Che cosa mi ricorderò nei secoli a venire dell’ennesima “fregatura” (perchè termini più coloriti non mi pare sia il caso di usarli) di questa sera arrivata dalla gara tra Alessandria e FeralpiSalò?
È ‘ l’unica domanda cui, dopo qualche ora dalla figuraccia rimediata dai Grigi contro i bresciani, ho cercato di darmi risposta.
È una fregatura che fa rabbia, sì, ma fa rabbia in maniera diversa da quelle recenti. E da un lato, ci verrebbe da dire “per fortuna”: già, perchè sarebbe anche potuto capitare di uscire dai playoff così presto, perchè il peso della vittoria della Coppa Italia, almeno in chi scrive, si fa ancora fortunatamente sentire, e perchè, sì, insomma, tutti i tifosi cullavano il sogno che la squadra riuscisse a far rivalere nei playoff le speranze di un campionato buttato via già a ottobre. Peccato che il “Game Over” sia arrivato decisamente anzitempo.
Di ieri sera della vista dell’ennesima squadra che viene a festeggiare al Moccagatta innanzi a uno stadio pieno, mi rimarranno scalfite nell’animo due cose: l’imbarazzante modo in cui la formazione di Marcolini ha pensato bene di farsi sbattere fuori in maniera tanto incredibile quanto dilettantesca e la corsa di 80 metri di Sestu per andare sotto alla Nord a esultare, con tanto di ruggito al gol del momentaneo 1-2, da parte di uno che non ha mai parlato se non con l’arma migliore che un giocatore di calcio ha: i piedi.
Per il resto, come tutti, prenderò lo scaffaletto dove ripongo i ricordi cui il mio fegato da tifoso deve tante sofferenze, e ne aggiungerò un altro. Che tanto, paginetta più, paginetta meno, a questo libro tanto goliardico quanto incredibile sulla storia dell’Alessandria, di differenza ne fa poca.
L’Alessandria, comunque, esce stra-meritatamente da questi playoff: un plauso alla signora FeralpiSalò, che a differenza dei Grigi vince la gara sul piano dell’aspetto tattico, ma anche e soprattutto su quello della testa, perchè stasera, da fuori, l’impressione che molti degli effettivi in campo agli ordini di Marcolini si sentissero già con il passaggio del turno in tasca senza giocare è stata cosa abbastanza palese (ma anche qualche scelta del mister per una volta non si è rivelata azzeccata). Ed è qui che si sono perse partita e qualificazione. Un peccato, per quei meravigliosi 85 minuti nella gara di andata e per tutte le parate che hanno tenuto a galla i lombardi domenica sera a Salò.
Un peccato vero, ma se su 180 minuti ne giochi a malapena la metà, può anche starci che tu vada a casa. Ma fa male andare a casa così, dopo una sconfitta che arriva meritatamente e senza alibi, con l’atteggiamento di chi è sceso in campo senza quasi provarci: questo, ecco, sarà il ricordo che mi porterò dietro, da aggiungere a quelli ben più cocenti della scorsa stagione.
Quest’anno sportivo, in via Bellini, sarà ricordato come l’anno della Coppa Italia di serie C. Fine.
E con un po’ di lucidità, l’augurio che mi pongo è che questo campionato “maledetto”, sia servito in ottica futura per permettere alla società di capire che è ora di rifondare la squadra, con una campagna acquisti condotta con senno e consona a portafoglio e obiettivi del presidente, partendo dagli uomini che hanno permesso di portare una formazione in lotta per galleggiare fuori dai playout a vincere la Coppa Italia di serie C.
In questo mi auguro e spero davvero che arrivi una vittoria, una vittoria che va conquistata con tanta pazienza e con oculatezza già da adesso, per evitare di rimediare altre figuracce come quella di stasera nel futuro prossimo e non solo.
La cronaca
Le foto sono di www.museogrigio.it.
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