Pillon, l’uomo per bene innamorato della maglia grigia

lunedì, 11 Gennaio 2016

Bepi Pillon nei GrigiUna formazione dei Grigi nel campionato 1975-’76. In piedi da sinistra: Zanier, Cazzola, Reja, Giani, Di Brino, Colombo. Accosciati: Baisi, Borghi, Pillon, Vanara e Frigerio.

 

A Giuseppe “Bepi” Pillon ritornare al “Moccagatta” non è stato un fatto normale, anche se è un professionista serio e scafato. Ma al sentimento non si comanda mai, soprattutto se sei una persona per bene.

Fotografie Alessandria-PAdova_09_01_2016 (99)Pillon nella sala-stampa del “Mocca” dopo Alessandria-Padova 1-1.

 

“Come si fa a non essere emozionato? Sono ritornato nello stadio che quarant’anni fa mi vide esordire nei professionisti proprio con l’Alessandria. Avevo diciannove anni, c’erano Arrigo Dolso, Colombo, Reja, Vanara. Tutti giocatori importanti, io feci il mio primo anno da professionista e loro mi aiutarono molto a maturare e a responsabilizzarmi”.
Classe 1956, nato a Preganziol in provincia di Treviso, venne acquistato giovanissimo dalla Juventus dalla Pro Mogliano (dove si era laureato vicecampione italiano Allievi), per poi essere ceduto all’Alessandria nel campionato di serie C 1975-’76, il primo dopo la retrocessione dall’ultimo torneo di B giocato dalla compagine grigiaEsordì il 28 settembre in Alessandria-Mantova 0-0, sostituendo Edy Reja al 38’.

Ma che significato ha avuto per Pillon proprio la maglia grigia?

“Diciamo che chi ha giocato nell’Alessandria ricorda sempre questa squadra, perché è una società storica che non la si può mai dimenticare. Anche quando per via del fallimento era scesa nelle categorie inferiori, io l’ho sempre seguita. Credo che i Grigi meritino palcoscenici importanti, e penso sia sulla strada giusta per andare in serie B”.

Nella sua carriera di calciatore, Pillon ha vestito anche un’altra maglia gloriosa – quella del Padova, di cui oggi è allenatore – dal 1977 all’81.

Giuseppe_Pillon“Bepi” Pillon ai tempi del Padova nella stagione 1980-’81.

 

Nel 1983 il ritorno in Piemonte, ma ad Asti. Per il campionato 1983-’84 la dirigenza si mosse con attenzione, individuando importanti giocatori, buona parte dei quali provenienti dal Prato. La forza della squadra si materializzò con il salto in serie C1 insieme al Livorno – primo – di Renzo Melani e davanti all’Alessandria in cui giocava anche Angelo Gregucci. Complice il fallimento del Quartu Sant’Elena, che si ritirò dal campionato in corso d’opera e che allora indusse la Federazione a togliere i due punti ai Grigi che con i sardi avevano vinto 3-0 e a ridarne due all’Asti che invece aveva perso 2-1.

Asti_TSCL’Asti Tsc nella stagione 1983-’84. Da sinistra, in piedi: Allegrini, Grossi, Cassano, Spollon, Bocchino, Franchini. Accosciati: Spigoni, Cappelletti, Pillon, Venturini e Prevedini.

 

Prima di chiudere con il calcio giocato a Treviso nel 1990, per Pillon c’è stata anche l’importante parentesi a La Spezia, dal 1985 all’88. Riuscì anche a fare un incredibile gol ai Galletti: lo segnò in un pomeriggio freddino di Asti, in una gara che non sarebbe finita che 0-0 anche se le due squadre avessero giocato tre giorni.

Pillon e SpeziaPillon in un undici dello Spezia. E’ il giocatore accosciato, indicato dalla freccia rossa.

 

Il Pillon allenatore ha sicuramente interessato le cronache del grande calcio. Non stiamo a ricordare tutte le sue esperienze, anche perché oggi – aiutati dal web – basta un clic per vedere la scheda completa e leggere cronache e aneddoti.
Ci piace però sottolineare come nel 1994 sia stato ingaggiato dal Treviso, portandolo in soli tre anni dai dilettanti alla B.
Veterano delle panchine, ha condotto in serie B anche l’Ascoli al termine del campionato 2001-’02, ma è stato sulla panchina del Chiedo Verona che ha colto le soddisfazioni più belle. Entrando a pieno titolo nella storia del calcio italiano.

Pillon al ChievoPillon con il presidente del Chievo Luca Campedelli.

 

Nel 2005 venne infatti chiamato dagli scaligeri e, contrariamente alle aspettative, ottenne un prestigioso settimo posto in serie A e la qualificazione alla Coppa Uefa. In seguito al noto scandalo del calcio italiano del 2006, però, il piazzamento venne corretto al quarto posto ed il “piccolo” Chievo si vide addirittura qualificato al terzo turno della Champions League contro i bulgari del Levski Sofia. L’eliminazione dirottò i veneti al ripescaggio in Coppa Uefa, dove i ragazzi di Pillon però non ebbero fortuna e vennero eliminati dai portoghesi dello Sporting Braga senza accedere al tabellone principale.
Dicevamo che Pilloneternamente innamorato della maglia grigia – è una persona per bene. Se non lo fosse, non sarebbe stato protagonista dell’episodio che andiamo infine per raccontarvi.
Quando venne richiamato alla guida dell’Ascoli nel 2009, il suo esordio non portò a buoni risultati: arrivarono infatti due sconfitte contro Piacenza e Reggina che fecero scivolare i bianconeri al terz’ultimo posto in classifica, in piena zona retrocessione. Proprio contro i calabresi, Pillon si rese autore di un gesto di fair-play: infatti, mentre un difensore amaranto lasciava uscire la palla per propri problemi fisici, il suo Ascoli non lasciò terminare la palla fuori e continuò a giocare, segnando rocambolescamente il gol. Pillon allora si arrabbiò e chiese ai suoi di rimanere fermi e di regalare il gol alla Reggina.

Lo scorso 2 dicembre è diventato il nuovo allenatore del Padova, tornando sulla panchina del club euganeo dopo 18 anni, sostituendo l’esonerato Carmine Parlato. Da come abbiamo visto sabatola formazione biancoscudata contro l’Alessandria, c’è da scommettere che saprà fare bene.

 

Ascolta l’intervista rilasciata in esclusiva a www.museogrigio.it

 

Mario Bocchio

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