Sylla: “In Senegal mi chiamavano ‘Lewa’, ma il mio modello è Icardi”

mercoledì, 31 Agosto 2022

Youssouph Cheikh Sylla nella Virtus Carpaneto

“In Senegal mi chiamavano ‘Lewa’, ma il mio modello è Icardi”. Ha sempre avuto le idee chiare Youssouph Cheikh Sylla, appena arrivato in Maglia Grigia.

Alla Vigor Carpaneto, serie D girone D, mise a segno sei gol in due partite, due triplette. “Se c’è lui il Carpaneto vince, se c’è ‘Pape’ in campo i gol portano solo la sua firma” si dicevano convinti i tifosi.

A 19 anni questo centravanti di 196 cm era già leader del piccolo club emiliano, dopo esserlo stato nel Colorno, Eccellenza, con 14 gol alla primissima esperienza italiana. Di proprietà del Piacenza, il baby fenomeno suscitò l’interesse di club importanti.

In azione nel Colorno

“Non mi aspettavo questo impatto, perché la serie D è un campionato difficile, dove si lotta su ogni pallone – ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com –  Sono venuto a Carpaneto per imparare”.

La stagione precedente Sylla aveva già fatto conoscenza con le ruvide difese italiane: “Al Colorno ho segnato 14 gol. All’inizio era difficile perché non capivo la lingua, mi ha aiutato molto il nostro allenatore. Anche i compagni sono stati fondamentali, non è stato semplice l’impatto. Quando ho saputo che avrei giocato in Italia ero felice, era un’opportunità da prendere al volo, il calcio italiano è uno dei migliori, decisamente superiore a quello africano. La mia famiglia mi ha sostenuto da subito nella scelta, mia madre e mio padre erano felice per me”.

Sylla nel Piacenza

Aggiunse:  “Mi manca molto il Senegal. Il sole, la mia famiglia, i miei amici… Tutto mi manca. Ma l’Italia è un paese bellissimo, mi piace molto. Il calcio è un po’ duro, ma mi sto impegnando al massimo. Adoro il cibo, mi piace tanto la pasta, soprattutto gli spaghetti con la mozzarella di bufala! Ma devo stare attento alla dieta. Qui si può realizzare il mio sogno. Ho sempre amato il calcio. Ho lasciato tutto per il pallone, ho solo una cosa in testa, provare a diventare un grande giocatore”.

Il periodo d’oro a Gozzano

Quali modelli? “I grandi attaccanti mi fanno sognare. Ronaldo, il ‘fenomeno’, ma anche Cristiano Ronaldo, Trezeguet, Henry… Ma tra tutti adesso il mio modello è Mauro Icardi. Lo ammiro molto, è un vero bomber ma sa anche aiutare la squadra. Poi è forte di testa, ha un morale d’acciaio. In Italia tifo per l’Inter, anche se il mio club del cuore è il Manchester United”. Come trovi la concentrazione prima delle partite? “Non ho riti. Io ad ogni partita prego Dio per dare il massimo e aiutare la squadra. Ascolto anche la musica”. Soprannomi? “Ho tanti soprannomi, ma i miei amici in Senegal mi chiamano “Lewa”, come Lewandowski”.

Come è stato l’impatto con le temibili difese italiane? “Le difese italiane sono dure, sono molto tattiche. Sono le migliori del mondo, il calcio italiano è duro per un attaccante. Questo vale anche per la serie D. Ma io sono abbastanza grosso per reggere, gioco moto sul fisico, chiedo la palla in profondità e la proteggo… Devo però migliorare nel gioco aereo, perché segno poco sfruttando lo stacco. Sono alto 196 cm, sarebbe un peccato se non imparassi a colpire bene di testa. Anche nel gioco spalle alla porta devo migliorare. Ma sono qui per questo, con alcuni dei migliori maestri del mondo”.

“Pape” nel Pordenone

Il sogno più grande? “Spero di diventare un grande attaccante, è il mio sogno. Ma c’è ancora tanta strada da fare, il mio più grande obiettivo, se mi permettete di fantasticare, è giocare la Champions. E se potessi farlo all’Old Trafford, con la maglia dello United, non potrei veramente chiedere di più alla vita. Sarebbe un onore immenso vestire la stessa maglia di campioni che hanno fatto la storia del calcio”.

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