Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1929/1930
Serie A
22-12-1929 - Giornata: 11 - Milano - San Siro


Milan FC - Alessandria US 0 - 1 (0 - 1)
RETI: 41. Cattaneo R.[A]

Alessandria US Balossino Natale, Costa Felice, Gallino Luigi, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Avalle Edoardo, Ferrari Giovanni, Borelli Michele All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
MILAN FC: Compiani; Colombo, Schienoni; Marchi, Borgo (I) Guglielmo, Pomi; Manazza, Moroni, Giunta, Sternisa, Tansini. All.: König Engelbert

Arbitro: Dani Carlo (Genova)
Note
Giornata rigida Inizio ore 14.30

Commento
La rigida e grigia giornata d’inverno e la concomitanza di una grande corsa di cavalli nel vicino ippodromo hanno alquanto ridotto l’affluenza della folla allo stadio di San Siro. Questa volta non ci sentiamo proprio di catechizzare gli assenti, visto che lo spettacolo cui hanno rinunciato non è stato un gran che. Di tutte le edizioni di Milan-Alessandria, match tradizionale, questa è apparsa la più monotona e la meno memorabile. Gioco ardente, in regola con le prerogative delle due squadre, ma gioco arruffato, privo di stile, povero di tecnica. L’Alessandria ha vinto la posta sul finire del primo tempo in virtù di un goal improvviso che interrompeva la serie delle focose e convulse azioni del Milan: un goal che premiava la squadra meno attiva ma più organica in campo. A lungo i rossoneri picchiavano nell’area di rigore dei grigi per acciuffare il pareggio; la frequenza e lo slancio degli assalti non erano peraltro in armonia con l’ordine tattico del gioco cosicché l’Alessandria poteva vivere sul vantaggio abbastanza agevolmente e condurre in porto la vittoria. Il Milan ha le sue brave attenuanti. Fondamentale la composizione di fortuna della squadra. Anno gramo, questo, per i rossoneri. La morte di Sgarbi è stata l’inizio di una serie di disavventure piccole e grosse il cui peso si fa domenicalmente sentire: questa volta mancavano nei ranghi il terzino Perversi e gli attaccanti Santagostino e Torriani. Se Colombo, al posto del collega nei reparti di retroguardia, ha compensato le manchevolezze stilistiche col sano coraggio del combattente infaticabile, la formula inedita della destra dell’attacco ha spezzato la linea in due monconi pregiudicando il rendimento generale del gioco milanese e favorendo lo schieramento difensivo e il lavoro di metodica distruzione svolto dalla squadra alessandrina. Appoggiato a un portiere pressoché imbattibile, a due terzini arditi ed attenti, a una mediana sufficientemente attiva e centrata, il Milan ha condotto una partita vigorosa e vivace ma troppo disordinata nella proporzione e nello sviluppo dei temi di gioco per sfociare in un risultato favorevole. Ancora una volta, Tansini è stato il giocatore di vedetta della squadra: troppo poco per infondere nel gioco della prima linea autorità, eleganza e continuità di andatura, visto che quasi tutti i centri dell’ala perdettero impulso e direzione una volta pervenuti sul fronte del reparto. Neppure l’Alessandria può andare fiera della sua partita. Di tanto in tanto, l’azione d’attacco dei grigi scattò dal piano mediocre e monotono del gioco con mirabile spicco tecnico: bagliori improvvisi ed effimeri, tentativi lodevoli di conferire al gioco uno stile presto naufragati nel generale marasma. All’attivo dei grigi va iscritto il buon comportamento della squadra, in audacia e in quadratura di gioco, sotto i convulsi ma reiterati e pericolosi colpi d’ariete della squadra avversaria: una compagine che avesse avuto le ossa fragili e le idee confuse si sarebbe inginocchiata o avrebbe creato in area di rigore il caos dal quale il goal, quasi sempre, salta fuori col viatico di una mischia o di un penalty. L’Alessandria, fredda e possente nel suo