Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1932/1933
Serie A
04-12-1932 - Giornata: 10 - Roma - Nazionale del PNF


Lazio SS - Alessandria US 6 - 0 (3 - 0)
RETI: 5. De Maria A. [La] , 33. Bisigato A. [La] , 37. De Maria A. [La] , 71. Guarisi A. [La] , 74. Bisigato A. [La] , 80. rig. Castelli J. [La]

Alessandria US Chiodi Teresio, Fenoglio Giuseppe, Borelli Michele, Avalle Edoardo, Costenaro Gino, Barale Oreste, Cattaneo Renato, Scagliotti Cinzio, Notti (I) Alfredo, Riccardi (I) Giovanni, Perazzo Osvaldo All.: Molnár Ferenc

Formazione avversaria
LAZIO SS: Sclavi; Del Debbio, Mattei (II) Augusto; Serafini, Pardini, Fantoni O.; Guarisi, Bisigato, Fantoni (I) João, Castelli «Ratto» José, De Maria. All.: Stürmer Karl.

Arbitro: Gama Malcher (IV) Umberto (Milano)
Note
Pubblico non molto numeroso. Giornata serena, terreno erboso e sdrucciolevole. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Vittoria tanto clamorosa quanto inattesa. L’Alessandria non meritava tuttavia una sconfitta così sonora; nel primo tempo, pur incassando tre goals, aveva lottato con ardimento, ottenendo un quasi perfetto equilibrio di azioni mentre i tre punti non tanto ad inferiorità vanno attribuiti quanto alla maggior prontezza degli attaccanti laziali ed a qualche grosso errore del portiere Chiodi. Nella ripresa, invece, l’Alessandria crollava e tutti i reparti operavano in preda al più gran disordine; ne approfittava la Lazio per volgere la sconfitta in disfatta. Gli ultimi 15 minuti della gara vedevano i grigi passare al contrattacco per segnare almeno il punto della bandiera: due o tre tiri di Notti e Riccardi venivano miracolosamente parati da Sclavi ed un tiro di Scagliotti veniva respinto dal palo. Lo svantaggio restava così intatto. L’Alessandria ha perduto parecchie delle sue belle doti di un tempo. Resta ancor oggi una squadra dal gioco piacevole e limpido, ma la brillante tecnica e la precisione degli anni passati non è apparsa che in rari periodi. Il portiere Chiodi ha fatto rimpiangere Mosele; quasi quasi, i goal segnatigli hanno dato l’impressione di essere parabili, specialmente il secondo ed il terzo. Discreti i due terzini e la mediana: Fenoglio ed Avalle sono apparsi i migliori. Buono, veloce e deciso l’attacco, ma assai impreciso: Notti si è trovato due volte a tu per tu con Sclavi e non è riuscito a segnare, Riccardi e Perazzo non si son fatti quasi mai notare. Della Lazio, che complessivamente ha giocato con intelligenza, decisione e discernimento, i migliori sono stati Sclavi, Del Debbio, Fantoni O., Bisigato, Castelli e le due ali. Ma tutti si sono comportati in modo degno di lode, salvo Pardini che, ancora una volta, ha dimostrato di essere inadatto all’importante ruolo che gli è stato affidato: come laterale, renderebbe certo di più. L’attacco ha svolto un gioco tecnico e limpido: non si è fatto sfuggire una sola occasione per segnare. Bisigato a mezzo destro è piaciuto assai più che non al centro; per impegno, decisione e rendimento, è stato forse il migliore della linea. Ottimo anche il piccolo «Ratto», animatore dell’attacco. Del Debbio è apparso nel pieno possesso dei suoi mezzi fisici ed è stato un dominatore in campo. Ottimo Sclavi. L’arbitraggio di Umberto Gama è stato eccellente. Al 3’ l’Alessandria è in corner e Chiodi commette la prima uscita a vuoto; dopo 2’ subisce il primo goal: Guarisi centra, De Maria riprende di testa e sorprende il portiere alessandrino. Gli ospiti non si scoraggiavano e passavano al contrattacco; Pardini e Mattei sono tutt’altro che insormontabili, e la Lazio si trova ripetutamente in difficoltà: al 7’ gli azzurri subiscono un corner ed al 10’ un