Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
15-03-1936 - Giornata: 23 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Genova 1893 AC 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 63. Busani U.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Turino Giuseppe, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Celoria Mario, Gastaldi Settimo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
GENOVA 1893 AC: Bacigalupo (III) Manlio; Agosteo, Vignolini; Gruden, Fillola, Genta; Gobbi, Vojak (I) Antonio, Libonatti, Ciferri, Ferrari Giuseppe Carlo. All.: Orth György.

Arbitro: Casati Pompeo (Como)
Note
Spettatori: 5.000. Giornata «grigia», «primaverile», terreno asciutto. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Il Genova si è visto sfumare il pareggio ad un solo minuto dalla fine, a seguito di una decisione arbitrale che annullava un bel goal di Libonatti, frutto di una serrata azione dei rossoblù, da qualche minuto tutti protesi verso il pareggio. L’azione si era svolta nel modo seguente: Genta batteva un calcio di punizione contro i grigi da una quarantina di metri dalla porta alessandrina. La palla spioveva a pochi passi dalla rete ove si era andato formando un groviglio di uomini. Vedemmo Agosteo – che si era spinto in avanti – saltare contemporaneamente a due giuocatori dalla maglia grigia, ma nessuno dei tre riuscì a raccogliere la palla. Borelli tentò allora il rinvio ma non riuscì che a toccare debolmente il cuoio che, raccolto da Libonatti, venne rovesciato in rete da non più di quattro metri di distanza. L’arbitro, Casati di Como, accennò senz’altro al centro del campo e ciò provocò le più vibranti proteste degli alessandrini: si formò un piccolo gruppo di uomini intorno al direttore della gara. In questo gruppo i rossoblù cercavano di calmare le ire dei grigi, i quali assicuravano che il goal non era valido poiché viziato da un fallo di Agosteo nell’azione immediatamente precedente alla marcatura di Libonatti e protestavano vibratamente verso il signor Casati. Il piccolo tumulto durò qualche minuto, poi la scena cambiò improvvisamente d’aspetto. Casati, tornando sulla sua primitiva deliberazione, indicò con una mano al calcio di rinvio (segno che egli aveva accettato la tesi degli alessandrini ed annullava la rete di Libonatti) ed allora toccò ai grigi far da pacieri nei confronti dei rossoblù i quali si vedevano decretata la sconfitta e non volevano saperne di accettarla per buona. Ma l’arbitro stavolta tenne duro ed i genovesi dovettero far buon viso a cattivo giuoco. Un minuto dopo sopraggiungeva la fine. Abbiamo cercato di rivedere con serenità l’episodio finale della partita e ci domandiamo il perché del comportamento dell’arbitro, il quale ha negato un goal dopo averlo approvato. Qualcuno ha detto che Casati avrebbe fischiato prima che Libonatti segnasse, ma perché Casati avrebbe allora accennato a rimettere la palla al centro? Misteri. A voler indagare sulle stranezze di certi atteggiamenti arbitrali ci sarebbe da perdersi in un labirinto di deduzioni senza trovare mai la via d’uscita. Ed un siffatto compito ci porterebbe lontani. Andiamo dunque alla partita. Essa fu piuttosto mal giuocata dall’una e dall’altra squadra. L’Alessandria, tutto sommato, attacco di più del Genova, ma attaccò male. Confermiamo che non ci era mai stato dato di vedere la squadra grigia così male in gambe per ciò che riguarda la prima linea. L’Alessandria ha una tradizione nobilissima di giuoco d’attacco e ancora qualche mese fa la vedemmo brillantissima, se pure incompleta, contro Ambrosiana e Sampierdarenese. Ieri quel bel lavoro costruttivo tanto interessante e piacevole ad un tempo nei suoi sviluppi mancò quasi completamente ai grigi. Tardo e lento Notti, sfuocato Riccardi che non mise a segno un passaggio, impreciso Gastaldi, l’attacco alessandrino dovette vivere quasi esclusivamente sull’opera di quel gran lavoratore che ha nome Celoria e sulla velocità del prontissimo Busani. Ne derivò che la difesa del Genova poté sempre agevolmente controllare e contenere gli attacchi degli avversari, e senza un malaugurato pallone che in un’uscita disperata Bacigalupo non poté trattenere completamente, l’attacco grigio sarebbe