lavoro di sistematica distruzione del gioco milanista, ha saputo evitare i rischi del corpo a corpo e mantenere l’area estrema sufficientemente sgombra. Da qui la lunga e vittoriosa resistenza sulle minacciatissime trincee del goal conquistato nel primo tempo. Un gioco pregevole, nelle intenzioni se non nei risultati, ha svolto la linea d’attacco abile e pronta nel far viaggiare la palla con traversoni tempestivi e precisi là dove un corridoio si apriva e un giocatore smarcato aspettava la palla. Buona impostazione di temi tradita nella fase risolutiva dal difetto di mordente e di intuito che in misura maggiore o minore i cinque attaccanti denunciavano. L’ala sinistra Borelli, una recluta, ha giocato una partita onorevole. Il quintetto di retroguardia s’è fatto onore nel suo difficile compito di difendere la vittoria dal contrattacco sregolato e veemente dei rossoneri: i mediani alessandrini, senza troppo preoccuparsi di gettare le passerelle ai forwards così da costituire il classico fronte d’attacco a otto giocatori, sono corsi in aiuto dei terzini componendo con essi una elastica e profonda zona di sbarramento che doveva costringere gli avversari, per impegnare il portiere, a tirar da lontano con evidente vantaggio tattico per le difese schierate a protezione della rete. Tirate le somme, il maggior pregio della partita degli alessandrini sta forse in questo: di avere evitato, mercé l’intelligente concordia delle linee arretrate, il formarsi di focolai infiammati negli immediati paraggi di Balossino. La partita si racconta in fretta. Essa si è svolta su un paio di motivi conduttori: scrollate del Milan e susseguenti ondate d’assalto, oculata difesa dell’Alessandria e rapidi contrattacchi tanto pregevoli di fattura quanto brevi di respiro. Il primo tempo culmina nell’azione del goal capitato al 41’ di gioco. L’azione parte dal piede dell’agile Borelli, ala sinistra della linea alessandrina. L’ala esegue in perfetta regola la sua fuga lungo il margine esterno del campo e opera il centro. Pomi, nei pressi della rete milanista, tanta di sventare la minaccia rovesciando la palla di volo. Cattaneo, che guata di lì a due passi, raccoglie e insacca nella rete. Il goal è venuto che da parecchi e parecchi minuti il Milan tentava di forzare la serratura della casa alessandrina senza peraltro riuscirvi. Un corner a favore dei grigi. Il ritmo della ripresa è assai vivace. Il Milan incassa un secondo corner, poi balza al contrattacco. Un duetto Tansini-Moroni, a magistrali triangoli velocissimi, non dà risultato. Qui Moroni dà il posto di condottiero a Giunta mentre Pomi passa al centro della linea mediana spostando alla sinistra Borgo. Si continua sul solito metro: gioco accanito, caotico, mediocre. Un corner per parte. Il Milan va esaurendo le sue riserve di polveri. Il suo attacco si logora e si frantuma contro le organizzate difese alessandrine. Poi i grigi vanno a far la conoscenza di Compiani, che sarà il bersaglio degli unici applausi della giornata. Al 31’ l’Alessandria architetta l’azione più bella della partita. Gandini scioglie un imbroglio sul limitare dell’area di rigore e lancia Ferrari. Il virtuoso attaccante, con un paio di scarti precisi e risoluti, fila alla volta del portiere, sgombra il terreno, opera il tiro. Compiani raggiunge in grande stile, a pugni chiusi. Borelli salta sulla palla, Schienoni accorre, l’azione è stroncata. Ancora una parata, e questa in ferrea presa, di Compiani su un pallone velocissimo di Marchina. Un tiro improvviso di Pomi, un fil di palo di Cattaneo, la fine. L’arbitro Dani ha guidato egregiamente la partita che non ha offerto difficoltà rilevanti, dato anche il comportamento cavalleresco dei giocatori. (Bruno Roghi, «La Gazzetta dello Sport», 23 dicembre 1929) SUCCESSO DELL’ALESSANDRIA ALLA STADIO