La Nazionale sovietica al “Mocca”

venerdì, 05 Febbraio 2016

AlessandriaUrssAlessandria-Urss 1-3.  Il gol dei Grigi fu di Briaschi su rigore.

 

Perestrojka Glasnost sono parole entrate a pieno titolo nella storia. Mikhail Gorbaciov fu l’uomo della svolta. La caduta del Muro di Berlino segnò la fine di un mondo. Lo sgretolamento della divisione tra est e ovest  segnò anche l’arrivo dei campioni del mondo sovietico nello sport occidentale. Il calcio italiano fu in prima linea e non sono mancate le zone grigie. Dopo gli Europei dell’88 – vinti dall’Olanda in finale proprio contro l’Urss, che aveva eliminato con un secco 2-0 la Nazionale italiana di Azeglio Vicini – arrivarono Zavarov e Alejnikov.zavarov, aleksandr 1988

Zavarov  (nella foto a fianco) non parlava una parola d’italiano. E la barriere linguistiche, oltre al difficile adattamento a ovest, per uno che veniva dal blocco comunista, furono forse il più grande ostacolo al suo inserimento nel calcio italiano. Impensabile dunque parlare con lui di storia o di politica. Ingiusto definirlo però un bidone, come venne poi etichettato da molti: «Gli scarsi eravamo noi – ebbe modo di dire Pasquale Bruno, suo compagno di squadra alla Juvenon lui. Venne in una Juve minore, con l’impossibile eredità di Platini da gestire. Lui proveniva dalla fortissima Dinamo Kiev di Lobanowski. E non poteva essere un caso. E, comunque non era a Michel che assomigliava, ma semmai a un Totti, più avanzato, dribbling secco e visione di gioco».

ZavarovZavarov contro Maradona, anche questo fu Juve-Napoli.

 

Non aiutò certo l’esplosione di Sasha, come veniva chiamato dai compagni, il trattamento che gli riservò il Pcus lo stipendio degli Agnelli veniva girato al partito comunista sovietico che poi passava due milioni (di lire) al mese al giocatore. Una cifra impensabile anche allora per un calciatore. «Aveva dei buoni spesa per i supermercati – ha raccontato lo stesso Bruno e girava per Torino con una Duna:  noi sospettavamo fosse quella di Ian Rush, andato via l’anno prima. Ma non è che comunque ai tempi noi lo facessimo sentire in difetto: tutti avevamo l’obbligo di andare all’allenamento in Fiat. Io avevo una Panda 4x 4 per dire e nessuno si permetteva di girare in Ferrari, durante il lavoro». Una debolezza però Sasha ce l’aveva: l’alcool: «Vedevi girare queste bottiglie di vino, non si sa uscite da dove, negli autobus che ci riportavano dalle trasferte vicine. Puntualmente finivano in fondo, dove guarda caso c’erano sempre lui e Laudrup». Un altro calcio, un altro mondo.

Il 1989 è stato l’anno della prematura scomparsa di Gaetano Scirea, diventato il vice di Zoff sulla panchina bianconera. Un anno alla Juve che – oltre al dolore per la perdita di uno dei suoi giocatori simbolo – ha portato una vittoria in Coppa Italia e Coppa Uefa. Insomma, non male. In quella Juve c’era anche Sergej Alejnikov.Alejnikov

Seppe che aveva firmato un contratto di tre anni, poi seppe che dopo un anno se la Juve non lo avesse più voluto ci sarebbe stata una clausola nella quale avrebbe dovuto pagare un indennizzo. In ogni caso non era certo sua intenzione, dopo aver vinto due trofei al primo anno, di andarsene. Per quale motivo avrebbe dovuto? Anche Zoff fu mandato via dopo quello che aveva fatto. E’ il riassunto della storia bianconera di Alejnikov.

