Alessandria, adesso parlano i giornalisti

mercoledì, 18 Maggio 2016

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Con questo articolo incominciamo a dare spazio ai colleghi che – proprio per il loro lavoro – hanno seguito le vicende dell’Alessandria durante il campionato che si è appena concluso. Abbiamo chiesto loro di esprimere un giudizio in piena libertà, ma soprattutto di aiutarci a capire le cause di quanto è successo.

Incominciamo con Massimo Taggiasco, storico direttore di “Hurrà Grigi”.

 

Un altro fallimento!

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L’ultima partita dell’Alessandria in serie B risale al giugno 1975.

Ora qualcuno ci racconta che la stagione appena conclusa è stata la migliore degli ultimi quarant’anni.

A me pare solo la cronaca dell’ennesimo fallimento, dell’ennesima occasione persa.

Certo, abbiamo vissuto le magiche notti di TimCup, abbiamo pianto e gioito per una bella avventura che, però, all’atto pratico ci lascia solo dei bei ricordi.

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Il vero, unico obiettivo, ossia la promozione in serie B, è stato fallito per l’ennesima volta.

L’impressione è che, di questa squadra, costruita con tanto clamore e tanti investimenti, ora non restino che le macerie.

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Il Pordenone (non dimentichiamo, ripescato in Lega Pro ad inizio stagione), secondo l’informatissimo sito Transfemarkt.it, è approdato alle semifinali dei playoff con una rosa che vale poco più di un terzo di quella dell’Alessandria (3,20 milioni contro 6,35) ed un valore di mercato di 119 mila Euro contro i 254 mila degli uomini in maglia grigia.

Il Bassano, pure eliminato (ma giocando ben altra gara!) dai playoff, è arrivato tranquillamente secondo in graduatoria pur avendoci venduto, a peso d’oro, Iocolano, un altro giocatore di cui non abbiamo scoperto il valore.

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Tutto questo per dire che le squadre si fanno con la programmazione, non coi proclami.

Gli ultimi due campionati hanno visto una girandola di allenatori e giocatori, il cambio di modulo, tanto merchandising, tante parole ma solo un quinto ed un quarto posto. Troppo poco.taggggg-220x162

La società ha investito molto, ma, evidentemente, come avevo scritto, con l’amico Silvio Bolloli, spendere tanto non vuol dire spendere bene.

Con la TimCup sono arrivati molti soldi, incassi enormi per una società di Lega Pro: serviranno per costruire, finalmente, una formazione grande non solo sulla carta? La società sarà in grado di dotarsi di collaboratori in grado di dar vita ad un progetto pluriennale basato su una vera idea di squadra e non solo su “presunti” grandi nomi?

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Per l’ennesima volta, ripartiamo quasi da zero, coi tifosi amareggiati, dopo aver coltivato tanti sogni. Non sarà facile ritrovare la loro fiducia.

Massimo Taggiasco

Contributi fotografici

Archivio di Museo Grigio

Vincenzo Maizzi per Stato Quotidiano

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