Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1928/1929
Div. Nazionale
18-11-1928 - Giornata: 7 - Torino - via Filadelfia
Girone A


Torino FBC - Alessandria US 6 - 1 (2 - 0)
RETI: 21. Rossetti (II) G. [To] , 44. Vezzani L. [To] , 48. Baloncieri A. [To] , 67. Libonatti J. [To] , 73. Vezzani L. [To] , 82. Martin (III) D. [To] 46. Cattaneo R.[A]

Alessandria US Morando Clemente, Lauro Armando, Costa Felice, Avalle Edoardo, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
TORINO: Bosia; Martin (III) Dario, Vincenzi; Colombari, Janni, Sperone; Vezzani, Baloncieri, Libonatti, Rossetti (II) Gino, Franzoni. All: Cargnelli Tony.

Arbitro: Lenti Cesare (Genova)
Note
Pubblico numerosissimo. Giornata serena. Inizio gara ore 14:30 (14:45 effettive).

Commento
La prima partita severa che il Torino giocava quest’anno sul suo campo si è chiusa con una clamorosa vittoria per la squadra campione d’Italia. Una vittoria che ha oltrepassato le più ottimistiche previsioni per assumere la caratteristica del trionfo. Si pensava che il Torino avesse potuto sinora «maramaldeggiare» perché il calendario del campionato gli riservava un inizio facile, opponendogli le squadre più deboli del girone. Quella di ieri era un po’ considerata come la prova decisiva per la squadra torinese, perché l’Alessandria, imbattuta sinora, aveva l’autorità e la classe necessarie per impegnare a fondo i campioni d’Italia. La prova è stata superata. Il Torino ne esce laureato a pieni voti, anche se la sua vittoria non parve avere le finezze stilistiche rilevate in altri incontri. Si ebbe l’impressione che il gioco del Torino fosse ieri tecnicamente meno pregevole, pur raggiungendo, contro un avversario forte che si è battuto valorosamente, un risultato che è di gran lunga il più bello e conclusivo fra tutti quelli che hanno portato la squadra granata al comando del suo gruppo. Ci eravamo abituati ad un Torino che ricamava il suo gioco, trovava la più alta espressione nelle virtuosità del terzetto d’attacco. Lo stile delle vittorie era sempre identico. Gli avversari, inferiori di classe, permettevano al Torino lo svolgimento di un gioco che, in fondo, ammaliava gli avversari stessi e li trascinava a battersi su sviluppi di tempi stilistici che non capivano e non sapevano svolgere. Portata l’azione sul suo terreno favorito, il Torino dominava. Ma ieri, con l’Alessandria, non si poteva trattare da maestro ad allievo. La lezione, imparata a memoria e così ben recitata agli altri, trovava l’interruttore che ne faceva perdere il filo. Sul terreno dello stile, l’Alessandria opponeva finezza a finezze. Ed allora, il gioco del Torino, a poco a poco, si è trasformato. Alle virtuosità del terzetto centrale è subentrata l’azione più larga di tutta la linea: l’impostazione tecnica della «frase», pur non scomparendo del tutto, è stata offuscata da un gioco più deciso; la partita, iniziatasi in tono minore quasi andasse alla ricerca, senza trovarli, di temi eleganti da svolgere, è poi diventata combattimento, e l’ardore della lotta ha sovente messo in disparte le finezze dello stile. A molti, forse, il gioco del Torino non sarà ieri piaciuto. Per conto mio, ascrivo a merito della squadra granata l’aver saputo dimostrare di non irrigidirsi in una formula che, in fondo, pareva riassumere il merito dei successi nella perfetta azione di tre uomini soli. Abbiamo conosciuto ieri un altro Torino, forse tecnicamente meno bello, ma sempre potentemente realizzatore. Soprattutto, un Torino che si batte con anima, che impone il combattimento e non lo subisce, che non si lascia sfuggire di mano l’iniziativa, anche quando, per tenerla, è costretto a sacrificare molte preziosità del suo stile. Forse, nell’ardore e nel contrasto del combattimento, che imponeva all’azione uno sviluppo nervoso ed a strappi, qualche giocatore, come Rossetti e Janni, è talvolta apparso sfuocato, farraginoso, ma tutta la squadra, giudicata in blocco, si è imposta e, nel secondo tempo, ha nettamente dominato. Iniziatasi con timidi accordi in grigio, la partita si è chiusa così con una grandiosa sinfonia in granata. Il risultato, del resto, è eloquente. Non si infliggono sei goals ad una squadra omogenea e salda come l’Alessandria se non si posseggono doti concrete e grande capacità realizzatrice. Uno solo dei goals decretarono la sconfitta della squadra grigia è imputabile ai difensori; gli altri non furono ottenuti che dopo un sapiente lavoro di smantellamento, che chiamò all’opera tutti gli attaccanti torinesi. Più che goals di sorpresa, furono goals lavorati. Libonatti stesso, che aveva iniziato la partita fisicamente spostato in avanti in continuo contatto con i terzini nell’attesa di concludere fulmineamente i passaggi dei compagni, ha dovuto cambiar tattica ed ha giuocato, nel secondo tempo, con un senso altruistico che talvolta è apparso persino eccessivo, ma che ha fatto ugualmente di lui uno dei migliori artefici del successo. L’Alessandria fu inferiore all’attesa nella linea d’attacco, dove l’azione si è troppo polarizzata su Banchero. Tagliata poi fuori, nel secondo tempo, da ogni rifornimento, ché la linea mediana aveva ben altro a cui pensare, impegnata com’era dall’incalzante offensiva torinese, la prima linea dei grigi limitò la sua azione a rare puntate sulle ali, nella speranza di speculare su una diminuita vigilanza dei terzini avversari. Il gioco riuscì una volta ma, messa sull’avviso, la difesa torinese fu poi pronta a dare in tempo. il «chi va là», e l’audace pattuglia d’attacco alessandrina dovette ripiegare sulle posizioni di partenza. La battaglia si era combattuta prima fra le due linee mediane. L’Alessandria l’aveva sostenuta validamente, impostandola sempre sulla tecnica. Si era anche fatta forte, la squadra grigia, del suo meraviglioso assieme. Ogni uomo portava nell’azione un giusto contributo: senza rilevare speciali punti di forza, l’Alessandria giocava con un equilibrio perfetto e la saldezza delle sue linee annullava i tentativi degli attacchi torinesi. Le forze si bilanciavano, i mediani della due squadre erano impegnati in un lavoro massacrante. Più che a fare il goal, pareva quasi che, da una parte e dall’altra, si