secondo. In questo, a Sclavi sfugge la palla viscida (il cielo è tutto azzurro ed il sole splende, ma ieri è piovuto molto, e sull’erba dello stadio si scivola assai), e la rete laziale passa un brutto momento; ma un attaccante alessandrino commette un fallo ed involontariamente salva la situazione. Al 20’ Notti segna, ma Gama un attimo prima aveva fischiato il fuori giuoco dello stesso, ed il punto è annullato. La Lazio passa all’offensiva al 33’ ed aumenta il vantaggio: il pallone va da Serafini a Castelli, da questi a De Maria il quale passa corto a Bisigato; finta e tiro di questi: Chiodi si tuffa in ritardo e il secondo punto è segnato. Al 37’ Guarisi, all’altezza dell’area di rigore, centra; Chiodi tenta di intercettare, esce a vuoto e De Maria non ha la difficoltà a collocare dolcemente la palla nella rete incustodita. La ripresa si inizia con una discesa alessandrina che culmina con un tiro di Notti. Riprende la pressione degli azzurri. Al 20’ Fenoglio commette un «mano» presso la linea dell’area e Gama concede la punizione. I difensori fanno barriera di fronte a Chiodi, ma Guarisi, con fortissimo rasoterra, riesce a trovare lo spiraglio ed a segnare. Al 29’ Bisigato, con azione personale e con bellissimo tiro di sinistra, segna il quinto goal. L’Alessandria crolla, ed anche Fantoni O. si permette il lusso di tirare contro la porta avversaria. Al 35’ Fenoglio commette un altro fallo di mano, ma questa volta entro l’area, e Gama concede il rigore: tira Castelli e segna. Nel finale, i grigi balzano all’offensiva, e la rete di Sclavi è assediata: un tiro di Notti da tre metri è parato da Sclavi. Poi, al 41’, la sfortuna impedisce ai grigi di segnare: un corto tiro di Riccardi è parato, ma non bloccato da Sclavi. Sul pallone si precipita Scagliotti, ma il suo tiro, che aveva completamente spiazzato il portiere azzurro, viene respinto dal palo. La partita è stata giocata col più perfetto spirito di cavalleria e nessun incidente l’ha turbata. Assistevano nella tribuna d’onore le LL.EE. Arpinati e Riccardi, gli on. Stame e Barisonzo, i gen. Valle e Vaccaro, i figli del Duce Vittorio e Bruno Mussolini. («La Gazzetta dello Sport», 5 dicembre 1932) Una vittoria per sei a zero sembrerebbe, a prima vista, non dare spunto a molte considerazioni: e in fondo, osservando la partita nell’aspetto complessivo e senza andarne a sezionare periodi e fasi, il successo della Lazio acquista maggior nitidezza e splendore ad ogni più rosea attesa; ma non offre il fianco a critiche consistenti né a peana eccessivi. Tuttavia, si può fare un’osservazione importante: gli attaccanti laziali avevano, nelle precedenti partite, soddisfatto per l’abilità sul pallone e per la capacità nel giuoco manovrato. Ma in essi era sempre stata scarsa la facoltà realizzatrice. Oggi, invece, la situazione si è rovesciata. Specialmente nel primo tempo, terminato per tre a zero, la… fecondità degli azzurri è stata addirittura sproporzionata alla cifra tecnica di giuoco. Gli alessandrini non hanno, infatti, in questi quarantacinque minuti, sfigurato, a mezzo campo, coi laziali. Eppure, al fischio dell’arbitro annunciante la metà della partita, erano ormai battuti. I loro attacchi avevano avuto maggior insistenza, e lo prova il numero dei corners di cui si erano giovati: ma l’insidia si era spenta in area di rigore, o – quanto il tiro era stato scoccato – il pallone, impreciso, si era perso in alto o lateralmente. Sclavi aveva dovuto intervenire di rado, ed esclusivamente su tiri di Notti e Cattaneo: la sua più virtuosa esibizione era stata per evitare che finisse in corner un allungo di… Del Debbio! Vi ricordato lo scorso anno, quando