Spal, una storia dalla Terza categoria alla serie A. Con lo zampino di Menegatti. Sì, proprio lui

lunedì, 15 Maggio 2017

 

Il calcio con la C maiuscola a Ferrara nasce sempre in provincia. Se il leader maximus della storia della Spal Paolo Mazza, venne da Portomaggiore, poi si sono avvicendati l’argentano Mazzanti, il filese Donigaglia, il comacchiese Tomasi. La città ha prodotto solo dirigenti di rapido intervallo, come Ravani e Benasciutti. E quanto alle esperienze “da lontano”, sia Pagliuso che Butelli hanno lasciato alla fine macerie, rivalutando a posteriori il milanese Nicolini, vituperato all’epoca per la prima caduta in quarta serie, ma capace almeno di pagare i suoi conti prima di andarsene.

Ora è da Masi e Quartiere che arriva l’ultima “buttata”, l’unica capace di salire in serie A dopo gli anni d’oro di Mazza. Walter Mattioli (foto sotto) è sinonimo di Masi San Giacomo e Giacomense, i Colombarini per origine e sede operativa oscillano tra Quartiere – della cui squadra Simone fu anche centrocampista tra Prima e Seconda categoria – e Masi stessa.

Papà Francesco e il figlio Simone sono entrati in fretta nel cuore degli spallini. Il capostipite Francesco si è fatto da sè diventando capitano di una industria con filiali in Brasile e negli Stati Uniti, ed è personaggio autentico e intatto. Dice quel che pensa con sintesi mirabile: ognuna delle sue frasi secche è più incisiva di mille parole. Simone è l’anima diplomatica della famiglia: ragionatore, riflessivo, equilibrato, si integra alla perfezione col genitore. Un altro aspetto da sottolineare è anche la generosità di questa famiglia. Non molte proprietà avrebbero anticipato i soldi per la prima e ora per la seconda versione dei nuovi riflettori, accettando di vederseli restituire dall’ente pubblico negli anni. La proprietà che sognavamo da decenni, questo dicono i tifosi.

Walter Mattioli è con ogni probabilità il primo presidente a potersi vantare di essere salito dalla Terza categoria sino alla serie A: come Giacomense arrivò alla C2 e il resto è giunto come Spal. Uòlter per tutti, è l’anima sanguigna del club, quello che a fine partita a caldo ribolle e a volte lascia cadere… il coperchio. Ma dalla celebre sfuriata post-Renate con Cozzolino all’unica dell’anno in corso dopo Avellino, secondo molti suoi collaboratori voluta e niente affatto figlia di un impulso, in quattro anni ha messo a punto anche quell’arte, e sbotta meno e meglio.

Alla Giacomense, in qualità di direttore sportivo, aveva operato quel Massimiliano Menegatti, (foto sotto) a torto giudicato male dalla piazza di Alessandria, che finì per preferirgli Magalini.

Oggi è a Fano, dopo la partenza per il Piemonte nell’estate 2012, Menegatti ha lasciato la sua eredità a Davide Vagnati.

“Non aveva bisogno della mia eredità. Gli dissi di appendere le scarpe al chiodo e fare il direttore sportivo. Il presidente, che vede lungo in queste cose, ha seguito con lui l’esempio che mi riguardava al termine della mia carriera. Davide può ambire a palcoscenici importanti con la Spal e fare ancora meglio. Però nulla si ottiene senza una società alle spalle, pur avendo messo molto del suo” spiega.

Davide Vagnati è il direttore fatto in casa, e fatto in fretta e bene, si direbbe. Passato dal centrocampo alla scrivania della Giacomense, in un anno a Masi e quattro a Ferrara si è imposto come l’attor giovane più brillante della sua generazione. Ha agganciato giocatori di pregio e lanciato giovani in cui nessuno credeva. Bravissimi tutti, non c’è altro da dire.

Menegatti dunque, ha fatto ritrovare  il blocco-Giacomense sotto le nuove vesti della rinata Spal.

Una parallelo tra Alessandria e Ferrara, i Grigi e la Spal?

“La cosa più importante, in due realtà del genere, è saper gestire la pressione. Non tutti ci riescono. È come per uno che dal Chievo va a giocare nella Roma: non è la stessa cosa. Ma se si vuole fare questo mestiere a certi livelli – e dico tutti, il diesse in primis – devi reggere questa pressione, questa esigenza di risultati. Perchè hai un bel dire… i giovani, i programmi e tutto quanto, ma alla gente non interessa: alla Spal, all’Alessandria, al Monza, al Mantova, la maglia è pesante, e se non arrivi nelle prime hai sempre fallito. È come la Juve: può far giocare… Menegatti centravanti, ma deve vincere comunque”.

Mario Bocchio

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