La storia del Chino, un “Angelo dalla Faccia Sporca” in maglia grigia

venerdì, 01 Settembre 2017

 

L’ultimo rinforzo del mercato estivo per il Modena di mister Capuano è Cristian Sosa, difensore centrale e all’occorrenza anche terzino destro. Il classe ’85 arriva dall’Alessandria, formazione in cui ha militato nelle ultime tre stagioni disputando 116 partite, realizzando tre reti.

Cristian Nicolás Sosa De Luca nasce a Montevideo (Uruguay) il 19 febbraio 1985; è un difensore di 181 cm per 79 kg.
Cresce nel settore giovanile del Defensor Sporting di Montevideo, una delle formazioni storiche del calcio uruguayano. Nel suo palmares figurano quattro titoli nazionali, numerose vittorie nei tanti tornei che costellano l’attività calcistica sudamericana e diverse partecipazioni alla Copa Libertadores, la Coppa dei Campioni di quel continente.
Sosa arriva in Italia nell’ estate del 2008 ingaggiato dal Taranto, militante in Lega Pro 1. Divisione. In quella squadra c’è anche Emanuele Nordi.

La sua prima partita in rossoblu è a Barletta contro la squadra locale nella Coppa Italia di Lega Pro vinta per 1-0, l’ 8 ottobre 2008. In campionato esordisce il 30 novembre a Cava dei Tirreni (3-0 per la Cavese) e da allora giocherà tutte le partite. La stagione successiva passa al Gallipoli in Serie B (incrociando anche Daniele Daino, altro grigio) dove conosce la realtà dei cadetti. Il 6 settembre 2009 entra nei tabellini di B giocando da titolare in trasferta contro il Grosseto (2-2). 34 presenze per lui alla fine della stagione. Dopo una breve esperienza in Romania nel Targu Mures (da settembre a dicembre con 4 partite giocate ed un gol) rientra a Taranto per giocare un’altra stagione e mezza nella città dei due mari.

Nell’estate del 2012 il Taranto non si iscrive al campionato: Sosa è libero e si accasa al Cittadella, nuovamente in Serie B. Resterà nella città veneta fino al dicembre 2013 totalizzando altre 48 partite tra i cadetti. Nella finestra di mercato invernale del 2014 si trasferisce al Venezia dove gioca fino alla fine del torneo di Prima Divisione di Lega Pro. A Luglio 2014 passa all’ Alessandria.

Curiosa lìorigine del soprannome – “el Chino” –, lo stesso di un suo  illustre connazionale, anche lui calciatore, Alvaro Recoba. Ma niente a che vedere proprio con le motivazioni che stanno all’origine dell apodo affibbiato all’ex attaccante dell’Inter. Nel quartiere dei Sosa, a Montevideo, viveva un clochard chiamato ‘el Chino’ dagli abitanti della zona. Pare che un cuginetto di Cristian, vedendolo appena nato, abbia subito esclamato: “È brutto come il Chino!”. Con Recoba, sosa condivide solo la fede calcistica per il Nacional, l’altra squadra blasonata dell’Uruguay. Nel Paese della Banda Oriental infatti, o sei del Nacional o sei del Peñarol .

Viso da duro, da combattente, con Mister D’Angelo Sosa giocava da mezzo destro‘ nella difesa a cinque o a tre. Diciamo che probabilmente, per le sue caratteristiche, l’ideale sarebbe proprio giocare in una difesa a tre. L’anno successivo, invece,venne impiegato da centrale in uno schieramento a quattro e ha confessato di avere imparato tantissimo con Gregucci in questo nuovo ruolo.

Tra le partite disputate con l’Alessandria a cui tiene di più, c’è quella di Pavia dell’aprile 2016. Gara pressochè perfetta dell’Alessandria, che vinse 2-0. I Grigi scesero in campo determinati, e sin dalle prime battute fecero intendere di aver approcciato la gara nella giusta maniera.

Impossibile – alla fine – trovare un giocatore grigio al di sotto della piena sufficienza; a nostro giudizio, promuovendo pienamente tutto l’undici, ci sentimmo di spendere un elogio in più per Branca e di assegnare un bel 7 in pagella alla coppia di centrali – Morero e Sosa  -, gli autori delle due reti, che in passato avevano peccato di superficialità (esempio Cremona e Salò) , causando errori poi risultati fatali al fine dei risultati.

Da Santiago Morero ha ereditato la fascia da capitano. Con Morero ha dato vita ad una coppia solida ed affiatata, nonostante uno sia argentino e l’altro uruguaiano, due realtà che calcisticamente si detestano.

La storia ci dice che erano in tre.  Argentini. Stavano quasi sempre insieme. E davano l’anima, in campo. Non si risparmiavano. Alla fine degli allenamenti, che si giocavano su campi non sempre verdi, le loro facce giovani erano sempre sporche di terra e polvere. Fossero nati in Italia sarebbero stati certamente descritti da Pasolini, come egli fece con i ragazzi delle periferie romane.  Ai tre argentini, invece delle parole di Pasolini, toccò una descrizione, semplice ma efficace, di un massaggiatore della loro squadra dell’epoca, il quale, vedendoli sempre con i visi macchiati di terra, li battezzò “cara sucia”,faccia sporca”. Erano nati così gli “Angeli dalla Faccia Sporca”. I loro nomi: Humberto Maschio, Antonio Valentin Angelillo, Omar Sivori.

Riscrivendo il copione, Cristian Sosa potrebbe benissimo essere un moderno “Angelo dalla Faccia Sporca”. Fedele sino in fondo al verbo del coraggio, della  perseveranza e della forza. Questi, in sintesi, i significati che si vogliono dare quando si proferiscono quelle due paroline, una dopo l’altra: Garra Charrua. E il riferimento è sempre all’Uruguay, nazione che fa della resistenza e tenacia le sue forze principali. Un carattere duro, scolpito da anni di sofferenze. Identità tramandate di generazione in generazione e, fatalmente, riversate anche nello sport, nel calcio. Enorme la differenza con i ‘vicini’ e più blasonati brasiliani, eppure l’Uruguay è l’esempio di come si può arrivare allo stesso risultato attraverso strade differenti.

Nell’ultimo clamoroso campionato, Sosa da buon capitano ha sempre e comunque difeso il gruppo  dalle feroci critiche. Anche a costo di compromettere irrimediabilmente  il rapporto con la tifoseriaIn un mondo dove prevale sempre più la tendenza all’ipocrisia, lui ha fatto certamente bene a comportarsi in quella maniera.

A 32 anni e dopo tre campionati d’alta classifica con l’Alessandria, oggi è pronto alla nuova avventura in gialloblù con l’obiettivo di guidare la difesa del Modena. Suerte Chino! Comunque anche tu ci mancherai…

Mario Bocchio

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