rimasto ieri a bocca asciutta. Dove invece l’Alessandria ha avuto i suoi punti di forza è nella linea mediana, combattente e costruttrice ad un tempo, ben impostata sul tenace Parodi e nel trio di estrema difesa ove Turino rimpiazzò ottimamente l’assente Lombardo accanto al solido Borelli. Ed il Genova? Né buona né cattiva la prova dei rossoblù. La squadra di Orth è più che mai solida in difesa e l’attacco non ha giuocato male anche se ha parecchio trascurato le ali, ma è mancato ieri alla compagine il contributo costruttivo della mediana nella quale faceva la sua ricomparsa Fillola. Il generoso giocatore italo-uruguaiano è ancora assai lontano dalla sua forma migliore e contro i grigi ha girato spesso a vuoto, tanto che Gruden e Genta, suoi compagni di linea, hanno finito collo scontare la parte di lavoro che si dovettero assoggettare per il loro medio centro. Tirate le somme, la palma spetta ancora una volta alla difesa estrema, nella quale ha campeggiato Bacigalupo per certe sue brillantissime parate. L’attacco, lo si è già detto, ha dato poco lavoro alle ali. E si è spesso confuso a contatto dei terzini avversari, quando invece a metà campo partiva con idee chiarissime. Ma ci par cosa superflua, ora che il campionato sta per volgere al termine, voler rivedere più compiutamente i reparti rossoblù. Quello che vale la squadra genoana lo si sa da molto tempo, e quel poco di buono che essa sa fare lo si deve principalmente alla difesa estrema. Il resto è giuoco di ventura le cui caratteristiche non si possono mutare con gli uomini che Orth ha già provato e riprovato fino alla sazietà. Non metteva quindi conto ieri la riesumazione di Fillola, come non porterebbe a nulla domani un eventuale rimaneggiamento della prima linea. S’era detto, all’inizio del girone di ritorno, che la squadra non doveva essere più toccata senza motivi d’ordine superiore, ma i tanto deprecati esperimenti tornano a far capolino. Era stato così scarso il rendimento di Genta centrosostegno per richiamare in squadra Fillola? Interrogativi che non troveranno certo risposta. Malgrado il Genova avesse assunto l’iniziativa non appena Casati ebbe dato il via, l’Alessandria mancò una bella occasione al 3’ di gioco, quando Busani, ricevuto un allungo di Barale, mandò al centro uno spiovente, Celoria raccolse e, senza esitazione, tirò fortissimo verso la porta, ma la palla, dopo essere stata deviata da un piede di Agosteo, finiva contro uno dei montanti e veniva definitivamente allontanata da Agosteo stesso. Poi fu il Genova che, a sua volta, sfiorò il successo per una fuga di Ferrari, il cui centro venne girato in un angolo, di testa, da Gobbi, ma Ceresa aveva intuito il tiro e sebbene con difficoltà poteva liberare. Fino al 20’ il Genova comandò abbastanza chiaramente a metà campo, ottenendo anche un calcio d’angolo, ma esattamente a metà del tempo l’Alessandria portò alcuni attacchi furiosi, che solo la grande bravura di Bacigalupo riuscì a neutralizzare. Una prima volta il vadese, con un gran volo attraverso la porta, riuscì a deviare un fortissimo calcio di punizione tirato da Celoria ed una seconda volta, in una mischia susseguita ad un calcio d’angolo. Bacigalupo compì un’altra spettacolosa parata su di un tiro da pochi passi di Celoria. Passata la raffica grigia, i rossoblù andarono ancora all’attacco, ma un malinteso di Libonatti non permise a Ciferri di concludere una bella azione di Gobbi. Prima della fine del tempo, un calcio di punizione tirato da Ferrari rimbalzava sopra la traversa e finiva a lato. Al 3’ della ripresa Vojak, a conclusione di una bella azione in linea di tutto il settore destro, sciupava da pochi passi una delle più favorevoli occasioni; poi il gioco assumeva una fisionomia aperta, dalla quale sbocciava improvvisamente il goal alessandrino. Il Genova era rimasto temporaneamente privo di Ciferri azzoppato, quando l’arbitro arrestava il gioco per ammonire Genta, Fillola, Parodi e Barale. La rimessa viva effettuata dallo stesso arbitro il quale provocava una mischia non molto dissimile da quelle solite della palla ovale. Celoria sbucava finalmente dal groviglio ed operava un passaggio in profondità; Notti e Bacigalupo puntarono entrambi sulla palla e