevitabilmente fa parlare di Gianni Rivera.
Basta girare per la città in questi giorni e ascoltare gli appassionati grigi (soprattutto quelli non più di primo pelo) oppure leggere i tanti messaggi sui social – per rendersi conto però che la stragrande maggioranza dei tifosi non è per niente contenta dell’accostamento.

Rivera-11Rivera nell’Alessandria. E’ il terzo in piedi, partendo da sinistra:  gli è accanto il suo pigmalione Franco Pedroni.

 

Rivera, classe 1943, alessandrino di nascita, è cresciuto nelle gloriose fila dei Grigi, accudito come un figlio da capitanFranco Pedroni, esordendo in serie A il 2 giugno 1959 contro l’Inter di Angelillo. Finì 1-1.
Rivera è stato un giocatore dell’Alessandria, ma non può essere identificato in assoluto con l’Alessandria. È bene ribadirlo. L’Alessandria ha infatti saputo creare altri giocatori destinati a diventare vere e proprie icone di questo sport: Adolfo Baloncieri, Luigi Bertolini e Giovanni Ferrari tanto per citarne alcuni. Bertolini “Testa fasciata” e Giuanin Ferrari hanno vinto i Campionati del mondo, ergendosi a indiscusse bandiere degli Azzurri di Vittorio Pozzo.
Ma potremmo aggiungerne tanti altri, come  Carlo Carcano “ – che poi diede vita proprio insieme a Bertolini e Ferrari alla leggendaria Juventus del quinquennio d’oro -, oppure Renato CattaneoElvio Banchero e Edoardo Avalle.

Giovanni-Ferrari-5I tifosi grigi portano in trionfo Ferrari, l’Asso della Cannarola.

 

“Se ci fosse una scuola di football, il maestro ricorrerebbe all’Alessandria per dare l’esempio di una squadra che, pur essendo sistematicamente spogliata dei suoi campioni, non altera lo stile del proprio gioco, l’armonica compattezza dei propri reparti, la dignità del proprio rango sportivo. Partono gli assi e rimane la squadra. Ciò significa che l’Alessandria è viva e vitale. Vuole dire che quello che fa la personalità dell’Alessandria è lo spirito di club, è la bontà della scuola, è l’intrinseca classe del gioco”. Sono sin troppo chiari i concetti che il celebre Bruno Roghi scrisse nel 1931.
Nessuno mette in discussione anche il valore del Golden Boy – che con il Milan ha conquistato 3 scudetti, 4 coppe Italia, 2 coppe dei Campioni, 2 coppe delle Coppe e una coppa Intercontinentale -, ci mancherebbe altro. Ma Alessandria è sempre stata terra feconda di campioni di calcio, per cui Rivera non è l’unico.
Troppo comodo poi uscire allo scoperto con interviste sui Grigi dopo l’impresa di La Spezia. Rivera in queste ore viene conteso per avere una sua dichiarazione.

Rivera-3Il giovanissimo Rivera  (esattamente in mezzo) esordisce in serie A con l’Alessandria.

 

Ma come può parlare dell’Alessandria, quando lui dell’Alessandria se n’è sempre beatamente infischiato? Sono in molti a chiederselo, quasi indignati.
Gli rinfacciano di non aver mai speso una parola per la squadra che lo ha lanciato e che in più di un’occasione si è trovata in serie difficoltà economiche, fallendo anche.
Rivera ha pure avuto una carriera politica certamente non anonima: ben quattro legislature parlamentari e l’incarico di sottosegretario di Stato. Molte volte eletto in Piemonte. Alessandria è in Piemonte. Se non direttamente, avrebbe potuto tramite le sue conoscenze, almeno tentare di individuare soluzioni che potessero giovare alla sopravvivenza e al rilancio dell’Alessandria.

Rivera_AlessandriaUn primo piano di Rivera con la gloriosa maglia grigia.

 

In conclusione, per cercare di fare chiarezza sul rapporto tra l’Abatino e l’Orso Grigio, vale la pena leggere un capitolo dell’intervista che pubblicò il “Guerin Sportivo” nel 1992 a firma Nino Sormani. Che fortuna averne collezionato le annate, non vi sembra?


“Alessandria? Non mi interessa”. “Io all’Alessandria come dirigente per rilanciare le sorti di questa società? Ho conosciuto a malapena pochi presidenti dell’Alessandria. Una delle ultime volte che ho visto giocare l’Alessandria in campionato risale forse al mese di dicembre del 1991 a Monza, perché fui invitato dall’allora presidente dei brianzoli Giambelli. Ci andai proprio con Colombo. Ricordo bene quel giorno perché a Milano andava in scena il derby tra l’Inter e il Milan”. Una scelta quasi obbligata perché i dirigenti delle due società milanesi, come era già accaduto in precedenza non lo avevano invitato.

Riveragrigio (3)Coperchio del gelato con la formazione dell’Alessandria (con Rivera) 1959-’60.

 

Riveragrigio (2)Documento originale: Rivera definitivamente al Milan.
“Mi spiace per i miei vecchi concittadini alessandrini, ma se dovessi ritornare in un club potrei farlo solo nel Milan, l’unica società che conosco e che penso di essere ancora in grado di gestire con un buon profitto”. Nel Milan c’era e c’è il Berlusca, che in pratica gli ha chiuso la porta in faccia.

Mario Bocchio

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