pensasse di sfinire prima l’avversario, di smontarlo, per avere poi il via libera. Furono i mediani alessandrini a cedere per primi. Gandini, dopo aver compiuto un lavoro da negro, non ebbe più la mobilità necessaria per tappare le falle che si verificavano nel collegamento con i compagni laterali e questi, alla lor volta, impegnati continuamente dalle ali dell’attacco torinese, erano costretti ad allargare il campo dell’azione e non potevano tender la mano al loro capitano. Dalla falla passò impetuosamente l’attacco granata. Sfinita, dopo essersi battuta sino all’estremo di ogni risorsa, senza errori e debolezze, la linea mediana alessandrina cedette, pur senza arrendersi del tutto. Allora, e soltanto allora, la squadra torinese cantò il peana della vittoria. Pure la partita non lasciava prevedere, all’inizio uno sviluppo così serrato. Per un quarto d’ora, si svolse fiaccamente. Pareva che le due avversarie cercassero, più che altro, di fare dell’accademia. Sul terreno della tecnica, l’Alessandria non appariva per nulla inferiore al Torino, ma le linee attaccanti non avevano ancora trovato lo slancio e la decisione necessaria per impegnare gli estremi difensori. La gara aveva spunti eleganti di bel gioco, ma non il tono passionale che si attendeva. Piaceva, ma non entusiasmava. Fu l’Alessandria a mutar tono per la prima, dopo un guizzo di Libonatti che si era fatto largo d’autorità e di forza fra i difensori avversari costringendo Costa a intervenire quando il giocatore granata era già a pochi passi dal goal. Gandini, che teneva salde in pugno le redini della gara, lanciava improvvisamente e impetuosamente Cattaneo che, scavalcato Sperone, passava a Marchina, ottimamente piazzato; l’alessandrino, però, concludeva la bella azione con un tiro alto, dopo aver dato l’impressione di cogliere il primo successo. Da questo momento, la partita assumeva un andamento più vivace. Alla tecnica subentrava, a poco a poco, il combattimento. Parve dapprima che la linea mediana alessandrina potesse prendere il sopravvento, ma poi essa dovette limitare il suo compito ad una serrata difensiva. Al 21’ l’Alessandria era battuta per la prima volta. La pressione dell’attacco torinese non poteva essere contenuta ed un’azione Colombari-Franzoni era chiusa da un tiro parabolico di Rossetti II, che mandava il pallone nella rete di Morando. L’iniziativa passava nelle mani del Torino. Non era trascorso un minuto che Morando, buttatosi audacemente in tuffo fra un groviglio di uomini, riusciva a togliere il pallone dai piedi di Libonatti. Il rimando, nella difficile situazione in cui veniva effettuato, era debole, al che il pallone poteva essere ripreso da Rossetti, che mandava alto sopra i pali. Tuttavia, l’Alessandria, dopo un nuovo tentativo di Libonatti, rotto anch’esso dal tempestivo intervento di Morando, riusciva ad equilibrare ancora l’andamento, se non le sorti, del gioco, impostava le sue azioni su un canovaccio intessuto di tecnica e le svolgeva con eleganza, superando sovente la barriera mediana torinese. Per due volte, il Torino era costretto in corner e in una mischia, anzi, per poco l’Alessandria non pareggiava; ma Chierico sprecava, con un tiro alto da pochi metri, un’occasione che pareva sicura. La supremazia alessandrina non durò che un dieci minuti. Il Torino riprese il comando, le forze si equilibrarono nuovamente, poi la pressione granata si accentuò. Non c’era il giuoco del terzetto centrale, ma l’azione si sviluppava su tutta la fronte d’attacco, talché le fasi decisive scaturivano dalle ali per concludersi al centro. La rete alessandrina correva nuovi pericoli: Rossetti, Franzoni mandavano a Morando palloni che sfioravano i pali. Il valoroso difensore della porta alessandrina non poteva impedire che al 43’ il Torino cogliesse il suo secondo punto. L’azione si iniziava dapprima sulla sinistra, intessuta fra Franzoni e Rossetti. Ostacolata dai difensori grigi, era spostata rapidamente sulla destra, dove Colombari lanciava Vezzani; questi, convergendo, tirava sul goal con «effetto»: Morando poteva appena sfiorare il pallone, che si insaccava in rete. L’Alessandria è partita con foga nella ripresa, cercando ristabilire le sorti dell’incontro. Coglieva un successo immediato, quasi di sorpresa. Sperone e Martin III si lasciavano scappare Cattaneo, a cui Gandini aveva passato di misura il pallone. Impetuosamente, il veloce alessandrino giungeva sul goal torinese e tirava da pochi passi, rasente il palo, segnando malgrado il tentativo di parata in tuffo fatto da Bosia. Il successo non mutava però le sorti dell’incontro. La linea mediana torinese manovrava ora con autorità – Janni, dopo qualche battuta farraginosa, emergeva dominatore in campo – e riforniva continuamente i suoi attaccanti tenendoli quasi sempre nell’area avversaria. Costretta dall’andamento del gioco a sguernire la sua prima linea per rafforzare la difesa, l’Alessandria cercava di reagire con veloci puntate di Cattaneo, di Chierico e di Banchero che non potevano tuttavia mettere in serio pericolo la rete di Bosia, né alleggerivano il lavoro estenuante a cui i mediani e gli attaccanti torinesi sottoponevano i difensori grigi. La bella squadra provinciale non lavorava ormai più che per contenere la sconfitta in limiti modesti. Non vi riuscì: ma, pur nella sconfitta clamorosa, essa non ha mai dato l’impressione dello sfacelo. Fu «dura a morire», uscì dal campo con l’onore delle armi. Il Torino poté segnare nella ripresa altri quattro goals. Il primo, dopo soli tre minuti di gioco: Baloncieri voltava in rete, al volo, il pallone che aveva fatto la spola fra Janni, Sperone e Franzoni. Al 23’ goal di Libonatti dopo un debole rinvio di Bertolini, cui seguiva, a cinque minuti di distanza, un altro successo torinese per merito di Vezzani, dopo un intelligente lavoro di passaggi fra Libonatti e Baloncieri. Il sesto goal torinese, l’ultimo della serie, scaturiva da un tiro di punizione battuto da Martin III: Morando tentava di rinviare col pugno la palla, ma accecato dal sole non vi riusciva. La partita, che nel secondo tempo specialmente venne condotta con molto accanimento, fu disputata dai ventidue uomini con