Pillon: “Da quando sono arrivato l’autostima è cresciuta, ma non è bastato”

sabato, 24 Giugno 2017

 

Giuseppe “Bepi” Pillon è intervenuto telefonicamente a “L’Orso in diretta” –  la trasmissione radiofonica di Museo Grigio – dopo la non riconferma alla guida dei Grigi.

Il suo contratto, dopo che ad aprile era subentrato a Piero Braglia, è in scadenza il prossimo 30 giugno e l’eventuale riconferma sarebbe stata possibile solo con la promozione in B. Condicio sine qua non.

“Mi dispiace tantissimo di non aver centrato l’obiettivo. Sabato poi non è stata una giornata piacevole anche a livello personale, visto che non sono potuto andare al matrimonio di mio figlio”.

Cosa ha provato quando le hanno comunicato che non sarebbe più stato alla guida dei Grigi?

“Se dicessi che non sono amareggiato non sarei sincero, ma conosco il calcio e so come funziona. Presidente e diesse hanno voluto rasettare tutto e posso capire”.

Dal suo arrivo, cos’è cambiato?

“È stata dura ritrovare continuità nelle prestazioni. Alla fine i giocatori sono ritornati ad essere consapevoli dei loro mezzi, l’autostima è cresciuta, sino al punto che siamo ritornati protagonisti nei playoff. Sono certo che se avessimo affrontato la finale con il Parma dopo una settimana, la gara sarebbe stata diversa”.

L’idea di chiamarla ad Alessandria ha una spiegazione logica?

“Credo sia stata la scelta più veloce. Bisognava capire come mai la squadra aveva avuto un simile tracollo”.

Perché dunque lo ha avuto?

“Questa squadra ha sofferto di evidenti limiti di personalità”.

Crede ci fossero problemi tra la squadra e Braglia?

“Non credo assolutamente a queste voci che circolano, i giocatori scendono in campo per vincere, non per giocare contro l’allenatore, perché sanno che tramite le prestazioni possono avere futuro”.

Tra le prestazioni più negative del sorprendente calvario grigio, spicca quella di Tivoli contro la Lupa. Lei era in panchina.

“Eravamo a terra fisicamente, poi è subentrata una questione psicologica e nervosa. Onestamente in quelle condizioni non avremmo mai potuto vincere”.

Mario Bocchio

 

 

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