il secondo giungeva prima dell’avversario, senonché, forse perché pressato da questi, ne perdeva subito il controllo. Mentre Notti cadeva su Bacigalupo, Busani sopraggiungeva velocissimo e da una decina di metri infilava senza difficoltà la rete completamente incustodita. Spronati dal successo, i grigi insistettero ancora per qualche minuto all’offensiva. Il Genova fu costretto un paio di volte in angolo e per poco non subì una seconda porta in seguito ad una azione di Gastaldi favorito da un errore di Gruden, ma, quando Bacigalupo sembrava già battuto, Vignolini rimandava quasi dalla linea fatale. Ancora due grandi parate di Bacigalupo su due pericolosissimi tiri di Celoria e poi gli ultimi minuti a netto favore del Genova, con l’episodio già descritto dell’annullata porta di Libonatti. Dopo l’incontro, il Genova ha presentato regolare reclamo nelle mani dell’arbitro. Pubblico poco numeroso; al Genova sono state tributate grandi accoglienze da due centinaia di soldati liguri, qui di stanza. (Renzo Bidone, «Il Piccolo», di Genova, 16 marzo 1936) Partita dura, accanita, a finale semi-giallo e determinata dalla errata interpretazione di un gesto dell’arbitro. Si era a pochi secondi dallo scoccare del tempo regolamentare. L’Alessandria che viveva sul tenue vantaggio di un punto segnato da Busani a metà della ripresa era asserragliata in difesa sotto gli assalti irruenti ma non preoccupanti dei genovesi allorché Agosteo, il quale si era spinto fra gli avanti per dare man forte ai compagni, commetteva un fallo contro Borelli. L’arbitro fischiava immediatamente tale infrazione, mentre l’azione rossoblù proseguiva concludendosi con un tiro in rete sferrato da pochi passi da Ceresa. Si vedeva il direttore dell’incontro fare segno con una mano nei pressi della porta grigia e con l’altra verso il centro del campo; per cui spettatori e giocatori genovesi ritenevano convalidato il punto, che i giocatori grigi invece contestavano per il precedente fallo di Agosteo. Breve concitato parlamentare di tutti i contendenti attorno all’arbitro; e il signor Casati riconfermava la sua decisione concedendo il fallo contro il Genova che si concludeva con una nuova fuga di Busani, tosto troncata per il sopraggiungere della dine del duro incontro. Si apprendeva poi che l’arbitro aveva fischiato qualche attimo prima dell’avvenuto presunto pareggio e che il duplice gesto della mano doveva intendersi il primo come indicazione del punto in cui Agosteo aveva commesso il fallo su Borelli, l’altro come ordine di sgomberare il terreno per battere la punizione. Tuttavia i dirigenti del Genova non si appagavano di questi chiarimenti e inoltravano reclamo. La partita nel complesso è stata modestissima, molto lontana dai ricordi del passato: il gioco vigoroso, ma inconcludente. I grigi hanno attaccato in prevalenza. Al 3’ Celoria sferrava un potente calcio ma la palla veniva deviata dal palo. Al 7’ una bella parata di Ceresa su azione di Gobbi; un altro tiro di Celoria da venti metri veniva deviato miracolosamente in angolo dal portiere e tre successive mordenti azioni sventate tutte in angolo dalla destrezza ed abilità di Bacigalupo. Al 34’ Busani solo a tre metri davanti al portiere perdeva per rimbalzo la palla fallendo così una ottima occasione. Nella ripresa il Genova si difendeva ancora; ma al 18’, su una rimessa da metà campo, Celoria aveva la meglio sui mediani avversari e filava veloce verso Bacigalupo. Questi, uscito dai pali perdeva la palla nello scontro con Notti e Busani al volo metteva in rete. I grigi attaccavano ancora e ottenevano il settimo angolo, ricambiato sul finire dagli ospiti. Ne conseguiva una irruente mischia con le movimentate conseguenze sopra descritte. («Il Littoriale», 16 marzo 1936) Il pubblico aveva già incominciato a sfollare quando l’arbitro concedeva una punizione contro i grigi dal limite sinistro dell’area alessandrina. La palla, calciata da Genta e facendo parabola, provocava una mischia: tutta la squadra rossoblù, nel disperato tentativo di ristabilire il pareggio, si era spostata minacciosa nell’area di Ceresa: Agosteo, terzino genovese, sposta rudemente Borelli con le mani, l’arbitro fischia il fallo ma nel tumulto Libonatti riesce a