Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1932/1933
Serie A
23-10-1932 - Giornata: 6 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Ambrosiana-Inter AS 2 - 3 (1 - 2)
RETI: 29. Cattaneo R.[A], 73. rig. Cattaneo R.[A] 6. Serantoni P. [Am] , 38. Visentin (III) U. [Am] , 62. Mihalich M. [Am]

Alessandria US Mosele Vittorio, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Grillo Giuseppe, Avalle Edoardo, Barale Oreste, Cattaneo Renato, Scagliotti Cinzio, Notti (I) Alfredo, Marchina Libero, Perazzo Osvaldo All.: Molnár Ferenc

Formazione avversaria
AMBROSIANA-INTER AS: Ceresoli; Ballerio, Allemandi; Rivolta, Viani (I) Giuseppe Ferruccio, Castellazzi; Visentin (III) Umberto, Serantoni, Meazza, Mihalich, Levratto (II) Virgilio Felice. All.: Weisz Árpád.

Arbitro: Dattilo Generoso (Roma)
Note
Pubblico numerosissimo. Inizio gara ore 14:30.

Commento
La partita della velocità. Dopo mezz’ora di gioco condotta ad andatura sbalorditiva, ci si attendeva da un istante all’altro un rallentamento di ritmo, una stasi. Neppure per sogno. I ventidue atleti hanno continuato sullo stesso tono per più di un’ora, fornendo alla gran folla che popolava gli spalti (molti milanesi venuti con ogni mezzo) uno spettacolo sportivo di primissimo ordine, ed una prova degna di trascinare ai più alti entusiasmi. Per puro scrupolo vogliamo porci una domanda. Se la fantastica galoppata fino ad un quarto d’ora dalla fine non avesse infine provato i giocatori (e particolarmente i giocatori in maglia grigia), il serrate dell’Alessandria, dopo il suo secondo goal, avrebbe potuto essere più energico e più efficace? Probabilmente sì, perché si è avuta effettivamente l’impressione che l’incitamento spasmodico degli spettatori, verso le ultime battute della gara non riuscisse più a far presa su di un undici stanco per la strenua lotta sostenuta. Ma questo non può infirmare per nulla il valore di una vittoria che la squadra milanese ha fermamente voluta e francamente meritata. Se mai, può costituire un elemento di più a favore dei neroazzurri che, pari certamente ai grigi nello slancio e nella combattività, sono apparsi nel finale sensibilmente più freschi dei loro avversari. Visione sintetica dell’accesa battaglia. L’Alessandria parte di slancio e fa fischiare due palloni ai lati della casa dei milanesi. Ma l’Ambrosiana dà subito la replica con sicurezza e brio non minori, cosicché la gara assume subito il carattere dell’estrema combattività. Al 6’, il primo fatto concreto: Levratto riceve un perfetto passaggio all’altezza della metà campo e fugge lungo la linea di fondo, poi «tocca» indietro a Mihalich che, a sua volta, passa breve, in profondità, a Meazza. Meazza volta le spalle alla rete e, pressato, passa al volo, indietro, un dosato pallone a Serantoni. Il piccolo neroazzurro si fa incontro alla palla con la veemenza di una catapulta e, improvviso, spara verso la rete da almeno venti metri. Forse Mosele è stato tradito dal leggero taglio del ball; certo egli lo credeva destinato a finir fuori. Invece, il pallone picchia sodo contro il paletto basso a sinistra e si infila di striscio, prepotente come una sferzata. L’Alessandria risponde decisa e si mantiene all’attacco dieci buoni minuti. Soltanto al 16’ registriamo infatti una perfetta azione Meazza-Mihalich-Serantoni-Visentin-Mihalich: gioiello di stile e palla appena alta sul palo. Poi, corner contro Ambrosiana ed altro periodo di decisa supremazia alessandrina che mette a dura prova la resistenza delle retrovie milanesi. Il pareggio è nell’aria e giungerà al 29’: punizione contro Serantoni, tira Lombardo e la palla spiove a tre metri da Ceresoli; corre incontro Marchina ed – errore fatale – corrono incontro sia Ballerio che Allemandi; Marchina può passare di testa sulla destra, dove Cattaneo è rimasto libero e non ha difficoltà a segnare. La gara ribolle più che mai, pur mantenendosi gli atleti nei limiti della perfetta correttezza. Botta e risposta (Visentin e Marchina) al 34’ e al 36’. Al 38’, calcio di punizione contro la Ambrosiana: sul tiro di Barale respinge Ballerio e Serantoni