Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1932/1933
Serie A
26-02-1933 - Giornata: 19 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Fiorentina ACF 0 - 3 (0 - 1)
RETI: 15. Busini (III) A. [Fi] , 75. Gringa C. [Fi] , 77. Prendato G. [Fi]

Alessandria US Mosele Vittorio, Montanari Ermanno, Fenoglio Giuseppe, Barale Oreste, Avalle Edoardo, Borelli Michele, Cattaneo Renato, Riccardi (I) Giovanni, Scagliotti Cinzio, Marchina Libero, Chierico Carlo Angelo All.: Bachmann (I) Heinrich

Formazione avversaria
FIORENTINA ACF: Ballanti; Gazzari, Vignolini; Bigogno, Pizziolo (I) Mario, Pitto; Prendato, Sarni, Borel (I) Aldo Giuseppe, Busini (III) Antonio, Gringa. All.: Felsner Hermann.

Arbitro: Caironi Camillo (Milano)
Note
Infortunato: 78’ Chierico [A]. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Un risultato che si esprima sotto la forma di tre a zero fa pensare alla resa a discrezione della squadra perdente o, per lo meno, ad una sua inferiorità manifesta per tutta la durata. Questo non fu il caso ad Alessandria, dove i grigi perdettero avendo l’iniziativa e tenendo il predominio per quasi i due terzi della gara. Fu il modo di sfruttare l’iniziativa e di esercitare il predominio, furono lo stile e la condotta delle due squadre in campo che portarono ad un risultato in contrasto così stridente coll’andamento del giuoco. L’Alessandria dominò, la Fiorentina giuocò meglio; i grigi condussero attacchi in maggior quantità, i viola ne svolsero in miglior qualità. La Fiorentina aveva da trar vendetta dello smacco subito domenica scorsa sul proprio campo ad opera del Torino. E, per i tre quarti della durata della gara, parve che essa dovesse riuscire nel suo intento proprio seguendo la via che aveva ancora fresca nella memoria dall’insegnamento dei granata, segnando, cioè, un punto nel periodo iniziale delle ostilità, limitandosi a difendere poi con ordine e con accanimento il vantaggio conquistato. A tredici minuti dal termine dell’incontro, i toscani vivevano, infatti, ancora sul distacco del punto che avevano ottenuto al 15’ del primo tempo. All’ultimo quarto d’ora, le cose cambiarono improvvisamente aspetto. Come se fossero oramai sicuri del fatto loro in difesa, gli ospiti uscirono di colpo dal guscio in cui si erano rinchiusi e presero a condurre l’uno sull’altro tutta una serie di attacchi, svelti, disinvolti, nitidi, incisivi. Colti nel momento critico del loro sforzo, spossati dal lavoro intenso e sterile fatto fino a quell’istante, i piemontesi non ebbero armi per difendersi o per reagire: ridotti sulle ginocchia, incassarono, nel volgere di due minuti, due punti e, per puro miracolo, non ne subirono un terzo prima del termine. Un pubblico discretamente numeroso assistette alla prova. Il terreno, sgombero dalla neve, si presentava a zone normale ed asciutto, a zone viscido e fangoso. Ambedue le squadre erano incomplete. Mancava alla Fiorentina Petrone, colpito da squalifica a seguito dell’incontro col Torino; non poteva allinearsi, per l’Alessandria, il terzino Lombardo, non ancora rimesso dalla ferita riportata domenica scorsa. Le due formazioni erano, quindi, le seguenti […]. Da arbitro, funzionava Caironi di Milano. Cinque minuti di giuoco quieto, come di assaggio, poi l’Alessandria prende l’iniziativa e domina: i suoi attacchi sono vivaci e nutriti, ma nell’area di rigore non hanno precisione. Verso il quarto d’ora, approfittando di un momento di rilassamento dell’offensiva dei grigi, gli ospiti partono all’attacco. È dapprima Gringa che chiama all’opera Mosele con un tiro alto che il portiere alessandrino può a stento deviare in alto per un calcio d’angolo. Subito dopo è il successo. I toscani avanzano sulla destra: invece di ricevere il centro a lui indirizzato, Borel inganna con una finta la difesa avversaria; Sarni passa a Busini e questi, di destro, tira senza esitazione. La palla tocca terra davanti a Mosele, schizza in alto con imprevista deviazione sopra le mani protese del portiere, che giungono