raccogliere e rovesciare in rete. I genovesi, che evidentemente non avevano udito il fischio – che non è giunto neanche ai nostri orecchi nelle tribune – facevano capriole di gioia; intervenivano alcuni giocatori grigi verso l’arbitro il quale precisava di avere fischiato precedentemente al tiro di Libonatti, segnando la palla a terra col braccio sinistro ed indicando col destro di calciare la palla verso il centro. Immaginate la delusione dei liguri e le susseguenti proteste verso l’arbitro. Messa la palla in campo e ripreso il gioco, giungeva la fine con i grigi nell’area avversaria. La squadra genovese si trovò a suo agio sul terreno duro, mentre i grigi, soliti a far prodigi sul terreno fangoso, furono inferiori agli avversari nel controllo della palla. Fillola, a centrosostegno, ha avuto periodi di rendimento e sbandamento preoccupanti. Bacigalupo è stato il migliore dei genovesi. L’Alessandria ha lottato con magnifica volontà; non ancora in perfetta forma Riccardi e magnifico l’esordio di Turino a terzino destro. Al 4’, su centro di Busani, Celoria invia fortemente verso la rete avversaria: il tiro radente è respinto minacciosamente dal palo. Il Genova contrattacca e Gobbi, di testa, su centro di Ferrari, impegna Ceresa. Belle azioni volanti dei genovesi ad angolo contro l’Alessandria al 12’. Al 18’ Gastaldi serve Celoria nell’area di rigore, la palla alta è fermata, sembra, con le mani da Agosteo. I grigi si fermano, convinti di ottenere il rigore, ma l’arbitro non lo concede. Quattro consecutivi angoli contro gli ospiti che mettono in serio pericolo la rete del bravo Bacigalupo. Rimandi potenti al volo di Vignolini, Turino e Borelli. Su centro di Ferrari, Vojak invia a fil di palo. Nella ripresa l’Alessandria insiste all’attacco, costringe gli avversari in angolo ed al 18’ l’arbitro decreta a metà campo l’interruzione per un fallo leggero: prende la palla e la lancia a terra. Dalla mischia di maglie grigie e rossoblù esce vittorioso Celoria con la palla ai piedi, si libera di Fillola ed allunga a Notti. Bacigalupo tenta, come in alcune azioni precedenti, di salvare uscendo dai pali; i due stoccatori si scontrano e la palla sguscia a lato, dove Busani, che può tirare forte, la colloca nella rete incustodita. All’ultimo minuto l’azione del goal annullato ai genovesi, sopradescritta. L’Alessandria ha giocato priva di Lombardo, sostituito da Turino. Nel secondo tempo Ciferri del Genova è stato fuori dal campo qualche minuto, contuso. Nel finale dalla gara, una rete di Libonatti, annullata dall’arbitro che aveva precedentemente fischiato un fallo di Agosteo su Borelli, ha sollevato le proteste dei rossoblù. Il Genova ha sporto reclamo. Assistevano alla gara l’on. Malusardi, membro del Direttorio Nazionale del Partito, ed i Segretari federali del Piemonte e della Liguria, convenuti stamane nella nostra città per un raduno ordinato dal Partito, e tutte le autorità locali. («La Gazzetta dello Sport», 16 marzo 1936) ALESSANDRIA-GENOVA 1-0 Partita dura, accanita, contesa fino alle ultime battute, con un finale… semi-giallo determinata dalla errata interpretazione di un gesto dell’arbitro. Si era a pochi secondi dallo scoccare del tempo regolamentare: l’Alessandria, che viveva sul tenue vantaggio di un punto segnato alquanto fortunosamente da Busani a metà circa della ripresa, era asserraglia in difesa, sotto la pressione degli assalti irruenti, ma non preoccupanti, degli attaccanti genovesi, allorché Agosteo, il quale si era spinto fra gli avanti per dar man forte ai compagni, commetteva un fallo contro Borelli. L’arbitro fischiava immediatamente tale infrazione, mentre l’azione rossoblù proseguiva concludendosi con un tiro a rete sferrato da pochi passi da Ceresa. Subito dopo si vedeva il direttore dell’incontro far segno con una mano nei pressi della porta grigia e con l’altra verso il centro del campo, per cui molti spettatori genovesi ed i giocatori rossoblù, già esultanti per l’insperato successo, ritenevano convalidato il punto, che i giocatori grigi, invece, contestavano per il precedente arresto del gioco per il fallo di Agosteo. Breve, concitato parlamentare di tutti i contendenti attorno all’arbitro, intenti a far emergere il loro punto di