Cosa successe? «Io posso parlare per me. Non sapevo niente del fatto che sarei andato a fine stagione al Lecce. Mi gestiva una società di Padova che controllava i cartellini dei giocatori che erano all’epoca alla Dinamo Minsk e li piazzava dove voleva. Io come molti altri sovietici non avendo mai avuto un contratto prima d’ora non sapevamo come funzionasse, non conoscevamo i nostri diritti» spiegò una volta lo stesso Alejnikov.juventus-sergej-alejnikov-top-micro-card-italian-league-1989-football-trading-card-27029-p

A differenza sua il connazionale Zavarov non si ambientò. Perché? Alejnikov non ha mai voluto   entrare troppo nello specifico, sicuramente il problema è stato di tipo caratteriale.  Non è certamente stato un fuoriclasse, Sergej, ma un buon giocatore, abbastanza dotato tecnicamente molto intelligente dal punto di vista tattico; è stato schierato da Zoff, come centrocampista davanti alla difesa, anche se in carriera, ha giocato anche come difensore centrale, come in occasione della finalissima del Campionato europeo del 1988 nella quale, mancando i difensori titolari Bessonov e Kutnetsov, gli toccò l’improbo compito di marcare Marco Van Basten: «Perdemmo meritatamente contro l’olanda ma Van Basten, poiché lo marcavo io, ebbe una fortuna sfacciata, pescò l’asso con quel suo meraviglioso goal».

AleUrss (1)Da “La Stampa” del giorno 2 febbraio 1990.

 

Ad Alessandria arriva l’Urss

Articolo scritto da Roberto Gelato su “La Stampa” dell’8 febbraio 1990:

«Voi utilizzate Aleinikov e Zavarov, noi schieriamo Barros e Schillaci». Simpaticamente, il vicepresidente della nazionale sovietica, Nikita Simonjan, ha risposto al «patron» dei grigi, Gino Amisano, che durante la conferenza stampa ha annunciato l’utilizzo nell’Alessandria Interclub di qualche giovane della Juventus. All’incontro erano assenti i giocatori russi, che hanno poi svolto un allenamento sul campo del Dlf. Sono robusti questi campioni: siamo l’8 febbraio 1990, alle 15 è in programma l’incontro amichevole al «Moccagatta», ma hanno già nelle gambe le fatiche di quattro confronti. L’allenatore Valéry Lobanowsky garantisce l’alternanza in campo dei suoi fuoriclasse: chi ha giocato ieri, oggi sarà forse inserito «part-time». Dopo la sospensione per nebbia dell’amichevole, il venerdì precedente, a Castelvecchio Pascoli contro gli svizzeri del Neuchatel Xamax (sul risultato di 2 a 1 per i russi), lo squadrone di Mikhajlichenko ha poi pareggiato (1-1) al Ciocco con il Lugano. Quindi a Massa ha vinto (5-1, con doppietta di Kolivanov, gol di Cherenkov e Nardekovas e autorete di Brucini), davanti a 3000 spettatori, per poi compiere un’altra sgambata, affrontando al Comunale di Torino i granata. Il «tour de force» della nazionale sovietica continuerà con un’amichevole a Ravenna, un nuovo round calcistico a Perugia, mentre è ancora da definire la sfida con l’Inter a Foggia in notturna (ma, in caso contrario, non si esclude una gara a La Spezia con il Genoa).

amisanoIl presidente dell’Alessandria Gino Amisano.

 

La tournée proseguirà con la partecipazione ad un torneo quadrangolare a Los Angeles e il 24 febbraio 1990 ci sarà l’amichevole più attesa con la rappresentativa Usa. La tappa alessandrina (i russi hanno fissato il loro quartier generale all’hotel Alli Due Buoi Rossi) si esaurisce in serata, dopo l’esibizione al «Moccagatta». I super campioni sovietici saranno contrastati da una formazione mista: l’allenatore dei grigi, Melani, oltre ad alcuni titolari intende utilizzare qualche giovane della Beretti. E hanno assicurato la loro presenza quattro promesse della Juventus Primavera: gli attaccanti Cavallo e Moro, il centrocampista Giampaolo e il difensore Zoppo. Sampdoria, Genoa, Inter, Milan e Torino non possono fornire calciatori delle giovanili. Anche se oggi i Grigi giocano con una formazione-cocktail, non si esclude un risultato a sorpresa. C’è già un precedente, che qualche tifoso ricorda: il 5 dicembre 1956 a Firenze 1′ Alessandria affrontò in una partitella di allenamento la nazionale azzurra di Alfredo Foni. Sembrava che i Grigi (allora in serie B) non avessero «chances» contro i vari Ghezzi, Muccinelli, Pandolfini, Boniperti, Montuori e l’intera difesa della Fiorentina campione d’Italia. Invece, i mandrogni di mister Sperone s’imposero con un sorprendente 3 a 2, che irritò i responsabili della nazionale, con polemiche e accuse di eccessivo agonismo. Anche contro l’Urss lo spettacolo è assicurato: per i più giovani è un’occasione per mettersi in mostra, mentre i titolari dell’Alessandria vogliono caricarsi per la delicata trasferta di campionato, domenica, a Mestre con la vicecapolista Venezia.