a sfiorarla ma non a trattenerla, e va ad adagiarsi nella rete, a mezzo metro dal palo di sinistra: uno a zero. L’Alessandria scatta in reazione, come colpita da una staffilata. La sospinge il pubblico a gran voce. La metà campo, e spesso l’area di rigore fiorentina, diventano teatro delle ostilità. Ballanti ed i suoi compagni di difesa operano alcuni salvataggi in condizioni quasi disperate. Una rovesciata di Pitto deruba Cattaneo di una occasione ottima; un rinvio di Vignolini allontana il pericolo quando già Ballanti pare battuto, un colpo di testa di Pizziolo devia a lato un tiro di grande potenza. Ballanti, da parte sua, blocca magistralmente alcuni tiri diretti, fra cui uno forte ed improvviso di Avalle, incuneatosi fra gli avanti. Non tutti i mezzi usati per contenere l’offensiva alessandrina in questo primo tempo potrebbero venir classificati come pienamente corretti: qualcuno degli attaccanti viene rimosso di posto con l’uso delle mani, ma la difesa degli ospiti, nel complesso, regge alla bufera per la calma, l’ordine e la sicurezza che dimostra. A tratti, la Fiorentina contrattacca anche, in stile piacevole, impiegando le due ali e mirando subito a concludere; ma, come detto, la caratteristica della prima metà dell’incontro, dal momento in cui i viola han segnato, è fornita dalla nutrita, per quanto nervosa ed imprecisa, offensiva dell’Alessandria. La stessa cosa può dirsi per la prima parte della ripresa, in cui, dopo qualche istante di giuoco equilibrato e suddiviso, i grigi riprendono presto a dominare. Di pareggiare, però, non si parla. Anzi, più i minuti passano e più gli attacchi alessandrini diventano disordinati e convulsi. L’occasione più vicina al pareggio che si presenta ai piemontesi giunge quando Ballanti, evitati un paio di avversari, si lascia portar via la palla dalle mani da Cattaneo: rimedia un difensore allontanando il pericolo proprio al momento in cui il pallone sta per varcare la soglia della porta indifesa. Prima che si giunga alla mezz’ora, la Fiorentina, che nemmeno nella ripresa non ha tenuto mai un contegno limitato ad esclusiva difesa, ma ha contrattaccato, anzi, ad ogni possibile occasione, comincia a dar segni di voler cambiar decisamente atteggiamento. Borel, Prendato e Gringa suonano la sveglia alla difesa alessandrina con veloci puntate in avanti. Un tiro di Cattaneo, che colpisce lo spigolo del palo, ed un tiro di punizione sul limite dell’area di rigore toscana sono il canto del predominio piemontese. Questo tiro di punizione colpisce violentemente, in pieno viso ed anche in piena mano, Sarni, e pubblico e squadra locale reclamano a lungo e vivacemente il rigore, che l’arbitro non concede. Al 32’ la Fiorentina punta all’attacco con gran brio. Giunto all’area di rigore, Sarni spara forte verso il lontano angolo basso della rete. Con un gran tuffo, Mosele riesce a parare ed a respingere di pochi metri: sopraggiunge Gringa, che infila la rete mentre ancora il portiere è a terra. Due a zero: l’Alessandria è sconvolta ed accasciata. Due minuti dopo, terzo punto fiorentino. L’azione parte dalla difesa, Bigogno a Sarni, Sarni a Prendato, Prendato a Borel; questi fila via da solo, scavalca un avversario, giunge fin quasi alla porta e poi pone il pallone sul piede di Prendato che si è chiuso al centro: nulla da fare contro il tiro dell’ala destra, che infila la rete come una stoccata. È il sigillo al risultato. Più tardi, Borel sguscia via nuovamente: il suo tiro colpisce in pieno viso Mosele. La Fiorentina termina in tono entusiastico, mentre il pubblico sfolla deluso. Come accennato, il risultato non riflette l’andamento del giuoco. L’Alessandria dominò così a lungo che, con media fortuna, il pareggio, prima che venisse segnato il secondo punto dei viola, non avrebbe dovuto sfuggirle. Al momento culminante delle azioni, la sorte influì in senso sfavorevole ai grigi in almeno tre o quattro occasioni. Questo giuoco degli avanti dell’Alessandria ha cambiato aspetto da qualche settimana