
La Ternana, fondata nel 1925, è oggi la cinquantaquattresima squadra italiana per tradizione sportiva. Nella sua storia conta due partecipazioni alla Serie A (la più recente nell’edizione 1974-‘75) e 28 in Serie B. Fu la prima rappresentante dell’Umbria in Serie A, nella stagione 1972-‘73. La squadra e i suoi calciatori sono noti con il soprannome di Fere, ovvero «belve» o «bestie» in dialetto ternano, adottando come simbolo societario la figura mitologica della Viverna, identificata nell’araldica locale anche come il Drago Thyrus. Il club è inoltre noto per i suoi colori sociali, il rosso e il verde, un accostamento cromatico molto raro in ambito calcistico internazionale e unico a livello professionistico italiano. «Il gioco della Ternana dava la sensazione di fluire con la semplice naturalezza di una forza della natura, come il salto d’acqua della cascata delle Marmore, e la squadra di Viciani ha finito per incantare tutti»
(Francesco Rossi, Il Messaggero, 1972)
Siamo negli anni Settanta, sotto la presidenza di Giorgio Taddei ci fu la storica ascesa alla massima serie, ottenuta con la netta vittoria sul Novara (3-1), esattamente il 18 giugno 1972. Si spalancarono ai rossoverdi le porte della Serie A, storico traguardo mai raggiunto fino ad allora da nessuna squadra dell’Umbria. I protagonisti dell’impresa: Migliorini, Geromel, Cardillo, capitan Marinai, Cucchi, Mastropasqua, Benatti, Rosa, Iacolino, Zeli, Russo, Valle; dall’ottava giornata si ritrovano soli in testa e ci restarono sino a fine campionato. Il tecnico Su tutti Corrado Viciani, il tecnico, fautore di quel gioco corto che portò i rossoverdi alla ribalta nazionale, e il capitano Romano Marinai, bandiera della squadra umbra che accompagnerà dai semiprofessionisti alla Serie A.

I meriti del prestigioso risultato, oltre ai giocatori, sono principalmente da attribuire al credo tattico proprio di Viciani, teorico di quel gioco corto che, basandosi sul possesso palla, sul pressing alto e sul continuo scambio di fraseggi e sovrapposizioni tra gli undici della squadra, ubriacava gli avversari e mandava in tripudio un’intera città; nel panorama calcistico nazionale dei primi anni 1970, ancora dominato dai lanci lunghi e dal contropiede, la Ternana fu uno dei primi club italiani a proporre con successo questo moderno sistema tattico, figlio del calcio totale in quel periodo ai suoi massimi livelli. Viciani fece di necessità virtù, con una squadra di “gregari” in una città operaia per antonomasia:
«Quella Ternana […] ha stregato sia gli amanti del calcio che gli “addetti ai lavori”, ma la cosa più importante è che ha fatto sognare una città che se lo meritava, mettendo sul campo un’umiltà e una determinazione tipicamente operaie, quando ancora si poteva parlare di classe operaia e quando questa poteva sentirsi in paradiso»
Fatto sta che i tifosi rossoverdi furono in tripudio, dopo anni di bocconi amari si respirò aria di Serie A, di grande calcio; l’euforia durerò solo una stagione, visto che il campionato seguente si chiuse all’ultimo posto, troppo inesperta fu la squadra. È da ricordare la prima partita di quella stagione 1972-‘73, che vedeva vide scendere al Liberati il Milan di Gianni Rivera: finì 0-0 con la Ternana più volte vicina a una clamorosa vittoria, e i rossoneri ubriacati dal gioco corto di Viciani. Guidata da Enzo Riccomini, con Salvatore Garritano in squadra, seguita sempre da un gran numero di tifosi (in 10.000 a Firenze per giocare in campo neutro contro il Como), nel campionato cadetto 1973-‘74 la Ternana conquistò immediatamente la risalita nella massima categoria, in compagnia dell’Ascoli e del Varese, piazzandosi al terzo posto. Ma anche il secondo e ultimo campionato di A della Ternana si concluse, al termine della stagione 1974-‘75, con un’amara retrocessione, con la vana consolazione di aver affrontato tutte le grandi sempre a viso aperto.