decisione, senza però che le fasi dell’azione portassero i giocatori a trascendere, sì che l’arbitro Lenti non ebbe a fischiare che pochissimi falli. Pubblico enorme, da partita internazionale. Per un’ora, sul vialone di Stupinigi si è visto, in uno spettacoloso ritorno, la sfilata continua dei pedoni, dei tranvai pieni sino all’inverosimile e delle automobili. Un migliaio di automobili forse: una specie di concorso di eleganza ripetuto in una giornata radiosa di sole e di azzurro. Nella tribuna d’onore, il Principe di Piemonte, la principessa Mafalda e i conti Calvi. Gli augusti ospiti furono ricevuti dal prefetto, dal barone Basile e dai dirigenti del Torino. (Nereo Squarzini, «Gazzetta del Popolo», 19 novembre 1928) Il campo del Torino ha battuto oggi il suo record in fatto di pubblico. Neppure in occasione delle finali della scorsa stagione si era vista simile piena. Completa la tribuna, gremite le gradinate in ogni ordine di posti. E, alle 14:30, ora ufficiale d’inizio della partita, c’erano ancora le code agli sportelli e ci si batteva per un biglietto. La giornata luminosamente gioconda e l’interesse della gara, la prima veramente difficile che il Torino affrontasse in casa sua, spiegano l’enorme concorso di pubblico, venuto anche dalla provincia. Nella tribuna d’onore, acclamatissimo al suo apparire, sedeva S.A.R. il Principe di Piemonte, accompagnato dai conti Calvi e dai Principi d’Assia. Fra le autorità, notata la presenza del console Basile. La partita è stata degna di tale cornice? In tema di pura bellezza, forse no, salvo in alcuni momenti; come combattività e come ricchezza di episodi, sì. Ha preso alla gola lo spettatore e l’ha squassato con il sempre rinnovantesi ritmo della sua andatura vertiginosa. Anche quando la squadra granata aveva vinto – stravinto, anzi – la battaglia, non c’è stato modo di annoiarsi di fronte allo spettacolo delle ventidue energie tese ancora, fino all’ultimo momento, nello sforzo di soverchiarsi a vicenda. Il Torino ha avuto una sola direttiva costante: premere più che si potesse sulla difesa avversaria, giudicata il punto meno forte dell’Alessandria. Per far questo, ha variato il suo giuoco all’infinito, tentando a volte (e raramente vi è riuscito) di far funzionare il famoso trio, filando altre volte il pallone sulle ali e tempestando il più delle volte con puntate individuali. Si può dire che tutto il quintetto, Libonatti compreso, abbiano giuocato a stretto contatto con i terzini avversari i quattro quindi dell’incontro. La preoccupazione di non dare il «via» al temuto attacco alessandrino ha giocato un brutto scherzo allo stesso Torino. È venuta a mancare all’azione della squadra campione d’Italia quella elasticità che ne costituisce uno dei maggiori pregi. Il fulmineo avvicinamento al goal, la manovra guizzante che sboccia nel goal ineluttabile, è stato sostituito dal martellamento continuo, spesso arruffato, mai stilisticamente lodevole. Nella tattica nuova sono però emerse virtù nuove, e cioè lo spirito d’iniziativa di ciascuno degli attaccanti nel crearsi l’azione personale e la prontezza nel tiro da parte di tutti. Fattore principale nell’esecuzione di questa tattica preordinata è stato lo sbarramento della mediana granata, che quasi mai ha ceduto il passo alle ondate avversarie. Un uomo poteva passare, per andare poi a morire sulle tempestive entrate di Martin III o del magnifico Vincenzi, straricco di risorse fisiche, di temperamento, di potenza e dotato oggi anche di una buona dose di accortezza tattica. Un uomo poteva passare, dunque, ma uno schieramento organico dell’offensiva grigia non era possibile. Bloccata inesorabilmente dai tre brillanti uomini di seconda linea dai tre brillanti uomini di seconda linea del Torino, che bisogna citare insieme, perché a pari merito. Forse, Janni è stato più prodigo nel suo lavoro di sostegno, Sperone il più continuo, Colombari il più classico. Non ama strafare il ricciuto pisano, ma agisce con una accortezza meravigliosa; il secondo goal è un suo lampo di genio. E, subito dopo, si è prodotto in un salvataggio perfetto per tempo, energia e misura. L’Alessandria si è vista così privata della sua migliore arma da combattimento: l’attacco. Condannate difesa e linea mediana a uno snervante lavoro di respinta, la prima fila ha avuto pochi palloni. A dire il vero, non li ha neppure sfruttati tutti come si doveva. Nei due o tre periodi che Gandini, forse il migliore dei grigi, è riuscito a scavalcare Janni e i suoi, si è notata più di un’incertezza nell’andamento del reparto avanzato grigio. Le occasioni nascenti sfumavano prima di concretarsi nel tiro risolutivo. Si può dire che solo Banchero e Cattaneo abbiano tenuto alta la fama che pure circonda il quintetto alessandrino. Del resto, l’Alessandria non si è inginocchiata come potrebbe far credere il risultato. Ha tenuto bravamente per tutto il primo tempo, giuocando esclusivamente sulla palla e sfoggiando grande velocità; ha aperto con un successo il secondo tempo e, fino a metà ripresa, ha avuto l’aria di non avere ancora detta l’ultima parola. In questo periodo ha tentato anche il giuoco di forza, ma anche in questo campo il Torino non le cede punto. Lauro, Avalle e Costa sono stati strenui difensori, Morando poteva evitare l’ultimo goal è stato poco felice in qualche respinta a pugno; ha però a suo credito più di un brillante salvataggio. Sul terreno perfetto, ammirevole, elastico, il sole batte per il lungo, da una porta all’altra, e il vento rade l’erba nello stesso senso dell’ombra. Il Torino, che vince il sorteggio, sceglie d’avere tutti gli svantaggi nel primo tempo. È dunque Alessandria che batte l’invio, al fischio di Lenti, che arbitrerà con molta attenzione, ma con minor precisione del suo solito, la non difficile partita. Il Torino gravita subito all’attacco, ma non stringe il giuoco. Solo al 13’ Libonatti riceve un pallone a pochi metri da Morando, e si arrabatta invano per districarsi dai quattro grigi che gli sono piombati addosso. Sul rinvio, Sperone spara, Morando è in presa e rimanda, sfuggendo alla carica di Rossetti. Due guizzi dei grigi, e il Torino è in corner; al 18’ una brillante azione parte da