a questa parte. Esso è ora troppo chiuso, troppo basato su passaggi corti per poter sperare di scavalcare e spiazzare la difesa avversaria. Tenta di sfondare al centro ed è costretto troppo spesso a dilagare all’ala nei pressi dell’area di rigore. Quando vide che diversamente non la poteva spuntare, esso divenne ieri giuoco alto proprio davanti a porta, a tutto vantaggio della difesa avversaria. Avalle tenne bene il suo posto a meta campo fino all’ultimo quarto d’ora, ma la difesa sarebbe certo stata più salda con Lombardo. L’Alessandria ha la necessità di superare l’effetto morale di questa giornata tecnicamente non lieta e sostanzialmente sfortunata. La squadra ha bisogno di giuocar calma, non contraendo nervosismo dal pubblico e sfruttando con studio e calcolo le notevoli capacità e possibilità dei suoi uomini. L’Alessandria è compagine a base tecnica: essa non si deve allontanare dalla sua via che la tradizione le traccia. La Fiorentina, senza fare una grande partita, ebbe il gran merito di giuocar odinata. Mostrò fermezza e calma quando fu costretta alla difensiva e si preparò così la base per proiettarsi all’attacco quando il momento giunse opportuno. Quel suo modo di uscir di mischia con qualche breve passaggio all’uomo smarcato, seguito immediatamente da un lungo traversone all’ala, denotavano serenità, presenza di spirito e chiarezza d’idee. Pizziolo diede un po’ il tono al lavoro della squadra, a questo proposito: calmo e sicuro nel giuoco difensivo, egli diede lavoro diretto alle ali in ogni possibile occasione. La prima linea mancava di Petrone. Essa giuoco appunto come linea, impegnando ogni volta l’intero fronte, dando respiro alle azioni, non avendo preoccupazioni per una soluzione fissa ed obbligata per il tocco finale degli attacchi. I tre punti segnati partirono dal piede di tre uomini diversi, essendo ognuno frutto dell’iniziativa e della collaborazione di tutta una serie di uomini. Borel, che pur si trova come il fratello juventino in crisi di sviluppo fisico, è un ragazzo di valore. Il suo giuoco è semplice, come se l’istinto lo dettasse e l’intuito lo spingesse: non è giuoco da combattimento, ma è giuoco d’intelligenza. L’intera linea, l’intera squadra, vorremmo dire, piacque per il modo nitido, spontaneo, fresco con cui, ad un dato punto dell’incontro, se ne venne via dalla tattica difensiva, uscì all’attacco, colse l’avversario nel momento psicologicamente propizio, puntò allo scopo e fece l’unica cosa che in una partita di calcio abbia valore positivo e definitivo: segnò. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 27 febbraio 1933) L’Alessandria non ha vissuto tutti e due i tempi che sulle bravure di Avalle. Non si corre il rischio di essere eccessivamente severi quando si afferma che non soltanto la Fiorentina meritava di vincere, ma che persino le tre porte segnate dai viola non parvero sufficienti a documentare la superiorità dei gigliati. Mosele, del resto, ha parato, tra i molti, tre palloni stregati; e le redini della gara furono, per oltre settanta minuti, nelle mani degli ospiti senza che ai grigi riuscisse agevole, se non in virtù di qualche azione di riflesso, minacciare seriamente la casa di Ballanti. Il pubblico ha commentato con asprezza la inattesa scialba prova dei suoi beniamini. Ha inveito contro l’arbitro e quasi sempre ha avuto torto. Ha ravvisato nella Fiorentina uno squadrone robusto e privo di scrupoli, mentre in effetti doveva arrendersi dinanzi al gioco, che fu virile ed ordinato, della pattuglia di Pitto. Con maggior logica avrebbe dovuto convenire che oggi gli ospiti marciavano con sicurezza spavalda verso la indubbia vittoria mentre gli atleti in maglia grigia, fatta eccezione per talun altro oltre Avalle, dimostravano tali mende da cui nulla di diverso poteva scaturire se non la più netta delle sconfitte. Vada per la mediana, dove Avalle resse da capo a fondo solo cedendo in fin di gara e più scordato che stanco; dove Barale alternò fasi mediocri a sprazzi di