Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1929/1930
Serie A
20-10-1929 - Giornata: 3 - Roma - Rondinella


Lazio SS - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Balossino Natale, Gallino Luigi, Costa Felice, Lauro Armando, Avalle Edoardo, Bertolini Luigi, Chierico Carlo Angelo, Cattaneo Renato, Banchero (II) Ettore, Ferrari Giovanni, Autelli Mario All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
LAZIO SS: Sclavi; Tognotti, Bottacini; Marcacci, Furlani, Caimmi; Okely (III) Riccardo, Malatesta, Pastore, Rier, Sbrana (II) Dino. All.: Piselli Pietro

Arbitro: Dani Carlo (Genova)
Note
Inizio gara ore 15:00

Commento
Il niente di fatto ha sancito l’opera disordinata dei laziali e degli alessandrini nell’incontro che, mettendole di fronte, ha fatto accorrere al campo della Rondinella una folla strabocchevole. Per raggiungere tale risultato, le due squadre si sono prodigate in modo infernale. La Lazio, che tende ad acquistarsi una posizione di vedetta nell’attuale campionato, ha dato battaglia dal primo minuto all’ultimo della partita; l’Alessandria non ha saputo svincolarsi dalla fremente azione degli avversari e ha ridotto la sua tattica alle proporzioni di una serrata difesa. Si dice che una squadra che si condanna alla difesa è mezza battuta: l’Alessandria ha invece colto un mezzo successo. Portare via in dote completo o mezzo punteggio da Roma non sarà cosa facile, quando si abbia per avversaria la Lazio o la Roma. Ieri, pubblico e giocatori romani ci hanno data la sensazione esatta del fiato che essi spendono generosamente in una partita di foot-ball. L’ambiente è fatto apposta per smontare i nervi degli avversari più solidi, si ritorna di colpo al vecchio stile delle lotte ormai consegnate agli archivi; la folla protesa sulla competizione le dà il ritmo; un ritmo ansante, tumultuoso. Non si più veramente parlare di crisi del foot-ball a Roma: qui si è in pieno rigoglio. Giudicate questa passione come volete, ma dovete chiamarla innanzi passione. E pure la Lazio, sostenuta da un incitamento che non è mai calato di tono, non ha saputo battere l’Alessandria. Le qualità morali della compagine piemontese hanno avuto, così, un gioco notevole nel marasma dello scontro fra le due squadre le quali, dimenticati i dettami della battaglia, partite a grande andatura, hanno finito a passo sostenuto. Come fatto tecnico primeggia nella partita la riuscita tattica difensiva degli alessandrini, che hanno subito un furioso, continuo assalto alla propria area. A poco a poco, tutti i reparti della squadra hanno perso le caratteristiche derivanti dai compiti da svolgere per fornire uomini alla difesa. I terzini della Lazio sono venuti ad affacciarsi nel mezzo campo alessandrino, dove nello spazio di una trentina di metri lavoravano come dannati una ventina di uomini. Immaginatevi che cosa ne poteva venire fuori, da tanto affastellamento! Una lotta serrata, frammentaria, vivace, ma non violenta, dura, ma non… cattiva. Nell’ardore di un tale combattimento, le due squadre hanno bruciato i principi pratici del gioco cercando l’azione di sbaraglio. Il pallone volava da testa a testa, era passato frettolosamente alto e alla fine della sua parabola trovava tre o quattro uomini ansanti che se ne disputavano il possesso. Quindi, nessuna buona azione; la porta dell’Alessandria costantemente minacciata, spesso in pericolo, ma mai attaccata con criterio. La Lazio ha lanciato molti giuocatori alla conquista della vittoria; ma non ha mai portato una linea compatta, organica e insidiosa sulla rocca da espugnare. Forse, la difesa accanita dei piemontesi ha smontato i laziali, forse il quintetto attaccante, che ha al centro il cannoniere Pastore, non era nella giornata migliore; certo è che l’azione difensiva ha controbilanciato e sovrastata quella offensiva e la Lazio ha perso un punto in una partita durante la quale è rimasta all’attacco per una ottantina di minuti almeno. In ogni incontro che non riesce a