Gandini, arriva a Cattaneo, si scosta su Marchina. Ma il pallone, prontamente calciato, si perde in alto. Il Torino si trova, contro sua volontà, ad avere campo di manovra e ne approfitta. Colombari traversa un pallone a Franzoni, questi passa corto a Rossetti che arriva in corsa e saetta in rete. Siamo al 21’. I granata tempestano in area alessandrina e Morando ha del lavoro. Al 30’ Baloncieri scatta avanti risoluto, si svincola da due avversari, si butta sul goal, ma Morando gli si precipita contro: i due cadono, seppellendo il pallone. L’arbitro risolve la situazione accordando un calcio franco all’Alessandria. Cinque minuti di offensiva grigia, bella, calma, precisa. Corner contro il Torino e, al 32’, una mischia nei pressi di Bosia. Ma Chierico butta alto un pallone pericolosissimo. Anche al 36’ una minaccia seria a Bosia sfuma. E il Torino serra di nuovo sotto Morando; un altro tiro di Franzoni ha la stessa sorte. Ma Vezzani ha più fortuna: un suo tiro micidiale e tagliato si insacca nell’angolino opposto, malgrado il balzo portentoso dell’ex portiere nazionale. È il secondo goal, segnato così al 44’. Poi, uno scambietto Vezzani-Libonatti e ancora un tiro che Morando blocca da tre metri. La ripresa si apre con un colpo di scena. Una discesa grigia, organizzata da Bertolini, prosegue con Banchero, si sposta su Marchina e su Cattaneo. Il cannoniere alessandrino è libero, fila sul goal e segna a fil di palo, da quattro metri. La vittoria torinese è in forse? Per due minuti: al 1’ Cattaneo ha fatto il goal alessandrino, al 3’ Baloncieri riacquista la distanza. Anche qui ha giovato al Torino il fatto che la controffensiva grigia gli ha dato campo per le sue tecniche, precise e fulminee manovre. È infatti il più bel goal della giornata. Franzoni è lanciato, si porta sul fondo scavalcando Avalle e opera un traversone fortissimo. Libonatti è sul pallone, ma non lo tocca; Baloncieri è sulla traiettoria, proprio al punto di caduta del bolide che ha una traiettoria assai tesa, e fulmina un tiro memorabile, sibilante, a un palmo da terra: goal irresistibile. L’Alessandria attacca ancora e Bosia deve parare un tiro di Cattaneo. Poi, al 9’, una fuga di Chierico provoca una mal calcolata uscita di Bosia. Il pallone rimane libero, ma prima che un grigio se ne impossessi interviene Martin, che libera. Attacchi alterni; al 13’ il primo corner contro Alessandria, poi una prodezza di Libonatti che sfugge a Lauro e riesce a centrare un pallone che Morando respinge a stento. Vincenzi ha modo di fare delle centrate (forse troppo robuste) su Banchero e su Chierico. Al 22’, il quarto goal torinese: su calcio di punizione, Martin III fa piovere un pallone su Libonatti, postato a due metri dal goal, e «Libo» segna comodamente. È il tracollo per l’Alessandria. Al 28’ Vezzani conclude con un goal una tempestosa azione in linea che ha visto il pallone vagare da Franzoni a Libonatti, da questi a Rossetti, da Rossetti a Baloncieri e da Baloncieri a Vezzani. L’ultimo sprazzo dei grigi si ha con una fuga di Cattaneo che Vincenzi disturba senza lanciarsi. L’ala è così costretta a tirare da lontano, e Bosia può parare. Al 34’ e al 41’, corners contro Alessandria. Al 37’, l’ultimo goal: Martin III fa spiovere un calcio di punizione su Morando che, ingannato dal sole, manca in pieno la parata confidenziale, di pugno. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 19 novembre 1928) Partita – come dire? – curiosa. A volerne trarre un giudizio sintetico e conclusivo non è facile. Sei a uno… Dunque il Torino ha dominato a suo agio. Evidentemente. Una grande partita? Proprio non si potrebbe dire. I cinque goals di differenza dal modo con cui sono andate le cose ci «stanno»? Senza dubbio. E allora, dice il lettore, è un rebus. La ragione prima di questa perplessità va cercata a nostro giudizio nella partita inferiore all’attesa giocata dai granata. Basti dire che si era al ventesimo minuto di gioco e in tribuna… non si era ancora preso fuoco. Il gioco non riusciva a scuotere. Finalmente ecco il primo goal. Lo scossone è venuto per tutti. Bene. Ma si pensa invano che quella sia… una specie di miccia nel barile di polvere. Il Torino non cammina a dovere. Baloncieri lavora per quattro, ma Vezzani (o il vento) gli sciupa più di un passaggio. Libonatti vaga timoroso in attesa di un pallone che non riesce ad azzeccare che di rado, Franzoni non brilla precisamente come stilista mentre Rossetti va avanti e indietro senza troppo costrutto. Una prima linea quindi sfocata, che doveva però far meglio nella ripresa. Di fronte a una squadra simile, che concretava l’Alessandria? Era – si sarebbe detto – intonata al gioco dei granata. E per essere in carattere era veramente un gioco grigio. Comunque, bene o male, più per virtù di qualche elemento isolato – Banchero, Cattaneo, Avalle, Gandini – che per virtù d’assieme l’Alessandria «tenne» nel primo tempo e insacco due soli goals. Avrebbero forse potuto essere di più, ma tutto sommato il Torino di più non meritava. Caratteristiche: gioco molle, poco conclusivo e non sempre coordinato, né all’esterno né all’interno. Ripresa. Una galoppata bellissima di Cattaneo frutta il goal alessandrino. Una frustrata. Per il meglio. Il Torino si trova. Ecco la bella squadra tanto ammirata. Bisogna riscattare quel goal… sbarazzino. Un minuto e mezzo. Baloncieri dice ai suoi concittadini che non è bene prendere troppa confidenza, e segna. L’Alessandria non se la dà per intesa. La battaglia ha ora un tono come non lo aveva avuto prima. C’è del fuoco finalmente e l’animo con cui si combatte dall’una e dall’altra parte vela le manchevolezze dei singoli. Al 24’ il Torino ottiene il quarto goal. È finita. Quella parvenza di assieme che i grigi avevano saputo darsi svanisce. Il Torino comanda la situazione. A tratti scherza. E vediamo allora emergere Vezzani, Baloncieri e anche Libonatti far cose buone con rinata lena. L’Alessandria non c’è più. Vuoti tra prima e seconda linea, disorientamento pressoché totale dei terzini. Quella l’Alessandria scesa a Torino con più d’una speranza di successo? Quella… è un’unità infranta, alla deriva. Ma allora? Allora, con molta probabilità, tutto si