Alla scoperta del pianeta degli Ultras lariani

giovedì, 14 Ottobre 2021

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Como è una città dalle dimensioni ridotte, ma può contare sull’appoggio di un’intera provincia, di una tifoseria che risente della vicinanza di Milan, Inter, e di quella relativa della Juventus, di supporters che dalla metà degli anni ’70 a diverse riprese hanno visto la serie A in presa diretta e molti campionati esaltanti di serie B, con molti giovani campioni, a vestire la maglia azzurra. In particolare i lariani si sono sempre distinti per partecipazione, particolarità e ed originalità nel panorama ultras italiano.

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Il tifo organizzato, come ultras a Como vide la luce a metà degli anni ’70. Uno dei primi gruppi ultras ad apparire sulla scena furono i Panthers, ancora ai giorni nostri un valido punto di riferimento per la tifoseria comasca. Negli anni successivi si fecero largo gli Ultras Como, che prepararono la “terza fase”, cioè quella dell’avvento della storica Fossa Lariana.

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La Fossa fu sempre riconosciuta come uno dei migliori gruppi degli anni ’80. Ancora oggi la si ricorda per la sua mentalità goliardica e spensierata e per la sua organizzazione capillare, con tantissime sezioni sparse in varie località della Lombardia e non solo (vi era una sezione della Fossa anche nel Lazio). Tale esplosione di tifo per le maglie azzurre fu la conseguenza di una squadra che si affermò come una della più grandi rivelazione del calcio italiano, e che infiammava in quegli anni (il decennio d’oro dal 1980 al 1989) appassionati di tutte le età e dalle provenienze più varie. Lo scioglimento della Fossa Lariana, avvenuto nel 1990, lasciò un vuoto sugli spalti del Sinigaglia, colmato in parte dalla breve parentesi dei Maestri Comacini, nati nel 1992 e che sperimentarono un cambiamento estetico nella curva lariana. Una rivoluzione, con un modo di tifare britsh-style, completata poco dopo dai Blue Fans, veri eredi della gloriosa Fossa. Nel 1996 il gruppo trainante decise di spostarsi, insieme agli altri gruppi minori nati in quegli anni, nella parte bassa della curva ovest e di raccogliersi dietro una miriade di stendardi. Il progetto dei BlueFans aveva come obiettivo la riunione sotto un unico coordinamento di tutte le anime storiche della tifoseria del Como.

Tra i gruppi attivi negli anni passati da ricordare i North Side della zona di Cantù, gli Sbandati e la Brigata Federico Barbarossa, formata da esponenti con lunga militanza ultras alle spalle. Falcidiati dalle diffide, i Blue Fans annunciarono il loro scioglimento ufficiale nel 2001. La curva, dopo un periodo tribolato in cui apparivano in curva solo stendardi e striscioni di incitamento, tornò ad animarsi anche grazie al doppio balzo in avanti dalla terza serie alla A. La tifoseria tornò in massa sugli spalti del Singaglia, e fu espressa dalla curva una ancora migliore attitudine britannica nel modo di tifare e di presentarsi in curva.

La repentina discesa dalla serie A al fallimento, ha visto stagioni caratterizzate dal nuovo disinnamoramento verso la squadra e soprattutto da numerose diffide dei principali esponenti, fatto quest’ultimo che ha contribuito al periodo difficile della tifoseria lariana.

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Per fare un esempio di quanto l’amore e l’affezione verso i colori della squadra della propria città (in ogni categoria e ad ogni latitudine) siano alquanto volitivi, dopo gli anni difficili accennati sopra, nel 2007-’08, in serie D, per il big-match contro la Tritiumal Sinigaglia sono circa 3.000 gli spettatori, una cifra di assoluto rispetto.

Gemellaggio storico e consolidato è quello con i vicentini. Ormai sciolto da parecchi anni quello di vecchia data che legava i comaschi ai milanisti. Congelata anche la vecchia amicizia con gli empolesi. Le rivalità principali e più sentite sono, oltre a quella con gli odiatissimi vicini varesini e lecchesi, con il Monza, quella con gli ultras del Modena, del Livorno, del Venezia, e della Pistoiese. Rivalità ereditate dagli anni passati in massima serie quelle con interisti, atalantini e fiorentini (famosissimo lo striscione di quest’ultimi in una trasferta in riva al lago: “Voi Co’maschi, Noi co…le femmine”).

Arrivando ai giorni nostri si può affermare che a Como l’amore per la maglia non è svanito nemmeno dopo la retrocessione dalla serie B della passata stagione.

I supporters comaschi hanno ricominciato a seguire la squadra anche in trasferta (anche se non vi è una posizione ufficiale della curva sulla Supporter Card) e anche in campo i giocatori ne beneficiano (vittoriosa la trasferta di Gorgonzola contro un ottimo Giana Erminio). Ciò che però tiene banco è la vicenda legata allo stadio Sinigaglia: ogni settimana che passa la Commissione per la sicurezza trova nuovi intoppi burocratici che continuano a tenere il Como lontano da Como. Con il Livorno il Como ha giocato a Novara (esattamente come nella scorsa stagione in serie B), e la tifoseria organizzata comasca ha invitato tutti i sostenitori lariani a disertare l’ennesima partita giocata in “esilio”, e ancora ad oggi non è chiaro quando i lariani potranno tornare a tifare nel loro stadio.

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Per ultimo ci terrei a chiudere con una bella notizia: grazie anche all’impegno degli ultras comaschi, dallo scorso marzo lo spiazzo antistante lo stadio Sinigaglia è intitolato alla memoria di Stefano Borgonovo, indimenticato attaccante che proprio nel Como mosse i primi passi della sua fantastica carriera. La storia di Stefano la conosciamo tutti (impossibile dimenticare la sera in cui Roberto Baggio spinse la carrozzina di Stefano verso il centrocampo dell’Artemio Franchi di Firenze, con una Curva Fiesole vestita a festa per rendere omaggio al loro grande campione) e a Como la conoscono meglio che da qualunque altre parte (grazie anche al cantante Filippo Andreani, ultras comasco, che ne ha cantato le gesta dopo averlo conosciuto di persona e dopo aver avuto l’onore di portare Stefano dentro il Sinigaglia per l’ultima volta).

La data scelta per l’inaugurazione non è stata casuale: lo spiazzo è stato intitolato il 17 marzo scorso, giorno del cinquantaduesimo compleanno dell’immortale Stefano. Se oggi se ne sa qual cosina in più sulla Sla è proprio grazie a Stefano, alla sua famiglia e alla loro forza di volontà.

Davide Ravan

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