mettere in vista lo stile delle squadre, emergono sempre alcuni uomini. In quello fra Lazio e Alessandria, le due difese hanno dettato legge: quella dei grigi per il disbrigo di un lavoro immane e quella della Lazio per l’autorità con cui ha affrontato e disperse le azioni di ritorsione degli avversari. Il miglior uomo della squadra romana mi è sembrato il mediano Marcacci, agile, attento dell’avversario e del pallone, del quale ha un controllo sicuro, cercando di liberarsene con criterio. In una partita serena può essere un costruttore. Furlani «tira» da principio alla fine: è un atleta, ricorda Janni in certi momenti per la mobilità e l’ostinatezza, ma non mi è sembrato un buon coordinatore. Altro buon elemento Sbrana che, specie nella ripresa, quando è passato ala destra, dopo di aver occupato nel primo tempo il posto di ala sinistra, ha portato frequenti attacchi; ma il pallone da lui lanciato al centro finiva nel caos dell’area alessandrina, dove si addossavano, nei momenti critici, mezza dozzina di difensori. Pastore, messo sotto controllo, ha cercato di realizzare con qualcuno dei suoi fulminei tiri, ma gli alessandrini lo tenevano a dovuta distanza dalla porta, perché i suoi tentativi potessero avere risultato. Null’altro di notevole nel suo gioco, Pastore non è un alimentatore: è uomo di punta. La difesa alessandrina, come ho detto, ha conquistato il risultato. Per difesa bisogna intendere, in un primo momento, Gallino, Costa e Balossino; poi bisogna aggiungere a questi tre nomi quelli di Lauro, Bertolini e Avalle e infine anche quelli di Cattaneo, Banchero II e Ferrari. Tutti questi uomini, unificandosi i compiti, hanno dato alla contesa una energia disperata, battendosi nello stile e nella testardaggine delle classiche squadre provinciali. Detto questo, la cronaca si assenta dal resoconto della partita, che fu severa e massacrante, ma massacrò anche il gioco inteso come elemento coordinatore dell’azione. La diresse con oculatezza Dani e le due squadre che si battevano con tanto nervosismo gli obbedirono con disciplina. (Renato Casalbore, «Gazzetta del Popolo», 21 ottobre 1929) Partita tirata a grande andatura dal principio alla fine da due squadre che hanno combattuto con gran cuore per tutti i 90 minuti. La partita ha avuto una fisionomia ben netta, che si è precisata nel secondo tempo: la Lazio protesa all’attacco per carpire il punto della vittoria, l’Alessandria che ha difeso la sua porta alzando un baluardo di decisione e di solidità che ha resistito alla prova. Il giuoco laziale non ha davvero brillato per soverchia precisione e pochi sono stati i tiri pericolosissimi; ma non vi è stata però tregua. Una squadra che avesse avuto un istante di smarrimento l’avrebbe pagato caro con la sconfitta. È il morale elevato che ha salvato l’Alessandria: dote meravigliosa di questa bella squadra di provincia, che si è accoppiata ad una immediata intuizione della tattica migliore da seguire. Il risultato, che ha lasciato le due porte inviolate, ha premiato il generoso sforzo dei grigi: particolarmente… soddisfatto era il portiere Balossino, che alla fine del match ha fatto delle capriole in segno di gioia. Ne aveva ben ragione, perché incominciato il primo tempo con qualche titubanza e con prese difettose, nel secondo è stato uno dei migliori, forse il migliore in senso assoluto. Un tuffo suo nell’angolo della porta fu veramente spettacoloso, perché il tiro di Rier era sparato dalla distanza di pochi metri con una forza straordinaria. Terzini e mediani sono stati di grande rendimento ed il capitano Avalle, centrosostegno, e Gallino, terzino destro, si sono particolarmente distinti. La prima linea alessandrina non ha troppo ben figurato, almeno in confronto ai compagni delle linee arretrate; era evidente la preoccupazione negli uomini di centro di correre di rincalzo alla difesa. Con ciò non vogliamo dire che non si siano create delle azioni pericolose sotto la porta della Lazio. Ne ricordiamo anzi