Chapeau! Alla fine ha avuto ragione lui, Mister Braglia

venerdì, 16 Settembre 2016

Il corsivo di Mario Bocchio

Alessandria-Livorno_04_09_2016 (92)

 

Che Gonzalez fosse il giocatore in grado di fare la differenza, lo sapevamo già. Tuttavia c’è stata la conferma, ineccepibile, mercoledì contro l’Arezzo, quando – appena entrato -, ha spaccato la partita portandola sul binario favorevole ai Grigi. Che alla fine sono riusciti a vincere.

Abbiamo scritto di un’Alessandria double face:  quella del primo tempo, che avrebbe potuto anche incassare gol se non fosse stato per l’ormai costante bravura del portiere Vannucchi, e quella della ripresa, con in campo Iocolano e Gonzalez.

Se i Grigi non avessero vinto, statene certi, saremmo già qui a criticare le scelte di Mister Braglia. Lui è stato coraggioso, ha rischiato, e alla fine il punteggio gli ha dato ragione.

Tuttavia proprio le sue scelte meritano una considerazione. Il meccanismo del turnover sta caratterizzando sempre più il calcio italiano e quello delle competizioni nelle coppe. Molti pensano sia un errore perchè non si consente ad una squadra di amalgamarsi al meglio e perchè non si danno sicurezze ai calciatori; inoltre si critica questo meccanismo perchè all’estero non viene usato (Spagna, Inghilterra, Germania), i giocatori non ne risentono, molti pensano che si dovrebbe mettere in campo sempre la squadra più forte. Altri sono favorevoli perchè si impiegano tutti i giocatori disponibili in rosa, si consente di far riposare all’occorrenza alcuni elementi che ne hanno bisogno, si mette in campo la squadra più adatta all’incontro da disputare, si consente ai giocatori di non usurarsi giocando più partite.

Onestamente, al di là delle dichiarazioni pubbliche (non esistono titolari predestinati e viceversa, non ci sono riserve predestinate, per cui tutti sono indispensabili e nessuno lo è), non sappiamo cosa ci sia stato alla base delle decisioni di Braglia, che ha fatto consegnare all’arbitro la distinta con i giocatori solo mezz’ora prima del fischio d’inizio, finendo anche per cogliere in contropiede il suo collega dell’Arezzo, che aveva già impostato la squadra in base a quella che pareva potesse essere la stessa formazione di Lucca.

Strategia tattica? Mah! Ci verrebbe anche da pensare che Braglia stesso abbia adottato una soluzione diversa per marcare il proprio territorio, facendo chiaramente intendere che è solo lui ad agire nello spogliatoio, senza farsi condizionare dalla piazza, tantomeno dal peso dei giocatori.

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Foto LaPresse.

 

Se paliamo semplicemente di turnover, ci troviamo davanti ad un discorso molto complesso, e credo che non esista un’unica ricetta vincente. Nel calcio poi tutto è sicuramente misurabile con i numeri e le statistiche, però è anche difficilissimo fare confronti fra realtà di paesi diversi: a  nostro modesto avviso, ad esempio, squadre di Spagna, Germania, ecc. possono permettersi di giocare grosso modo sempre con gli stessi 11-14 giocatori, facendo poco o nullo turnover, perché i loro campionati sono sicuramente meno usuranti e meno difficili del nostro (sì, restiamo convinti che anche la nostra Lega Pro, derelitta finché si vuole, rimanga un campionato tostissimo, complicato, dove c’è da sudarsi ogni singolo punto contro quasi ogni avversaria). Per farci meglio capire, prendiamo ad esempio il Napoli; probabilmente in questi anni abbiamo assistito a due filosofie diverse, per certi versi estremiste, e non c’è stata la via di mezzo: con Mazzarri e Sarri sostanzialmente abbiamo avuto (e stiamo avendo) una squadra che gioca il campionato e un’altra che affronta le sfide in coppa, con Benitez il concetto era, più o meno, di ruotare sempre e comunque gran parte dei giocatori per portare (in modo rivelatosi poi utopistico) tutti gli elementi della rosa a essere sullo stesso livello e sempre pronti a giocare indifferentemente una partita di campionato o di coppa. Bene: ribadiamo che la via di mezzo, per noi ad Alessandria, con questo livello di squadra (cioè noi siamo i Grigi e abbiamo una determinata rosa, un determinato parco-giocatori, ecc.), sarebbe una struttura-base di formazione in cui cambiare 2-3 elementi alla volta e non di più. Però tra le due filosofie che effettivamente, concretamente, abbiamo visto messe in atto in questi anni (appunto quella mazzarriana-sarriana da un lato, e quella beniteziana dall’altro), se proprio non possiamo avere altre opzioni, noi preferiamo quella mazzarriana-sarriana, che ti dà certezze di essere solido e compatto.

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Da www.alessandriaoggi.info

 

Ci sarebbe poi ancora da spendere due parole sulla qualità del gioco che sanno esprimere le squadre allenate da Braglia.

Ci limitiamo solo ad un accenno, da sviluppare in futuro: il campionato è ancora molto lungo. Braglia ha sempre fatto giocare i suoi uomini in maniera cinica, opportunistica, privilegiando la compattezza del reparto offensivo e l’ottenimento del risultato a qualsiasi velleità di bellezza tattica. Dove conta solo portare a casa il risultato e dove pur di non rischiare troppo, anche il pareggio va bene, Perché è pur sempre meglio della sconfitta.

Le promozioni ottenute in carriera depongono a suo favore. E poi, quando anche giocando male, oppure non eccessivamente bene,  riesci a vincere, allora ci sono seri presupposti che finalmente possa essere l’anno buono.

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