Celjak: la maglia grigia e l’orgoglio tutto croato

venerdì, 03 Novembre 2017

 

Che cos’è l’orgoglio croato? Appena sente la parola orgoglio Vedran Celjak sobbalza. “Noi croati siamo troppo orgogliosi delle nostre radici e della nostra storia. Poniamo sempre e comunque la Patria davanti a tutto e a tutti”.

La maggior parte dei croati si identifica fortemente con l’Europa occidentale e si sente più occidentale rispetto ai vicini bosniaci e serbi.

Celjak con il NK Zagabria.

 

L’attitudine che si adotta di fronte alla guerra patriottica cambia da una regione all’altra. La distruzione di Vukovar, il bombardamento di Dubrovnik e Osijek, la pulizia etnica dei e ad opera dei serbi di Krajina ha traumatizzato le zone circostanti, dove probabilmente non è ben accetto un commento che dia un’idea diversa da quella che i croati facevano ciò che era giusto e i serbi si sbagliavano del tutto. In altre zone del paese, i croati si espongono più per discutere degli eventi più recenti, in primis l’adesione all’Unione europea.

Celjak è nato nel 1991 a Zabok, a Nord di Zagabria, nella regione di Krapina e dello Zagorje.

Poco più di un anno prima, una delle leggende del calcio croato, Zvonimir Boban, difese un supporter manganellato dagli agenti serbi (foto sopra) e diventò un mito. Accadde quando militava nella Dinamo Zagabria. Prima del match contro gli storici rivali della Stella Rossa sugli spalti accadde di tutto. Quegli incidenti incendiarono la Jugoslavia, che poi quasi subito esplose.

“Logico che sono cresciuto con i più vecchi che mi raccontavano i fatti dello stadio Maksimir. Come avrebbe potuto essere diversamente? Noi siamo croati…” ricorda Celjak.

È vero che lei è un appassionato di arti marziali? “Sì, certo…”.

Diplomatosi al liceo sportivo, Celjak ha incominciato a giocare a calcio perché lo aveva fatto il papà, che militò nella serie B dell’allora Jugoslavia.

Fisicamente molto forte, Celjak è sempre stato un terzino destro di spinta, ma il fatto di costituire una fonte di gioco per la sua squadra con le sue sovrapposizioni in fase di possesso palla non esclude  discrete doti di copertura difensiva.

Nonostante la sua giovane età Celjak si era riuscito a ritagliare un ruolo importante all’interno del NK Zagabria, in cui ha conquistato il posto da titolare sulla corsia destra nel finale della stagione 2008-‘09 ed entrò nel giro della Nazionale croata Under19, avendo disputato nell’estate 2009 i Campionati europei di categoria.

https://www.youtube.com/watch?v=vHtKQDyqe-c

“Il NK venne fondato nel 1903 ed è il primo club nella storia del calcio croato. Dopo la Seconda guerra mondiale, venne superato, come blasone ed importanza, dall’altro club di Zagabria, la Dinamo – tiene a puntualizzare Celjak – Il soprannome per i giocatori di questo club è ‘i poet’”, perché il lo stadio si trova nella via che porta il nome del poeta croato Silvije Strahimir Kranjčević”.

Anche Vedran, proprio perché di mestiere fa il calciatore, ha respirato il mito del 1998, quando la Croazia dei vari Boban, Suker, Prosinecki, Vlaovic e compagnia bella arrivarono terzi al Mondiale in Francia.

Igor Stimac.

 

“In quella formazione c’era anche Stimac che è stato poi il mio allenatore. È una persona che ha sempre creduto in me, gli voglio bene”.

Curioso il passaggio di Celjak dalla Croazia all’Italia.

È lui stesso a raccontarlo: “Avevo diciannove anni e stavo in ritiro a Medjugorje. Era l’ultimo giorno di mercato, mi telefonò il mio procuratore e mi disse che mi aveva cercato la Sampdoria. Avrei voluto parlare con mio papà, ma lui era in sala operatoria per un’operazione a un ginocchio. Chiamai mia madre, che mi diede l’ok”.

La Sampdoria intese questo acquisto in ottica futura, come “gemello” destro di Reto Ziegler, sperando che l’azzardo-Celjak riuscisse come nel caso dello svizzero.

Dopo una parentesi al Pergocrema, la destinazione Grosseto in Serie B per poi fare rientro alla Samp, che lo gira al Padova con la formula del prestito con diritto di riscatto.

Nel Grosseto.

 

Ecco quindi il Benevento.

“Sono rimasto un anno e mezzo e mi sono ambientato bene. Lì c’è un grande clima per il calcio, fatto di tanto entusiasmo. Ma è dura quando non ci sono i risultati. A proposito… auguro alla mia ex squadra di riprendersi, anche se questo momentaccio ha una sua logica, visto che la Serie A è giunta troppo in fretta, dopo un solo anno di B”.

Nella foto a fianco: Celjak nel Padova.

 

Poi il destino di Celjak si è incrociato con quello dell’Alessandria. Dal 2015 – anno del suo arrivo in riva al Tanaro – ad oggi le vicende della squadra grigia sono sin troppo note. Dall’esaltazione per la storica semifinale di TimCup alla disperazione per la promozione in B buttata malamente e clamorosamente alle ortiche.

“Non si può tornare indietro ed ogni anno ha la sua storia. Il primo anno ad Alessandria, con la meravigliosa avventura in Tim Cup, è stato quello nel quale ho imparato di più ed è stata una vicenda che mi porterò dentro per sempre. Lo scorso anno, anche se siamo partiti bene, è finito come sappiamo. Quest’anno siamo ripartiti facendo qualcosa di nuovo. Il mister è stato scelto dalla società ed io, come calciatore, devo dare il massimo”.

Celjak conclude la nostra chiacchierata affrontando il tema della duttilità tattica che il calcio moderno richiede. “Quest’anno sarà utile per imparare cose nuove , magari ricoprendo ruoli che conosco meno. Ma mi sto impegnando molto e, con la difesa a tre ed il centrocampo a cinque, posso ricoprire almeno due ruoli e questo è positivo per la mia crescita”.

Mario Bocchio

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https://www.youtube.com/watch?v=fFEkxxBallk

 

 

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