DI SAN SIRO Perdere una partita per un punto a zero dopo avere avuto una notevole prevalenza d'attacco, è una sventura che capita spesso a molte squadre e che i supporters attribuiscono volentieri alla disdetta. Ma nel caso del Milan, ieri la disdetta non ha avuto gran peso: e stata soprattutto una questione di incapacità. Mutilata di Torriani e di Santagostino, la prima linea milanese presentatasi in campo con Tansini e Manuzza alle ali, Giunta al centro, Sternisa e Moroni all'interno ha denunciato tali difetti di inorganicità da attribuirsi in buona parte, se non del tutto, la responsabilità dell'insuccesso. Dei cinque il solo Moroni s'è meritato l'assoluzione. Lo stesso Tansini, il più anziano c provato della prima fila, sia per la mancanza d'affiatamento con Sternisa, sia per una insolita tendenza ad arruffare il gioco ha sciupato parecchie di quelle azioni serrate al centro che sono normalmente un po' il suo forte. Alla retroguardia la squadra ha invece marciato egregiamente, se si fa eccezione per il solo Borgo che - se non può aspirare a risolvere con la sua persona il problema del centro sostegno per il club milanese - non ha pero, tutto sommato, completamente deluso. Marchi ha giocato una bellissima partita e Pomi - seppure non del tutto estraneo al goal che ha causato la sconfitta - ha avuto momenti felici, solidi i due terzini e sicurissimo come sempre il Compiani. L'Alessandria, che ha riscattato con 1’incontro di ieri la sconfitta inflittale dall’Ambrosiana, non ha completamente convinto. È una squadra che ha fatto sempre e potrà fare in avvenire qualcosa di meglio di quel che ha rivelato a San Siro. C’è in essa, alle stato potenziale, l'energia della squadra capolista. La sua prova scolorita non si può giustificare con la sola assenza di un uomo - Chierico - sostituito d’altra parte in modo abbastanza soddisfacente da Borelli. C'è ancora in tutti o quasi i suoi componenti la decisione c la franchezza di gioco dei momenti migliori, ma è difettosa la fusionc dei singoli in quel blocco organico che ha fatto dell'Alessandria un undici alla pari coi più reputati. La partita non è piaciuta. Il Milan superiore come s'è detto per numero di attacchi, ha cozzato sempre contro il robusto ostacolo difensivo avversario. Le sue azioni spezzettate, disorganiche mal concepite e peggio - anzi niente - realizzate, sono state via via più convulse col passar dei minuti. La difesa si avanzava nervosamente quasi a voler obbligare gli avanti alla sosta nell'area avversaria, a tal punto da lasciarsi sorprendere spiazzata ad ogni energica respinta degli avversari. Il goal segnato da Cattaneo su allungo di Borelli al 40° minuto del primo tempo, è dovuto appunto a una di queste frequenti e imprudenti puntate di sostegni e terzini. E altri punti hanno minacciato nella ripresa di seguire il primo per la stessa ragione, provocando i più applauditi interventi « in extremis » di Schienoni e Compiani. Entrambe le squadre hanno il rammarico di qualche azione facile a concludersi e fallita per imprecisione di tiro. Eccellente è stata la direzione dell'arbitro Dani. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio) Non possiamo garantire che la vittoria dell’Alessandria sul Milan sia stata ottenuta per superiorità di stile. Ma l’importante è vincere. Tutto il resto può anche passare in second’ordine. I grigi hanno segnato con bella azione netta, travolgente, di squisita fattura, un goal verso la fine del primo tempo, l’unico punto della vittoria. Assenti Torriani, Zanasi, Santagostino e Perversi, i rossoneri hanno dovuto apportare qualche rimaneggiamento alla squadra. L’Alessandria, dopo le prime guardinghe azioni di assaggio, ha spiegato in pieno la sua serrata azione offensiva. Ferrari all’attacco costituisce un prezioso elemento per la guida