in Bisigato gli appassionati di calcio vedevano all’unanimità l’astro nascente, il centroattacco più indicato ad insidiare, ed a breve scadenza, la fama dei Meazza, dei Sallustro, degli Schiavio? Passato da Bari alla Lazio, il giovane trevigiano ebbe giornate più liete e altre più grigie: si parlò di necessità di adattarsi ad un sistema diverso dal suo, si fecero altre mille congetture. Certo, sinora Bisigato non aveva mai convinto in pieno. Stürmer inverte i ruoli tra lui e Fantoni I, ed ecco l’attacco della Lazio marciare con tono quale forse dal memorabile incontro dell’anno scorso con Bologna non avevamo più veduto. Se ne ebbero giorni or sono in allenamento le prime avvisaglie: una volta tanto, le indicazioni del giovedì non sono state smentite alla domenica! Senza avere i numeri pirotecnici e spettacolari di «Ratto», «Filò» e De Maria, Bisigato è stato prezioso nel lavoro di coordinamento, pur giocando prevalentemente in linea con i compagni. Ha tirato in goal quando ha potuto, ha segnato due goals, uno dei quali, il quinto della serie, un vero gioiello. Abbiamo veduto, insomma, un giocatore nuovo, che ha dato vita a un quintetto nuovo: tra lui e «Ratto», Fantoni I, che pure non è stato il centroattacco ideale, non ha portato alcun inceppamento allo snodarsi fluido delle azioni del settore. Se la mediana della Lazio non continuasse a destar le preoccupazioni che desta – anche ieri Pardini, nel primo tempo, non ha quasi toccato un pallone, e persino Fantoni O. e Serafini non hanno avuto l’autorevole continuità sfoggiata in altre occasioni – gli azzurri di Roma si ergerebbero come spauracchi formidabili, anche contro unità di primissimo piano. Nella ripresa, tutta la mediana ha alzato la voce, ha sostenuto meglio il lavoro generoso dell’attacco; ma è doveroso riconoscere che la pressione alessandrina si faceva sempre meno insistente. Sclavi è stato impegnato altre due volte in modo pericolosissimo da Notti, e una dal giovane Riccardi, e si è disimpegnato con la sua caratteristica naturalezza e semplicità, strappando applausi a scena aperta. Ma il suo lavoro è stato enormemente alleviato dall’opera dei terzini che hanno spezzato, inesorabilmente precisi, le minacce grigie, prima che potessero prender sviluppo, specialmente sul finir dell’incontro, quando l’Alessandria, scosso il disappunto per la sconfitta grave, inattesa e ormai inevitabile, si prodigò a tutt’uomo, ma invano, per segnare almeno il goal dell’onore. Mattei, che sostituiva Bertagna, ha avuto un rendimento onesto e costante, e ha supplito con l’accortezza della posizione alla deficienza di scatto; Del Debbio, dopo qualche incertezza iniziale, si è ripreso ben presto e ha terminato in grande stile, sulla medesima linea di rendimento dell’inizio del campionato, prima dell’infortunio che lo ha tenuto lungo tempo assente dai campi di gioco. Da qualche domenica, Chiodi è al posto di Mosele a guardia della rete. Del giovane portiere di riserva avevamo sentito dir molto bene: ma la sua esibizione romana di ieri non è fatta certo per poterne confermare l’elogio. È stato più volte incerto, è sembrato talvolta emozionato, si è mostrato lento e intempestivo quasi sempre nello scattare in tuffo; non si può certamente fare a meno di imputargli, almeno in parte, il grave punteggio che la squadra ha subito. L’Alessandria è quella dello scorso anno? Non si direbbe. Non si direbbe per il risultato, non si direbbe, soprattutto, per la qualità di gioco svolto. I terzini hanno avuto molte incertezze, più d’una entrata a vuoto o fuori tempo. Fenoglio ha fatto meglio di Borelli, ma anche lui ha più d’un errore sulla coscienza. All’attacco, è