Tranquilli, si ricomincerà con la solita tiritera da provincialotti brontoloni

lunedì, 16 Maggio 2022

La delusione dei Grigi (foto © Mario Bocchio)

Dopo un solo campionato, l’Alessandria retrocede. Addio serie B. È una sconfitta non solo sportiva, ma dell’intera città.

Andiamo con ordine e partiamo dalla fine, dalla sconfitta in casa contro il Vicenza. I Grigi avevano dalla loro due risultati su tre, e hanno fallito, con una prestazione aggressiva sì, ma sterile in fase di attacco, e se non tiri in porta non puoi certamente vincere le partite e nemmeno raddrizzarle.

L’Alessandria ha buttato via un’intera stagione – lo si sapeva che sarebbe ovviamente stata in salita –  con un finale da incubo: due punti in tre gare contro i nove del Vicenza. Abbiamo ancora nel gozzo il bruttissimo pareggio casalingo contro la Reggina. Così siamo retrocessi sul campo.

Ma in fondo la retrocessione c’era già stata subito dopo la festa per la storica promozione dopo la finalissima contro il Padova, un anno fa.

La serie B avrebbe dovuto far fare un salto di qualità a tutti, a partire dall’intera città, considerate le enormi potenzialità di questa categoria nel contesto del calcio che continua a resistere nonostante la crisi economica.

La campagna acquisti non è stata competitiva rispetto alle altre squadre. Nel calcio di oggi la fisicità (a cominciare dall’altezza), l’atletismo, il dinamismo e la morfologia stessa di una squadra diventano elementi imprescindibili o, almeno, fattori a cui dare un certo peso. Nell’atto di costruire, ricostruire o migliorare un club, difatti, molti direttori sportivi ed allenatori cercano di trovare profili in grado di abbinare qualità, quantità ed una buona dose di centimetri per sfruttare al meglio le palle inattive, avere maggiori possibilità di vincere i contrasti e mettere paura agli avversari. Costituire, insomma, una contraerea, una diga altissima, una cinta muraria capace, in entrambi i casi, in attacco ed in difesa, di creare-limitare pericoli e mostrarsi superiore non solo dal punto di vista della tecnica ma anche, appunto, sul versante della fisicità. L’Alessandria è stata una delle squadre “più piccole” in assoluto.

Mister Moreno Longo (foto © Mario Bocchio)

Campagna acquisti: perché prestiti assai onerosi come quelli del portiere Alessandro Russo, che praticamente non ha mai giocato, se non due spezzoni di partita, sbagliando molto? Perché l’acquisto di un giocatore come Simone Palombi, che non si è rivelato assolutamente all’altezza della situazione? Inoltre Mattia Mustacchio, Simone Benedetti e Federico Mattiello sono apparsi ormai come ex giocatori; gente come Gabriele Bellodi e Andrea Palazzi praticamente non li abbiamo mai visti perché in infortuni permanenti, per non dire di Aristidi Kolaj, tecnicamente bravino con la palla tra i piedi, ma ancora troppo acerbo per la B. Nel mercato invernale di riparazione sono arrivati Lorenzo Airaudo e Antonino Barillà che di fatto non hanno mai avuto spazio, e Diego Fabbrini è parso più come un trottolino soprammobile che un calciatore, con un solo tiro in porta, nel finale dell’ultima partita contro il Vicenza. Un ultimo cenno lo merita Michele Marconi, ritornato in Grigio per apportare il proprio contributo al reparto offensivo. È arrivato con il fardello della pesante squalifica e alla fine ha messo a segno la miseria di tre gol. E non si sono ricercati prestiti interessanti (Tommaso Milanese a parte), che avrebbero sicuramente accresciuto le potenzialità dell’organico, che ha pure dovuto privarsi di Andrea Beghetto, che al contrario a Perugia è stato utilizzato risultando tra gli elementi determinanti per il raggiungimento dei play off.

Il diesse Fabio Artico (foto © Mario Bocchio)

Chi di dovere, le ha fatte queste valutazioni? Alle quali noi ne aggiungiamo una ulteriore: il presidente Luca Di Masi ha messo a disposizione un determinato budget, che, al di là della sua consistenza, evidentemente è stato speso male.

Non siamo d’accordo con le affermazioni di Mister Moreno Longo nel post partita contro il Vicenza: se la squadra non era ancora pronta per il salto in B, perché non lo ha esternato e spiegato in tempi non sospetti? Troppo comodo (e scorretto) farlo alla fine a giochi fatti e verdetti emessi. Aspettiamo invece, da parte sua, una seria analisi di come è maturata questa retrocessione, visto che la salvezza è sempre stata ampiamente alla nostra portata, considerando anche un’infinita serie di risultati a noi favorevoli da parte delle squadre direttamente concorrenti.

È cosa nota, quello tra Luca Di Masi e i tifosi è un amore che non è mai sbocciato. Lui, nonostante i suoi grandi meriti, è sempre riuscito ad essere divisivo come nessun altro.

Ad un certo punto i tifosi hanno incominciato ad inneggiare a Longo volendolo imporre, impropriamente, come l’alter ego del presidente.

Il presidente Luca Di Masi (foto © Mario Bocchio)

Oggi non sappiamo cosa succederà domani, ma ci sentiamo di dire che il primo che ha perso è stato proprio Di Masi, in termini di sentimento e poi economici, perché lui – e lo ha dimostrato in tutti questi anni – è prima tifoso, poi imprenditore. Ingiusto, scorretto vederlo come il responsabile della perdita di quella categoria, che proprio lui, sin dal primo giorno aveva sempre inseguito.

Concludiamo da dove siamo partiti: la retrocessione è una sconfitta per tutti, Alessandria-città compresa, che non ha saputo cogliere lo stimolo offerto da una così importante ribalta. Tra l’altro lo dimostrano le scarse presenze allo stadio: non bastano gli ultimi due sold out a farci ricredere.

Amministrata con scarsa ordinarietà, senza progettualità, soffocata dal contesto di crisi post pandemia, Alessandria si è trovata l’opportunità di un qualcosa di straordinario e non è stata capace di farsi coinvolgere.

Alessandria è perennemente stritolata da quelle spire di provincialismo che noi detestiamo, perché produce solo appiattimento mentale.  La serie C è storicamente la categoria dei provincialismi.

Maledizione, ci siamo ritornati! Volete vedere che siamo noi fuori luogo, visto che in fondo la città si è riappropriata della sua reale dimensione calcistica!?

Domani è un altro giorno, tranquilli, si ricomincerà con la solita tiritera da provincialotti brontoloni.

Mario Bocchio

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