e la amalgama delle azioni offensive. I giovani elementi della prima linea hanno dimostrato di seguire e di voler giudiziosamente interpretare le direttive di gioco dell’ottimo attaccante. Per l’assenza di Zanasi e di Santagostino, oltreché di Torriani, la prima linea del Milan non ha potuto reggere il confronto con quella avversaria. I rossoneri hanno dovuto allineare all’attacco Manazza, Giunta, Moroni, Sternisa e Tansini. Naturalmente, la maggior parte degli attacchi sono stati immediatamente appoggiati nel settore di Tansini e Sternisa. Nei primi 15 minuti si è avuto un continuo alternarsi di attacchi. All’ottavo minuto, un magnifico tiro di Ferrari impegna Compiani. Al 14’ è Balossino che para un insidioso pallone di Sternisa. La partita non offre fasi salienti. La linea mediana dell’Alessandria è in sensibile vantaggio nel diretto confronto con l’avversaria. Pomi e Marchi tengono a freno le ali sotto la loro sorveglianza, Borgo, al centro, appare smarrito e spesso arruffa situazioni che pure sarebbero chiarissime. La linea degli attaccanti alessandrini è duttile, veloce, pronta e attua un gioco assai vario e brillante. Al 21’ viene tirato un calcio d’angolo contro il Milan. Serrata mischia di uomini, ma Compiani sottrae il pallone dal groviglio e respinge l’insidia. La difesa dei rossoneri deve impegnarsi a fondo, Cattaneo, Avalle, Ferrari sono tra i più insidiosi della grigia linea attaccante. Compiani viene di frequente applaudito dalla coorte dei suoi ammiratori, Pomi e Marchi cercano con abilità di capovolgere alcune situazioni pericolose. Sternisa e Tansini inviano due palloni a Balossino: il portiere dell’Alessandria respinge il non augurale saluto. Al 41’, goal dell’Alessandria. Borelli, dall’estrema sinistra, centra, Pomi respinge, ma il pallone viene ripreso da Cattaneo e fulminato in rete. Tiro imparabile! Compiani è immune da colpe, ma il pubblico dei sostenitori rossoneri palesa non certo il suo buon umore. Il primo tempo si chiude così in vantaggio per l’Alessandria. Dal lato tecnico, i primi quarantacinque minuti di gioco non offrono spunti di rilievo. Maggiore combattività e fusione di gioco fra i grigi; resistenza tenace e ostinata per parte milanese. Il primo tempo deve essere stato provvido di insegnamenti. Infatti, Pomi assume nella ripresa il ruolo di centrosostegno dei rossoneri e Borgo passa a mediano laterale. Lo spostamento appare opportuno, infatti i rossoneri riescono a infrenare con maggiore agio le irruenti discese degli avanti grigi pieni di slancio e di entusiasmo. Al 2’, calcio d’angolo contro il Milan. L’azione sotto il goal rimane infruttuosa, Ferrari ha quasi sempre l’iniziativa dell’attacco, ma un uomo di valore lo vigila attentamente, Marchi, uno fra gli uomini del Milan che maggiormente si sono distinti ieri. Pomi lancia con foga all’attacco Sternisa e Tansini, che ripetono discese su discese. Le squadre giocano da un quarto d’ora, allorché su azione di Marchi e Pomi, Tansini riceve il pallone e fila velocissimo verso il goal. Il passaggio corto, raso terra, viene bene utilizzato da Sternisa e Balossino salva in tuffo il pericoloso tiro. Il pubblico incita i suoi beniamini, si vuole ad ogni costo il pareggio, ma anche nel gioco del calcio l’attuazione pratica non coincide sempre con la volontà. Gli attacchi rossoneri si fanno sempre più insistenti. Chi avesse creduto di fare delle riserve sul conto della difesa alessandrina può ricredersi: indubbiamente, il trio Lauro-Gandini-Bertolini torna però di gran sollievo alla difesa. Un calcio di punizione da pochi metri dell’area di rigore dell’Alessandria non sorte effetto. I rossoneri insistono nell’area dei grigi, ma Balossino si fa ammirare in due successive occasioni. Al 35’ i grigi riescono a svincolarsi dalle… prese dell’avversario. L’ala