Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1927/1928
Div. Nazionale
04-03-1928 - Giornata: 20 - Alessandria - campo degli Orti
Girone A


Alessandria US - Genoa CFC 4 - 0 (2 - 0)
RETI: 27. Ferrari G.[A], 36. Banchero (I) E.[A], 82. Gandini G.[A], 90. rig. Viviano A.[A]

Alessandria US Curti Mario, Viviano Andrea, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Avalle Edoardo, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria
GENOA: De Prà; Bellini, De Vecchi; Gastaldi, Burlando, Benvenuto; Marchionneschi, Bodini (I) Ercole, Catto (I) Edoardo, Chiecchi (III) Giovanni, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo.

Arbitro: Bonello Renato (Venezia)
Note
Rigore sbagliato: 11’ Viviano [A, parato]. Pubblico discreto. Incasso: lire 18.000. Giornata piovosa, terreno pesante. Inizio gara ore 14:30 (14:35 effettive). Un minuto di silenzio, al 15’, in memoria del generale Armando Diaz, scomparso il 29 febbraio 1928.

Commento
Il ritorno della squadra grigia alla sua formazione classica ha coinciso con la pioggia, che ha ridato alla squadra il terreno a lei più favorevole. L’undici di Carcano ha così potuto affermare ancora una volta la potenza dei suoi uomini, la fusione tattica del suo complesso, la resistenza dei giuocatori e l’efficacia del giuoco. La vittoria d’oggi ha la caratteristica dei primi successi clamorosamente riportati dall’Alessandria agli inizi della stagione. Peccato che scarso pubblico assistesse alla gara, forse trattenuto dall’inclemenza del tempo che non lasciò mancare la pioggia e molto più ne prometteva. La vittoria dei grigi era oggi ben degna del trascinante applauso di tutta la massa dei suoi ammiratori cittadini e provinciali. Invece, i poco numerosi presenti sembrarono più indispettiti della resistenza del Genoa che non ammirati del valore dei grigi. Lesinarono quasi l’applauso a quanto di bello seppero fare Gandini e compagni per concertare la loro attenzione sugli errori e sulle manchevolezze degli avversari. Levratto è stato il «dada» dei tifosi alessandrini e non ha potuto muovere passo senza essere accompagnato dall’urlo canzonatorio che la nuova moda rende… obbligatorio sui campi di football più accreditati. Eppure, c’è stato di meglio da seguire, durante la partita, che non le virtuose rovesciate e le non sempre felici puntate del taurino nazionale del Genoa: il mirabile lavoro di De Prà, la instancabile potenza di Bellini, l’abilità di Burlando erano tali da meritare la massima attenzione. Furono, in ogni modo, le cose più notevoli che il Genoa d’oggi seppe presentare. Mancando di Lombardo, dei mediani laterali e di Puerari, la squadra di De Vecchi ha tenuto il meglio che le è stato possibile contro l’infuriare dell’incessante offensiva alessandrina. Malgrado i quattro goals, due dei quali – nella ripresa – sarebbero stati evitabili, all’estrema difesa non sono da imputarsi grossi errori, i maggiori responsabili della segnatura essendo apparsi i mediani laterali, dal calcio troppo debole e dal giuoco niente armonizzato con quello dei compagni. Quanto all’attacco genoano, dal quale molto era lecito attendersi poiché si era presentato al completo, esso mancò alla prova. Non per scarso impegno, ma per assoluta deficienza di collegamento. Catto, che pure fece qualche cosa di buono, fu di un egoismo feroce, superato solo da quello di Chiecchi. Ognuno dei cinque andò per conto suo e si disinteressò di quanto facevano i compagni. Tattica sbagliata sempre, e oggi anche più erronea sul terreno pessimo, fangoso e attaccaticcio. A nulla valse l’impegno dei singoli per raggiungere una segnatura che solo attraverso un giuoco largo a traversoni si sarebbe potuta ottenere. Questo senso dell’opportunità tattica ebbe invece in sommo grado l’Alessandria, che dominò tutto il primo tempo ed ebbe una sensibile prevalenza anche nella ripresa. Il risultato parla a favore della squadra grigia meglio di ogni commento. Ma bisogna anche aggiungere che tale risultato venne ottenuto solo grazie a un’andatura infernale impressa a tutta la partita. Sul terreno d’oggi, ciò rappresenta uno sforzo enorme e che solo una squadra perfettamente a punto può permettersi. Sua maestà il fiato – sovrano sui campi di football – ha nelle sue grazie i giuocatori grigi, che possono così dare continuamente ossigeno a quel loro giuoco preciso, fatto di scrupolosa osservanza delle posizioni e dei compiti di ciascun uomo. Mobilissima la difesa, pronto e deciso l’attacco, giganteggiò al centro la figura, e il giuoco, di Gandini, distributore eccellente. Forse, qualche arruffamento in area di rigore avversaria, che trovava del resto le sue scusanti nello stato del terreno e nella stretta e confusa difesa genoana, non si sarebbe avuto se fosse stato in linea Cattaneo, che già ammirammo come il più accorto degli attaccanti grigi. Del resto, anche così come si è comportata oggi l’Alessandria – pur tenendo conto di tutte le circostanze a