mancato il cannoniere nel primo tempo, è mancato il tessitore nel secondo; è mancata sempre, per conseguenza, l’unità armonizzatrice e coordinatrice. Scagliotti ha lavorato come un negro, e bene, nei primi quarantacinque minuti, ma il solo che lo abbia coadiuvato è stato l’anziano Cattaneo, anch’esso non nel suo momento migliore. Nella ripresa, Notti ha tentato il possibile, ma Scagliotti, forse vista l’impossibilità di rimontare il già grave scarto, non si è più impegnato a fondo. Perazzo è impreciso e immaturo e Riccardi, il mezzo sinistro, non ha certo i numeri che distinguono il titolare Marchina. La mediana è stata il miglior reparto: Barale, pronto ad avanzare come a retrocedere in aiuto dei terzini è stato il più redditizio, Avalle il miglior stilista, in perfetta intesa con Scagliotti e Cattaneo, Costenaro, che giocava ieri la prima partita dell’annata in prima squadra, ha coadiuvato i compagni, ma non è apparso ancora all’altezza di rendimento della passata stagione. Tutto sommato, però, la mediana grigia ha vinto il confronto con la diretta avversaria. Ha nuociuto forse, all’Alessandria, l’erba folta e alta, che rendeva sovente difficile l’equilibrio, e ha perciò giocato spesso brutti scherzi anche all’ala sinistra laziale De Maria: ma certo, l’impostazione e il coordinamento delle azioni non è più quello di un tempo. Palla alta quasi sempre; difetto questo comune, è vero, anche alla Lazio, ma questa almeno ha saputo sfruttare in pieno le maggiori dote di realizzazione. Un così netto successo è sempre una soddisfazione per un allenatore: nel caso attuale poi, per Stürmer, la vittoria si muta in trionfo, in quanto ottenuta contro quella squadra che l’anno scorso, sotto la sua guida, era riuscita a farsi ammirare come una delle più tecniche unità del girone. Ancora qualche ritocco, qualche colpo di lima, e vedremo la Lazio dare arditamente la scalata alle prime posizioni. Lodevole, nel complesso, l’arbitraggio del signor Umberto Gama. Il pubblico, non molto numeroso all’inizio del gioco, ha poi affollato, poco a poco, le tribune e le gradinate. Hanno assistito all’incontro, nella tribuna d’onore, le LL.EE. Arpinati e Riccardi, i gen. Valle, Vaccaro e Capuzzo, i figli del Duce Vittorio e Bruno, gli on. Rosboch, Melchiori e Stame, il segretario del CONI prof. Grattarola. Sole primaverile, e una simpatica novità: la piccola figlia di Del Debbio, in funzione di mascotte laziale, che si allinea con la squadra sotto il fuoco di fila degli obiettivi fotografici. Il consueto scambio di fiori, il sorteggio del campo e l’inizio, al fischio autorevole dell’attento Gama. Le due squadre giocano così […]. Gli azzurri danno il primo calcio: la palla rimbalza di piede in piede a metà campo, sino a che De Maria fugge e trova prima Fenoglio, poi riesce a sparare, ma a lato. Rispondono con lo stesso esito Scagliotti e Cattaneo. Al 3’ Borelli devia in corner un tiro di Fantoni O.: riprende Bisigato, ma Borelli salva e lancia il settore destro: su centro di Cattaneo, tiro alto di Notti. Gioco alto, incertezze dei difensori laziali. Al 5’ «Filò» fugge, scarta Borelli e centra: De Maria raccoglie di testa e segna ingannando Chiodi, a ridosso del quale, pronto ad ogni evento, stava anche Fantoni I. L’Alessandria non si smonta e attacca, prevalentemente sulla destra ove Scagliotti è il migliore. Due calci d’angolo contro la Lazio al 7’ e al 9’ su tiri di Riccardi e Perazzo, ambedue senza esito. Sul secondo, Chiodi esce: mischia risolta da Gama, che fischia il gioco pericoloso. Azione Notti-Cattaneo e tiro alto del centro grigio. Costenaro tiene a bada il pericoloso Bisigato, mentre Scagliotti si prodiga