può allungare a Meazza, guardato a vista in mezzo al campo. Il balilla, accorgendosi di non poter sfuggire al controllo, passa in profondità sul piede di Levratto che fugge e, quasi sulla linea di corner, centra; Meazza è già sulla traiettoria. Ancora pressato da due minuti, allarga fulmineo il gioco verso Visentin che, perfettamente piazzato può battere di prepotenza Mosele. Due ad uno, e si giungerà al riposo così, malgrado gli ulteriori tentativi dei grigi. All’inizio della ripresa, l’Ambrosiana dà lezione di stile ed ha un quarto di ora di chiaro predominio, pervenendo ad un ulteriore successo al 17’. Allemandi passa lungo a Meazza, che fornisce un prezioso pallone a Visentin; l’ala milanese stringe sul goal; pressata da vicino, non può effettuare il tiro e passa raso terra. Mosele si butta, ma sbaglia la presa e Mihalich non fa fatica a mettere nella rete ormai incustodita. Qui i neroazzurri si stringono un poco in retroguardia. E inizia l’ultima, disperata riscossa alessandrina. Due corners contro i neroazzurri. Sull’azione susseguente al secondo, Cattaneo tira sul goal; Castellazzi, erroneamente persuaso che Ceresoli non fosse piazzato… esegue egli stesso la presa. Ancora Cattaneo si incarica di tramutare in goal il rigore. Assisteremo ad un infiammato finale? Dopo qualche sprazzo, l’Alessandria cede, evidentemente esausta, e la partita si chiude dopo due altri corners a favore dei milanesi. Se si potesse far la somma delle azioni, risulterebbe una situazione di parità. E, tuttavia, l’Ambrosiana-Inter ha vinto in modo netto, chiaro, indiscutibile. Ha vinto con l’arma della tecnica, ma ha vinto soprattutto con l’arma della combattività, battendo i grigi nel loro stesso gioco. Chi conosce il solito sistema d’azione dei neroazzurri avrebbe oggi stentato a riconoscere la squadra. E, d’altro canto, la stessa fattura dei goals sta a testimoniare con evidenza maggiore di ogni disquisizione. Tutti i punti (anche quello di Serantoni) sono stati segnati su azione del centroattacco e delle ali. Ed effettivamente, l’Inter ha giocato quasi esclusivamente con attacchi costruiti su larghi triangoli, in velocità e profondità, con una limpidezza ed una precisione da far restare a bocca aperta. Nessun cincischiamento in area di rigore, nessuno sterile giochetto di corti passaggi, nessuna perdita di tempo. Tutto un sistema tendente invece all’immediato raggiungimento del successo, e tiri frequenti da tutte le posizioni, e decisione estrema, ed al tempo stesso impeccabile nitidezza di idee. Un gioco tipo di squadra provinciale, per intenderci, ma sviluppato e potenziato da una squadra splendente di salute e straricca di tecnica. Su questa tattica offensiva, la squadra ha vinto la partita, favorita dal fatto di avere tutti i suoi uomini in istato di grazia. Visentin ha giocato una gara decisa e vigorosa e Levratto ha messo in centro alla perfezione tutti i palloni pervenutigli. Serantoni ha lavorato per quattro, su tutto il fronte, con la sua solita generosità; Mihalich, non ancora affiatato con i compagni, ha tuttavia avuto spunti brillanti ed efficaci. Meazza era in vena di prodezze: ha dato il «suo» tono alla linea, l’ha lanciata, si è sacrificato interamente per i compagni servendoli a meraviglia, mentre non gli sarebbe stato possibile passare da solo, controllato com’era ad ogni istante; una partita da campione. Ma questo attacco non avrebbe potuto lavorare a suo agio se non fosse stato servire a dovere. La mediana ha avuto il merito di saper compiere questo rifornimento. Sia Rivolta che Castellazzi hanno giocato con continuità ed efficacia, fermando l’uno Marchina e Perazzo e l’altro Cattaneo e Scagliotti (un’unica svista di Castellazzi e l’ala alessandrina è andata in goal). Ed entrambi hanno fornito al quintetto palloni preziosi. Ma Viani ha dominato alla lettera, da un campo all’altro della gara. I suoi dosati colpi testa, la sua scelta di tempo, la sua calma e decisione ad un tempo gli hanno permesso di far barriera davanti all’area e di sospingere in modo superbo i suoi all’attacco. L’Ambrosiana ha ritrovato il «suo» centromediano. I due terzini hanno sempre spazzato l’area, ma non sono andati immuni da pecche, specie per quanto concerne la precisione nel rimando e l’intesa. Più redditizio, forse Ballerio, di Allemandi. Un partitone Ceresoli, un ragazzo che ha intuito rara e presa a tenaglia. L’Alessandria non poteva vincere contro un avversario di tale statura. Ha giocato una partita generosissima, senza soste, senza tentennamenti o demoralizzazioni. Ed i due goals sono giusto premio del suo gioco. Il difetto dei grigi è stato però oggi quello di tener troppo alta la palla in area di rigore, favorendo il gioco dell’opposta difesa. E così, lunghi periodi di superiorità sono finiti nel nulla. Gli uomini: Mosele non era in grande giornata, ed il terzo goal specialmente è stato causato da suo errore. Ottimi, invece, i terzini, spazzatori decisi, colpitori impeccabili, tempisti perfetti. Nella mediana si è distinto Avalle che ha sorretto all’attacco ed in difesa con lo slancio e l’accortezza dell’atleta di classe. Un po’ discontinui, invece, i due laterali. L’attacco è stato deciso quanto malaccorto nella tattica. Si è detto del gioco alto. Ma gli uomini del quintetto hanno anche perso molte occasioni, perdendo attimi preziosi nel fermare la palla. Con un gioco veloce come quello odierno, ogni indugio riusciva sempre fatale. Questo l’Ambrosiana ha capito e questo non ha capito invece l’attacco alessandrino. Scagliotti, fine ed intelligente; Cattaneo, deciso ed irruente, ed a tratti Notti sono emersi sui compagni. L’arbitro Dattilo di Roma non è amante dei calci di rigore. Ne ha concesso uno che non poteva non concedere; ha invece lasciato passare una carica a Marchina, veramente grave, ed un’altra a Meazza di uguale gravità. Pari e patta, in ogni modo. A parte questa valutazione – sempre soggettiva – dei due falli in area, il suo arbitraggio è apparso tecnicamente ineccepibile. E la gara si è svolta regolare e senza incidenti di sorta. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 24 ottobre 1932) Anche quest’anno, l’Ambrosiana l’ha spuntata sul campo dell’Alessandria, rimasta battuta per tre goals a due dopo una lotta accanitissima, condotta ad andatura folle, senza esclusione di colpi. I neroazzurri hanno così rinnovato l’episodio del 1930, esattamente come avevano previsto, e sulle risultanze di questo contrastatissimo incontro pure vi è da dire poiché i punti, complice qualche errore di Mosele, sono stati netti e precisi. I grigi hanno giuocato con ardore, ma con scarso rendimento in area di rigore, mentre l’Ambrosiana è stata in buona parte costretta in difesa e ha saputo trarre miglior profitto dalle rare puntate difensive, sviluppando così temi di attacco pregevoli, nitidi e soprattutto decisivi. Il giuoco robusto della mediana, guidata da Viani, e quello fluido e penetrativo degli avanti, condotti da Meazza, sono stati gli artefici del successo milanese, non certo usurpato, malgrado il disorientamento delle file neroazzurre e il largo predominio offensivo sviluppato dai grigi. Dopo un inizio favorevole ai concittadini, al 6’ Serantoni sferra un potente raso terra da oltre venticinque metri. Il pallone colpisce lo spigolo del palo e rimbalza in rete mentre Mosele, tratto in inganno dalla traiettoria, usciva di porta convinto che il tiro finisse a lato. Superato lo scoramento per questo fulmineo, per quanto imprevisto, successo, i grigi tornano all’attacco della rete di Ceresoli e ottengono il pareggio al 30’ con un magnifico tiro di Cattaneo su passaggio di testa di Marchina. L’Alessandria domina ancora una buona diecina di minuti, ma un nuovo rovesciamento di situazione si ha sul finire del primo tempo, allorché l’Ambrosiana ottiene il secondo goal. L’azione parte da Serantoni e, da Meazza a Levratto, la palla giunge a Visentin: la difesa alessandrina è accerchiata e il tocco finale del neroazzurro dà il secondo goal. Nella ripresa, gli ospiti, dopo alterne vicende, ottengono il terzo punto al 17’: un lungo rimando di Allemandi trova pronto Meazza a raccogliere il pallone e a passarlo a Visentin, che avanza