Campionato di serie C1 1994-’95. L’annata è inevitabilmente spaccata in due dall’alluvione che invade metà Alessandria e non risparmia il Moccagatta. Dopo quel 6 novembre, la società – rimasta senza materiale tecnico e sportivo e senza neppure la sede amministrativa, allora in via Gentilini – deve innanzitutto risolvere il problema del campo di gara. Inizia dunque l’esodo verso i campi della provincia, da Tortona a Casale, con una squadra in divenire e una rosa che, alla fine dell’anno, vedrà ben 25 giocatori diversi vestire la maglia Grigia. Roselli, confermato da Amisano dopo una conduzione che viene ritenuta comunque soddisfacente, nonostante la retrocessione, deve fare i conti con il nuovo ds, Renzo Melani che porta con sè giocatori affidabili ma anche fidati (Carletti, Toccafondi) e i contrasti sorgono quasi da subito. Quando salta la panchina del giovane mister, la società si affida a Gianfranco Motta, uomo che conosce la categoria e ha fama di grande professionista. Pur con qualche difficoltà, grazie alla vena realizzativa di Damiani e Romairone (9 e 13 gol) ma sfruttando anche il fattore campo, con il ritorno a tempo di record al Moccacatta, Motta riesce nell’impresa di conquistare la salvezza proprio in extremis, tanto per cambiare all’ultima giornata, con il pareggio di Fiorenzuola, un 3-3 propiziato da un’autorete di un difensore dei padroni di casa, proprio al 90′. Passato lo spavento, si guarda al futuro con rinnovata fiducia.
Per ricordare quei tragici momenti, ecco un interessante articolo del collega Claudio Giambene, noto giornalista televisivo.
Il “Moccagatta” invaso dal fango.
Lacabòn è un dolce che tutti gli abitanti di Alessandria conoscono. Un bastoncino fatto di miele e zucchero nato lì, sulle rive di quel Tanaro che a metà anni ’90 squarciò in poche ore la pacatezza locale.
Era il 6 novembre del 1994, la città stava per festeggiare San Baudolino, patrono locale. Sui banchetti, il lacabòn a contendersi morsi e attenzioni con i rabatòn, strepitose polpettine di ricotta, farina, erbette e spinaci. Mangia, prega, tifa. Per la maglia grigia dell’ Unione Sportiva Alessandria, naturalmente. Sì perché quel giorno allo stadio Moccagatta arriva il Bologna, altra nobile decaduta in serie C.
Briciole di orgoglio per una città che sul finire degli anni ’20 sfiorò lo scudetto, sfuggito per un’inspiegabile sconfitta a Casale Monferrato. Uno 0-5 nel derby che spense i sogni tricolori dei “grigi”. Un tracollo troppo brutto per essere vero. Era il primo luglio. Il giorno seguente Mario Curti (foto a fianco), il portiere che quella domenica si chinò cinque volte nella rete, lasciò Alessandria. Dissero che aveva preso soldi dal Torino, la concorrente per il titolo. Nessuno seppe mai la verità. Ma Curti il 2 luglio salutò, chiudendo la porta alle sue spalle. Se il giorno prima avesse protetto quella di Casale, sarebbe stato un eroe.
Dalla gloria al fango in un giorno. Proprio come quel maledetto 6 novembre del ’94. Fuor di metafora, con molti più danni. Il Bologna non arrivò allo stadio e non ci arrivarono neanche i padroni di casa. Il Tanaro impazzito anticipò tutti. San Baudolino assisteva inerme all’ira della natura. Erano quasi tutti a tavola al momento dell’esondazione. Morirono in 14 ad Alessandria. In 70 in tutto il Piemonte. Lo stadio Moccagatta, inaugurato un anno dopo la grande delusione del ’29, fu devastato. Ma i piemontesi sono un popolo poco avvezzo al pianto e in due mesi sistemarono tutto.
I Grigi tornano a giocare nel loro stadio e battono 3-1 la Spal.
Alessandria-Spezia 0-0. Ritorna l’entusiasmo nella Curva Nord, ma guardate le condizioni del terreno di gioco!
Il 22 gennaio, il “Mocca” riaprì i cancelli per Alessandria-Spal. Lo scrittore piemontese Alessandro Baricco (foto sotto) la descrisse così: “Un’alluvione finisce anche così, con ventidue giocatori in braghette corte che entrano in campo. E undici hanno la maglia grigia. E il campo si chiama Moccagatta. E quel che c’è intorno si chiama Alessandria”. Tutti in piedi ad applaudire. All’inizio e alla fine. I grigi la vinsero quella sfida: 3-1, in rimonta. Sul campo, come fuori.
Se la ricordano bene quella partita ad Alessandria, perché di gioie sportive da quel giorno ne hanno viste poche. Anzi. Una trafila di campionati anonimi, pochi bagliori, poi solo tenebre. Retrocessioni, fallimenti, buio. Si ricomincia dall’Eccellenza, con la “e” maiuscola e tutto il resto misero. Un passo alla volta i grigi tornano nella terza serie. Si chiama Lega Pro anziché serie C.
Mario Bocchio