1988

 

I timori di Melani

Articolo scritto da Roberto Gelato su “La Stampa” del 2 febbraio 1990:

L’allenatore Renzo Melani è preoccupato: la nazionale sovietica giocherà in amichevole al «Moccagatta» giovedì 8 febbraio, ma l’Alessandria è in stato di emergenza. «L’avvenimento è eccezionale, ma la nostra infermeria non si svuota — dice il mister —. Non so in che condizioni potremo affrontare una squadra che si è qualificata per i mondiali». L’Urss da mercoledì è in ritiro in provincia di Lucca, al Ciocco. 25-3-melani-renzo-w400-h300Con il commissario tecnico Valéry Lobanowsky ci sono ventitré calciatori. Oggi i sovietivi si confrontano in amichevole, alle 15, con gli svizzeri del Neuchàtel Xamax. Mancano, ovviamente, gli juventini Alejnikov e Zavarov, impegnati (dopo il successo in Coppa Italia con la Roma) negli allenamenti di campionato. I sovietici ai mondiali di Italia ’90 sono inseriti nel gruppo B, con Argentina (campione in carica), Camerun e Romania, contro la quale debutteranno il 10 giugno a Bari. «Come possiamo competere contro Protassov e compagni?», si chiede Melani, anche se nessuno pretende una vittoria contro l’Urss. «Aparte la schiacciante superiorità dei sovietici e la sicurezza di far brutta figura — aggiunge —, non dobbiamo dimenticarci che il nostro principale obiettivo è la conquista della salvezza in C1». Forse l’amichevole potrebbe distrarre giocatori e tifosi? «Non so — conclude Melani — se potrò schierare molti titolari. Oltre al problema degli infortunati, dovremo fare i conti con il calendario di C1 che, dopo il match di domenica in casa contro il Piacenza, ci riserva la trasferta a Mestre con il Venezia. E’ piuttosto rischioso disputare un’amichevole così importante tre giorni prima del confronto con i veneti». Il mister non lo dice chiaramente, ma forse avrebbe preferito giocare il match contro l’Urss domenica 25 febbraio, quando la serie C1 osserverà il terzo turno di riposo. La posizione in classifica dei grigi (a un passo dalla zona retrocessione) consiglia prudenza, anche perché il confronto con la nazionale sovietica solleciterà l’undici di Melani a spendere tutte le energie, con rischi immaginabili. L’anno scorso l’amichevole con il Chernomorets di Odessa (sospesa al 58′ per nebbia, con gli ospiti in vantaggio per 3 a 2) fu disputata il 4 gennaio: la domenica successiva in campionato i grigi avevano un compito piuttosto agevole, dovendo affrontare al «Moccagatta» il Sorso, ultimo in classifica.

AleUrss (2)Articolo pubblicato su “La Stampa” del giorno 1 febbraio 1990.

All’Urss è bastata mezz’ora

Articolo scritto da Roberto Gelato su “La Stampa” del 9 febbraio 1990:

In mezz’ora la nazionale sovietica ha fatto un sol boccone (3-1) dell’Orso grigio: un siluro di Narbekovas ha aperto la prima falla nella difesa dell’Alessandria, dopo soli 32 secondi. Un avvertimento che i mandrogni non sono stati ad ascoltare. Così al 5′ dopo uno scambio tra Protassov e Kolivanov è scaturito un cross che Fokien di testa ha indirizzato all’incrocio dei pali, raddoppiando. E’ sembrato che i russi dovessero vincere di goleada, ma mister Lobanowsky ha ammonito i suoi: «Calmiamoci, se no dimostriamo di non gradire l’ospitalità». E i grigi hanno approfittato di questo attimo di generosità per accorciare le distanze: un gol che ha entusiasmato i supporters. Un’intesa tutta alessandrina tra il rientrante Sacchetti e Sereni, poi Tishenko pensa bene di sgambettare il mezzo sinistro Sereni e l’arbitro Carozzi dimostra imparzialità, indicando il dischetto.

