Il sogno di Massimo Delfino

lunedì, 01 Febbraio 2016

tribuna stampa

Prosegue il nostro lungo viaggio. Un viaggio ricco di volti, di storie, di vite che si intrecciano, si scontrano e cambiano. È un viaggio di emozioni, di ricordi, di calcio ma soprattutto è viaggio in un mare di parole. Parole bellissime che descrivono e raccontano alcuni momenti, di alcune vite, di alcune persone.

La nostra rubrica Tribuna Stampa torna per raccontarvi la storia di un altro
giornalista grigio: Massimo Delfino.
Abbiamo lasciato carta bianca anche a lui, per sentire come è nata la sua passione e sopratutto come si è amalgamata con ciò che poi divenne la sua professione, ti passo la palla, Massimo

Delfino (1)

“Quando avevo sette otto anni andavo ogni domenica a giocare nel campetto vicino allo stadio della Novese. Mi ritrovavo con un gruppo di amici e durante le partite della Novese noi giocavamo a pallone. Un giorno però, casualmente, ci impedirono di giocare. Motivazione? Ci sarebbero state tantissime persone allo stadio, d’altro canto arrivava l’Alessandria. Mio papà era granata, io milanista, ammaliato dal fenomeno Rivera. I miei amichetti ed io, senza alternative,seguimmo quel derby. La partita finì 0-0, ma la cornice era stata davvero stimolante. Che tifo! Non ho mai pensato di giocare a calcio, ho sempre preferito seguirlo: leggevo i giornali e mentre giocavo a subbuteo mi divertivo a fare le radiocronache e a registrarmi. Inizialmente non seguivo l’Alessandria: mio papà faceva il ferroviere ed era raro che mi portasse allo stadio, io giocavo a tennis, avevo davvero poco tempo. Durante l’esperienza liceale iniziai le mie prime comparse nelle radio locali. Chi avrebbe parlato di sport? È sempre stata la mia passione, non potevo che farlo io. Inizia così il mio avvicinamento progressivo ai Grigi. Commentavo alla radio le partite, anche se non li seguivo direttamente. Il mio primo lavoro retribuito fu per Radio Delta: cercavano un radiocronista per la Valenzana e un mio amico DJ me lo propose. Per quattro stagioni mi fissai a Valenza. Dopo questa esperienza mi si aprirono due grandi sipari, Telecity e La Stampa. Per un incastrarsi di cose, dalla Valenzana passai all’Alessandria. Per Telecity in quel tempo lavoravano Pilotti, Marcellini e Pregnolato. Io mi occupavo delle interviste. Nel 1992 iniziai anche le telecronache per Radio City, ovviamente sui Grigi. Mi ricordo una prestazione allucinante durante Alessandria-Venezia da parte di Ciccio Marescalco, mi ricordo tanti aneddoti, tante partite vinte o perse che furono. Questa è la mia ventiquattresima stagione al fianco dei Grigi. Fino al 2003 li seguivo ovunque, mi facevo tutte le trasferte. Poi ho cominciato a ridurmi il lavoro: ora solo più il Moccagatta e le trasferte più importanti… Data la necessità di stare in redazione anche la domenica. Nasco come tifoso dello sport ma entrando in questo mondo non potevo che innamorarmi. È stato un amore in continua crescita, cresce tutt’ora. Ho patito l’anno di Boiardi con la retrocessione e il fallimento. Era tutto così imprevedibile, nessuna certezza, nessuna base solida. Mi ricorda vagamente l’anno di Sarri: c’era la consapevolezza dell’incertezza del momento. Eravamo tutti in una grande di sapone pronta a scoppiare da un momento all’altro: il pubblico era un problema, la precarietà societaria ne era la causa. Al comando di questa squadra allucinante, di un mister prodigio e di una tifoseria storia c’era un pazzo toscano senza una lira”.

Adesso è tutta un’altra storia…

Delfino (2)

“C’è stato un grandissimo lavoro di marketing da quanto è arrivato Di Masi e un radicale miglioramento in campo. Dal primo anno di Di Masi ad oggi c’è un abisso. Ora il campionato è affascinante, ogni partita una storia a sé: bisogna vincerle tutte per mettere pressione alle altre compagini con le quali ci giochiamo il primo posto. Per quanto riguarda la Coppa Italia beh, andare a Roma sarebbe stato un sogno, ma la vittoria a La Spezia vale molto ma molto molto di più. Abbiamo mostrato un calcio che non si vede nemmeno in serie B. La consapevolezza che abbiamo acquisito in questo cammino è importantissima e oserei dire determinante. Siamo una squadra che sa modificare il proprio ritmo e il proprio gioco con una duttilità impressionante”.

A testa alta

Gregucci?

“Gregucci è capace, umile e molto intelligente. Che abbia trovato proprio qui il suo nirvana un po’ come Gasperini a Genova? Io continuo a sognare…”.

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