sinistra fugge veloce, rapido passaggio a Ferrari che tira; Compiani respinge corto; nuovo tiro di Avalle parato di misura da Compiani. Il secondo tempo è nettamente caratterizzato da una spiccata prevalenza di attacchi dei rossoneri. Invano il Milan tenta la via del goal, la formazione della prima linea e l’indecisione di qualche uomo precludono ogni possibilità. Negli ultimi minuti di gioco, l’Alessandria non si limita a mantenersi in difesa e vivere sul vantaggio, ma porta due attacchi che richiedono il pronto, abile intervento di Compiani. (E.D.G., «Gazzetta del Popolo», 23 dicembre 1929) Perdere una partita per un punto a zero dopo avere avuto una notevole prevalenza d’attacco è una sventura che capita spesso a molte squadre e che i supporters attribuiscono volentieri alla disdetta. Ma, nel caso del Milan, ieri la disdetta non ha avuto gran peso: è stata soprattutto una questione di incapacità. Mutilata di Torriani e di Santagostino, la prima linea milanese presentatasi in campo con Tansini e Manazza alle ali, Giunta al centro, Sternisa e Moroni all’interno ha denunciato tali difetti di inorganicità da attribuirsi in buona parte, se non del tutto, le responsabilità dell’insuccesso. Dei cinque, il solo Moroni s’è meritato l’assoluzione. Lo stesso Tansini, il più anziano e provato della prima fila, sia per la mancanza d’affaticamento con Sternisa, sia per una insolita tendenza ad arruffare il gioco, ha sciupato parecchio di quelle azioni serrate al centro che sono normalmente un po’ il suo forte. Alla retroguardia, la squadra ha invece marciato egregiamente, se si fa eccezione per il solo Borgo che – se non può aspirare a risolvere con la sua persona il problema del centrosostegno per il club milanese – non ha però, tutto sommato, completamente deluso. Marchi ha giocato una bellissima partita e Pomi – seppure non del tutto estraneo al goal che ha causato la sconfitta – ha avuto momenti felici. Solidi i due terzini e sicurissimo, come sempre, il Compiani. L’Alessandria, che ha riscattato con l’incontro di ieri la sconfitta inflittale dall’Ambrosiana, non ha completamente convinto. È una squadra che ha fatto sempre e potrà fare in avvenire qualcosa di meglio di quel che ha rivelato a San Siro. C’è in essa, allo stato potenziale, l’energia della squadra capolista. La sua prova scolorita non si può giustificare con la sola assenza di un uomo – Chierico – sostituito d’altra parte in modo abbastanza soddisfacente da Borelli. C’è ancora in tutti o quasi i suoi componenti la decisione e la franchezza di gioco dei momenti migliori, ma è difettosa la fusione dei singoli in quel blocco organico che ha fatto dell’Alessandria un undici alla pari coi più reputati. La partita non è piaciuta. Il Milan, superiore come s’è detto per numero di attacchi, ha cozzato sempre contro il robusto ostacolo difensivo avversario. Le sue azioni spezzettate, disorganiche, mal concepite e peggio – anzi, niente – realizzate sono passate via via più convulse col passar dei minuti. La difesa si avanzava nervosamente quasi a voler obbligare gli avanti alla sosta nell’area avversaria, a tal punto da lasciarsi sorprendere spiazzata ad ogni energica respinta degli avversari. Il goal segnato da Cattaneo su allungo di Borelli al 40’ del primo tempo è dovuto appunto a una di queste frequenti e imprudenti puntate di sostegni e terzini. E altri punti hanno minacciato nella ripresa di seguire il primo per la stessa ragione, provocando i più applauditi interventi in extremis di Schienoni e Compiani. Entrambe le squadre hanno il rammarico di qualche azione facile a concludersi e fallita per imprecisione di tiro. Eccellente è stata la direzione dell’arbitro Dani. («Corriere della Sera», 23 dicembre 1929) Come si vede, ambedue le squadre erano incomplete: i grigi mancavano