luce vivida; dove, infine, Borelli, se non redditizio, fu infaticabile e spesse volte protervo. E la difesa si salva tanto in Fenoglio che in Montanari quando in Mosele stesso, che parve a tratti incerto, ma che ha al suo attivo tutta una serie di parate veramente di classe. Dove la folla degli zelatori deve cercare la ragione dell’amara sconfitta – sconfitta che fu vicina alla volta – è nel quintetto attaccante. Uomini senza idee. Forse ne ebbe Cattaneo, sia pure non a bigonce; il trio di centro pensò però a spezzarle, oltre a non averne di proprie. Non un tiro che inquietasse Ballanti, non una manovra sagace, non una qualche visione di quello che sarebbe occorso fare per cavarne fuori qualcosa: un quintetto di ombre che giunse spesso nella zona di Gazzari, ma vi giunse senza una briciola di convinzione e col fiato alla gola, che mandò a vuoto le rade occasioni fornite dalla difesa dei viola o dalle distrazioni di Ballanti, ormai sicuro del fatto suo, che qualche volta fu anche beffato dalla sfortuna, non trovando però di meglio che arrovellarsi contro di essa come se nel giuoco del calcio tutto dovesse andar liscio. Tre porte sono un bottino con i fiocchi, ai danni di una Alessandria che le prove recenti descrivevano degna di ogni rispetto. Ora, quando si pensi che la Fiorentina avrebbe potuto marcarne altre due, se ne avrà netta la sensazione di come si sia svolta la battaglia e si capirà agevolmente quale dei due combattenti sia prevalso sul campo. Grandissima la gara della Fiorentina? Non grandissima; e, in buona parte, resa agevole dal torpore dei grigi. Ciò non esclude che la mediana dei viola abbia guidato la contesa, si può dire, in superbia; che Pizziolo sia apparso sul campo come un vero signore onnipresente e onniveggente; che Pitto abbia disputato una eccellente partita, e che lo stesso Bigogno, che pure talvolta cedette, abbia tenuto il suo ruolo con sufficiente perizia. Come era possibile ad un quintetto abulico quanto quello dei grigi superare la barriera dei viola? E se anche fu superata talvolta, come poteva riuscire ad insediarsi nella zona dove Gazzari e Vignolini vigilavano da par loro? Gazzari, a mio avviso, ha fornito una splendida prova; non fu da meno l’impetuoso Vignolini, che può vantarsi, come il triestino, di non avere sbagliato un pallone. L’attacco fu guidato da Borel, non certo con l’autorità di Petrone ma, in modo indubbio, con maggior rendimento. Il ragazzo è guizzante; lanciato, non perde la testa; ha un tocco di palla che è sano; se la intende a meraviglia con i suoi interni; operò frequenti allunghi alle ali; riuscì talvolta ad azionare tutto da sé, a sbarazzarsi – e non fu poco – di Avalle. Svincolato dall’obbligo di rifornire l’artillero, tutto il quintetto è sembrato più duttile e più ricco di idee. I tiri piovvero. Prendato fece prodezze, Gringa si studiò di emularlo, Busini si prodigò a tutto spiano, a Sarni appartengono i più bei tiri. Ma quello che piacque nei viola fu il loro giuoco di assieme. La squadra fu sempre in piedi e non penò più che tanto a scollarsi di dosso le rare raffiche dei grigi. Sentì che la sua vittoria non poteva essere che sua. Segnata la prima porta, la custodì con ogni cura. Pizziolo si tenne indietro a formar baluardo. Parve si tenesse paga, la Fiorentina, di vincere di stretta misura. Valutò l’attimo per contro in cui l’Alessandria era stordita dall’orgasmo di uscire sconfitta e ne approfittò senza ritegno. Prese i grigi d’assalto e li rovesciò come volle. Neppure si scompose quando la folla urlò il suo disappunto e l’arbitro sembrò insufficiente a mantenere la calma. Il suo tipo di giuoco non perdette la linea. Fu ordinata, attenta, implacabile. Le tre porte recano il marchio della sua classe, il goal di Prendato e quello di Gringa scaturirono da azioni vivide come il sole. Nulla da fare, vecchia Alessandria. E non soltanto per le tre volte in cui Mosele dovette curvarsi: tutti i due tempi, nel loro complesso, appartengono alla Fiorentina, ivi compresi