rapidamente; da una diecina di metri, tira un traversone raso terra da destra verso sinistra; il portiere esce e tenta buttarsi sul passaggio del pallone. Il colpo fallisce e Mihalich non ha difficoltà a segnare a porta vuota. Altra reazione grigia e secondo goal alessandrino ottenuto al 28’: in seguito a un terzo calcio d’angolo, Cattaneo effettua un potente tiro: Castellazzi blocca con le mani. Calcio di rigore: Cattaneo tira e segna imparabilmente. L’ultimo quarto d’ora vede l’Alessandria protesa all’attacco della rete avversaria per ottenere il goal del pareggio, ma l’Ambrosiana erge una solidissima difesa ai vari attacchi alessandrini. («Il Littoriale», 24 ottobre 1932) Due anni fa i neroazzurri iniziavano, appunto sul campo alessandrino, la vigorosa offensiva che doveva poi portarli alla conquista dello scudetto nazionale. Anche ieri hanno saputo cogliere un significativo successo. Già al 6’ i grigi erano battuti da un tiro secco di Serantoni che, ricevuta la palla giocata prima a metà campo da Levratto-Mihalich-Meazza, non indugiava a sferrare un potente tiro raso terra da oltre venticinque metri, colpendo lo spigolo del palo. Mosele, forse ingannato dalla traiettoria, usciva di porta e non tentava neppure la parata nell’attimo istesso in cui il pallone entrava nell’angolo opposto. Lo scoramento nel campo degli alessandrini è stato grave, e per un poco si è brancicato nel vuoto dando modo agli attaccanti neroazzurri di avanzare robustamente: su un debole rimando di Lombardo, la palla perveniva a Levratto che la metteva sul piede di Mihalich e questi, al volo, sfiorava il palo superiore. I grigi, però, ritornano presto all’assalto della rete di Ceresoli: un corner a favore dei grigi non ha effetto, e così un calcio di punizione non produce alcuna azione concreta. Al 29’ abbiamo il punto del pareggio: su fallo di Serantoni, Lombardo calcia da metà campo: Marchina, di testa, gira la palla tra i terzini e Cattaneo, veloce, interviene e segna. Ora l’Alessandria riprende il comando e domina: si lotta furiosamente sotto la porta di Ceresoli che si difende con grande energia, sembra che un altro goal debba sanzionare questa offensiva dei concittadini, allorché avviene un nuovo capovolgimento di situazioni. L’Ambrosiana, dopo un lungo disorientamento, lancia Serantoni, impetuoso e travolgente; la palla passa a Meazza, a Levratto e quindi a Visentin: la difesa alessandrina è stordita e l’ala destra milanese, da pochi passi, non ha difficoltà a segnare il secondo goal. Nella ripresa, l’Ambrosiana ha un leggero periodo di superiorità non pericoloso, ma che richiama tuttavia la difesa al lavoro; così gli ospiti conquistano al 17’ il terzo punto, anche per errore tattico di Mosele: un lungo rimando di Allemandi trova Meazza pronto a raccogliere il pallone e passarlo a Visentin, che avanza rabidamente e tira un traversone raso terra da destra verso sinistra; il portiere esce e tenta buttarsi sul passaggio della palla, il colpo fallisce in pieno e Mihalich non ha difficoltà di segnare a porta vuota. Altra reazione grigia, malgrado l’avversità della sorte: al 20’ Marchina è atterrato a pochi passi da Ceresoli. Due corners subisce, subito dopo, l’Ambrosiana, ed in un susseguente tiro di Cattaneo, Castellazzi blocca la palla con le mani. Calcio di rigore: Cattaneo segna imparabilmente. («La Stampa», 24 ottobre 1932) Il timore che la squadra neroazzurra incuteva alla vigilia dell’incontro con i grigi è apparso più che giustificato durante e dopo la partita. Non a torto si riteneva lo squadrone ambrosiano in grado di compiere imprese strabilianti, e la prima squadra, a farne le spese, è stata proprio quella grigia. La sconfitta dei grigi è stata più che regolare e nessuna attenuante l’Alessandria può vantare a giustificazione della sconfitta se non quella che alcuni suoi elementi non hanno reso sul campo ciò che da essi si poteva pretendere. Purtroppo è questa l’unica causa della sconfitta perché se l’Alessandria come in altre partite, avesse avuto tutti i suoi uomini in piena efficienza, non avrebbe certo subito tale sconfitta