di Chierico, ammalato, ed i rossoneri erano privi di Perversi, Torriani, Santagostino e Zanasi. Il match, tecnicamente, non è stato gran cosa. Ha iniziato in modo promettente, sotto questo aspetto, perché i milanisti hanno sfoderato senza indugio velleità combattive ed offensive ed i grigi, per contro, hanno più volte dimostrato la loro capacità nel portare il giuoco in campo avversario mediante combinazioni ben architettate e animate da spirito pratico. Ma poi il giuoco, a poco a poco, è andato declinando, impoverendosi via via che passavano i minuti e si è fatta luce più che altro la volontà dei giuocatori. L’Alessandria ha subito per tre quarti del primo tempo la netta prevalenza di attacco del Milan, ma è riuscito a mantener vergine la propria rete, riuscendo per contro a segnare un goal al 41’ con Cattaneo su azione partita dalla sinistra. Nel secondo tempo, i rossoneri hanno ripetuto la loro tattica di buttarsi a corpo perduto alla offensiva a scapito dell’ordine e del collegamento. L’Alessandria, di fronte a questa insistenza avversaria, non ha tentato con caparbia energia di aumentare il suo vantaggio, ma si è preoccupata maggiormente di conservare quello già ottenuto. Ferrari e Marchina hanno assunto una posizione piuttosto arretrata e lo stile d’attacco degli alessandrini è venuto a soffrirne: in altre parole, nel secondo tempo i grigi hanno sacrificato la bellezza del giuoco d’offensiva alle necessità imposte dalla partita, dal contegno dell’avversaria e, quindi, al miraggio di una vittoria ambita. Anche nel secondo tempo, così, il Milan ha prevalso nettamente, se per prevalenza si intende la maggior durata dei periodi d’attacco. Eppure, i rossoneri non hanno segnato un solo goal in tutta la partita, né la porta di Balossino è stata messa a repentaglio da fasi molto pericolose nonostante il portiere alessandrino avesse dovuto rimaner sempre vigile perché il giuoco, come ripetiamo, si è mantenuto in prevalenza nei paraggi della sua area. Gli è che la prima linea milanista ha difettato enormemente di accordo e di precisione: privata di taluno dei suoi uomini migliori, con una formazione di ripiego, l’attacco del Milan ha avuto la destra pressoché nulla. Così, l’attenzione dei difensori alessandrini si è riversata su Sternisa e, particolarmente, su Tansini, dal quale sono partite le poche azioni veramente insidiose per Balossino. Localizzato il punto forte dell’avversario, l’Alessandria lo ha immunizzato. Ed ha vinto difendendosi, ma difendendosi in modo eccellente, marcando gli avversari più pericolosi con insistenza, e rompendo ogni azione in virtù di uno scatto più pronto e di maggior senso opportunistico dei suoi uomini. Il Milan, che va famoso per la volontà indomita che caratterizza le sue partite, ha fatto onore a sé stesso sotto questo punto di vista. Ha sfoderato in ogni reparto, in ogni suo giuocatore un impegno ammirevole, ed è per questo che i grigi hanno dovuto subire la prevalenza sua per lunghi periodi. Il maggior merito di ciò va a Moroni, a Pomi ed a Marchi; ma a che vale la combattività e la prevalenza d’attacco se ad esse fa riscontro l’incapacità di concludere? Il Milan, che pareva stesse riprendendosi da un periodo disgraziato, ha avuto oggi nuovamente i ranghi sconvolti da forzate assenze. Tuttavia, per l’Alessandria il successo trona a particolare onore, perché essa ha dovuto impostare il giuoco sul terreno del combattimento che, forse, le è il meno confacente ed alla lotta vivissima ma corretta svoltasi senza un attimo di tregua per tutti i novanta minuti, ha fatto fronte con animo fermo e sagace volontà. Particolare menzione deve essere fatta di Gandini, Ferrari, Marchina e dei due terzini. All’attacco focoso ma incomposto del Milan corrisposero, nei primi dieci minuti, due o tre discese particolarmente