riduce a una giornata nera. E noi, senza voler togliere meriti al Torino, crediamo che ha vinto la squadra che si è trovata in giornata meno… infelice. Ma non basta questo. Per giustificare un sei a uno contro un’Alessandria, c’è da dire altro e cioè che c’è pel Torino una classe superiore. C’è una seconda linea che supplisce spesso a quello che non fanno i forwards. A parità di condizioni nel calcio trionfa la squadra che ha maggiori virtù intrinseche. E il Torino, anche quando non strafà, è sempre lui. Oltre che per Baloncieri, che fu a nostro avviso il miglior forward, va detta una parola per Martin III che fu un back meraviglioso. Seguono in ordine di merito Vezzani, Colombari e Janni. Dell’Alessandria – che tuttavia non c’è parsa più la squadra dello scorso anno – sarà bene dire quanto avrà riscattato la prova odierna. Arbitro attento ed equo lenti. Ed ora alcuni brevi appunti sulla partita. Le squadre scendono in questa formazione […]. Si incomincia alle 14:45 esatte. Il Torino è contro sole. Breve palleggio e dopo pochi secondi Bosia deve parare un tiro di Ferrari. Ma la situazione si riverserà subito. Il Torino dà da fare ai terzini grigi. Tuttavia questa pressione non si concreta: l’Alessandria però allenta a tratti la stretta, ma è cosa di breve momento. L’offensiva granata si rinnova subito dopo ogni attacco. All’undicesimo e tredicesimo minuto Morando se la vede brutta. Ma ogni volta un attimo di esitazione frustra l’azione. Al 14’ Sperone spara per conto suo in porta da 10 metri, Morando è pronto alla parata. Il vento ora soffia contro il Torino: l’Alessandria se ne giova e scende, appoggiando sulla destra, e l’offensiva finisce al 18’ con un tiro alto di poco di Marchina. Subito dopo l’azione è di nuovo in campo grigio: un passaggio da metà campo di Colombari a Franzoni consente a questi di passare all’interno a Rossetti. Questi scarta Costa e quasi dalla linea di fondo tira in rete: Morando è battuto. Un minuto ancora: Morando esce per parare e va a terra, mandando il pallone davanti a sé. Rossetti è pronto a raccogliere e spedisce alto a porta vuota. Alla mezz’ora un ennesimo pallone distribuito da Baloncieri permette a «Libo» di farci assistere a uno dei suoi scatti: per un soffio i terzini grigi salvano la situazione. Un minuto appresso il Torino è in corner. E immediatamente dopo la situazione di Bosia è tutt’altro che allegra: per fortuna un bel tiro di Marchina da pochi passi è alto. I supporters granata respirano. Ecco Franzoni a farli trepidare: da solo a metà campo arriva fino a Morando e lo impegna, ma il tiro è debole. Subito dopo Libonatti fa trattenere il respiro. Ma il pericolo scuote l’Alessandria e Bosia si vede i grigi danzargli di fronte. Banchero è instancabile, ma la difesa granata la spunta e si torna verso Morando. 42’: Libonatti passa a Franzoni, che è libero. Cross, la palla percorre tutta la linea della pista va fuori di poco. 30” dopo: l’azione è ancora sotto Morando, il ball dopo un duetto Rossetti-Franzoni è a Vezzani. Il tiro è secco ed ha molto effetto, si ha l’impressione che vada fuori, ma converge al centro e va in rete. Morando si butta a terra costernato. Al 45’ altra danza furiosa davanti a Morando, Vezzani tira ma il portiere blocca. La fine. Secondo tempo: un minuto dall’inizio e Cattaneo, sfuggito a Sperone e Martin, batte Bosia con un tiro bellissimo. Un minuto e mezzo dopo: Janni a Sperone e questo a Franzoni che scavalca Avalle e crossa al centro. Baloncieri, sopraggiunto velocissimo, raccoglie al volo e segna. Come prima. Ma Banchero non si rassegna e riporta giù i suoi uomini. Ricacciati ritornano e per poco, al 9’, grazie… a una intempestiva uscita di Bosia, non segnano. Al 13’ una fuga di Rossetti frutta un corner: nulla di fatto. Le vicende della lotta sono alterne. Ma con prevalenza dei granata. Al 20’ un’azione meravigliosa di Libonatti è salvata più dalla fortuna che dall’abilità dei grigi. Tre minuti dopo, da trenta metri, Martin III tira un calcio di punizione: la palla arriva a Bertolini che non può arrestarla; essa è appena a terra che Libonatti la raccoglie e manda in rete il quarto pallone. Al 28’ passaggio di Franzoni a Baloncieri, questi allunga sulla destra e Vezzani libero segna il quinto punto. L’Alessandria non c’è più: esiste il buon Morando, che se la leva da più di una situazione disperata. Tuttavia, all’attacco Cattaneo, Marchina e Banchero non si danno per vinti e sparano coraggiosamente le loro cartucce. Ecco un corner innocuo per i grigi. Siamo al 36’: fallo di Avalle contro Baloncieri, calcia Martin III dallo stesso punto da cui prima è partito il pallone che fruttò il quarto goal. Tiro perfetto e parabolico, Morando che ha il sole sugli occhi – il sole accecante, del tramonto – non riesce a vedere la palla e il sesto goal è segnato. Al 41’ l’Alessandria è in corner. Ancora qualche guizzo. Poi la fine. Il pubblico numerosissimo, incredibilmente fitto, sfolla. Le squadre salutano S.A.R. il Principe di Piemonte, L.L.A.A.R.R. le Principesse Mafalda e Jolanda, il Principe d’Assia e rientrano negli spogliatoi: fuori parecchie migliaia di spettatori riguadagnano la città. (Sergio Lanfranchi, «Il Littoriale», 19 novembre 1928) Il risultato dice chiaramente quali siano state le forze in campo. I campioni d’Italia hanno luminosamente confermato, se ancora ve ne fosse stato bisogno, di essere attualmente la squadra più omogenea, più tecnica e più equilibrata delle 32 elette. Essa conserva intatto il suo classico giuoco, la ricchezza delle idee e lo slancio del quintetto d’attacco che altre volte abbiamo ammirato. La seconda linea forniva ieri il tema d’attacco e contribuiva poscia al suo svolgimento con un gioco pieno di slancio, in modo da costituire un solo blocco formidabile. Il quintetto spesse volte era composto da otto uomini mirabilmente uniti da una sola concezione dell’azione. Le due linee possiedono in sommo grado il senso dell’«orchestrazione» del gioco, per cui non si trova una battuta vuota, uno squilibrio d’orientamento, un’incertezza nelle varianti del tema che si svolge tondo e chiaro. Il collaudo era severo. Era ancora vivo negli spettatori il ricordo dell’ultimo incontro