AleUrssUn giocatore russo rilascia autografi ai tifosi prima del fischio di apertura.

 

Briaschi prende la rincorsa, guardando fisso negli occhi il portiere Cherchessov (una promessa del football sovietico; recentemente in Russia è stato premiato come miglior «paratutto») e spedisce secco nel sette alla sinistra dell’estremo difensore. Lobanowsky ci ripensa («Non possiamo rimediare una figuraccia») e si arrabbia coi suoi per un rasoterra di Cherenkov, deviato in angolo da Conti. L’Alessandria è ancora in agguato: calcio d’angolo di Fiori e inzuccata di Sacchetti, con respinta acrobatica del portiere sulla linea bianca. Il pubblico (non più di 1000 spettatori) incita i grigi, che intensificano gli attacchi, facendo ancora tremare i difensori russi con un beffardo tirocross di Tortora, seguito da un preciso calcio piazzato di Sereni, che Cherchessov smanaccia in angolo. Melani è soddisfatto (e resta seduto): in settimana aveva solo fatto pretattica, annunciando una formazione mista, che il presidente Amisano aveva definito Alessandria Interclub. A sorpresa, il mister schiera quasi tutti i titolari, se si escludono i giovani della Berretti (Moretto, Volpara, Baracco, Maddè, Borea e Baucia, tutti inseriti nella ripresa) e il trio juventino, composto da Zoppo, Cavallo e Bellucci, utilizzati «part-time».

AleUrss (3)Un’uscita del portiere Conti.

 

 

Si diceva della mezz’ora di fuoco dei sovietici: il portierino Conti (che tra i grigi fa la riserva, ma ieri è stato l’unico a giocare per 90 minuti) diventa protagonista, sventando al 27′ e 28′ i bolidi di Protassov e Cherenkov. Al 31′ però si arrende su un calibrato tocco di Kolivanov, servito con precisione da Protassov. Sul 3 a 1 il primo tempo si spegne: i russi che hanno nelle gambe già tante fatiche (quattro match di fila, da lunedì) pensano solo al riposo. Così Briaschi in due occasioni cerca la pennellata vincente, ma senza fortuna. Solo ricordando che in campo c’è l’Urss, sugli spalti non ci si annoia nella ripresa. Il ritmo è ridotto, in campo entrano i rincalzi, ma Melani tenta anche il colpo a sorpresa, inserendo Mazzeo al centro dell’attacco. Il bomber (che ad Alessandria vive la sua prima stagione storta) conquista quegli applausi che sinora sono arrivati solo col contagocce: ingaggia un duello col portiere Cherchessov, che per quattro volte gli nega l’euforia di un eurogol.

azionegiocoLazzarini in scivolata.

 

La nazionale sovietica torna al Ciocco (Lucca) con un successo in più: ancora un tris di sfide la prossima settimana in Italia, poi volerà in Usa per un quadrangolare, a cui partecipano Costa Rica, Colombia e i messicani del Guadalajara.

 

Il fallimento a Italia ’90

Il 13 giugno 1990 l’Argentina, chiamata a riscattarsi dopo la sconfitta inaugurale, batté al San Paolo di Napoli l’Urss.

URSS-Camerun 4-0; balletto in areaUrss-Camerun 4-0, balletto in area.

 

Prima del vantaggio argentino, fu negato un rigore ai sovietici per un fallo di mano di Maradona in area, e subito dopo il portiere biancoceleste Pumpido si scontrò accidentalmente con Serrizuela fratturandosi tibia e perone, venendo quindi sostituito da Sergio Goycochea: per l’Argentina fu  la svolta del Mondiale;  vinse 2-0, con reti di Troglio e Burruchaga ed i sovietici di Valeri Lobanovski, vicecampioni all’Europeo 1988, già sconfitti dai rumeni, finirono al quarto posto del girone, nonostante l’ultima vittoria contro il già qualificato Camerun.

Mario Bocchio

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