suo favore – può aspirare a fare grandi cose nelle imminenti finali. Ha arbitrato Bonello, del Venezia, con prontezza di decisione. L’offensiva alessandrina si scatena fin dalle primissime battute e già all’11’ il Genoa ha subito due corners, quando l’arbitro gli infligge un calcio di rigore. Tira Viviano, forte: De Prà, che è corso incontro all’avversario, respinge e salva. Il minuto di silenzio in memoria del maresciallo Diaz è finito, riprende la offensiva dei grigi, che sono fronteggiati dai terzini (attivissimo Bellini) e stagnano in area rossoblù. De Prà è però impegnato seriamente anche lui e para numerosi tiri in grande stile: certe sue doppie respinte e certe uscite a tempo hanno del miracoloso. Per contro, le rare fughe delle ali genoane concludono poco perché, al centro, si giuoca con troppa precipitazione e… ognuno per sé. Finalmente, al 27’, un centro di Chierico provoca una ennesima mischia a pochi passi da De Prà; è Ferrari che, di testa, infila il primo pallone nella rete genoana. Al 36’ Banchero può ottenere il secondo punto. La ripresa vede una decina di minuti di marca genovese: ma i terzini grigi sono pari al pericolo e ributtano con grande potenza. Poi, si torna in terreno genoano. Al 16’, corner che obbliga De Prà a una serie di parate, specialmente su tiri di Marchina e di Banchero. Altro corner, e Avalle tira fuori. Finalmente, il Genoa può sospingersi all’attacco e tocca ai grigi di difendersi con la consueta bravura. Più di una minaccia muore all’ultimo istante, e i mediani grigi sono pronti a rovesciare la situazione. Al 37’ un forte allungo di Gandini si appoggia verso sinistra: Gastaldi – attivissimo per quanto un po’ acerbo nell’intuito e tendenzialmente fallosetto – tenta disperatamente l’arresto, ma il pallone gli schizza via dal piede e si infila in rete per la terza volta. Per poco, il Genoa non riesce a salvare l’onore nell’ultimo suo serio tentativo che impegna Curti in due parate consecutive, su tiro di Gastaldi e pronta rimessa di Levratto. Si ritorna in area genoana, dove si palleggia a tutto vigore, ora. Proprio al 45’, un pallone vien toccato con le mani da Gastaldi durante una delle arruffate mischie che De Prà si è dovuto… godere quest’oggi. Il penalty è ancora affidato a Viviano che, questa volta, non sbaglia e segna il quarto goal. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 5 marzo 1928) L’ultima partita del girone eliminatorio si è giocata su un terreno reso assai pesante dalla pioggia insistente di questi giorni. L’Alessandria ha dominato nettamente, e solo a sprazzi il Genoa è riuscito a minacciare la rete di Curti. De Prà invece, il portiere avversario, è stato l’eroe della giornata, salvando una serie infinita di tiri: persino un calcio di rigore è riuscito a salvare. Il merito principale dell’attuale ambitissimo successo dei grigi spetta al sistema offensivo sviluppato dagli uomini di Banchero, che non si sono concedute soste o titubanze, sviluppando una tattica sagace e perigliosa. Così la linea attaccante alessandrina, continuamente sorretta dagli halves, tutti consci del loro compito che hanno assolto lodevolmente, ha potuto mantenere per oltre tre quarti del veloce e sostenuto incontro l’offensiva in campo genoano, in un rapido e travolgente susseguirsi di azioni forti e decise. Chi ha deluso non poco, invece, è stata la prima linea dei rossoblù che, scesi tra noi quasi al gran completo, non sono riusciti ad infondere al loro gioco una direttiva ed una impostazione tale da riuscire a scavalcare la nostra difesa e batterla vantaggiosamente. Alle 14:35 l’arbitro Bonello fischia l’inizio: la palla è ai grigi, che invadono subito il campo genovese, e già al 3’ e al 6’ i rossoblù sono in corners, infruttuosi entrambi. Al 10’, in una furiosa nuova mischia nell’area fatale genovese, Bellini commette un grave fallo che l’arbitro punisce con un penalty: lo tira Viviano, ma anche stavolta De Prà, con un balzo fulmineo, sventa il forte tiro. Ma l’assalto alessandrino non per questo si placa, e al 28’, finalmente, Ferrari, con un preciso colpo di testa, riesce a deviare in rete il pallone, segnando il primo goal. Immediata reazione rossoblù che culmina in un calcio di punizione sventato da Curti, che effettua la sua prima parata. Al 37’ Banchero riesce, con una magnifica azione personale, a segnare il secondo goal. Il primo tempo termina con una fuga di Chiecchi. Nella ripresa, già al primo minuto Ferrari è a stretto contatto con De Prà e, mentre sta per calciare da pochi passi, è travolto da Bellini. Sfumata una nuova, lunga offensiva grigia, tempestivamente contenuta dai difensori genoani, i loro forwards tentano a più riprese la via del goal con fughe velocissime dell’aitante Levratto o guidate in linea da Catto, ma esse non danno esito. Così matura il terzo goal alessandrino dovuto a Gandini che, liberata la sua area, si spinge a una ventina di metri da De Prà, tira e segna. L’ultimo goal è segnato proprio sul finire della partita da Viviano su calcio di rigore. («La Stampa», 5 marzo 1928) Gli uomini di Gandini hanno assunto fin dalle prime battute il comando della azione e lo hanno mantenuto per almeno tre quarti della partita in un ritmo forte ed incessante, azioni condotte abilmente sotto la rete di De Prà, che ha fatto prodigi per contenere l’inevitabile sconfitta in termini onorevoli. Partita di scatto, la prima linea alessandrina si è affermata autorevolmente come impostazione di giuoco e sviluppo di situazioni ricche e varie. Attualmente, i grigi si trovano in gran forma e nell’imminente finale giuocheranno certamente un ruolo degno delle loro tradizioni. Iniziato il giuoco, l’Alessandria è all’attacco e ottiene un calcio di rigore, ma De Prà para. Al 28’ Ferrari riceve un passaggio e con un colpo di testa manda la palla a scuotere la rete degli ospiti. Non sono passati dieci minuti che Banchero, fattosi luce, segna inesorabilmente il secondo goal. Nella ripresa, dopo una certa prevalenza dei genoani, al 36’ Gandini, con un tiro lungo raso terra, sorprende De Prà, segnando il terzo goal. In un ultimo guizzo offensivo sotto la porta avversaria, Viviano ottiene, su calcio di rigore, il quarto ed ultimo goal della giornata. («Vice», «Il Calcio», 10 marzo 1928) L’Alessandria ha chiuso il girone eliminatorio con una vittoria così brillante da non lasciare più dubbi sul suo valore. I pronostici della vigilia, anche i più ottimisti, erano ben lungi dal prevedere una messe così abbondante di goals del poderoso squadrone grigio. Senza dubbio, l’Alessandria ha voluto riservare tutte le sue forze per questa partita alla quale essa dava una grande importanza morale. Ha voluto inoltre dare una prova del suo valore, alla vigilia del girone finale, per annunciare alle sette avversarie che essa è tutt’altro che rassegnata alle posizioni di centro e che saprà difendersi fino all’ultimo per conquistarsi uno dei primissimi posti. E non è mancato ad essa l’appoggio morale del pubblico. La bella prova dei grigi ha trascinato il pubblico alle più grandi acclamazioni, alla più viva passione, ad urli interminabili di gioia. Quattro a zero! Il Genoa, il possente squadrone rossoblù, che ovunque si è sempre imposto per la sua classe eccelsa, è stato sconfitto dai grigi per quattro goals a zero! Pare un sogno che gli undici ragazzi in maglia grigia abbiano schiacciato il tanto decantato squadrone genoano. È stata una specie di dolce vendetta macchinata in tre mesi, dopo cioè la cruda sconfitta di Genova. E la vittoria è stata netta e convincente. Nessuna attenuante possono vantare i rossoblù. I grigi hanno vinto e stravinto perché di classe superiore, perché animati da uno spirito combattivo non comune, perché insomma essi sono tornati nella forma di tre mesi or sono, quando non conoscevano che la vittoria. Domenica hanno fornita l’impressione di essere tornati in piena efficienza come all’inizio del campionato. Si è rivista la squadra grigia giuocare alla… perfezione. Seppure contro una difesa di cui facevan parte quattro nazionali, i cinque attaccanti grigi hanno svolto un giuoco meraviglioso di stile, impeccabile di tecnica, esuberante di combattività e di animo, e sommamente redditizio. Pochi palloni venivano sciupati sia nelle azioni d’attacco che in quelle conclusive. Infatti, il portiere genoano è stato sottoposto per tutta la partita ad un massacrante lavoro. E fu una vera fortuna per il Genoa che De Prà si trovasse in una giornata eccezionale: la sconfitta sarebbe stata altrimenti ben superiore. Ma non solo la linea attaccante fece mirabilie, ma anche la mediana svolse un giuoco superbo di continuità. Gandini, in una forma spettacolosa, fu senza dubbio, con De Prà, il migliore in campo. Con lui vanno elogiati Bertolini e Lauro. Dei due terzini, solo Viviano superò brillantemente la prova. Costa ancora non si è ripreso dalla sua crisi. Curti, sebbene poco impegnato, dimostrò di essere completamente a punto. Un altro elemento che non deve essere trascurato e che ha favorito nettamente la squadra grigia è stato il terreno fangoso: i grigi sembrano trarre gran profitto dallo stato del terreno, seppure fisicamente non vi appaiano troppo adatti. Essi sanno adattare miracolosamente il loro giuoco al terreno fangoso come nessun’altra squadra d’Italia sappia fare. Già si è visto nelle partite del girone d’andata quanto beneficio tragga il loro giuoco da questo stato del terreno. E domenica essi hanno fatto sentire il peso di questo vantaggio con una incontrastata superiorità ed una vittoria che non ha precedenti nel libro d’oro dell’Alessandria. (Teresio Pelizza, «Il Piccolo», 10 marzo 1928) RISULTATI: Milan-Brescia 4-1 Padova-Reggiana 2-0 Pro Vercelli-Lazio 6-0 Torino-Napoli 11-0 Riposa: Cremonese CLASSIFICA: Torino 30; Genoa 29; Alessandria 28; Milan 26; Brescia 21; Pro Vercelli 18; Cremonese, Padova 17; Napoli 15; Lazio 11; Reggiana 8.

Girone A

Alessandria US - Genoa CFC 4 - 0 (2 - 0)

RETI:

27. Ferrari G.[A], 36. Banchero (I) E.[A], 82. Gandini G.[A], 90. rig. Viviano A.[A]

Alessandria US

Curti Mario, Viviano Andrea, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Avalle Edoardo, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo Angelo

All.: Carcano Carlo

Formazione avversaria

GENOA: De Prà; Bellini, De Vecchi; Gastaldi, Burlando, Benvenuto; Marchionneschi, Bodini (I) Ercole, Catto (I) Edoardo, Chiecchi (III) Giovanni, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo.

Arbitro: Bonello Renato (Venezia)

Note

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Crediti

2021 museogrigio, tutti i diritti riservati.

Girone A

Alessandria US - Genoa CFC 4 - 0 (2 - 0)

RETI:

27. Ferrari G.[A], 36. Banchero (I) E.[A], 82. Gandini G.[A], 90. rig. Viviano A.[A]

Alessandria US

Curti Mario, Viviano Andrea, Costa Felice, Lauro Armando, Gandini Giuseppe, Bertolini Luigi, Avalle Edoardo, Marchina Libero, Banchero (I) Elvio, Ferrari Giovanni, Chierico Carlo AngeloAll.: Carcano Carlo

Formazione avversaria

GENOA: De Prà; Bellini, De Vecchi; Gastaldi, Burlando, Benvenuto; Marchionneschi, Bodini (I) Ercole, Catto (I) Edoardo, Chiecchi (III) Giovanni, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: De Vecchi Renzo.

Arbitro: Bonello Renato (Venezia)

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