fra i due squadroni, terminato con un match pari pienamente meritato dagli ospiti per l’alto grado di tecnica e di coesione da essi raggiunto. Ma il nuovo incontro, se pure ha detto l’efficienza degli alessandrini, ha pure dimostrato un’altra verità, e cioè che il Torino possiede quest’anno una cifra di gioco indiscutibilmente superiore a quella dello scorso anno. I suoi attaccanti sfuggono a qualunque controllo dei mediani avversari e sanno moltiplicarsi e smarcarsi e concludere l’azione con tiri di precisione e potenza. L’intera squadra ha poi un respiro ampio e calmo col quale affronta le situazioni più preoccupanti, dando spesse volte, come per buona parte dell’incontro di ieri, l’impressone di non impegnarsi a fondo anche con un avversario di taglia possente qual e l’Alessandria. La squadra grigia è stata battuta nettamente sul terreno tecnico. Minore padronanza sulla palla, minore scatto, una certa tensione nervosa che faceva spesso alzare il pallone quando era necessario il passaggio a terra, e che obbligava gli alessandrini a liberarsene frettolosamente, inviandolo qualche volta all’avversario invece del compagno. Lo stile ha contrassegnato con la sua marcia i goals granata, tre dei quali scaturirono da azioni folgoranti per intelligenza e prontezza d’esecuzione. Il Torino non è più individuabile in un reparto piuttosto che in un altro. Esso è un meccanismo dove tutto è precisione ed equilibrio. È difficile, quindi, dire quale giocatore ha maggiormente impressionato. Se un elogio va fatto, questo deve accomunare tutti gli undici uomini, senza eccezione. Sembra che la forma collettiva si rifletta nella forma personale, poiché tutti i granata attraversano un invidiabile periodo di efficienza fisica. Accanto a Martin III, ritornato in squadra giocando una partita da grande terzino, Franzoni ha alternato alcune pecche con azioni che lo hanno largamente riabilitato. Rossetti, sempre estroso e capriccioso, ha scorrazzato il campo, ma ha saputo ugualmente inquadrare il suo personalissimo gioco in quello dei suoi compagni di linea. A lui si deve uno dei più bei goals della giornata. Contro questa squadra, l’Alessandria ha giocato venti minuti con decisione. L’inizio pareva dovesse indicare un equilibrio fra i contendenti, ma il Torino, dopo un gioco d’attesa durante il quale l’Alessandria portava minacciosi attacchi ben congegnati verso Bosia, partiva decisamente e prendeva il comando della partita. I grigi hanno resistito con onore, ma il loro gioco ben presto ha assunto il compito di distruggere l’azione granata piuttosto che costruire plani d’attacco. La sua seconda linea, nella quale ha brillato Gandini per bello spirito combattivo, è stata quasi sempre tagliata fuori dai precisi passaggi torinesi. Gandini ha trovato nel suo grande competitore Janni un ostacolo che raramente ha saputo sormontare. Così pure, nel confronto diretto fra gli avanti, Banchero, il migliore grigio, non sempre ha saputo sfruttare le rare occasioni in area granata. Nel secondo tempo, l’unico attaccante veramente pericoloso a Bosia è stato suo, ma la difesa torinese ha sventato la cannonata. La difesa grigia si è dimostrata il reparto meno efficiente della squadra. L’arbitro Lenti ha dato il via alle 14:40. Gli alessandrini distendono subito la loro linea, che si muove veloce e conduce assai bene il pallone. Il Torino non s’impegna e lascia lavorare la difesa, dove Martin III e Vincenzi spazzano con autorità e calma. Al 12’, davanti a Bosia, si crea una situazione intricata ed è Colombari che interviene e salva un goal che pareva imminente. Sperone reagisce tentando da trenta metri la via del goal. Poi, il Torino è in corner al 15’ e al 17’. Un secco tiro di Ferrari passa alto sulla casa di Bosia. Il Torino incomincia a dare segni di risveglio. Il gioco si sposta come d’incanto nell’area di Morando e, al 20’, un superbo tiro di Rossetti, su passaggio di Colombari, batte la traversa e si rovescia in rete: tiro assolutamente imparabile. La reazione alessandrina muore subito sui piedi dei mediani che lanciano gli avanti. In area grigia, un accanito duello di Lauro con due granata è risolto con una uscita, meravigliosa per scelta di tempo, di Morando, che salva col pugno gettandosi in tuffo; Rossetti raccoglie al volo, ma tira alto. Il gioco torna un attimo verso Bosia, ma Martin III, di testa, devia in corner un minaccioso pallone tirato da Chierico. Il pubblico può ammirare molte belle azioni granata, ma i tiri di Franzoni, Libonatti e Janni escono a lato. Al 43’ Rossetti allunga a Vezzani, Morando esce troppo presto: goal! Il primo tempo finisce a grande andatura con un tiro di Vezzani, a due metri da Morando, che blocca e rinvia. L’Alessandria, alla ripresa, parte di scatto, e al primo minuto Cattaneo, dopo una bella azione di tutta la linea grigia, calcia forte su Bosia: la parata è difettosa e il pallone gira in rete. Il successo rianima le file grigie, ma mette sull’avviso i torinesi. Come per incanto, il Torino riprende tutta la sua autorità e, di prepotenza, al secondo minuto ristabilisce le distanze: Franzoni, da metà campo, fugge e, benché ostacolato dalla linea di porta, allunga al centro; Baloncieri sopraggiunge velocissimo e fulmina in goal. Da quest’istante, i campioni impongono la loro classe: il pallone passa da un granata all’altro senza che gli avversari riescano a intercettarlo. I grigi sembrano smontati dalla pronta risposta. Una fuga isolata di un alessandrino provoca un corner contro il Torino, ma senza risultato. Le discese degli ospiti, malgrado i generosi sforzi di Avalle e di Gandini, si fanno sempre più rare. Al 20’, in una mischia, Libonatti rovescia in rete il terzo pallone. Al 25’ un’azione Franzoni-Baloncieri-Libonatti, stupendamente condotta, porta Vezzani a segnare un goal imparabile: cinque a uno. Morando ha una bella parata al 32’ e i grigi sono di nuovo in corner al 35’. Il sesto goal è segnato da trenta metri su calcio di punizione dalla linea laterale: Martin III, con un tiro parabolico, invia il pallone a Morando; il bolide possa a filo della traversa e finisce in rete senza che il guardiano, ostacolato dal sole, possa tentare di pararlo. Un