La sfida tra Genoa e Alessandria ci riporta all’epoca primordiale del calcio italiano

mercoledì, 09 Dicembre 2015

James SpensleyJames Spensley.

 

Oggi non ci sono praticamente più gli anziani che un tempo raccontavano ai giovani innamorati dell’Orso Grigio e desiderosi di diventare calciatori in maglia grigia le storie dei grandi campioni alessandrini. Oggi ci si affida alla tecnica della ricerca storiografica, indubbiamente favorita anche da internet. Cosa rispondere al grande quesito di una storia lunga oltre cent’anni: ma l’Alessandria ha vinto uno scudetto? In Italia il gioco del calcio si diffuse a Genova e a Torino. Alessandria a metà strada non potè che raccoglierne i palloni da ambo le parti. D’altro canto “il football o giuoco del calcio che si vuole immaginare – dicono le cronache di allora – è un giuoco o meglio uno splendido esercizio antico richiamato in vigore dagli inglesi ed introdotto in Italia da poco tempo. Nel giocarlo si esige la più grande destrezza ed energia non disgiunta da una certa astuzia”. E chi più degli Alessandrini poteva avere quelle doti soprattutto visto che “mandrogno” è divenuto sinonimo di furbizia?

Genoa_1903Il Genoa posa con la coppa da vincitori del campionato del 1902-’03.

 

L’idea di una Federazione nacque quando l’Internazionale Football Club di Torino con il suo leader Edoardo Bosio, si spinse ad Alessandria e Genova per incontrare i primi nuclei locali di calciatori. Si era nell’anno 1891. Tuttavia il vero calcio federale, poiché questo era ancora considerato sottoprodotto dello sport ginnico (anche se a queste società sportive va il merito della sua diffusione) doveva consolidarsi più avanti. Comunque è certo che Alessandria città fu una delle prime a recepire questo tipo di gioco agonistico, essendo fiorente di società ginnaste. La tradizione vuole pionieri del calcio indigeno alcuni commercianti alessandrini che per affari, in quel di Genova, ebbero occasione di assistere nella famosa “spianata di Ponte Carrega” alle prime partite giocate dagli inglesi. Ma le sorprese non finiscono qui. Se la preistoria del calcio federale vuole a Treviso il primo campionato d’Italia, consacrando primo vincitore dello scudetto (un labaro ed una corona di quercia) la società Udinese Scherma e Ginnastica (settembre 1896), una squadra di Alessandria, l’Unione Pro Sport, può degnamente fregiarsi del secondo alloro, poiché vinse nel 1897 a Genova il Concorso ginnico-sezione gioco calcio.

Velodromo_Umberto_IIl Velodromo Re Umberto di Torino, scenario del primo campionato italiano nel 1898.

 

E che gli Alessandrini fossero campioni antesignani ben lo documenta “L’ Avvisatore alessandrino” il 27 febbraio 1898: “Una squadra del Genova Cricket and Athletic Club ha lanciato regolare sfida per una partita di football alla squadra dell’Unione Pro Sport, vincitrice del primo concorso di educazione fisica tenutasi nel maggio del 1897 a Genova. La squadra sfidante è attualmente una delle più forti d’Italia avendo già battuto tutte le squadre genovesi ed ultimamente l’equipaggio di una nave da guerra inglese! L’incontro fra le forti squadre, avendo l’Unione accettato il guanto avverrà nella nostra città”. La partita terminò con la vittoria della squadra genovese, in cui militavano però quasi tutti inglesi capitanati dal famoso portiere Spensley. La formazione alessandrina, così strana nella denominazione dei reparti presentava questi giocatori: Bonicelli, capitano; Bobbio, Lisardi, Pedemonte, Cavezzale, primi; Arnaud, Omodeo, Sobrero, secondi; Testa, Ponzoni, terzi; Gallina, guardiano.


L’anno zero del calcio italiano, dunque, che vide sorgere la prima Federazione Italiana del Football, il 15 marzo a Torino cui aderirono quattro società: il Genoa, il F.C. Torinese, l’Internazionale di Torino e la Società Ginnastica Torinese. La squadra rappresentante di Alessandria, con ogni probabilità l’Unione Pro Sport, si tenne sdegnosamente in disparte ritenendosi danneggiata nel precedente confronto triangolare (avvenuto a Torino nel gennaio dello stesso anno). Forse proprio questo atteggiamento non ha permesso alla città di Alessandria di essere una delle prime grandi, rimandando la sua presenza nei campionati ufficiali a 14 anni dopo e di non potersi quindi fregiare, come avrebbe certo potuto, del titolo di campione d’Italia, che manca ad un iter tanto glorioso.

Mario Bocchio

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