Da Anselmo Giorcelli, mitico portiere, al jolly Gigi Bussetti, capace di ricoprire tutti i ruoli

giovedì, 27 Novembre 2014

BussettiJuve      Bussetti contrasta John Hansen in un incontro di Coppa Italia al “Moccagatta” contro la Juventus.

 

Sul finire del decennio e nel corso dei primi anni Cinquanta si alternarono anni di serie cadetta ai primi campionati in C, successivi alla sfortunata e prima in assoluto retrocessione nel terzo livello del calcio nazionale del 1950. Sono campionati che comunque danno risalto a giocatori veramente bravi. A cominciare dal portiere Anselmo Giorcelli, che fu un eccelso estremo difensore. GiorcelliCresciuto nell’U.S. Trinese di Trino, venne notato nel 1947 dagli osservatori dell’Alessandria, squadra con cui esordì in serie A nel corso del campionato 1947-‘48. Vestì la maglia grigia per altre tre stagioni. Nel 1951, un anno dopo la retrocessione del club piemontese in C, passò al Monza per una stagione, prima di approdare al Bologna nel 1952. Figurina Giorcelli Lesso GalbaniNello stesso anno fu tra i giocatori convocati in Nazionale in occasione delle Olimpiadi di Helsinki. Vestì la casacca rossoblù per nove stagioni, vincendo una Coppa Mitropa. Nel 1963 pose fine alla sua carriera di calciatore per entrare a far parte dello staff tecnico dell’Alessandria, con cui collaborò diversi anni, allenando per un periodo la prima squadra durante il campionato di serie B 1974-‘75.

 

Giorcelli1Alessandria, campionato di serie B 1948-’49. In piedi da sinistra: Borgogno, Giorcelli, Giraudo, Pietruzzi, Arezzi, Sotgiu, Cerri. Accosciati: Gallea, Soffrido, Scarrone, Frugali.

 
Gigi Bussetti è forse il giocatore grigio che può vantare di aver ricoperto tutti i ruoli della squadra, compreso quello del portiere. Atleta forte e possente, soprattutto insuperabile sui terreni fangosi, si impose come terzino e fu capitano della squadra per alcuni anni. In maglia grigia giocò 160 incontri. Anche lui giovanissimo fu notato da Dadone e non ancora diciassettenne esordì in prima squadra ad Ancona.

Bussetti Bussetti in allenamento.

Seguirono il periodo bellico, il servizio militare e la prigionia: quasi decise di abbandonare, ma fu sollecitato a tornare a giocare con l’Alessandria nel campionato 1949-‘50 e restò fedele ai colori “mandrogni” fino al 1956, quando qualche dissapore con l’allenatore Sperone, subentrato a Scamuzzi, e un grave incidente di gioco contro il Marzotto lo costrinsero alla resa definitiva, concludendo la carriera in IV serie.
Giulio Savoini mosse i primi passi nel mondo del calcio professionistico nell’Alessandria, con cui esordì in serie B nel campionato 1949-‘50, retrocedendo in serie C, dove giocò poi altri tre campionati ottenendo la promozione nell’ultimo. Arrivò al Lanerossi Vicenza col centravanti Testa nel 1953, grazie alla fusione della società vicentina con il colosso laniero di Schio che portò una buona liquidità nelle casse della squadra. Per il resto della sua vita legò poi il suo nome ai colori biancorossi, prima come giocatore, poi come allenatore e collaboratore tecnico. Titolare nel primo campionato, giocò un ruolo da comprimario nel secondo, quello della promozione in serie A, tornando ad imporsi come titolare fisso solo nel 1957-‘58, quando gli venne anche affidata la fascia di capitano. Proprio in quell’anno fu protagonista di un episodio curioso che ne segnò la carriera.

Bussetti1I Grigi nel campionato 1952-’53 promozione in serie B. Da sinistra in piedi: Savoini, Masperi, Testa, Borriero, Tagnin, Mazzucco. Accosciati: Bussetti, Generani, Vitto, Gabbiani, Bey.

 

Il 9 febbraio 1958, in occasione della trasferta a Bergamo contro l’Atalanta mancava il terzino titolare Capucci e Savoini si propose scherzosamente di sostituirlo. Sceso in campo, fu fra i migliori del pesante 4-2 inflitto ai nerazzurri, con le sue incursioni sulla fascia, tanto da essere riproposto come terzino d’attacco fino al termine della stagione. L’anno successivo segnò ben 10 reti, tornato alla sua posizione originaria, ma continuò ad alternare i due ruoli. Guidò il Vicenza al ruolo di provinciale di lusso, conquistando non solo ripetute salvezze ma anche ottimi piazzamenti come due sesti posti (1964 e 1966). Infortunatosi ad un ginocchio, terminò la carriera nel 1966 con il record assoluto di 317 presenze in maglia biancorossa.

Mario Bocchio

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