Una formazione dei Grigi nel campionato 1945-’46. In piedi da sinistra: Frugali, Cassano, Rampini, Stradella, Arezzi, Bassi, Rosso II, Diamanti. Accosciati: Pietrasanta, Pietruzzi, Vitto.
Lo stadio “Moccagatta” in quei tempi era un vero inferno, dove gli avversari cadevano nella pece bollente amalgamata proprio dagli antichi diavoli di quella leggenda che si sviluppò in riva al Tanaro. In questo sport le grandi imprese si compiono anche con gli stadi stracolmi, bolge assordanti di tifo tanto che i giocatori in campo faticano a parlare tra di loro. Un clima da corrida che incomincia a spaventare gli avversari già negli spogliatoi, lo stadio diventa l’arena, il giocatore in più. Lo sono stati il “Filadelfia” per il Grande Torino, poi il “Bernabeu” per il Real Madrid, “Anfield Road” per il Liverpool, “Higbury” per l’Arsenal, “Ibrox Park” per i Rangers di Glasgow, il “De Mer” per l’ Ajax ed anche il rettangolo verde di Avellaneda per gli argentini dell’Independiente nelle infuocate finali della Coppa Intercontinentale. E lo sta diventando lo “Juventus Stadium” di Torino.
Alessandria-Juventus 2-0 1946-’47.
Muri di folla urlante, ossessionante battere di tamburi, insistente sventolio di bandiere, sirene assordanti collegate a batterie, ad ogni azione fischi ed una selva di mani con il dito medio alzato per gli avversari: l’incubo è servito. Qualcuno, delirando e cedendo alle più basse lusinghe della più bassa speculazione edilizia, negli ultimi anni ha addirittura ipotizzato l’abbattimento del “Moccagatta”, quello che venne definito “il Bernabeu dei Poveri”. Ogni volta che i … Leggi >