pericolose dell’Alessandria, discese che avevano per punto di partenza gli allunghi degli halves alle ali: al 10’ Compiani corse un serio pericolo da lui sventato uscendo di porta ad incontrare Cattaneo. Il quintetto avanzato rossonero tenne poi sotto il suo raggio di tiro la porta di Balossino per lunghi minuti ancora, in virtù del lavoro improbo cui si erano sottoposti gli infaticabili Pomi, Marchi e Schienoni. Moroni tentò il goal con un colpo di testa al 15’ e Bertolini, mediante un fallo, provocò un calcio di punizione di poco fuori dall’area di rigore. Ma i grigi non subivano senza reagire l’imperiosa volontà offensiva e svilupparono ancora delle azioni che obbligarono Schienoni e Colombo, trasportati in avanti dall’andamento del giuoco, a ripiegare frettolosamente. Al 21’, anzi, Schienoni dovette salvarsi in corner. Al 25’, dopo un’azione difensiva provocata da un tiro di punizione di Pomi, gli alessandrini scattarono ancora all’offensiva: Marchina superò di scatto Schienoni, che cadeva a terra. L’inside grigio, giunto quasi sulla linea di fondo, passò indietro la palla verso Avalle, ma il centroavanti alessandrino giunse con un attimo di ritardo sul pallone, permettendo a Colombo di intervenire. La insistente, pertinace, inconcludente offensiva del Milan riprese a svilupparsi e diede ancora per molti minuti il tono al giuoco. Al 39’ Compiani venne impegnato da un potente tiro di Avalle da oltre venti metri; sfuggita a Compiani, la palla venne ripresa da Borelli che invitò nuovamente il portiere rossonero alla parata. Due minuti dopo sopravvenne il goal alessandrino. Una fuga di Borelli ed un suo centro: l’azione non è molto chiara. La palla batte su due o tre giuocatori. Compiani sta per uscire di porta e i terzini milanisti hanno un attimo di disorientamento. Ne approfitta Cattaneo che, da tre metri, mette in rete con un tiro dal basso all’alto. Al secondo tempo, il Milan si presentò con Borgo half esterno e Pomi al centro. Dopo soli 4 minuti, Cattaneo sfuggì alla sorveglianza dell’ex juventino e obbligò la difesa milanista a salvarsi in corner. L’offesa milanista riprese la fila della ingarbugliata matassa senza riuscire, peraltro, a scioglierla. Tansini fu artefice di una magnifica azione al 10’: giuocati tre avversari, l’ala milanista effettuò un magnifico cross che Giunta non seppe far fruttare. Poi il giuoco perse la sua chiarezza anche da parte dell’Alessandria, che al 22’ doveva subire un corner mentre tutti i tentativi del Milan, che appoggiava quasi esclusivamente a sinistra, naufragavano nell’area avversaria. Al 32’ l’Alessandria ottenne un corner, a seguito del quale Cattaneo perse un’eccellente occasione di segnare a goal vuoto ché Compiani era uscito per intercettare un cross di Borelli. Negli ultimi dieci minuti, i rossoneri sembrarono rassegnati alla sconfitta. Diminuirono il ritmo del loro giuoco e soltanto Pomi e Marchi tentarono ancora, ma inutilmente, con due tiri da lontano, di sorprendere Balossino. Al fischio finale dell’ottimo Dani, i giuocatori vittoriosi danno manifesti segni di gioia. («La Stampa», 23 dicembre 1929) L’Alessandria, per la prima volta nella sua lunga carriera sportiva, è riuscita a strappare a Milano una bella vittoria sullo squadrone rossonero. Tale vittoria è molto più significativa per il fatto che è stata conseguita da una squadra ancora in via di sistemazione, ed otto giorni dopo la sconfitta sul proprio campo contro l’Ambrosiana. Sarà questo un capriccio della sorte che guida l’attuale campionato o non piuttosto un risveglio della squadra che, dopo la partita di Genova, non aveva più dato segni di una sufficiente attività? Il ritorno di Avalle all’attacco e di Lauro in difesa, e l’innesto di Borelli, che ha giuocato una coraggiosa partita all’ala sinistra, pare abbiano