quei pochi minuti in cui i grigi attaccarono. La gara, insomma, fu regolata dagli ospiti, guardinghi nel primo tempo, spavaldi nella ripresa. Un piccolo gioiello di metodo che, come si vede, ha dato frutti cospicui. Le squadre scendono in campo nella seguente formazione […]. È Caironi che dirige la gara. Sembra che l’Alessandria debba avere la meglio perché Avalle entra deciso in azione e Ballanti è chiamato d’urgenza a stornare la prima minaccia. Ma ad ammonire i grigi pensa Borel il quale, per altro, non la spunta contro Fenoglio. L’attacco viola insiste su Prendato. Un calcio d’angolo a favore della Alessandria non ha esito. Barale lancia Scagliotti, ma il tiro è alto. Fallo di Pitto su Cattaneo, Barale spara a lato. Gringa impegna Mosele, Sarni sciupa un bel pallone di Prendato, di nuovo Gringa raccoglie a volo e Mosele salva in corner; nulla di fatto sul tiro di Gringa. Chierico manda fuori un calcio d’angolo contro i viola. Avalle scorrazza in lungo e in largo per far argine alle ondate degli attacchi gigliati. Pizziolo imbecca Borel, Borel dà a Sarni, Sarni a Borel, quest’ultimo nuovamente a Busini, Busini non esita: la palla schizza in alto, batte sotto l’asta e si insacca. Il primo punto non esaspera l’Alessandria. Ancora i viola minacciano e, per un soffio, non consolidano il vantaggio. Una fuga di Prendato è arrestata da Mosele. Un triangolo Gringa-Borel-Prendato richiede anch’esso l’intervento del portiere alessandrino. Due volte, ma fiaccamente, Ballanti è impegnato. I grigi premono. Un bel passaggio di Avalle ed un conseguente allungo di Cattaneo a Riccardi è sciupato sul limite. L’Alessandria prevale; ma il suo giuoco è indeciso e terribilmente impreciso. Con Pitto invece, e con Gringa, la Fiorentina mette in angustie l’avversario. Due volte Borel spara su Mosele. Ecco un assalto furioso dei grigi – sarà l’ultimo – rotto in extremis. Ballanti annulla un centro di Chierico. Parimenti, Mosele arresta a stento un bolide di Borel. La folla incita a gran voce i suoi uomini. Il primo tempo si chiude, mentre il gioco ristagna a metà campo. Ripresa. Mosele è al lavoro. Avalle, che fiuta il pericolo, non si dà tregua: sarà l’uomo migliore. L’Alessandria ora vive sui contrattacchi e non crolla per la maestria del suo centromediano. Alterne vicende a metà campo. È al 10’ che la squadra dei viola entra decisamente in azione. Vi starà fino all’ultimo. La partita è punteggiata di falli. Fenoglio arresta Borel nel pieno di una bellissima azione. Calci d’angolo da ambe le parti. L’Alessandria reclama il penalty per un «mani» di Vignolini. È commesso? Caironi fa segno di no. Il pubblico urla e urlerà per un pezzo. Borel scavalca Avalle, ma Fenoglio lo atterra. Parata di Mosele su tiro di Sarni. Bella discesa dei grigi che non dà frutto. Tiro a lato di Borel. Il punto è mancato di un soffio. Siamo al 30’. A porta vuota, la Fiorentina non segna. Ma, subito dopo, Prendato tira, Mosele para e la palla gli sfugge; Gringa non esita e manda in rete. Azioni chiare come uno specchio. Trascorrono due minuti. E Prendato conclude una azione di Borel e marca la terza porta. Chierico, duramente toccato, è fuori campo. I grigi balzano alla riscossa. La Fiorentina si fa cauta pur senza rannicchiarsi in difesa: basta Gazzari a custodire il bottino. Si infittiscono i falli ed i puntigli si fanno astiosi. Caironi ha il suo da fare. La gara, per altro, non gli sfugge di mano. È ancora la Fiorentina che domina: il suo gioco si fa sempre più nitido. Avalle, spossato per avere combattuto per dieci, si fa soffiare da Borel. Non è accademia, ma neppure è battaglia. La squadra grigia è rassegnata. Si batte per onor di firma. La sfortuna le toglie anche il più modesto dei premi. Il fischio dell’arbitro coglie i grigi protesi all’attacco, ma sanziona senza discussioni di sorta la vittoria dei più forti. (Mario Ferretti, «Il Littoriale», 27 febbraio 1933) La squadra alessandrina, scesa in campo priva di Lombardo, sostituito da Montanari, ha subito oggi