instancabilmente. Al 15’ registriamo un forte rasoterra di Fantoni I, che finisce a lato. L’erba folta e umida favorisce i lisci e gli scivoloni: ne sono vittime, successivamente, De Maria e Bisigato da una parte, Riccardi dall’altra. Una fuga di «Filò» al 17’ è interrotta per fuorigioco; al 20’ Notti, dopo un rapido scambio con Perazzo, segna; ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Sclavi deve compiere due parate al 18’ e al 23’, su tiri di Cattaneo e Notti; sul tiro di Notti, la palla gli sfugge e Del Debbio salva in corner: nulla di fatto. Continua ancora la sterile prevalenza dei grigi: al 28’ Sclavi esce e toglie a Cattaneo una palla fornitagli da Barale; Del Debbio, che interviene per liberare, per poco non raggiunge l’effetto opposto. Al 33’, dopo un fallo di Bisigato su Costenaro, il secondo goal laziale: un passaggio di profondità di «Ratto» rimbalza su una schiena grigia e finisce a De Maria, che allunga a destra; Bisigato e Fantoni I si precipitano sulla palla, contemporaneamente a Borelli; Bisigato sembra che manchi il tiro, ma riesce egualmente col ginocchio a mettere il pallone in rete. Chiodi, anche questa volta, si è buttato in tuffo troppo presto. Reazione alessandrina e quarto corner contro la Lazio. Indi, al 37’, il terzo goal: «Filò» allunga a Bisigato il quale, benché ostacolato da Barale e Borelli, riesce a mandare corto a sinistra verso la rete; Chiodi si tuffa, ma può soltanto sfiorar la palla, che De Maria, intervenuto in corsa, tocca leggermente e manda in goal. Tre a zero! La Lazio adesso attacca: al 41’ Chiodi para un tiro di Fantoni II; indi, «Filò», soffiato il pallone a Riccardi caduto, punta sul goal: Fenoglio, in corsa, libera. All’ultimo minuto, un forte tiro di Notti è mandato in angolo da Del Debbio. Sul tiro di Cattaneo, Sclavi compie una bella parata di pugno. Nell’intervallo vengono premiati i «pulcini» della squadra Faccani, vincitrice del torneo interno tra i bambini della Lazio; poi, la vicenda riprende, e subito, al 1’, Notti impegna Sclavi in una difficile parata, eseguita con bella sicurezza. Il gioco è ancora alto e caotico. Al 4’ un pallone colpito di testa da Bisigato su centro di De Maria va a lato; al 6’, tiro alto di De Maria e, al 7’, centrata fuori di Perazzo. Il giuoco dei grigi appoggia adesso in prevalenza sulla sinistra, dove Perazzo si dimostra assai impreciso. Scagliotti, dal canto suo, non si impegna più come nel primo tempo. L’Alessandria attacca più sovente, ma non riesce a concludere. Torna poi all’offensiva la Lazio, che al 12’ costringe i grigi in corner. Al 14’ una punizione di «Filò» sfiora la traversa, al 15’ Fantoni I, su passaggio di De Maria, manda alto. Improvviso tiro di Notti, su allungo di Cattaneo, al 17’ e bellissima parata di Sclavi. Registriamo poi una violenta carica di Barale a Bisigato e un’azione di Scagliotti-Notti, interrotta per fallo di mani di Riccardi. Al 22’ una fitta rete di passaggi sulla destra alessandrina si conclude con un tiro di Cattaneo, che coglie la rete dall’esterno. Al 25’ Fenoglio commette un fallo di mano; e «Filò», che batte la punizione, infila con un preciso tiro da 25 metri la rete di Chiodi. Analoghe caratteristiche, ma diverso risultato, ha al 26’ una punizione contro la Lazio battuta da Barale. Al 28’, su passaggio dell’inesauribile Notti, Riccardi tira da vicino: Sclavi para meravigliosamente, mentre Riccardi, trasportato dallo slancio, entra lui in rete. Ma il fronte si capovolge di nuovo e Bisigato, con un’azione personale, si porta sotto Chiodi e lo batte ancora con un irresistibile tiro da lontano. Il colpo è forte per i grigi, che ripiegano in difesa: solo al 33’ su