Quella giacca di daino, regalo di Mario Varglien a Carcano

venerdì, 18 Marzo 2022

Carlo Carcano nell’Alessandria (foto archivio www.museogrigio.it)

Nel 1913 Carlo Carcano, lombardo di Masnago, si trasferì ad Alessandria, dove inizialmente, raccontò, “grazie a qualche amico sportivo sbarcai il lunario e tirai avanti alla meno peggio”, per poi diventare capitano dei Grigi e permettersi un alloggio nella stessa pensione in cui soggiornavano i colleghi Savojardo e Ticozzelli. Visse ad Alessandria tutta la sua carriera di calciatore, giocando anche diverse gare con la nazionale italiana a cavallo della prima guerra mondiale.

Carcano alla guida della Juventus ’31-’32

Divenne poi allenatore, conquistando quattro scudetti consecutivi con la Juventus nei primi anni 1930, nel cosiddetto periodo del Quinquennio d’oro.

I quattro mochettieri grigi: Torricelli, Grillo, Carcano e Bosio (foto archivio www.museogrigio.it)

Questa è una storia che vale la pena di essere raccontata. Quando nel torneo mondiale del 1934 l’Italia dovette disputare la partita con la Spagna, Carcano fu sollecitato a far giocare l’interista Castellazzi in luogo di Varglien I°, e ciò lui fece, forse per dimostrare a tutti come nella sua qualità di allenatore azzurro e collaboratore di Vittorio Pozzo egli non avesse alcuna debolezza in favore degli elementi della sua squadra di società. Inutile dire che Mario Varglien ci rimase un po’ male. Poi, nell’incontro ridisputato, Castellazzi venne sostituito da Ferraris IV°.

Carcano, di spalle, in tuta, assiste Vittorio Pozzo poco prima dell’inizio dei supplementari della finale mondiale 1934 Italia-Cecoslovacchia.

Poco tempo dopo, in occasione d’una partita juventina col Genoa, a Marassi, la direzione rossoblu ebbe l’idea di acquistare dodici scatole dei famosi canditi genovesi Capurro per farne dono agli undici bianconeri ospiti ed al loro allenatore. Quel giorno Mario Varglien era infortunato e quindi figurava soltanto quale riserva: fu perciò escluso dal dono. Carcano acquistò allora a sue spese una scatola identica alle altre e la donò a Varglien, il quale logicamente rimase colpito dalla finezza del suo allenatore e pensò bene di ripagarlo con un altro gesto egualmente fine. Da qualche giorno aveva ricevuto a sua volta in dono dal cognato marittimo che navigava allora col “Saturnia “ sulla rotta di New York una giacca di daino,che a quell’epoca rappresentava un’ autentica rarità. Gliela regalò.

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