due soprattutto, una volta nel primo tempo ed una volta nel secondo, che fecero trattenere il respiro poiché Scalvi era uscito intempestivamente. I goals sembravano sicuri, ma la prima liberò di testa Forlani e la seconda Chierico sbagliò il tiro. I supporters della Lazio se ne sono andati dal campo un po’ delusi: non certo a ragione, noi crediamo, perché la squadra romana ha svolto un giuoco infuocato anche se monotono e, se non ha colto la vittoria, il motivo deve ricercarsi, più che in una prova scialba degli azzurri, nella barriera fortissima opposta dai grigi. Le azioni della Lazio non sono affatto in ribasso dopo questa partita, ma solo la squadra ha bisogno di amalgamarsi, poiché vi è qualche discontinuità nel rendimento degli uomini. Complessivamente, però, la squadra c’è e, con un po’ di lavoro, sarà possibile portarla al rendimento massimo. Pastore spesso è stato fermo, ma i suoi tiri scoccati di tanto in tanto sono stati insidiosi; Rier fu il migliore attaccante e Malatesta ieri si è dimostrato qualche cosa più di una promessa. Nella linea mediana Furlani ha molto lavorato senza giuocare la sua migliore partita; Caimmi e Marcacci (che sostituiva Pardini) si sono affaticati senza emergere. Buoni i terzini; Sclavi si è riconfermato portiere della presa di ferro, ma ieri ha commesso due errori che potevano costar cari; nel secondo tempo, del resto, ha dovuto intercettare un solo pallone, affatto pericoloso. Oculato l’arbitraggio di Dani. La partita si inizia poco dopo le tre. Gli alessandrini partono all’offensiva, ma subito i laziali minacciano Balossino che si lascia sfuggire la palla di mano. Al 18’ si ha un primo corner a favore degli azzurri. Tira Pastore e Balossino, che esce un po’ fuori tempo, riesce tuttavia a respingere. Al 24’ si ha una bella discesa alessandrina che si conclude in un forte tiro bloccato magistralmente da Sclavi. Balossino è di nuovo impegnato ed al 30’ ferma un difficile pallone calciato da Okely; quindi respinge una rovesciata di Pastore ed al 35’ una cannonata, pure di Pastore, sparata da 20 metri. Poi il giuoco cambia direzione. Al 40’ i laziali sono in corner e successivamente si verifica l’episodio in cui Sclavi è uscito. Il tiro dei grigi sta per violare la rete romana ma Furlani respinge miracolosamente colla testa. Appena si inizia il secondo tempo, i laziali assediano invano la porta alessandrina. Al 2’ Rier spara un bolide che Balossino afferra mirabilmente da portiere di grande classe. Quindi si ha un corner a favore dei laziali, seguito da altri tre nello spazio di un quarto d’ora. Inutilmente i laziali sperano di trovare spiazzata la difesa avversaria con tiri da lontano. Tutti vengono respinti inesorabilmente. Al 20’ sembra che il giuoco tenda a spostarsi verso Scalvi, per poco però, ché al 27’ viene tirato un calcio di punizione che Pastore rovescia poi sul palo sopra la rete. Subito dopo, Pastore si impossessa nuovamente della palla e crea un’altra situazione pericolosa. Al 32’ Avalle ha il pallone e fa filare l’ala, ma Toniotti rompe in forza. Al 36’ l’Alessandria perde un’ottima occasione per segnare poiché il pallone è arrivato nell’area di rigore laziale e Sclavi è uscito, ma Chierico sbaglia e la palla va a finire a lato. Gli azzurri invadono all’ultimo il campo alessandrino, ma gli estremi sforzi si infrangono soprattutto per il deciso intervento di Gallino. Il numeroso pubblico che affolla il campo comincia ad andarsene. Al termine, i giuocatori alessandrini sono festanti. («La Stampa», 21 ottobre 1929) Non è la prima volta che la squadra alessandrina ci fa assistere ad una partita tatticamente condotta come quella di oggi. Mai però i grigi furono costretti a subire il comando degli avversari, i quali non sono riusciti a segnare non tanto per virtù dei difensori quanto per demerito degli attaccati. I laziali hanno errato l’impostazione tattica del gioco; dinanzi a una difesa calma, accorta e potente come quella alessandrina, decisa a tutto