Quella volta che al “Mocca” andò in scena il funerale della Lucchese

venerdì, 04 Novembre 2022

Gli ultras e la bara

Quanta nostalgia per quei mitici anni Ottanta! La nostra mente corre a ritroso sino ad incrociare il campionato di serie C2 1980-’81. La Carrarese di Corrado Orrico e la sorprendente Rhodense imposero un’andatura sostenuta, ma i Grigi di Dino Ballacci tennero incredibilmente il passo e con un girone di ritorno letteralmente strepitoso in cui non conobbero sconfitte e subirono solo sette reti, conquistarono il primo posto a pari punti con la Rhodense e riassaporarono il sapore della C1. I tifosi ritornarono entusiasti al “Moccagatta” e vissero con la squadra alcuni momenti esaltanti come l’indimenticabile successo del 29 marzo contro la Lucchese per 2-0.

Alessandria-Lucchese (3)

Riportiamo di seguito il racconto di quel match apparso su “Il Piccolo” di mercoledì 1 aprile, a firma del collega Roberto Gilardengo:

“L’avvio dell’Alessandria è al solito molto guardingo. Ballacci manda in campo la formaziopne-tipo, affidando le due punte avversarie, Villa e Coppola, rispettivamente a Poli e Soncini. Fabris è invece messo a guardia di Ciardelli, che tatticamente agisce da mezza punta. Il vicentino finirà per annullare il suo diretto concorrente (imitato, sia chiaro, dai colleghi di reparto). I primi accenni di ‘bagarre’ sono però della Lucchese. Al 7’, su calcio di punizione dal limite, Biliotti costringe Zanier all’intervento a terra. Poi la prima offensiva grigia al 17’. Maniscalco approfitta dello scivolone di un difensore e serve lungo Pasquali; intervento di ‘piatto’ del centravanti da due passi ma la sfera trova sulla sua strada il corpo di Londi, che respinge in corner. Sul tiro dalla bandierina Burroni alza di poco sulla traversa con un’incornata perentoria.

Il rigore di Pasquali)

Il rigore realizzato a Primo Pasquali.

Gli ospiti replicano colpo su colpo. Ventiseiesimo: Ciardelli dal limite, alto. L’occasione più propizia è però al 35’: Maurizio Maniscalco cerca spazio sulla   destra, vicino alla bandierina del ‘corner’, spedisce il pallone in piena area per Burroni che irrompe di destro e sfiora l’incrocio dei pali (ma c’è stata una deviazione). La svolta giunge nella ripresa, proprio quando l’Orso Grigio aveva concesso un attimo di tregua all’avversario. È la retroguardia toscana a combinare il ‘pasticciaccio’. C’è un passaggio avventato del giocatore D’Arrigo, Pintauro è colto in contropiede, scivola, riesce a toccare il cuoio, annaspa per raggiungerlo; Zerbio si supera: mentre il pallone sta uscendo dallo specchio della porta l’ala ha un guizzo, riesce a deviare; la sfera ‘carambola’ su Guaglianone e finisce mollemente in fondo al sacco: 1-0. Negli spogliatoi tutti   saranno concordi nell’assegnare il punto al giovane attaccante. Sull’entusiasmo l’Alessandria insiste, ma per poco la Lucchese non pareggia. Poli e Soncini hanno un’indecisione al limite dell’area, Silvano Villa si inserisce e conclude pericolosamente a fil di palo, con Zanier chiaramente in difficoltà.

La rete di Zerbio (1)

La rete di Zerbio (2)

La sequenza del raddoppio di Zerbio.

II raddoppio tronca comunque ogni discussione. È Angelo Calisti a dare il ‘la’ all’azione del 2-0, pescando alla perfezione Pasquali, ben appostato. II centravanti accenna ad una finta, entra, in area e Guaglianone, che lo marcava da vicino, lo atterra senza tanti complimenti: Fassari non ha esitazioni ed indica il dischetto del ‘rigore’. È lo stesso Pasquali a spiazzare Pintauro per l’entusiasmo di Ballacci che lancia in aria il cappellino ed entra in campo con tutta la panchina. La partita si chiude praticamente al 29’, con il gol appena descritto. Per il restante quarto d’ora la gara non ha storia. È troppo facile per i padroni di casa controllare gli spenti avversari. I tifosi hanno via libera. Gli ‘ultras’ improvvisano un vero e proprio funerale ai danni degli   avversari lucchesi; trasportano attorno al campo una bara, ricoperta di un vessillo rossonero facendo sosta attorno alla panchina di Vitali allenatore degli ospiti che sconfitto, non ha neppure la forza di replicare”.

 Mario Bocchio

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