sul proprio campo. Il pubblico, che era accorso numeroso con la speranza di salutare vittoriosa la squadra del cuore, è stato un po' amareggiato per la sconfitta, ma non è rimasto deluso perché la squadra, presa in blocco, e prescindendo dallo scarso rendimento di alcuni giuocatori, è stata all’altezza della situazione ed ha giuocato una bella partita, rendendosi degna della grande avversaria. La squadra alessandrina non ha vinto la emozionante contesa per due motivi: la giornata nera del portiere e la scarsa efficienza della parte sinistra dell’attacco. Due lacune queste assai gravi che hanno pregiudicato il successo della squadra, successo che in condizioni normali di forma di tutti gli elementi, non poteva mancare. È purtroppo odioso dovere cercare delle attenuanti ad una sconfitta ed incolpare questo o quell’altro giuocatore di scarso rendimento. Non ci soffermeremo quindi in particolari, pur cercando di individuare i punti deboli della squadra. Anzitutto bisogna riconoscere che la squadra neroazzurra è scesa in campo fortissima in tutte le sue linee e che durante la partita e apparsa in tutto degna di combattere, con molte possibilità di vittoria, per la conquista dello scudetto tricolore. L’Ambrosiana è veramente una squadra completa in tutte le sue linee. Basti citare il fatto che domenica il punto più debole è apparso il terzino Ballerio che della squadra grigia, due anni fa, era una colonna. Ciononostante la nostra squadra avrebbe potuto domenica uscire ugualmente dal campo vittoriosa. Essa ha giuocato una bella partita, se non dal lato tecnico, come combattimento. Ha commesso l’errore di tenere la palla in alto, non adatto al suo sistema di giuoco, ma ha però saputo combattere dal primo all’ultimo minuto con lo stesso entusiasmo e con la stessa fede. Non ha avuto, in tutta la partita, un attimo di rilassatezza, non si è demoralizzata quando gli avversari sono riusciti a stabilire un vantaggio netto ed ha continuato a combattere con accanimento per il raggiungimento dell’agognata vittoria. Nella lotta energica per il recupero del terreno perduto sono apparsi evidenti gli errori di impostazione del giuoco e la insufficienza di alcuni giuocatori dell’attacco. Si era constatata dapprima la cattiva giornata di Mosele, il quale, in condizioni normali di efficienza, non avrebbe certamente lasciato entrare i tre palloni che hanno varcato la la sua soglia. Almeno due goals il Mosele della partita Alessandria-Juventus, li avrebbe sicuramente evitati. Per questo non vogliamo addossare tutta la responsabilità al portiere, il quale avrà tempo di rifarsi dello smacco subito. Quando la squadra pareva lanciata alla conquista del pareggio (anche i mediani erano a ridosso dell’attacco) sono completamente mancati, nell’azione risolutiva, i due giuocatori del reparto di sinistra ed in parte anche il centro attacco. Marchina e Perazzo sono apparsi in condizioni di forma meno che mediocri. Essi non sono riusciti in tutta la partita a creare situazioni pericolose. Notti ha combattuto per tutti i novanta minuti con uno spirito di sacrificio ammirevole ha servito anche ottimamente le ali con alcuni passaggi in profondità, ma si è mostrato troppo indeciso nell’azione conclusiva. Gli unici giuocatori dell’attacco che abbiano pienamente soddisfatto sono stati Cattaneo e Scaglioni. Purtroppo due soli avanti in piena efficienza non sono sufficienti per far capitolare una difesa come quella neroazzurra. («Il Piccolo», 29 ottobre 1932) RISULTATI: Bologna-Pro Vercelli 2-0 Casale-Bari 5-1 Fiorentina-Genova 1893 2-0 Juventus-Pro Patria 2-0 Lazio-Roma 2-1 Milan-Palermo 2-1 Padova-Napoli 2-2 Triestina-Torino 2-2 CLASSIFICA: Napoli 10; Ambrosiana, Genova 1893, Juventus, Torino 8; Alessandria, Bologna, Padova 7; Lazio, Palermo 6; Casale, Fiorentina, Milan, Roma 5; Bari, Triestina 4; Pro Vercelli 3; Pro Patria 2. MARCATORI 7 gol: Sallustro A. (Napoli) 6 gol: Cattaneo R. (Alessandria), Romani (Milan) 5 gol: Celoria (Casale), Petrone (Fiorentina) 4 gol: Libonatti (Torino), Mazzoni (Genova), Meazza (Ambrosiana), Spivach (Padova), Vojak (Napoli)