la più grave sconfitta dell’annata in campo proprio per opera dell’organica squadra fiorentina, che ha giocato una brillante partita, nonostante l’assenza di Petrone. I grigi si sono imbattuti in una giornata nerissima: l’attacco, invece di appoggiare sulla destra, dove Riccardi e Cattaneo avrebbero potuto dare un apprezzabile rendimento, ha insistito nell’appoggiare sul settore di sinistra, dove Marchina, rientrato in squadra dopo un periodo di riposo imposto da malattia, non era ancora in piena efficienza. I reparti di retroguardia, dopo un ottimo primo tempo, si sono fiaccati in seguito allo scarso rendimento degli avanti, mentre i due terzini, nella ripresa, continuamente a contatto con gli attaccanti viola, hanno finito per peccare di impostazione tattica e per farsi sorprendere dagli avversari. La vittoria ottenuta dai compagni di Pitto ha iniettato l’orgasmo nel cuore dei giocatori grigi, sovente contrariati dalle decisioni dell’arbitro Caironi di Milano. Infine, i fiorentini, aggiudicatisi il primo goal al 15’, hanno giocato con mirabile sicurezza, trovando le misure della calma olimpica che sconcerta l’avversario col passaggio corto al compagno smarcato e costituisce la miglior forza di penetrazione nei periodi di lotta più incalzanti allorquando l’antagonista cerca affannosamente e spesse volte disordinatamente la via che conduce al pareggio. La compagine fiorentina va issata sugli scudi. Salda nel trio difensivo, che ha avuto in Ballanti, Gazzari e Vignolini un settore insormontabile, ha dominato il campo per la chiarezza delle idee che la mediana, perno Pizziolo, ha saputo sfoggiare sia nei periodi di temporeggiamento sia nelle raffiche improvvise dei contrattacchi. Ogni azione dei viola partiva con un tema prestabilito: mai un rimando dei terzini è arrivato direttamente agli avanti. Si è visto un autentico gioco manovrato ove ogni tocco di palla era un passaggio al compagno che si trovava nelle condizioni migliori per tessere l’azione di attacco. Poche volte i tiri degli attaccanti fiorentini hanno peccato di direzione: Mosele ha dovuto vigilare sempre ed ha giocato un’ottima partita. Il primo goal, segnatogli da Busini che aveva calciato di punta, lo ha tradito nella parata, poiché si è trovato coperto un compagno e con il sole negli occhi. Gli altri due punti, invece, erano imparabili. Borel non ha fatto rimpiangere Petrone; insidioso nel trascinare l’azione in campo avverso, scaltro nell’appoggiare prevalentemente il gioco su Gringa, che si è dimostrato in giornata splendente, ha saputo incunearsi tra i terzini grigi, rendendo più facile il gioco dei compagni laterali. Busini, Prendato e Sarni hanno lavorato con perfetta intesa e con encomiabile spirito altruistico. La partita inizia veloce: dopo varie azioni alterne, un corner contro i viola al 4’ e parate di Ballanti. Al 15’ Busini conclude una manovrata azione nel settore destro, saettando in rete la palla fornitagli di precisione da Borel. L’Alessandria sfiora il pareggio in seguito ad un centro di Chierico e a un tiro di Cattaneo da due metri: Ballanti blocca. Dieci minuti di prevalenza degli alessandrini non hanno risultato. Scagliotti viene atterrato nell’area irregolarmente ed il susseguente calcio di punizione della linea viene sciupato con un tiro alto. Avalle, brillante nell’incitare i compagni alla lotta, riesce ad impegnare Ballanti in una parata difficile; vari calci di punizione a favore dei grigi vengono sciupati per imprecisione dei tiri. Poi, Gringa si incarica di allentare la pressione avversaria, minacciando con due tiri la rete di Mosele. Ritornano minacciosi i grigi all’attacco ed i terzini fiorentini si salvano fortunosamente. Al 40’, in seguito a corner contro la Fiorentina, un tiro di Cattaneo viene bloccato da Ballanti. È poi la volta di Mosele a prodursi in una parata bassa su traversone di Busini. Nella ripresa, la Fiorentina si difende prima da un corner e poscia da un centro di Riccardi che spiove a fil di palo e costringe Ballanti