centrata di Cattaneo, Notti prende terra anziché il pallone. Al 34’ Pardini commette un errore; ma rimedia pronto Fantoni II, che impegna Chiodi; un minuto dopo, Fenoglio tocca la palla con le mani in area di rigore, e l’arbitro concede il rigore: «Ratto», con un tiro fiacco ma intelligente, segna per la sesta volta. Ancora un corner contro i grigi al 37’, poi la Lazio, paga del successo, rallenta l’andatura, mentre l’Alessandria tenta salvare almeno l’onore della giornata. Azione Costenaro-Avalle-Notti al 39’ e parata di Sclavi, indi, al 42’, altra bella rete di passaggi che da Notti finisce a Riccardi: il tiro del mezzosinistro è respinto di pugno da Sclavi; Scagliotti riprende, ma vede respinto il tiro dallo spigolo del palo. Ancora una parata di Sclavi con Notti a ridosso, e al 44’ un tiro di Perazzo, su passaggio di Riccardi, esce a lato dopo aver viaggiato lungo la linea della porta. Su una fuga di «Filò», interrotta per discutibile fuorigioco, l’arbitro fischia la fine, accolta da calorosi applausi allo indirizzo degli azzurri. (Pier Luigi Tagiuri, «Il Littoriale», 5 dicembre 1932) La Lazio ha inflitto una sonora sconfitta ai grigi alessandrini, scesi sul campo dello Stadio privi di Marchina e di Mosele, rimpiazzati rispettivamente da Riccardi e da Chiodi. Bisogna lealmente riconoscere che, tra le due squadre, sei goals di differenza sono troppi e che l’Alessandria avrebbe meritato una sorte meno beffarda, soprattutto nel primo tempo, durante il quale beneficiava di cinque calci d’angolo contro uno degli avversari. La partita ha avuto due diverse caratteristiche: nel primo tempo, superiorità dei grigi in quanto a numero ed insidiosità di attacchi, e netta prevalenza laziale nella ripresa, in conseguenza anche della sfiducia che aveva invaso l’animo dei giocatori alessandrini, ormai certi della sconfitta. Partita di attacco quella di ieri: pure colpita inopinatamente dalla sorte, l’Alessandria non ha sguarnito la prima linea per difendersi dalle insidie del quintetto laziale: ha reagito invece, ha mosso alla controffensiva con reazione rabbiosa, con tenacia piemontese. La tattica alessandrina, che è dei forti e dei combattenti di razza, era proprio quella che ci voleva per fare rifulgere le doti e le qualità dei biancoazzurri. La Lazio sa manovrare e, più che assaltare di forza, sa penetrare con astuta tattica attraverso la difesa avversaria. Le azioni più belle e più conclusive sono state quelle che sono nate da rimandi della difesa biancoazzurra, in seguito, quindi, ad improvvisi capovolgimenti di situazioni: un passaggio in profondità, e la difesa alessandrina era completamente spezzata. Il detto «la miglior difesa è l’attacco» non è sempre vero, soprattutto quando attaccando non si conclude nulla, mentre invece le offensive avversarie raggiungono il bersaglio con maggior facilità dato lo schieramento offensivo assunto dalla compagine avversaria. I goals laziali sono stati segnati: nel primo tempo, al 5’, di testa da De Maria, che riprendeva una centrata di Guarisi; al 33’ da Bisigato su passaggio di De Maria; al 36’ da De Maria, che spingeva in rete la palla sfuggita a Chiodi, in tuffo, su tiro di Guarisi; nel secondo tempo, da Guarisi al 25’, su calcio di punizione per fallo di Fenoglio dal limite dell’area di rigore; al 29’ da Bisigato ed al 36’ da Castelli, su calcio di punizione. Arbitro severo, Gama. Hanno assistito alla partita le Loro Eccellenze Arpinati e Riccardi, gli onorevoli Starace e Barisonzo, il gen. Vaccaro, il prof. Grattarola, Bruno e Vittorio Mussolini. («La Stampa», 5 dicembre 1932) RILIEVI SULLA SCONFITTA DI ROMA I grigi sono usciti dal campo della Lazio con la