Serve un serio esame di coscienza a trecentosessanta gradi. Senza infingimenti e ipocrisie

martedì, 17 Maggio 2016

Il corsivo di Mario Bocchio

di-masi-magalini Il presidente Di Masi (a sinistra) e il diesse Magalini.

 

L’anno scorso non raggiungemmo nemmeno i playoff, perdendoli all’ultima giornata a scapito del Como. Quest’anno siamo stati sconfitti al primo turno a Foggia. È logica e comprensibile la delusione della piazza.

Si fanno sempre più numerose e insistenti le domande sulle cause, anche perché come già lo scorso campionato, l’Alessandria aveva concluso al primo posto il girone d’andata. Inquietante – più del fatto che allo “Zaccheria” di Foggia i Grigi non abbiano mai tirato in maniera pericolosa nello specchio della porta avversaria – è come sia potuto succedere che Cittadella, Pordenone e Bassano abbiamo rosicchiato tanti, troppi punti mettendo poi la freccia del sorpasso.

Serve un serio esame di coscienza a trecentosessanta gradi. Senza infingimenti e ipocrisie.

Dopo il calciomercato estivo, l’Alessandria era stata presentata come un autentico squadrone. Ma Giuseppe Scienza – mister quotato di questa categoria – non ha funzionato, ed è stato sollevato dall’incarico a fine settembre dopo la sconfitta di Lumezzane e quattro miseri punti ottenuti in altrettante giornate. Dal quinto turno è subentrato Angelo Gregucci – che ad Alessandria era cresciuto calcisticamente – dal 1982 al 1986. Il ruolino di marcia, non c’è che dire, è stato da rullo compressore: 8 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta, quella del 31 ottobre contro i più stretti rivali per la promozione diretta in cadetteria del Cittadella, superati in classifica proprio il 12 dicembre: i Grigi, al “Moccagatta”, stendono 2-1 l’Alto Adige con la doppietta Riccardo Bocalon (allora capocannoniere del girone con 10 centri), mentre i veneti neoretrocessi, inciampano 2-0 al “Tombolato” contro la FeralpiSalò, sulla cui panchina – fino all’anno scorso – sedeva proprio Beppe Scienza e dove giocava quell’Andrea Cittadino, in maglia grigia rimasto un oggetto praticamente misterioso.

ScienzaGiuseppe Scienza.

 

Nel mentre l’impresa in TimCup, che ha fatto (ri)conoscere l’Alessandria in tutto il mondo, che ha sicuramente impreziosito la nostra storia, ma che non può da sola giustificare una stagione che senza la serie B non può che essere fallimentare. Perché la stessa B manca da troppo tempo, e brucia tantissimo esserci andati vicino per poi avere l’amaro in bocca.

Ad un certo punto le batterie della squadra hanno incominciato a fare cilecca. Come mai? Qualcuno sostiene che possa essere stata la stessa TimCup, che avrebbe prosciugato energie fisiche e mentali, producendo nella testa dei giocatori una sorta di superbia, la sindrome di chi si è montato la testa.

GenoaAlGenoa-Alessandria in Coppa Italia.

 

Ma lo scorso anno era successa la stessa cosa: allora punti inspiegabilmente persi in casa contro squadre come l’AlbinoLeffe, questa volta contro squadre come il Pro Piacenza. Tanto per fare due esempi.

Ci viene il fondato dubbio che sia saltata la condizione fisica, tanto che l’Alessandria ha finito per esaurirsi poco alla volta, giungendo praticamente scarica al momento cruciale di Foggia.

Discorso mercato. In estate era arrivato tra mille proclami Manuel Fischnaller. Sarà anche bravo nei fondamentali, ma sinceramente non è stato in grado di fare la differenza. L’esperto Massimo Loviso – praticamente inutilizzato – è l’esempio di un organico richiesto da altri ed ereditato da Gregucci.

Nella sessione di riparazione ci saremmo aspettati un attaccante di peso, in grado di interagire con Bocalon e Marconi. Invece abbiamo visto arrivare un difensore come Marco Guerriera, anche lui misterioso. Ma si sa come sono le danze quando viene suonato il valzer tra direttori sportivi e procuratori. In più abbiamo constatato l’incapacità a vendere.

Il presidente Di Masi si è poi regalato il top player Simone Iocolano. Anche per lui vale il discorso fatto per Fischnaller: bravo lo è sicuramente, ma non è stato il top player di cui prima, poco avvezzo ad integrarsi nello schema di gioco di mister Gregucci. Ma siamo poi sicuri che il tecnico ne abbia caldeggiato l’acquisto, o piuttosto è stato messo davanti al fatto compiuto?

Se due indizi fanno un sospetto, tre fanno una prova: resta il fatto che da quando è arrivato Iocolano il motore dell’Alessandria, anziché aumentare i suoi giri, ha incominciato ad incepparsi.

GregucciAngelo Gregucci.

 

Oggi è troppo facile scagliarsi contro Gregucci, ma anche il direttore sportivo Giuseppe Magalini – colui che consiglia il presidente nelle scelte tecniche e negli acquisti – non deve essere indenne da precise responsabilità, come quelle di non essere capace a dialogare con i calciatori, dando loro certezze nei momenti difficili che ci sono nel corso di un campionato.

Lo ripetiamo e lo confermiamo: Di Masi ha fatto tantissimo ed è importante per l’Alessandria, ma dovrà ripartire con un progetto chiaro se vorrà continuare a puntare alla B, prendendo atto che sarà ancora più difficile per la presenza di compagini quali il Parma, il Venezia e il Piacenza.

A furia di ripetere che in qualsiasi categoria si vince solo con bilanci da favola e che il calcio si è ridotto a una competizione di fatturati, ci siamo convinti di tutto, compreso del fatto che l’Alessandria – che fatto spendere un patrimonio non indifferente a Di Masi – avrebbe avuto la strada spianata.

No money, no chance: all’inglese. Una specie di leggenda metropolitana buona per giustificare qualsiasi risultato del campo, dimenticando che, oltre ai numeri di bilanci e fatturati, il calcio rimane essenzialmente uno sport in cui contano abilità tecnica, preparazione fisica, studio tattico e molta fortuna. Conta attorniarsi delle persone giuste. E come nella vita di tutti i giorni, essere ricchi aiuta, ma non garantisce il successo finale.

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