Un “martello” per i Grigi: arriva Parodi

martedì, 01 Settembre 2020

Parodi con la Ternana, nella recente partita contro il Catania nei playoff

E’ arrivata anche l’ufficialità, con il sito internet della Ternana e quello dell’Alessandria che hanno entrambi annunciato l’affare fatto. Luca Parodi lascia la Ternana e si trasferisce a titolo definitivo all’Alessandria. Per lui, contratto triennale. Ha già raggiuntoAlessandria, pronto a cominciare ad allearsi con i nuovi compagni. Parodi, dunque, dopo una sola stagione in maglia rossoverde, lascia la comitiva e viene ceduto. Nel pomeriggio di lunedì 31 agosto aveva svolto il suo ultimo allenamento con le Fere , prima di salutare i compagni e il tecnico Cristiano Lucarelli. Nella mattinata di martedì primo settembre, nel primo giorno ufficiale di calciomercato, è arrivata la firma sul contratto che lo legherà fino al 2023 all’Alessandria, sempre in serie C.

Ancora Parodi con la Ternana di Mister Fabio Gallo

Savonese ci nascita, Parodi si è meso in luce nella Feralpisalò, diventando un vero e proprio jolly capace di svolgere con ottimi risultati il ruolo di sia di mezzala che di terzino, destro e sinistro, grazie al grande lavoro e ai miglioramenti in fase di marcatura. Proprio ai tempi dei Leoni del Garda, nel 2017 rilasciò una intetessante intervista a Mondosportivo, della quale proponiamo alcuni stralci.

Luca Parodi nella Primavera del Torino

Ciao Luca, sei ligure e calcisticamente cresciuto a Monza. Come hai affrontato il trasferimento in tenera età, quali sono state le difficoltà maggiori e le più belle sensazioni?

“Lasciare casa non è mai facile e bisognava conciliare varie esigenze: essendo i miei genitori dei professori ci tenevano tantissimo giustamente che io proseguissi gli studi. All’arrivo a Monza è stato difficile: vivevo con dei francesi e le difficoltà di comunicazione erano molte; col tempo, però, le cose sono migliorate e mi sono sentito come a casa e trovato benissimo, per cui l’esigenza di tornare a Savona poco a poco è scemata”.

L’esperienza al Cittadella

Parlami dei tuoi anni a Torino, cosa porti nel tuo cuore?

“A Torino ho giocato parte della stagione in Berretti e poi nella Primavera con mister Longo. All’inizio ho trovato poco spazio perché era l’anno dei nati nel 1994, ma è stata un’esperienza utilissima per entrare nei meccanismi. Poi, ho disputato la mia prima partita da titolare a Carpi nella prima giornata di ritorno e tutto il Torneo di Viareggio. Un’annata bellissima (2013-’14 ndr): centrammo l’obiettivo della Final Eight, dopo 22 anni raggiungemmo la finale scudetto persa col Chievo. Nonostante il triste epilogo, giocammo un campionato strepitoso dominando per tutta la stagione con una decina di punti in più rispetto alla Juventus“.

Pur essendo molto giovane hai già totalizzato più di 70 presenze tra i professionisti e, certamente, l’esperienza di Ancona ti ha offerto grandi possibilità. Hai qualcuno che ti senti di ringraziare maggiormente per l’opportunità che ti è stata concessa?

In generale, sono stati tanti gli allenatori che in varie epoche mi hanno dato molto e ci tengo a menzionare in particolare modo Marco Ferrante e Paolo Monelli. Dell’esperienza di Ancona devo tutto senza dubbio a Giovanni Cornacchini perché ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità non solo di esordire tra i professionisti, ma anche di giocare con una certa continuità. Anche la società ha rivestito un ruolo importante nel mio percorso di crescita nonostante non fossi di proprietà ma solo in prestito: avrebbe potuto disinteressarsi e preferire qualcun altro e invece ha creduto in me, senza dare importanza a chi fosse il proprietario del cartellino. Pure i tifosi mi hanno fatto sentire importante in un club dalla grande storia che, purtroppo, negli ultimi anni ha perso l’entusiasmo e fatica a riemergere. In entrambe le stagioni siamo andati vicinissimi a disputare i playoff: l’anno scorso ce la siamo giocata con la Maceratese, nonostante fossimo una squadra molto giovane; mentre l’anno prima eravamo forse più competitivi con molti giocatori di esperienza come Alessandro Tulli e e Rafael Bondi. Siamo arrivati quinti e c’è il rammarico e la consapevolezza che si poteva fare di più”.

Alla Feralpisalò

In cosa ritieni di doverti migliorare per salire di livello?

Io penso di avere tanti punti deboli: dovrei migliorare soprattutto per quanto riguarda la visione di gioco e a livello tattico non si smette mai di imparare. Dovrei anche intestardirmi meno in alcune giocate perché, a volte, cerco sempre di trovare la giocata in qualsiasi momento della partita. Devo migliorare tanto perché, comunque, sono consapevole che nelle categorie superiori il ritmo e il livello dei singoli è molto più alto”.

Se non sbaglio alla Feralpisalò ti hanno soprannominato “Il Martello”. Qual è l’origine?

Qui a Salò l’addetto stampa si diverte a dare soprannomi a tutti e per le mie caratteristiche mi ha chiamato così. Ad Ancona, invece, mi chiamavano Jolly”.

Una cosa che ci ha incuriositi molto è che in un’altra intervista hai dichiarato che se non fossi stato un calciatore, avresti fatto il parrucchiere. Ci spieghi un po’?

Devo dire che fu un’intervista a bruciapelo e, a volte, non sapevo cosa rispondere. Però c’è una spiegazione: sia a Torino che a Monza, come ad Ancona mi sono sempre divertito a tagliare i capelli ai miei compagni e lo continuo a fare”.

Ancora Parodi sul Garda

So che sei tifoso del Genoa, come nasce questa passione?

I”n realtà non è una vera e propria passione, più che altro è una simpatia. Ogni tanto, da piccolo, mio padre mi portava a vedere il Genoa e alla fine mi ci sono affezionato; inoltre, ne ritengo la tifoseria una tra le più belle della Serie A”.

E se invece ti chiedessi qual è il tuo sogno nel cassetto? In quale squadra ti piacerebbe giocare?

Mi piacerebbe giocare nella Roma e, avendo già vestito la maglia granata, nel Torino. Se proprio devo sognare, invece, scelgo il top del calcio mondiale, ovvero il Real Madrid”.

A quali giocatori del presente e del passato ti ispiri?

Avendo ricoperto più ruoli, mi ispiro come centrocampista a Nainggolan e come terzino a Dani Alves. Soprattutto il brasiliano mi sembra una persona simpatica e solare e tra l’altro, proprio come me, suona la chitarra. Tra i campioni del passato, invece, non ho dubbi nel rispondere Cafu”.

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