per di giungere alla divisione dei punti, i romani non avrebbero dovuto badare alle finezze tecniche, ma usare quell’attacco in forza, pronto e fulmineo negli spostamenti e nella fase conclusiva, che solo avrebbe potuto permettere un risultato diverso. Invece, niente di tutto questo, ma un disordinato martellamento sul sistema difensivo degli avversari sul piede dei quali andava a morire ogni attacco laziale. Della Lazio, di fronte al mediocre gioco della linea di attacco, sta l’ottimo comportamento dei reparti di retroguardia. Tanto Sclavi quanto Tognotti e Bottaccini hanno tenuto il posto rispettivo con grande bravura e ammirevole decisione. La seconda linea è stata il reparto migliore della squadra e oggi si è potuto registrare un’altra grande giornata del discusso Furlani, dimostratosi preciso, sicuro e combattivo al massimo grado. La riserva Marcacci è stata la lieta sorpresa della giornata e di lui può dirsi che sia stato il più tecnico e il più preciso nei passaggi. Caimmi è apparso tenacissimo e di prezioso contributo al rendimento della seconda linea. Della prima linea, che mancava di Ziroli e Spivach, abbiamo implicitamente già detto. Nessuno, salvo in qualche momento Pastore, si è sollevato dalla mediocrità. L’Alessandria ha ottenuto quanto era nel suo programma e in questa constatazione è per essa l’elogio migliore. Tuttavia, non può dirsi che la squadra dei grigi sia apparsa immune da pecche. Il sistema difensivo è prontissimo e accorto, ma l’attacco è tutt’altro che pericoloso e organico. Non parliamo del secondo tempo, perché in questa parte del match l’attacco aveva cessato completamente di esistere come unità tattica, ma anche nel primo tempo i forwards grigi non ci hanno mai fatto assistere a qualche cosa di particolarmente notevole. Azioni imprecise e confuse, gioco slegato e inconcludente, poco veloce e affatto brillante. Gli effetti della dipartita del primo dei Banchero sono tuttora evidenti, né valgono i generosi sforzi del bravo Ferrari a renderla meno sensibile. Ottima invece è la seconda linea, col proteiforme Avalle già in magnifica forma. Anche qui può essere giudicato solo il lavoro di difesa, poiché quella di appoggio non ha avuto campo di farsi ammirare. Dei terzini il migliore è stato Gallino, che nel secondo tempo ha letteralmente giganteggiato. Efficientissimo il portiere Balossino, che si è dimostrato un valido difensore della sua rete. Non sempre deciso l’arbitraggio di Dani. («La Gazzetta dello Sport», 21 ottobre 1929) La Lazio ha rivelato povertà di temi di attacco specie nel trio centrale che si presentava con Malatesta al posto di interno destro. Pastore ha avuto una giornata cattiva o in buona parte si deve a lui se i laziali in area di rigore avversaria non hanno saputo sfruttare le continue favorevoli occasioni. L'Alessandria ha giocato ottimamente in difesa: nel secondo tempo, quando la Lazio ha attaccato per tutti i tre quarti d'ora senza concedere un attimo di tregua, i difensori della squadra ospite senza arruffare hanno sempre agevolmente liberato; emerse su tutti Avalle. L'attacco alessandrino invece non ha avuto che sprazzi isolati. Ferrari prima. Chierico dopo hanno tirato a Iato palloni che avrebbero facilmente assicurato il successo. Nel primo tempo si è avuto equilibrio d'azioni: tre calci d'angolo contro l'Alessandria e due contro la Lazio. Nel secondo tempo completa superiorità della Lazio che ha avuto sei « corners » a suo favore. Dei laziali ottimi Sclavi, Tognotti, Forlani. Arbitro Dani. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio) Domenica, a Roma, la squadra grigia ha affrontato la prima delle diciassette partite che essa deve sostenere in campo avversario durante questo campionato. Scesa in campo in formazione di ripiego contro lo squadrone della Lazio, che quindici giorni prima aveva nettamente sconfitto per 3 goals a zero la squadra campione d’Italia, dopo aver sostenuto una lotta dura ed estenuante è uscita dal campo imbattuta. Queste poche parole sarebbero sufficienti per dimostrare quale grande impresa abbia compiuto domenica la squadra grigia. La squadra alessandrina, come già nell’annata scorsa, ha dimostrato di non subire l’influenza del campo avversario, ed in particolare modo dell’ostilità del pubblico. Non possiamo quindi che elogiare il superbo giuoco svolto dai grigi, tanto più che essi hanno dovuto lottare non solo contro uno squadrone deciso a tutto osare pur di uscire dal campo vittorioso, ma anche contro l’accanimento del pubblico romano che, dall’inizio alla fine della partita, ha tenuto un contegno veramente deplorevole. Un elogio particolare va fatto all’intero reparto difensivo, che ha veramente strabiliato. Il sestetto difensivo grigio è stato, per quasi tutto il corso della partita, a stretto contatto con l’attacco avversario e lo ha sempre vittoriosamente fronteggiato e respinto. Col loro giuoco ordinato, calmo, i sei difensori grigi hanno sconvolto ed infranto ogni attacco avversario, riuscendo anche più volte a lanciare gli attaccanti all’offensiva. Sarebbe forse stato un po’ troppo se l’Alessandria avesse vinto, ma non le è mancato certo l’occasione e con un po’ più di fortuna… essa avrebbe sicuramente colto il successo. Basti dire che, a pochi minuti dalla fine, Autelli si è trovato solo davanti al portiere avversario ed ha fallito solo di pochi centimetri il bersaglio. Il sestetto difensivo ha quindi campeggiato nella partita di domenica. Gallino e Costa han dimostrato una potenza non comune, Gallino poi è stato veramente superbo e giudicato il miglior uomo in campo. Balossino ha effettuato parate superbe, classificandosi portiere di classe. La linea mediana, guidata dal generoso Avalle, è stata all’altezza della situazione dimostrandosi veramente granitica. Per contro, la linea d’attacco, come già otto giorni prima contro la Pro Patria, è stata assolutamente inconcludente. Tale situazione sarebbe veramente preoccupante se non sussistesse a favore dell’attacco grigio la bella prova fornita contro la Roma. Non può essere quindi che un male passeggero, che guarirà senza dubbio col ritorno in squadra di Marchina. («Il Piccolo», 26 ottobre 1929) RISULTATI: Ambrosiana-Bologna 2-1 Brescia-Padova 3-2 Cremonese-Juventus 0-0 Modena-Pro Vercelli 1-1 Napoli-Milan 2-1 Pro Patria-Genova 1893 0-1 Torino-Livorno 3-0 Triestina-Roma 1-1 CLASSIFICA: Torino 6; Genova 1893, Juventus 5; Alessandria, Ambrosiana, Milan, Pro Vercelli 4; Brescia, Lazio, Modena, Napoli, Pro Patria, Roma 3; Triestina 2; Bologna, Cremonese 1; Livorno, Padova 0. Il punto sul campionato Dopo tre giornate di campionato una sola squadra riesce a mantenere il pieno punteggio ed a portarsi sola al comando della classifica. Il Torino, ieri netto vincitore del Livorno sul proprio campo, ha un punto di vantaggio sulla Juventus e sul Genova. La Juventus è stata fermata nella sua marcia a Cremona da una squadra che domenica scorsa aveva perduto a Roma per nove punti a zero; risultato certamente imprevisto ma che comunque è giustificato dalle eccellenti tradizioni sportive del campo cremonese difficile ostacolo per. qualunque squadra. il Genova, in svantaggio per il primo incontro pari subito contro una Pro Vercelli che doveva dimostrare poi la sua forza battendo l'Ambrosiana e terminando ieri alla pari a Modena, conferma la sua efficienza con la vittoria ottenuta a Busto. Il Milan. l'undici che fino a domenica aveva saputo mantenersi nel terzetto di testa, ha subito una sconfitta a Napoli dove l'undici napoletano ha mostrato sul suo terreno le ottime possibilità già rivelate coll'incontro di Torino. Il Milan si affianca così in classifica all'Ambrosiana che. ieri ha potuto battere il Bologna, apparso già in periodo di promettente ripresa. Gli altri risultati della giornata appaiono regolari: notevole il numero di incontri pari: quattro su nove, ciò che sta ad indicare l'equivalenza delle forze in campo. (Corriere della Sera – edizione del pomeriggio)