vista, mentre la folla attendeva ansiosa lo sviluppo dell’incidente clamoroso, finché il signor Casati riconfermava la sua decisione, concedendo il fallo contro il Genoa. Si apprendeva in seguito, negli spogliatoi, che effettivamente l’arbitro aveva fischiato qualche frazione prima dell’avvenuto presunto pareggio e che il suo duplice gesto della mano doveva intendersi: il primo come indicazione del punto in cui Agosteo aveva commesso il fallo su Borelli, l’altro come ordine di sgomberare il terreno per battere la punizione. Tuttavia i dirigenti del Genova non si appagavano di questi chiarimenti e inoltravano reclamo per errore tecnico arbitrale. Ritornando allo svolgimento della partita, diremo subito che, nel complesso, è stata una modestissima esibizione di gioco. Scarso il pubblico, malgrado la notevole colonia di genovesi, di scarsa attrattiva lo sviluppo delle azioni offensive nei due campi, scarso il bottino. Eppure le due squadre hanno lottato accanitamente, specialmente quella locale che, pur difettando di coesione e decisione nella linea attaccante, ha sferrato ripetute azioni offensive sotto la rete di Bacigalupo. Devono essere ricordati: un tiro di Celoria al 3’, deviato dal palo; una bella parata di Ceresa al 7’ su azione di Gobbi; un altro tiro di Celoria da venti metri, deviato miracolosamente in angolo dal portiere e, poi, tre successive mordenti azioni sventate tutte in angolo dalla destrezza ed abilità di Bacigalupo. Quindi ancora Busani al 34’, solo a tre metri davanti al portiere, perdeva nel rimbalzo la palla, fallendo così una ottima occasione. Nella ripresa il Genova si difendeva ancora; ma al 18’, su una rimessa fatta a metà campo, Celoria aveva la meglio sul groviglio dei contendenti e filava veloce verso Bacigalupo. Questi usciva dai pali, perdeva la palla nello scontro con Notti e Busani al volo metteva in rete. I grigi attaccavano ancora, costringendo per la settima volta in angolo i rossoblù, finché costoro sul finire ottenevano a loro volta un calcio d’angolo; ne conseguiva una irruente mischia con le movimentate conseguenze sopra descritte. («La Stampa», 16 marzo 1936) IL GENOVA SCONFITTO SUL CAMPO DEL LITTORIO L’Alessandria con un attacco privo di intesa per la giornata nera di Riccardi, la tardiva ripresa di Notti e l’inizio incerto di Celoria, è andata a rischio di mettere un piede nella fossa della retrocessione nella partita casalinga contro il Genova. I rossoblù, sempre maestri nel gioco alto e volante, tennero degnamente il confronto e nelle ultime battute dimostrarono di essere degni di lasciare imbattuti il campo alessandrino. Bacigalupo ha parato come solo può fare un grande portiere e fu indubbiamente il migliore dei 22 giocatori in campo. I grigi, scesi in campo privi di Lombardo indisposto, avevano allineato il lungo Turino al fianco di Borelli e l’esordiente impressionò per la chiarezza delle sue azioni, la potenza dei rimandi ed il tocco netto della palla, sempre rimessa in gioco con bravura. Barale e Milano coadiuvarono ottimamente Parodi il quale fu superiore a Fillola ma non seppe in molte occasioni spostare l’azione con allunghi improvvisi. Parodi lavorò sempre a passaggi brevi e con gli avanti imprecisi il suo lavoro di penetrazione manovrata poche volte ebbe buon esito. Un centrosostegno deve prendere fiato facendo viaggiare le ali e l’ottimo mediocentro grigio si è dimenticato di questa semplicissima tattica, che ha reso grandi i Barberino, i Fossati, i Carcano ed i Monti. L’attacco, come già abbiamo accennato, si arenò sovente ma tutti cercarono di rendere il più possibile. All’ultimo minuto della partita Libonatti collocava in rete la palla parabolata nell’area di rigore in seguito a calcio di punizione di Genta. La rete fu annullata dall’arbitro, Casati di Como, per fallo precedente di Agosteo su Borelli. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 21 marzo 1936) RISULTATI: Brescia-Fiorentina 2-0 Juventus-Ambrosiana 1-0 Milan-Lazio 5-0 Napoli-Bari 2-0 Palermo-Triestina 1-0 Roma-Bologna 1-0 Sampierdarenese-Torino 2-0 CLASSIFICA: Bologna, Juventus, Torino 30; Roma 27; Ambrosiana, Triestina 25; Lazio 24; Fiorentina 22; Bari, Genova 1893, Milan, Napoli 21; Alessandria 20; Palermo 19; