Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1927/1928
Div. Nazionale
18-03-1928 - Giornata: 2 - Alessandria - campo degli Orti
Girone Finale


Alessandria US - Juventus FC 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 24. Bertolini L.[A], 71. Chierico C.[A]

Alessandria US Morando Clemente, Rasetto Ugo, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
JUVENTUS: Combi; Rosetta, Bigatto (I) Carlo; Barale (III) Oreste, Vojak (I) Antonio, Mortarotti; Munerati, Vojak (II) Oliviero, Bonivento, Ferrero, Barisone. All.: Violak József.

Arbitro: Garbieri Carlo (Genova)
Note
Terreno duro, umido a tratti. Inizio gara ore 15:00.

Commento
La superiorità degli alessandrini fu chiara per tutta la durata dell’incontro. Essa ebbe carattere di un vigoroso e quasi ininterrotto predominio durante il primo tempo; si convertì in un miglior comportamento dei singoli elementi senza che più il vantaggio assumesse un aspetto marcano nella ripresa. La partita non potrebbe, nemmeno con uno sforzo di volontà, venir classificata fra le migliori a cui abbia dato luogo il campionato di quest’anno. La gara ebbe un solo pregio: quello della velocità. Iniziata ad una andatura che pareva difficile a sostenere anche solo fino a metà tempo, essa terminò allo stesso tono velocissimo dei primi momenti. I tesori di energia che i giuocatori profondono in incontri di simil genere sono portentosi. Se si prende ad esempio un giuocatore come Gandini, la cui posizione par fatta apposta per il lavoro senza sosta, la distanza coperta in una giornata come quella di cui stiamo parlando ammonta certo a chilometri. Ma di tecnica se ne vide ben poca, ieri. Troppo orgasmo, troppo nervosismo, troppa fretta. L’Alessandria stessa, che vinse meritando di vincere, fu al proposito tanto colpevole quanto la Juventus. L’Alessandria delle eliminatorie era rimasta impressa nella memoria per un certo suo particolare tono di giuoco che, pur essendo spigliato, conservava come base e come indirizzo sani e sodi principi tecnici. Differente fu la cosa ieri: tutto il primo tempo, ad esempio, si svolse a passaggi alti ed imprecisi, denotando intesa imperfetta nella squadra ed incompleta padronanza del pallone negli uomini che la compongono. Può darsi che la mancanza di alcuni elementi abbia nociuto all’insieme della unità; è certo, anzi, che l’incompletezza dei ranghi ha influito in misura notevole sul comportamento di una squadra che, di questi ultimi tempi, era giunta ad un magnifico grado di fusione e di equilibrio di valori, grazie appunto al fatto di avere affrontato mesi di combattimento sempre nella stessa formazione. Può darsi anche che lo stato del terreno abbia contribuito ad aumentare le difficoltà da superare: l’Alessandria si era fatto quest’inverno uno stile suo a giuocare nel fango, uno stile fatto di forza e di astuzia in pari tempo. Il terreno di ieri, secco e durissimo in certi tratti e viscido e sdrucciolevole per una leggera patina umida in altri, pose la squadra di fronte ad un problema per cui non è ancora attrezzata. Così, visto che era un compito tutt’altro che facile quello di tener la palla a terra, si seguì la via meno ardua in apparenza e meno redditizia in realtà: quella di adattarsi al giuoco alto. Nel secondo tempo, il giuoco della prima e della seconda linea alessandrina migliorò alquanto sotto più di un punto di vista; ma, anche nei suoi momenti migliori, esso non si avvicinò mai all’alto livello raggiunto dalla squadra delle eliminatorie. Morando, che sostituiva in porta il ferito Curti, non fu chiamato dall’andamento del giuoco a prodursi in lavoro di gran difficoltà: sbrigò bene quanto gli venne dato da fare. Rasetto, che faceva la sua comparsa come terzino destro in sostituzione di altro uomo invalido, ebbe un inizio incerto, ma fu all’altezza della situazione nella ripresa. I mediani, anche nello stile difettoso di ieri, sono tre lavoratori duri ed inesauribili: l’anziano Gandini galoppò per il campo come un giovane puledro, Lauro costituì un ostacolo ben difficile da superare per Barisone e per Ferrero. Ma il miglior uomo degli alessandrini – con Rosetta della Juventus, il miglior giuocatore in campo – fu Bertolini: per tutti i novanta minuti, egli si studiò di dare una impronta pratica alla sua attività, cercando di crear situazioni utili ai proprii avanti, invece di scorrazzar tanto per il campo. Il primo punto segnato dagli alessandrini fu frutto di un suo tiro da schietto opportunista, ed il secondo, per quanto segnato da Chierico, fu il coronamento di un’opera da lui iniziata. Bertolini ricordata, nell’Alessandria di ieri, il giuoco che l’unità svolgeva un paio di mesi or sono e che certo tornerà a svolgere non appena si sarà adattata alle nuove circostanze e non appena sarà ritornata a quella calma ed a quel senso di riflessione che tanto si confà al valore tecnico dei suoi uomini. L’attacco sofferse più di ogni altro reparto della squadra dalla precipitazione e dal giuoco alto. Ebbe dei buoni sprazzi, non fu continuativo nel suo lavoro. La squadra della Juventus è un problema da risolvere. È, in sé, un contrasto. Tanto è salda, esperta e sicura del fatto suo la difesa, come è incerto, malaccorto ed evanescente l’attacco. Quest’attacco – ad esporre le cose con la franchezza che la serietà del caso esige – non esiste. Esistono cinque uomini che ne coprono i posti, ma le azioni, le idee, i temi da svolgere e le armi per applicarli si cercano invano. Quello che manca essenzialmente è la capacità di smarcarsi. Al momento buono, tutti e cinque gli avanti compaiono regolarmente sotto la rigida sorveglianza degli avversari, senza che nessuno tenti di facilitare il compito di chi ha la palla o di portar uno sprazzo di originalità, ponendosi in libertà, cambiando posto, muovendosi, scombussolando la difesa che sta di fronte. Tipico al proposito l’atteggiamento dell’ala destra che, anche quando è libera, dà l’impressione che corra a cercare un avversario prima di centrare. Non migliore, per quanto riguarda il lavoro costruttivo, fu la seconda linea: Vojak I fermò una quantità prodigiosa di avanzate alessandrine; non giunse che eccezionalmente ad inscenarne delle proprie. Il suo è un tiro violento in avanti – a giudicare dalla forma di ieri –, non la prima mossa studiata e precisa di un’azione mirante a penetrare attraverso alla rete difensiva avversaria. Tre qo quattro volte, ieri, questi suoi «servizi» in avanti andarono addirittura a finire nelle mani del portiere alessandrino. La difesa è di ferro. Rosetta fece ieri una partita di fronte alla quale non c’è che da mettersi sull’attenti, in condizioni avverse, con una compagine davanti a sé che mostrava crepe e discordanze evidenti, il terzino nazionale sfoggiò una calma, una sicurezza ed una ricchezza tale di finezze e di accorgimenti da impressionare. Accanto a lui, Bigatto, privo di potenza ma provvisto di astuzia e di esperienza quanto se ne può desiderare da un giuocatore, tenne il suo posto con onore. Combi fu battuto due volte, ma si produsse in tre o quattro parate di vera classe. La squadra attraversa un momento incerto: si deve assestare nelle condizioni meno favorevoli per farlo, mentre cioè combatte le battaglie più importanti della stagione. Ma non ha nessun motivo di scoraggiarsi. Sulla base creata dalla difesa che possiede e con lo spirito, ottimo in realtà, che animava ieri gli uomini, quella riorganizzazione del giuoco che una messa a nudo dei difetti mostra come necessaria è pienamente nei limiti delle possibilità della compagine. La partita ebbe un primo tempo nettamente favorevole all’Alessandria. Due calci d’angolo si ebbero in esso a favore dei grigi, e Combi sfoderò un paio di parate magistrali. Bertolini segnò al 25’, sferrando un tiro violentissimo, mentre Combi aveva la visuale coperta da tutta una piccola folla di giuocatori. La palla colpì il palo superiore e rimbalzò, così suona la decisione ufficiale, al di là del limite della porta, prima di ritornare in campo. Il giuoco fu più equilibrato alla ripresa. La Juventus ebbe un quarto d’ora di giuoco discreto, durante il quale una avanzata di Ferraro portò Vojak fino a due passi da Morando. L’occasione fu mancata. Al 26’ Bertolini, che aveva già chiamato al lavoro Combi con un magnifico tiro di punizione, metteva in possesso Chierico nell’area di rigore: la cannonata improvvisa dell’ala sinistra mandava la palla a finire nella rete, lontano dalla portata del portiere torinese. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 19 marzo 1928) L’Alessandria, scesa in campo priva di Curti, di Viviano e di Avalle, ha saputo ugualmente portare in porto la vittoria dopo un match condotto ad andatura spigliata per tutti i 90’ di giuoco. Le riserve Marchina, Rasetto e Morando si comportarono in modo degno di elogio e seppero bravamente sostituire gli assenti, così da non togliere le caratteristiche allo stile della compagine locale. Riguardo alla Juventus, eleviamo il solito ritornello: buona in difesa, discreta nei mediani, insufficiente all’attacco; né sappiamo se essa avrebbe potuto fare di meglio con Galluzzi e Cevenini. Fra i concittadini, emerse Bertolini col suo giuoco infaticabile e tecnico; Rasetto, Gandini, Lauro e Marchina furono, con Ferrari, gli atleti più combattivi; Banchero, Cattaneo e Chierico giocarono in tono minore, mentre Morando difese la rete con sicurezza e con abilità. Il gioco si inizia veloce per l’impegno delle protagoniste, senza soste e di fattura ottima. Dopo alcune pregevoli azioni torinesi, l’Alessandria coordina i ranghi, dà vita al suo stile ed incomincia a far valere la superiorità della linea attaccante. Nei primi 15 minuti registriamo un corner per parte ed alcune facili parate di Combi. Gli ospiti tentano invano di tenere fronte ai coraggiosi avversari, ma la chiara superiorità dell’omogenea squadra di Carcano si profila attraverso reiterati attacchi che Combi s’incarica di allontanare con parate sicure e con entrate tempestive. Il primo goal dei grigi, merito di Bertolini, giunge al 24’ dopo che l’attacco alessandrino ha messo a dura prova la difesa bianconera. L’aitante mediano sinistro, giunto a ridosso dei terzini avversari, riesce, spostato sulla destra, ad inviare un bolide che batte sotto l’asta trasversale della casa di Combi ed entra in rete per poi rimbalzare in campo. L’arbitro Garbieri di Genova, che diresse con decisione e perizia l’incontro, accorda il goal senza esitazioni. Al 30’ Gandini tenta la sorte, ma un intervento esatto di Rosetta giunge in tempo per rimediare. Alcune buone azioni intessute da Ferrari, Banchero e Cattaneo trovano il cannoniere dei grigi impreciso nei tiri: i palloni passano alti, sui pali. Sporadiche azioni juventine si infrangono per l’intervento di Rasetto e di Costa, che fanno piazza pulita e sospingono gli attaccanti nell’area di Combi. La ripresa segna, all’inizio, un risveglio torinese; per un buon quarto d’ora, gli striscioni bianconeri minacciano di pareggiare grazie al gioco vigoroso e ordinato dei mediani. La totale mancanza di decisione nel tiro in porta da parte degli avanti rende sterile il prodigarsi dei reparti di retroguardia. L’Alessandria, costretta in corner, si slava in tempo per merito di Bertolini. Poi, riparte all’offensiva: Bigatto e Rosetta, in grande giornata, si difendono egregiamente. Al 26’ un’azione condotta da Lauro, Marchina e Ferrari taglia la difesa bianconera ed offre a Chierico l’occasione propizia per battere con un tiro imparabile l’attento Combi. Con la marcatura di questo goal, Chierico si fa perdonare la cattiva giornata. Un contrattacco juventino impostato perfettamente sembra minacciare seriamente la rete di Morando, ma Bonivento indugia eccessivamente a calciare e Costa riesce a soffiargli la palla. Al 39’ è Ferrari che, a pochi passi da Combi, alza la palla. Su calcio di punizione, Combi si fa applaudire bloccando una cannonata di Bertolini. Il gioco, sempre veloce e deciso, staziona a metà campo fino al termine del match. Il pubblico ha applaudito la prova di Rasetto nel difficile ruolo di terzino e l’onorevole giornata di Morando. Tra gli avanti grigi, il giovane Marchina sembra collegare l’attacco con migliore abilità di Avalle e noi crediamo che Carcano manterrà invariata per l’avvenire la formazione dei forwards, inserendo Avalle tra i mediani e permettendo così a Lauro e Bertolini turni alterni di riposo che serviranno a mantenere la compagine locale fresca d’energie. («La Gazzetta dello Sport», 19 marzo 1928) La Juventus è uscita dal campo nettamente sconfitta, più che dal punteggio già onorevole, dallo svolgimento del gioco imposto dai grigi che hanno dominato per almeno tre quarti dell’incontro sia per tecnica che per impostazione di temi, sempre varii e pericolosi per la rete di Combi. L’Alessandria mancava di Curti, di Viviano e di Avalle: assenze gravi che venivano a menomare non poco l’efficienza organica della squadra. Ciò nonostante, i grigi furono superiori e si dimostrarono sempre all’altezza dell’alto ruolo che essi sono andati assumendo in questo campionato. La Juventus, a tratti, sul finire della prima ripresa e verso la metà del secondo tempo, ha riorganizzato le sue file ed è corsa animosa e decisa all’assalto della rete di Morando, ma le azioni sviluppate erano prive di finezza, di rapidità e coesione. Nel primo tempo, al 22’, l’Alessandria segna il primo goal per merito di Bertolini. Nella ripresa, l’artefice principale del secondo goal alessandrino è ancora Bartolini che al 27’, tagliati fuori due avversari, allunga il pallone a Chierico. Questi, fulmineo, punta deciso in goal e la palla, malgrado il disperato tentativo di Combi, finisce in fondo alla rete. («Vice», «Il Calcio», 24 marzo 1928) La prima partita di finale, attesa con tanta morbosità dal pubblico alessandrino, ci ha dato la conferma del valore dei grigi, in lotta non solo per una affermazione provinciale, ma per un primato nazionale. Domenica, la folla delle grandi occasioni ha assistito ai prodigi della squadra grigia con una passione finora mai raggiunta e si è fatta una profonda convinzione che la nostra squadra sia attualmente in una forma così spettacolosa da poter superare tutte le previsioni più ottimiste e da saper marciare sicuramente verso più grandi destini. Tutti sono ormai convinti che la squadra grigia è attualmente una delle più forti squadre d’Italia, che ha tutte le migliori virtù calcistiche e che saprà combattere fino all’ultimo istante per portare l’Alessandria sul più alto gradino del campionato italiano. Domenica, il pubblico non desiderava solo la vittoria, ma voleva che la squadra, benché in formazione di ripiego, desse una luminosa prova del suo valore. Questo pubblico, che ama i suoi grigi più di sé stesso, voleva da essi una battaglia nuova, convincente, superba. La vittoria, ritenuta fin dalla vigilia certissima, passava in seconda linea di fronte alla esigenza di vedere un gioco superiore. Il pubblico di oggi è troppo esigente. Vuole solo più la battaglia aperta, emozionante, affascinante. Questo voleva il pubblico e questo ha ottenuto. La partita è stata, per combattività, una delle più belle finora giuocate sul campo degli Orti. E non è neppure mancata la grande soddisfazione della vittoria perché due goals, veramente superbi, hanno coronato lo sforzo degli undici grigi protesi in una lotta senza tregua pur di procurare alla squadra una bella vittoria ed al loro pubblico una grande soddisfazione. E la vittoria è venuta. Un goal superbo, prepotente, di Bertolini ed un secondo, non meno bello e più nitido, di Chierico. Ma, come se non bastassero questi due punti a definire una superiorità, l’Alessandria ha giuocato tutta la partita spadroneggiando e dominando gli avversari sia tecnicamente che per numero di azioni. Quante volte i cinque attaccanti grigi sono giunti a contatto col portiere avversario, e con quale signorilità di giuoco essi conducevano le azioni! Si dirà che la prima linea alessandrina domenica non rendeva quanto può rendere nella pienezza dei suoi mezzi, ma essa ha ugualmente svolto un giuoco sicuro, nitido, veloce, adattandosi per tutta la partita al giuoco alto imposto dagli avversari e concludendo le azioni con una prontezza ed una potenza non comuni. L’Alessandria di domenica – si noti che essa contava nelle sue file ben tre riserve – non è per nulla stata inferiore all’Alessandria di quattro mesi fa, quando mieteva allori su tutti i campi d’Italia. Successo completo, quindi, quello di domenica, tanto più che la squadra avversaria, nella sua nuova formazione, aveva tante possibilità da affrontare con speranza di vittoria qualunque altra squadra d’Italia. Già nella partita di Bologna la linea mediana dei grigi aveva sostenuto una lotta immane contenendo con grande energia la irruente offensiva dei rossoblù; domenica essa è stata ancora superiore alla precedente partita, dimostrandosi potentemente inquadrata e superbamente combattiva. La squadra alessandrina, in tutte le sue edizioni, ha sempre avuto una mediana forte, duttile, resistente. Dai tempi d’oro di Carcano ad oggi, ad eccezione di una sola annata, la seconda linea dei grigi è sempre stata la forza della squadra. Oggi crediamo che superi ogni precedente edizione. La scuola di Carcano ha dato ottimi frutti. Tanto Gandini quanto Lauro sono sulla breccia da vari anni, e del loro valore più nessuno dubita; Gandini, attualmente, si trova nella sua forma migliore. Ma chi più impressiona è Bertolini. Sei mesi fa Bertolini non era che un mediano appena discreto: accoppiava una ottima volontà ad una tecnica discreta, ma il suo giuoco mancava di energia, di combattività. I supporters non nascondevano le loro preoccupazioni e dichiaravano apertamente di preferire una riserva, ma Carcano che ha buon fiuto, ha insistito nei suoi propositi, ha curato e allevato la nuova recluta alla sua scuola ed oggi raccoglie i frutti migliori. Bertolini, attualmente, è uno dei migliori mediani d’Italia e se il C.U. non lo ha prescelto per l’incontro internazionale di Roma, crediamo lo si debba unicamente alla grande importanza della partita, che non permette nessun esperimento. Ciononostante, Bertolini può attualmente essere orgoglioso di meritare non solo le incondizionate lodi dei suoi ammiratori, ma di vestire anche la casacca azzurra. Dopo appena due giornate di finale, le squadre migliori già hanno preso posizione di classifica. Il Torino ed il Genoa hanno preso il comando con l’autorità che li distingue, l’Alessandria ed il Milan sono a ridosso, il Bologna ancora indietro di un gradino, le altre tre notevolmente distanziate. Benché non siano sufficienti due partite per valutare le possibilità di ogni squadra, pure sembra ormai chiaro che il primato sarà disputato tra le squadre del Torino, Genoa, del Bologna e dell’Alessandria. A parte lo spirito di campanile che potrebbe guidarci nel considerare la squadra grigia fra le candidate al massimo titolo, le prime due giornate hanno messo in rilievo il suo grande valore ed hanno lasciato intravedere quanta autorità possa essa avere in questa appassionante lotta. L’Alessandria è attualmente uno squadrone. I fatti lo hanno ampiamente dimostrato. Queste considerazioni ci inducono a sperare che l’Alessandria abbia molte probabilità di lottare per i posti d’onore, e se la fortuna vorrà assisterla nelle sue imprese sosterrà indubbiamente un ruolo importantissimo nella lotta per la conquista del massimo titolo. Chi ben comincia è a metà dell’opera. (Teresio Pelizza, «Il Piccolo», 24 marzo 1928) RISULTATI: Genoa-Internazionale 6-0 Milan-Bologna 1-1 Torino-Casale 2-1 CLASSIFICA: Genoa, Torino 4; Alessandria, Milan 3; Bologna 2; Casale, Internazionale, Juventus 0.

Girone Finale

Alessandria US - Juventus FC 2 - 0 (1 - 0)

RETI:

24. Bertolini L.[A], 71. Chierico C.[A]

Alessandria US

Morando Clemente, Rasetto Ugo, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo

All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria

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Arbitro: Garbieri Carlo (Genova)

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Morando Clemente, Rasetto Ugo, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Cattaneo Renato, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo AngeloAll.: Carcano Carlo

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