più grave sconfitta subita durante la loro permanenza nella Divisione Nazionale. Il 6 a 0 non dovrebbe ammettere commenti circa la regolarità dell'incontro : invece se ne sono fatti a iosa con discrete attenuanti. Anche i giornali romani hanno riconosciuto il buon gioco dell’Alessandria. Il «Tevere», ad esempio, scrive: «Infatti la Lazio per tutto il primo tempo non ha davvero dominato come indicherebbero i tre goals segnati. Le azioni dei primi quarantacinque minuti si sono pressa poco equivalse; anzi l’Alessandria segnava, se non una prevalenza, almeno una superiorità di giuoco dovuta essenzialmente al diverso rendimento dei due centri: sostegno in campo. Costenaro infatti lanciava i propri attaccanti con allunghi intelligenti e tutto il giuoco alessandrino ne risultava vivificato. Per contro Pardini girava quasi del tutto a vuoto e le azioni alessandrine, impostate quasi esclusivamente sul trio centrale, potevano giungere sempre e rapidamente fin nei paraggi dell’area laziale. Ai mediani laterali azzurri ed ai terzini toccava l'ingrato compito di liberare». Si aggiunga il goal annullalo di Notti che avrebbe ristabilito il pareggio e forse risollevate le speranze della squadra grigia e i tre tiri respinti dai pali, della rete dell’imbattibile Sciavi ed ecco che le attenuanti rendono meno disastroso il risultato dell’incontro. Rimane però da rilevare che ha passione, conosciuta come una delle migliori prerogative delle squadre provinciali, non ha sorretto domenica la squadra alessandrina, anche se questa vanta buona fama di espugnatrice di campi avversari. E’ dall’inizio del Campionato che la compagine grigia è «giù di corda»; tutti gli sportivi alessandrini, compresi i dirigenti, potranno constatare che nessun giocatore ha migliorato si potrebbe fare una eccezione per il volonteroso Notti; Mosele, Perazzo, Costenaro, Marchina, Barale, Cornara, CaVaneo e Scagliotti sono andati tutti in regresso. Motivi di salute? No! C’è qualche cosa d’altro, di più evidente e di più importante, che la solerte opera del trainer dovrà per l'avvenire rimediare: occorre perfezionare, dare uno stile proprio al gioco, un’impronta tecnica che torni a coordinare le forze individuali e fonderle in un manipolo saldo, animoso e pugnace. Per conoscere le cause della sconfitta di Roma, non bisogna domandare informazioni ai giocatori: si gioca a scarica barile tra un reparto e l’altro. La difesa asserisce che giocare con degli avanti che non riescono a segnare, è una cosa demoralizzante, l'attacco è del Rarere che il dover lottare quasi sempre per risalire lo svantaggio iniziale di qualche goal al passivo, è un compito snervante, irritante,,, che disorienta e intorbida le azioni offensive Passiamo alla storia anche la sconfitta subita nella Città Eterna e speriamo che servi di monito per le future contese (Il Piccolo, A.C., 10/12/1932) RISULTATI: Bari-Genova 1893 4-2 Bologna-Napoli 3-1 Casale-Pro Vercelli 0-1 Milan-Fiorentina 2-2 Padova-Palermo 3-0 (giocata il 27 novembre 1932) Pro Patria-Roma 1-3 Torino-Juventus 0-1 Triestina-Ambrosiana 1-4 CLASSIFICA: Juventus 16; Napoli 15; Ambrosiana, Torino 13; Bologna, Genova 1893, Padova, Roma 12; Lazio 10; Alessandria, Pro Vercelli 9; Fiorentina, Milan, Triestina 8; Palermo 7; Bari, Casale 6; Pro Patria 4. MARCATORI 9 gol: Sallustro A. (Napoli) 8 gol: Romani (Milan) 7 gol: Demaria A. (Ambrosiana), Petrone (Fiorentina), Rossetti (Torino), Vojak (Napoli) 6 gol: Cattaneo R. (Alessandria), Celoria (Casale), Cesarini (Juventus), Mazzoni (Genova) 5 gol: Busoni (Torino), Levratto (Ambrosiana), Libonatti (Torino), Meazza (Ambrosiana), Rosa (Triestina), Silano (Torino), Spivach (Padova)