Quando il grigio Bertolini trafisse l’immenso Plánička

lunedì, 31 Ottobre 2022

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Negli anni ‘20 del secolo scorso l’attività calcistica, anche quella di vertice, era molto diversa da oggi.

Innanzitutto i campionati erano molto più corti, non esisteva la Coppa Italia, non esistevano le Coppe Europee e neanche i Mondiali erano stati inventati. O, meglio, una Coppa a livello internazionale c’era, a partire dal 1927. Era la “Coppa dell’Europa Centrale” torneo tra le migliori squadre dei Paesi danubiani e l’Italia; si giocava in estate al termine della stagione nazionale terminando in autunno (allo stesso modo esisteva la “Coppa Internazionale”, torneo per le Nazionali che si giocava in più anni) La Mitropa Cup, di questa stiamo parlando, nel dopoguerra perse importanza e, prima di essere abolita, divenne torneo per squadre di serie B.

slaviaprag_old-1A quanto detto bisogna aggiungere le limitate possibilità di trasferimento e le difficoltà di comunicazione: la televisione era ancora fantascienza e la radio, oltre ad essere ancora un oggetto non presente in tutte le case aveva appena superato l’età pioneristica. La prima radiocronaca di una partita di football andò in onda il 22 gennaio 1927 ed era la cronaca di Arsenal-Sheffield United che finì 1-1.

In pratica le uniche possibilità che un appassionato di calcio aveva di vedere all’opera quei campioni stranieri di cui aveva letto sulle riviste specializzate erano le “tournée”.

1899

Lo Slavia Praga nel 1899.

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L’asso boemo Jan Košek.

Durante le festività natalizie e nel periodo pasquale numerose squadre europee andavano all’estero a giocare incontri amichevoli che spesso radunavano un pubblico più folto delle partite di campionato.

OLYMPUS DIGITAL CAMERALo Slavia Praga nel 1915.

1922

Lo Slavia Praga nel 1922.

Abbiamo citato più volte il 1927: nelle vacanze di Natale scese in Italia lo SK Slavia Praga, uno dei più prestigiosi club del Paese danubiano che stava costruendo la formazione fortissima che tra il 1929 e il 1943 avrebbe vinto 11 campionati su 15!. Il giorno di San Silvestro 1927 scese al campo degli Orti per affrontare l’Alessandria.

I biancorossi praghesi nel loro schieramento annoveravano due stelle di prima grandezza del firmamento calcistico europeo: il portiere Planicka ed il centravanti Svoboda, accompagnati dal mediano Vodicka; i primi due giocheranno a Roma la finale del Mondiale 1934 perso contro l’Italia.

Bertolini grigioL’avvenimento portò molti spettatori (un “enorme pubblico”, scriveranno i giornali) malgrado la giornata lavorativa. I Grigi seppero controbattere i ben più titolati avversari e la sconfitta per 2-1 venne salutata quasi con soddisfazione. Essendo una partita amichevole l’Alessandria potè sostituire l’infortunato Banchero con il giovane Marchina.

31.12.1927 Alessandria, campo degli Orti

Alessandria – Slavia Praga 1-2 (0-1)

Reti: 37. Capeck [S], 63. Bertolini  (foto a fianco) [A], 74. Capeck [S].

Alessandria: Curti, Viviano, Costa, Lauro, Gandini, Bertolini, Cattaneo, Avalle, Banchero [Marchina], Ferrari, Chierico.

Slavia: Planicka, Reichardt, Seifert, Vodicka, Pleticka, Cipera, Bobor, Cernidz, Svoboda, Capeck, Krotochvil.

Arbitro: Beretta (Novi Ligure)

Angoli: 12-3.

Lasciamo ora spazio ai nostri inviati: sul campo c’erano i cronisti di “La Stampa”, “Il Piccolo” e “Lo Sport”, settimanale alessandrino dell’epoca.

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Il mitico portiere František Plánička.

L’impeto dei grigi lanciati alla conquista di una brillante affermazione non è riuscito a spuntarla contro il formidabile squadrone boemo dotato di una forza e di una tecnica eccelsa e sorprendente. Nel complesso la squadra grigia è stata degna della formidabile avversaria, anzi essa ha segnato una notevole superiorità nell’attacco ma è venuta a mancare nei momenti conclusivi anche per la classe impareggiabile del prodigioso portiere (Planicka)” così ha scritto “La Stampa”.

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Emil Seifert.

“Il Piccolo” diede ragione al quotidiano torinese: Benché sconfitta l’Alessandria è uscita dal campo moralmente vittoriosa. Contenere la sconfitta nei limiti di un goal e per di più dimostrarsi nettamente superiori ai formidabili avversari è già un merito non indifferente che torna tutto a onore della valorosa compagine grigia”. Con un linguaggio decisamente più aulico, Attilio, il cronista de “Lo Sport” si unisce al coro: “La partita sarà ricordata come una delle più belle, in cui, alla fredda inesorabile tecnica dell’ineguagliabile squadrone boemo, la più scapigliata squadra italiana di calcio , invano ha offerto in olocausto alla Dea Bendata il suo cuore per la vittoria più ambita: sconfiggere il reputato squadrone d’oltr’alpe”(scritto proprio così!)

Un po’ di cronaca: agli ordini dell’arbitro Beretta di Novi (già fondatore e segretario della Novese campione d’Italia, ora arbitro nazionale) la partita inizia con una serie di attacchi dei Grigi sempre sventati dalla difesa dello Slavia e da un paio di interventi di Planicka che “lasciano attoniti e stupefatti” gli spettatori. I boemi non stanno a guardare e reagiscono sfruttando in velocità le azioni di rimessa. La svolta al 21’: nel corso di una mischia Banchero si prende un fortuito calcio al mento e viene portato fuori a braccia sostituito, dopo qualche minuto, dal giovane Marchina.

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La formazione dei Grigi che affrontò lo Slavia Praga.

Al 28’ un forte tiro di Chierico sorprende Planicka che para in due tempi: per il pubblico la palla supera la linea di porta, per l’arbitro no. Al 37’ il gol dello Slavia: potente tiro di Bobor, Curti para ma non trattiene, raccoglie Capek e segna.

Al 19’ della ripresa il pari dei Grigi: sull‘ennesimo corner alessandrino (il conto totale dice 12-3 per i Grigi) Bertolini raccoglie e segna; Planicka, coperto, si accorge troppo tardi del tiro e non riesce ad intervenire malgrado il tuffo disperato.

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Un’immagine del derby di Praga tra lo Slavia e lo Sparta.

https://www.youtube.com/watch?v=iI53cuMhdRg

Il gol della vittoria arriva alla mezz’ora. Dopo un lungo periodo di predominio dello Slavia concretizzatosi con pochi tiri scarsamente pericolosi, c’è un centro di Bobor raccolto di testa da Capek che infila Curti. E’ in pratica la fine della gara: la sterile reazione mandrogna frutta solo tre corner.

Sergio Giovanelli

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