definitivamente sistemata l’inquadratura della squadra. L’Alessandria, battendo il Milan, ha così riscattata la sconfitta subita otto giorni prima, ha di colpo riconquistata la fiducia dei suoi supporters, è ritornata al terzo posto di classifica a ridosso dei leaders Genova e Juventus, ha insomma ridata la sensazione di poter in seguito fare ancora di più di quanto sinora ha saputo fare. Vincere a Milano contro lo squadrone milanista non può solo essere un capriccio della sorte, ma dimostra con chiarezza che la squadra, quando impegna nella lotta tutte le sue forze, sa anche abbattere ostacoli severissimi ed ergersi dominatrice dei più grandi squadroni. Domenica la squadra grigia, pur non avendo disputato una grande partita, come ad esempio contro la Juventus, ha ugualmente dimostrato di possedere una inquadratura possente e degna di combattere con possibilità di successo coi migliori squadroni italiani. Ciò che più ha felicemente impressionato, nella partita di domenica, è stato il giuoco dell’attacco che ha portato con continuità sorprendente e con azioni brillanti una seria minaccia alla rete milanista mettendola continuamente in pericolo e lasciando l’impressione di poter segnare ad ogni azione. Il ritorno di Avalle ha ridato alla linea attaccante, giuoco tecnico e realizzatore, autorità, spirito di combattività e di reazione. È questa la miglior prova che l’attacco così formato è il migliore che l’Alessandria possa mettere in campo. Abbiamo così agio di sperare in un brillante cammino della squadra grigia, che ha tutte le possibilità per portarsi sempre più in alto attraverso radiose affermazioni. («Il Piccolo», 28 dicembre 1929) RISULTATI: Cremonese-Torino 0-1 Genova 1893-Bologna 2-0 Juventus-Brescia 0-0 Lazio-Padova 4-0 Livorno-Roma 1-0 (giocata a Viareggio) Napoli-Pro Vercelli 1-1 Pro Patria-Ambrosiana 0-0 Triestina-Modena 0-1 CLASSIFICA: Genova 1893, Juventus 17; Alessandria, Ambrosiana, Torino 14; Pro Vercelli 13; Modena, Napoli, Roma 12; Bologna, Milan, Triestina 11; Lazio 10; Pro Patria 9; Brescia 8; Livorno 6; Cremonese 4; Padova 3. Il punto sul campionato Due risultati si staccano fra quelli dell’undicesima giornata, per i mutamenti che portano alle prime posizioni della classifica: quelli di Genova c di Torino, che provocano appunto il ricongiungimento del Genova con la Juventus. Quest'ultima, vittoriosa domenica sul difficile terreno bolognese, si è fatta imporre invece la divisione dei punti sul proprio campo dal Brescia. Esito questo indubbiamente clamoroso; ma esiste a favore dei bresciani una tradizione che li fa temutissimi in campo juventino. E infatti lo scorso anno il Brescia non si accontentò del match pari, ma a Torino vinse addirittura. La Juventus perde quindi un punto e si fa cosi raggiungere dal Gcnova che ha potuto battere il Bologna Un punto ha perduto anche l'Ambrosiana che a Busto Arsizio, contro la Pro Patria, non è riuscita a passare completamente. L'undici milanese viene perciò ripreso dall'Alessandria e dal Torino, due squadre queste che sono riuscite ieri a vincere su terreno avversario con un solo goal di vantaggio, ma sufficiente per far loro guadagnare i due preziosi punti. Torino è passato a Cremona e l'Alessandria, otto giorni fa sconfitta in casa propria per opera dell'Ambrosiana, ha potuto sfogare il suo disappunto sul terreno dell'altro undici milanese. Gli altri risultati della giornata, tolto quello di Roma, sono tutti notevoli. Rilevanti il « nullo » strappato dalla Pro Vercelli al Napoli e la vittoria del Livorno sul Roma in campo neutro, e poi sopra tutti, l'esito della partita di Trieste, dove il Modena, vincendo anche contro le previsioni dei più, ha subito confermato la bella prova compiuta otto giorni prima a Torino. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio)