Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1931/1932
Serie A
04-10-1931 - Giornata: 3 - Milano - San Siro


Milan FC - Alessandria US 1 - 1 (0 - 0)
RETI: 60. Santagostino G. [Mi] 74. Cornara G.[A]

Alessandria US Mosele Vittorio, Fenoglio Giuseppe, Borelli Michele, Grillo Giuseppe, Gandini Giuseppe, Lingua Francesco, Cattaneo Renato, Avalle Edoardo, Cornara Giuseppe, Scagliotti Cinzio, Riccardi (I) Giovanni All.: Stürmer Karl

Formazione avversaria
MILAN FC: Compiani; Perversi, Bonizzoni; Moroni, Bocchi (II) Orlando, Pomi; Arcari (III) Pietro Sante, Santagostino Giuseppe, Pastore, Magnozzi (II) Mario, Torriani. All.: Bánás József.

Arbitro: Ciamberlini Mario (Genova)
Note
Inizio gara ore 15:00

Commento
I giovani difensori dell’Alessandria hanno retto coraggiosamente il confronto con quelli più esperti del Milan ed hanno ottenuto un risultato di parità che costituisce per loro un autentico successo e per i rossoneri uno scacco. Un goal per parte è stato segnato, e questo 1 a 1 costituisce quasi un esito classico nella lunga serie delle partite giuocate tra Milan ed Alessandria. Ieri, la squadra di Magnozzi ha svolto un giuoco più autoritario di quella di Gandini: ha attaccato con netta prevalenza, sia nel primo che nel secondo tempo. Ha ottenuto un goal e ha subito il pareggio nella ripresa. Ha giuocato con animo e con impegno, ma ha denunciato gravi difetti nell’esecuzione delle azioni offensive. Poco s’è visto, da parte rossonera, anche nei riguardi di quella che è l’impostazione del giuoco, cioè la fase preparatoria che conduce al goal. Gli alessandrini hanno condotto una partita assai intelligente. Giuocando con un brio ed una scioltezza notevoli, si sono preoccupati più della difesa che dell’attacco, ritenendosi evidentemente paghi di un risultato nullo. Terzini e mediani grigi, e tra essi vanno ricordati specialmente Borelli per la precisione e la decisione delle entrate e Gandini per la continuità e l’autorità della sua azione, hanno costituito una mobile linea di sbarramento contro la quale gli uomini centrali dell’attacco rossonero si sono spuntate le corna. Il piazzamento e la disposizione degli uomini di difesa dell’Alessandria sono sempre stati tali da impacciare i movimenti degli avversari, da obbligarli a tentare la via del goal con tiri improvvisi poiché non c’era tempo né possibilità di aggiustare il pallone per il colpo a rete. Mosele, in porta, ha effettuato parate bellissime, alte e a terra. La partita, come veduta generale, ha avuto la fisionomia sopradescritta. Ciò non toglie che improvvisi rovesciamenti di fronte si siano verificati, specie nel secondo tempo, e che, a periodi, il giuoco abbia avuto una certa permanenza al centro. L’attacco alessandrino ha accennato più volte ad una buona concezione del giuoco da svolgere, ma è sempre bastato l’intervento di un avversario per infrangere ogni tentativo: quando questo intervento è stato sbagliato, il centroattacco dei grigi ha segnato il goal. Tale attacco, lasciato peraltro sovente troppo isolato dai suoi sostegni data la piega assunta dalla gara, ha rivelato le pecche dovute alla sua formazione inedita, causati dall’assenza di Notti e Chierico. Il migliore è parso Avalle, attivo e redditizio, mentre Cattaneo non è sembrato certo nella sua forma migliore. L’Alessandria mancava anche di Lombardo, sostituito del resto con efficacia dal sicuro Fenoglio. Il Milan, assenti Marchi e Moretti, ha sostituito quest’ultimo con Santagostino; ma il trio centrale, come abbiamo detto, non ha trovato accordo, mentre Arcari, elemento veramente utile, avrebbe potuto fare ancora di più se meglio coadiuvato e sfruttato dai compagni di linea. Ha progredito, dall’ultima esibizione milanese, Bocchi al centro di seconda linea, ma il servizio dei mediani agli attaccanti, prevalentemente alto, non fu certamente il più adatto per porre questi ultimi in condizioni favorevoli per iniziare l’attacco. Il primo quarto d’ora è vissuto attraverso un intenso lavoro delle due linee di mediani, le quali hanno mantenuto il gioco a metà campo, mentre i quintetti d’attacco ricercavano l’accordo e tentavano inutilmente di forzare l’avversa difesa. Questo periodo è terminato col primo corner della giornata, a favore del Milan, per un forte tiro di Magnozzi battuto da lontano e deviato da Mosele. Questo calcio d’angolo ha segnato l’inizio di una serrata offensiva del Milan. Più autoritario e più robusto, l’undici rossonero è parso, ad un certo punto, lanciato a fondo. Una situazione favorevole, bravamente creata da Arcari, non ha trovato pronto Pastore; un tiro di Magnozzi, violento ma alto di centimetri, ha sollevato applausi ed un pallone di Pastore è stato parato in tuffo da Mosele, che poco prima aveva fermato un altro pallone insidioso perché «tagliato» da Santagostino. Nei primi dieci minuti della ripresa si sono registrati due altri calci d’angolo a favore del Milan. Al sedicesimo minuto, dopo reiterati tentativi, i rossoneri hanno segnato: Magnozzi di testa ha allungato a Torriani, che si trovava a poca distanza dalla linea di fondo: l’ala sinistra ha centrato un po’ indietro e Santagostino ha ripreso la palla senza attenderne il rimbalzo e l’ha proiettata violentemente in rete. Successivamente, il Milan, come gli accade spesso quando si trova in vantaggio di un goal, ha rallentato il ritmo e la difesa alessandrina ha potuto perciò giuocare con un più ampio respiro. Ciò non toglie che un malinteso tra Fenoglio e Mosele abbia fatto trattenere il respiro ai supporters grigi, scesi a Milano in buon numero. Al 27’ la palla è arrivata a Riccardi: libero, anziché portarla fino al fondo, egli ha centrato obliquamente in avanti; Perversi s’è buttato sulla palla, ma ha errato l’intercettamento: Cornara se ne è impossessato e con calma ha tirato in goal in modo imparabile da una quindicina di metri. Per una diecina di minuti, allora, il Milan ha riassunto il tono di prima e la difesa alessandrina ha dovuto prodursi nuovamente nella sua azione vigile ed accorta. Al 36’ e al 42’ due belle occasioni non sono state sfruttate dai rossoneri: l’ultima, poi, ha visto tre tiri consecutivi di Santagostino, Magnozzi e Torriani respinti in qualche modo. La partita è terminata su un nuovo corner contro i grigi. Ha arbitrato Ciamberlini di Sampierdarena, non sempre felice nella valutazione dei falli. (Mario Rossi, «La Stampa», 5 ottobre 1931) Anche con la squadra incompleta e con un largo schieramento di riserve, l’Alessandria è riuscita a resistere al Milan e, dopo aver serbato intatta la propria rete per due terzi della partita, ha saputo pareggiare con un improvviso contrattacco il goal realizzato dai milanisti a coronamento di un lungo periodo di prevalenza offensiva. Il Milan ha mostrato una netta superiorità numerica di attacchi e avrebbe potuto raccogliere un buon punteggio qualora la mediana fosse stata più precisa nella sua azione e la prima linea avesse avuto un assieme migliore. Lo scarso affiatamento degli attaccanti rossoneri, spezzati in due reparti per la mancanza di un elemento di coesione al centro, e il disordine delle evoluzioni in area di rigore hanno facilitato il compito della difesa alessandrina, che da parte sua, si è battuta valorosamente. Impostata la partita sin dall’inizio sul duello tra attaccanti rossoneri e difensori grigi, la maggioranza del pubblico ha avuto ben presto, strano a dirsi, la visione di un risultato di parità. Forse per amore dell’abitudine, poiché è questo il terzo «uno a uno» a cui gli appassionati milanesi assistono dall’inizio del campionato. Ma l’abitudine non è ancora un fattore determinante nel gioco del calcio, e il match nullo ha le sue origini tecniche ed agonistiche. La squadra del Milan non è ancora a punto. Il grado d’allenamento degli uomini è abbastanza buono, e sulla foga e sull’ardore ieri i rossoneri avrebbero potuto vincere. Ma fa difetto l’affiatamento, soprattutto nella prima linea. Pastore, al centro, non riesce a legare il gioco dei due reparti di destra e di sinistra, né è l’uomo che sappia sfondare le barriere difensive avversarie, Santagostino non si è presentato nelle sue migliori condizioni, Magnozzi invece ha lavorato senza tregua, prodigandosi in tutti i modi; ha distribuito il gioco e ha trascinato i compagni; è stato uno degli atleti migliori della squadra. Anche le ali hanno svolto bene il loro compito, e sulle fughe di Torriani e di Arcari e sul lavoro del capitano l’azione offensiva ha proceduto intensamente. Ma in area di rigore gli uomini del centro non si sono ritrovati, non hanno saputo smarcarsi; difficilmente essi hanno potuto tirare liberamente; le mischie hanno caratterizzato i finali d’attacco milanista. La mediana ha giocato con continuità, ma i suoi passaggi alla prima linea hanno mancato di precisione e ciò ha influito sul gioco degli attaccanti. La difesa non ha avuto molto da fare; vi si è distinto specialmente Bonizzoni, mentre Compiani ha toccato pochissimi palloni e non poteva far nulla per evitare il pareggio di Cornara. Il comportamento dell’Alessandria è degno del massimo elogio. La squadra, sostenuta con fiduciosa passione dai concittadini, animata da uno spirito battagliero che difficilmente si piega e si attenua, ha lottato valorosamente, riscuotendo la simpatia del pubblico milanese che, pur incoraggiando i rossoneri, non ha mancato di apprezzare la valida difesa degli ospiti. La squadra è formata in prevalenza da calciatori giovani e giovanissimi, e le riserve ieri hanno tenuto il campo altrettanto lodevolmente quanto i pochi anziani rimasti nei ranghi. Portiere e terzini sono stati i protagonisti della partita: Mosele ha parato con prontezza, audacia e sicurezza un’infinità di palloni indirizzatigli da tutte le posizioni; Borelli e Fenoglio non hanno fallito, si può dire, un colpo. La mediana, capitanata da Gandini, si è prodigata nel lavoro difensivo di arginamento e di intercettamento con un gioco efficace. Ha naturalmente abbandonato un po’ gli attaccanti i quali, pur distinguendosi per una certa coesione, hanno mostrato una grave riluttanza nel tiro in porta; i migliori sono sembrati Scagliotti e Cattaneo, pur con una certa tendenza di quest’ultimo a strafare. La partita è stata povera dal punto di vista stilistico e non ha avuto certo la levatura dei grandi incontri. L’azione, la «frase» calcistica è stata per lo più secca, disadorna, spesso convulsa, frammentata da frequenti interventi dell’arbitro. La combattività e l’ardore non sono però mai venuti meno. La superiorità del Milan all’attacco è stata, come si è detto, sensibilissima, specialmente nel primo tempo in cui Compiani non ha dovuto intervenire più di due volte. Le occasioni per segnare sono state numerose: parte le hanno sciupate gli stessi milanisti, parte le ha annullate Mosele. I primi 45 minuti hanno trovato le squadre zero a zero e la ripresa ha avuto forse un andamento più equilibrato. Il Milan ha segnato il suo goal al 16’, per opera di Santagostino che ha raccolto al volo un traversone lungo e potente di Torriani. L’Alessandria ha pareggiato al 28’ su azione di contrattacco, seguita a una mischia in area alessandrina: dopo un palleggio in linea con Riccardi e Scagliotti che ha sorpreso i terzini, Cornara, libero, ha mandato in rete un tiro alto, secco e preciso. L’Alessandria ha poi resistito all’animato serrate del Milan, che mirava a riconquistare la vittoria. («Corriere della Sera», 5 ottobre 1931) In una atmosfera di entusiasmo e in una giornata di luci si è svolta la partita che per tradizione è sempre stata una delle più animate e combattute tra quelle giocate a San Siro. Il Milan si è lasciato sfuggire la vittoria che al pubblico è sembrata sul punto di essere abbastanza facilmente ghermita. Contro la squadra solida ed incandescente dei rossoneri, gli alessandrini hanno dato il massimo per evitare la sconfitta. Le due antagoniste si sono misurate con armi diverse e svolgendo una condotta di gara che ha messo in luce due scuole e due metodi di gioco. Il Milan non è riuscito a spuntarla perché i grigi hanno saputo trarre partito, molto opportunamente, dalla stessa generosità dell’antagonista che troppo spesso ha impiegato, e non sempre con accorta misura, avanguardie e rincalzi per aprirsi una breccia nella difesa di Mosele. Più equilibrato, più ponderato, più compassato è apparso il gioco degli alessandrini, assai più vario e vivace quello dei milanisti, che hanno fatto sfoggia di una aggressività alla quale, tuttavia, non ha corrisposto il rendimento. Ad un primo tempo condotto a tutta andatura e in leggero vantaggio per i rossoneri, ha fatto seguito una ripresa anche più movimentata ed emozionante per le vicende cui è andata soggetta. Il primo tempo si era chiuso senza goals. Nella ripresa, il Milan ha segnato per primo e l’Alessandria ha pareggiato dopo 13 minuti. Si può dire che, mentre il goal dei rossoneri ha premiato l’insistenza di un attacco veemente, il pareggio dei grigi è stato il frutto di un’accorta tattica. Infatti, l’Alessandria ha destato la chiara impressione di voler quasi assecondare la condotta aggressiva degli avversari, anche quando questi conducevano in vantaggio, onde poter ottenere il pareggio su un’azione in controtempo. Anche il goal degli alessandrini, benché giunto per i milanesi come un fulmine a ciel sereno, è apparso convincente. Esso ha provocato la violenta reazione dei milanesi, reazione rimasta infruttuosa sia per l’orgasmo e la precipitazione dei giocatori che vedevano sfuggire la vittoria sia per difetto di coesione nelle frasi conclusive. L’Alessandria, che – non bisogna dimenticarlo – giocava su terreno avverso, ha avuto il suo cardine in Gandini, un centromediano duttile, infaticabile, abile sul pallone, pronto e sicuro nei passaggi a Riccardi ed a Cattaneo. La difesa si è distinta per la fredda sicurezza e per i coraggiosi interenti che hanno fronteggiato prima, costretto poi ed esaurito infine, l’impeto dell’attacco rossonero. Fenoglio, terzino di classe, e Borelli, che ha fornito un’ottima prova, hanno risolto situazioni che facevano ritenere ormai vano ed impossibile ogni disperato intervento. Mosele è stato all’altezza della situazione, facendosi applaudire spesso per le sicure parate, e Grillo, equilibrato e calmo, ha svolto un oscuro ma proficuo gioco difensivo; Lingua, suo compagno di linea, è stato più irruente che non fine tattico. La prima linea ha impressionato meno: le sue azioni sono state spesso sfuocate. Non è mancata all’attacco la coesione che permette di svolgere trame tecniche, anzi, i grigi hanno forse insistito troppo in un gioco quasi accademico. Le discese si arenavano sulla linea dell’area milanista senza provocare il brivido dell’azione irresistibile. Cattaneo, veloce e pieno di brio, ha primeggiato nel primo tempo; Avalle e Scagliotti non hanno dato fiato a tutte le trombe e sono stati preziosi aiuti di Cornara solo saltuariamente; quest’ultimo è stato ammirato per lo scatto e per la chiarezza dei riflessi. Il Milan ha pure avuto il suo reparto migliore nella difesa, dove tanto Compiani quanto i due terzini, Bonizzoni segnatamente, appaiono in gran forma. Non deve passare sotto silenzio l’ottima prova di Bocchi. Tentennante e poco sicuro di sé all’inizio, l’alto centrosostegno rossonero ha terminato la partita con un crescendo magnifico che ha convinto gli sportivi circa la sua attuale efficienza. Bene Pomi e Moroni nel coadiuvarlo. La linea d’attacco milanista è sembrata in via di perfezionamento; ma ancora ieri, ad onta di felici momenti, l’affiatamento ha lasciato a desiderare. Le azioni, pur avendo impeto, forza penetrativa e decisione, apparivano di marca individuale. Il «binomio» era il tema di gioco dell’attacco, più rari i «triangoli» e più rare ancora le azioni in linea. È in parte mancata l’opera efficace di Pastore, evidentemente in non buona giornata. Magnozzi è stato il migliore attaccante, in vena di prodezze e di virtuosismi. Santagostino non ha deluso l’aspettativa ed ha giocato uno dei suoi migliori incontri. Ottime le prove delle due ali Torriani ed Arcari, velocissime e centrate nei tiri. I milanesi iniziano la partita lanciandosi all’attacco. Debole risposta degli alessandrini. Al 3’ Torriani «centra» a Santagostino, che tira a lato. Seguono azioni convulse da metà campo. Pastore al 10’, ostacolato dai terzini grigi, tira debolmente da lontano. In un momento incerto per i rossoneri, Bocchi si fa applaudire nel togliere il pallone ad Avalle (12’). Al 14’ Riccardi fugge, ma c’è Perversi che vigilia e che lo arresta. Al 16’ Magnozzi batte una punizione semplice che viene parata in corner da Mosele. Ammirato al 19’ un triangolo Magnozzi-Santagostino-Arcari, spentosi sulla linea di fondo. Da questo momento, le azioni del Milan si fanno più incalzanti e mettono in luce le difese tenaci di Fenoglio e Borelli. Sterili contrattacchi alessandrini. Magnozzi, al 25’, allunga ad Arcari che piomba sulla porta di Mosele come un falco, per poi perdere il pallone. Dopo una puntata Cornara-Avalle, sono nuovamente Arcari e Magnozzi che portano la minaccia in area alessandrina. Pastore sciupa un centro di Arcari al 29’. Arcari, lanciato, scavalca Borelli e centra, ma Santagostino, che raccoglie, tira a lato. Poi, Mosele para il tiro finora più insidioso della partita, effettuato da Pastore (30’). Nella ripresa, la pressione del Milan si fa più intensa e le azioni di attacco si ripetono con maggior frequenza. Si annotano tiri di Magnozzi, di Torriani, di Santagostino. Quando scocca il 17’, si ha il goal rossonero: un pallone lavorato da Magnozzi perviene a Torriani, che centra tra i terzini; Santagostino sopravviene in velocità, riprende a volo e scocca un tiro fulmineo che batte Mosele. Il Milan, dopo il successo, continua la pressione dell’area dei grigi; senonché, al 30’, un pallone perviene a Riccardi che, sfuggito alla mediana milanista, arriva all’altezza dell’area di Compiani e centra; Scagliotti raccoglie e passa a Cornara, che colloca nell’angolo destro della porta rossonera. Il Milan termina il match assediando la rete di Mosele. L’arbitro Ciamberlini, energico e difeso, non è apparso sempre felice nei suoi interventi tecnici. (L.G., «La Gazzetta dello Sport», 5 ottobre 1931) La tradizione della combattività dell’Alessandria nei suoi incontri con il Milan anche quest’oggi è stata confermata. La squadra dei grigi è scesa in campo priva di Lombardo, Notti e Chierico. Il Milan mancava di Moretti, ben sostituito da Santagostino. Le due squadre hanno svolto un giuoco completamente diverso l’una dall’altra. Il Milan ha avuto una netta superiorità per numero di attacchi privi però di coesione, ricchi di foga ma senza tecnica. L’Alessandria, invece, ha opposto ai rossoneri una difesa ordinata e precisa e ha condotto azioni pericolose con stile pregevole. Nel complesso, il risultato pari è stato il giusto compenso per le due squadre. Nei rossoneri, il migliore è stato Magnozzi, animatore delle azioni e sempre pronto sulla palla. Nel campo grigio, i due assi Cattaneo e Avalle non sono stati i migliori e si sono invece distinti il portiere Mosele, i due terzini Fenoglio e Borelli e Gandini. Non troppo preciso l’arbitraggio di Ciamberlini. Sin dall’inizio, il Milan attacca e Mosele è impegnato da tiri di Magnozzi e Santagostino. L’Alessandria ribatte a scatti e Compiani deve parare una cannonata di Avalle. Ma nessuno riesce a segnare. Nella ripresa, Magnozzi impegna subito Mosele, che para in corner. Continua la pressione milanista. Al 15’ i rossoneri ottengono il loro goal; il pallone, partito da Magnozzi, va a Torriani che centra, e Santagostino raccoglie e segna. I grigi, dopo aver subito tre altri corners, al 29’ pareggiano con una bella azione del reparto sinistro. Il pallone, giuocato da Riccardi e da Scagliotti, arriva a Cornara che, completamente smarcato, non ha difficoltà a battere Compiani. Malgrado i disperati attacchi dei rossoneri, il risultato non subisce varianti. («Il Littoriale», 5 ottobre 1931) UN PAREGGIO CHE VALE UNA VITTORIA Il pareggio conseguito a Milano è tanto più significativo in quanto ottenuto da una squadra in formazione di ripiego. Alla vigilia dell’incontro non si poteva sperare grandi cose dalla squadra grigia in una partita come quella contro un Milan, reduce da un pareggio sul campo della Lazio ed in condizioni di forma splendenti. L’Alessandria, con la sua squadra, formata in maggioranza di giovani, e con due riserve, ha sconvolto ogni previsione, ha spezzato ogni attacco avversario, ha invaso l’area rosso-nera con attacchi veloci e pericolosi, non si è demoralizzata quando il Milan ha raggiunto il successo, ha anzi da questo scacco tratto lo spirito di reazione per raggiungere il pareggio, con un goal classico, sia per impostazione dell’azione, come per la potenza del tiro. Il pareggio di Milano, ha il valore di una vittoria, non solo perché ottenuto su di un campo avversario, ma contro una squadra come quella del Milan che, se non è una squadra... da scudetto, è però da considerarsi fra le migliori che stanno disputando il campionato di Serie A. Onore quindi all'intrepida squadra grigia che quest’anno sembra voglia dare ai suoi ammiratori tante soddisfazioni e riportare il nome di Alessandria sportiva fra le vedette del calcio italiano. Fenoglio e Borelli: due terzini di classe Un merito particolare di questa vittoria va conferito al sestetto difensivo che ha giuocato una partita brillantissima e massacrante. Da Mosele, che si è imposto all’ammirazione del pubblico milanese sfoggiando alcune parate veramente di classe "e salvando la sua rete da alcuni tiri insidiosissimi che parevano imparagli, a Gandini, rivelatosi nella pienezza dei suoi mezzi. Il capitano dei grigi è attualmente in condizioni di forma superbe. Il suo temperamento, la sua tenacia, la sua volontà, servono di esempio a tutti i compagni di, squadra che con lui si sentono trascinati nella lotta ad oltranza. Anche Grillo ha giuocato una ottima partita e Lingua, seppure al suo debutto in prima squadra, ha dimostrato di avere mezzi e classe per ben figurare a fianco dei suoi compagni maggiori. Chi però ha impressionato più di tutti sono stati i due terzini Fenoglio e Borelli. Nel numero precedente affermavamo che la linea dei terzini non dava sufficiente affidamento di potersi imporre per il fatto che questi due giuocatori non avevano mai giuocato insieme, come terzini, e non poteva poi sussistere sufficiente collegamento fra essi ed i due mediani coi quali non avevano mai giuocato. Questi gli elementi che ci hanno indotto a ritenere la linea dei terzini non sufficientemente potente. Contrariamente alle nostre previsioni il duo Fenoglio-Borelli ha giuocato una partita superiore ad ogni attesa. Irruenti e tempestive le loro entrate contro le azioni degli avversari, precisi e potenti i loro rimandi. Questi due atleti non hanno avuto un attimo di incertezza ed hanno sconvolto pienamente il giuoco del quintetto avversario. Non sufficientemente redditizio è stato invece il giuoco del quintetto attaccante, del quale alcuni atleti hanno dimostrato di non essere ancora all’altezza del loro valore. Solo Scagliotti è apparso in buona efficienza. Cornara, il cui giuoco è quello di sfruttare le azioni dei compagni, non ha avuto che pochi palloni dai compagni di linea. Probabilmente, se fosse stato meglio servito, avrebbe trovato modo di dare alla sua squadra la vittoria. Il goal da lui segnato è stato un capolavoro di astuzia, di precisione e di potenza (Il Piccolo, 10/10/1931) RISULTATI: Bologna-Lazio 5-1 Brescia-Ambrosiana 0-2 Casale-Juventus 1-1 Genova 1893-Fiorentina 1-1 Napoli-Bari 3-0 Pro Patria-Triestina 0-2 Roma-Pro Vercelli 2-1 Torino-Modena 6-0 CLASSIFICA: Bologna 6; Casale, Torino 5; Fiorentina, Genova 1893, Juventus, Napoli, Roma, Triestina 4; Ambrosiana, Milan 3; Alessandria, Brescia, Pro Patria 2; Lazio, Modena 1; Bari, Pro Vercelli 0. MARCATORI 5 gol: Rossetti (Torino), Vojak O. (Napoli) 3 gol: Patri (Genova) 2 gol: Borel (Casale), Castellani (Triestina), Chini (Roma), Costantino (Roma), Esposto (Genova), Fedullo (Bologna), Ferrari G. (Juventus), Meazza (Ambrosiana), Orsi (Juventus), Prendato (Fiorentina), Reguzzoni (Bologna), Schiavio (Bologna), Silano (Torino), Vojak A. (Napoli), Vollono (Triestina)