settimo goal di Libonatti è annullato dall’arbitro, che aveva precedentemente fischiato una carica irregolare al portiere. La partita vede ancora la difesa grigia e Gandini occupati a limitare il bottino granata e termina dopo un ultimo corner contro l’Alessandria. Pubblico imponente, da partita internazionale. La circolazione in corso Stupinigi non era più possibile per il numero delle macchine convenute: millecinquecento automobili hanno occupato i posteggi e le vie. Alla partita assisterono Sua Altezza il Principe Umberto e i Conti Calvi di Bergolo. (S.G., «La Stampa», 19 novembre 1928) Le centinaia di supporters grigi che domenica hanno assistito alla partita di Torino sono rimasti delusi, non per la sconfitta, ma per il risultato numerico veramente catastrofico. In verità, la sconfitta è stata così dolorosa da spegnere la più ardente passione del più accalorato supporter grigio. Gli stessi granata, pur conoscendo le alte virtù della loro squadra, non nascondevano una grande meraviglia per il risultato clamoroso. La giornata è stata veramente disastrosa per i grigi, tanto più che essi si proponevano, alla vigilia, di combattere la loro più bella battaglia e di contrapporre ai più classici avversari un ostacolo duro ed insormontabile. Illusioni… L ‘Alessandria è stata dominata e, verso la fine della partita, è apparsa annientata e fu costretta a difendersi confusamente per non subire la stessa sorte che già altre squadre avevano subito sullo stesso campo. Queste considerazioni sono le stesse che sono state fatte dopo le partite disputate dai grigi la scorsa annata a Genova (0-2) ed a Casale (0-5). Quest’ultima, poi, ha una speciale rassomiglianza colla partita di Torino. Ma se, dopo la batosta di Casale, l’Alessandria si è vista chiudere la porta ad una ulteriore ascesa, non così è dopo il disastro di Torino, in quanto il campionato non è che alle sue prime battute ed ancora ben 23 partite dovranno essere giocate. Non c’è quindi da disperare sulla sorte della squadra grigia. Domenica essa ha avuto una giornata infelice e, per contro, il Torino ha svolto in pieno il suo classico gioco d’attacco. Non si spiega altrimenti la debacle dei grigi. Una squadra che ha pareggiato a Roma e sconfitto il Milan non può cadere di colpo in ginocchio di fronte ad un avversario, sia pure il Torino, senza accusare una giornata infelice della maggioranza dei suoi atleti. Una piccola riparazione e la macchina ritornerà più salda di prima, perché in avvenire, ammaestrata dall’infortunio di domenica, l’Alessandria starà ben più guardinga di fronte ad avversari temibili. A Torino, la squadra non ha funzionato. Questa è la verità sacrosanta. Alcuni suoi uomini (non è il caso di citarli) hanno ceduto prima ancora che la battaglia entrasse nel suo pieno sviluppo; altri hanno resistito, ma non fu che una resistenza confusa, atta solo ad impedire che la sconfitta assumesse proporzioni più disastrose. La bella squadra alessandrina, che quindici giorni prima aveva assaporato il gusto di una grande vittoria, pareva sfasciata, e solo per una diecina di minuti, nel corso della partita, ha fatto valere l’autorità del suo gioco possente ed equilibrato. Questo denota che la squadra possiede ancora intatta la sua classe e che le sono mancati la vitalità, l’animo, la fiducia nelle proprie forze, lo spirito combattivo, tutti elementi questi che una squadra può smarrire ma non perdere. Questa considerazione ci induce a sperare che la dura lezione di domenica farà ritrovare ben presto ai grigi quella autorità di gioco e di stile che sempre è stata la prerogativa del loro classico gioco. Ma intanto perdura, nell’ambiente calcistico, la cattiva impressione lasciata dalla grave sconfitta. Si sa che l’entusiasmo sportivo oscilla dall’alto in basso a seconda che la squadra vinca o perda (non importa con quale squadra) e si mantenga sempre fra le primissime in classifica. Il supporter ha troppe esigenze e non può ammettere che la squadra possa perdere, sia pure contro uno squadrone come il Torino. I giudizi sereni non sono ammessi. Valgono per essi i commenti scaturiti in un momento di… febbre, allorquando la mente è tutta protesa alla battaglia che si sviluppa sul campo. Per questo, l’ambiente calcistico alessandrino attraversa la sua settimana di delusione. Infine, poi non è che la prima sconfitta dell’annata, e per di più subita contro una squadra campione d’Italia e che ha tutte le possibilità di rimanere ancora tale per quest’annata. Ad onore del vero, la posizione di classifica occupata dall’Alessandria non è delle più brillanti: il quinto posto in compagnia della Roma, del Modena e del Padova e dietro il Torino, il Milan, la Pro Patria ed il Casale. Devesi però considerare che l’Alessandria ha disputato fuori campo quattro fra le più difficili partite, e cioè Torino, Roma, Livorno e Padova mentre tutte le altre, ad eccezione del Modena, hanno giocato fuori campo solo tre partite e, per di più, relativamente facili. Non è quindi una posizione, quella odierna, che l’Alessandria debba conservare a lungo. Attualmente, le restano ancora da disputare, nel girone d’andata, le partite più facili, per cui non v’è dubbio che, in poche domeniche, potrà risalire la corrente e ripiombare alle calcagna dei leaders coi quali riprenderà la lotta per le piazze d’onore. («Il Piccolo», 24 novembre 1928) RISULTATI: Atalanta-Novara 2-0 Bari-Prato 0-3 Casale-Livorno 7-2 La Dominante-Modena 0-0 Milan-Legnano 6-1 Pro Patria-Triestina 2-1 Roma-Padova 1-2 CLASSIFICA: Torino 14; Milan 12; Pro Patria 10; Casale 9; Alessandria, Modena, Padova, Roma 8; Atalanta, La Dominante 7; Prato, Triestina 5; Livorno 4; Bari, Legnano 3; Novara 1. Il punto sul campionato La settima giornata di campionato ha visto il brillante comportamento delle due squadre piemontesi. Mentre infatti il Torino era magnifico vincitore dell'Alessandria un'altra squadra piemontese otteneva una significativa vittoria: il Casale che sul proprio campo infliggeva sette gol al Livorno. Il risultato più inatteso di ieri è fornito dal Padova che riusciva ad espugnare l'imbattibile campo del "Roma". Il Genova cedeva le armi sul difficile campo del Cremona. (La Stampa)

Girone A

Torino FBC - Alessandria US 6 - 1 (2 - 0)

RETI:

21. Rossetti (II) G. [To] , 44. Vezzani L. [To] , 48. Baloncieri A. [To] , 67. Libonatti J. [To] , 73. Vezzani L. [To] , 82. Martin (III) D. [To] 46. Cattaneo R.[A]

Alessandria US

Morando Clemente, Lauro Armando, Costa Felice, Avalle Edoardo, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo

All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria

TORINO: Bosia; Martin (III) Dario, Vincenzi; Colombari, Janni, Sperone; Vezzani, Baloncieri, Libonatti, Rossetti (II) Gino, Franzoni. All: Cargnelli Tony.

Arbitro: Lenti Cesare (Genova)

Note

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2021 museogrigio, tutti i diritti riservati.

Girone A

Torino FBC - Alessandria US 6 - 1 (2 - 0)

RETI:

21. Rossetti (II) G. [To] , 44. Vezzani L. [To] , 48. Baloncieri A. [To] , 67. Libonatti J. [To] , 73. Vezzani L. [To] , 82. Martin (III) D. [To] 46. Cattaneo R.[A]

Alessandria US

Morando Clemente, Lauro Armando, Costa Felice, Avalle Edoardo, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo AngeloAll.: Carcano Carlo

Formazione avversaria

TORINO: Bosia; Martin (III) Dario, Vincenzi; Colombari, Janni, Sperone; Vezzani, Baloncieri, Libonatti, Rossetti (II) Gino, Franzoni. All: Cargnelli Tony.

Arbitro: Lenti Cesare (Genova)

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Morando Clemente, Lauro Armando, Costa Felice, Avalle Edoardo, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo

All.: Carcano Carlo