ad impegnarsi in una parata alta. Un corner per parte e poi, al 21’, registriamo un calcio di punizione contro i toscani; il tiro fortissimo di Riccardi viene fermato da un avversario con la mano: Caironi, forse coperto da qualche giocatore, non rileva il fallo evidente ed il pubblico protesta. Qualche ottima azione dei fiorentini costringe il portiere grigio a parate difficili. L’occasione per gli ospiti non tarda a venire ed infatti, al 30’, Sarni scende veloce ed impegna con un tiro radente Mosele che, in tuffo, non può fare di meglio che respingere a pugni chiusi; Gringa raccoglie e segna. Due minuti dopo, Borel si esibisce in un’azione personale e discende velocissimo al posto di ala destra, si libera dall’intervento di Fenoglio e serve con un passaggio indietro Prendato, il quale tira e segna imparabilmente. Subito dopo, Chierico rimane a terra contuso ed è costretto ad abbandonare il campo. Alla partita assisteva il commissario unico, comm. Pozzo. («La Gazzetta dello Sport», 27 febbraio 1933) Dopo la trionfale giornata di Genova ed i primi 45’ di gioco sul campo dei campioni d’Italia, i grigi sono crollati in una partita casalinga che, a priori, molti avevano ritenuta vinta. Purtroppo, la realtà, sempre crudele, ha giocato un tiro mancino ai giocatori grigi ed al pubblico. Domenica, appena dopo rincontro, un dirigente della Fiorentina telefonando a Firenze il risultato, aveva la strozza alla gola e gli occhi velati dalla gioia ; sui nostri spalti invece, gli sportivi della vecchia guardia avevano il cuore ferito. Piccoli drammi, che la passione sportiva ci costringe a vivere lungo le irte tappe di un cosi arduo campionato. Non era però il caso di disertare il campo o di tacere l'applauso. Una squadra ha bisogno di essere sorretta nei periodi più difficili, c domenica era proprio la giornata in cui il pubblico locale doveva dare la dimostrazione del suo attaccamento alla squadra, sorreggendola alla voce, incitandola a superare il periodo di smarrimento, iniettando baldanza ai ragazzi in maglia grigia sorpresi dalla combattività degli avversari. Le disapprovazioni durante la partita ad ogni errore degli alessandrini e tutto il frasario scorretto, a sconfitta patita, non dovrebbe, tra sportivi, verificarsi. Non si può, oggi, erigere alle stelle un manipolo di atleti per inabissarli domani quando, per un complesso di motivi, invece di sorriderei! la vittoria, giungono veementi le scudisciate della sconfitta. L’Alessandria domenica è crollata ha perso contro la Fiorentina che dovendo sopperire all’assenza di Petrone ha superato se stessa; ha creduto dopo l’ottima levatura tecnica delle ultime partite, di poter regolare gli ospiti sul terreno della tecnica ed invece è stata superata proprio con un gioco armonioso, manovrato, intelligente. All’Alessandria è venuto a mancare l’incitamento del pubblico e per giunta l'arbitro Caironi si è divertito a far aumentare il nervosismo tra i grigi con deliberazioni, se non emesse in malafede, certamente molto criticabili. Sorvoliamo dal giudicare quali sono stati i giocatori che non furono all’altezza delia situazione: i tecnici alessandrini avranno modo di rimettere in sesto la compagine, ma all’uopo anch’essi hanno bisogno di lavorare tranquilli. La passione li anima e indubbiamente torneremo a gioire anche se la lotta ne! girone di ritorno è quanto mai ardua. (Il Piccolo, A.C., 04/03/1933) RISULTATI: Ambrosiana-Casale 4-2 Bari-Bologna 1-1 Genova 1893-Pro Patria 1-1 Napoli-Triestina 2-0 Padova-Juventus 1-1 Palermo-Lazio 2-1 Roma-Milan 4-0 Torino-Pro Vercelli 4-0 CLASSIFICA: Juventus 29; Bologna 27; Napoli 26; Ambrosiana 25; Roma, Torino 24; Fiorentina 20; Genova 1893, Milan, Padova 19; Pro Vercelli 17; Palermo, Triestina 16; Lazio 15; Alessandria 14; Bari 12; Casale 11; Pro Patria 9. MARCATORI 18 gol: Schiavio (Bologna) 14 gol: Meazza (Ambrosiana) 13 gol: Sallustro A. (Napoli) 12 gol: Petrone (Fiorentina), Romani (Milan), Rossetti (Torino), Vojak (Napoli) 11 gol: Busoni (Torino)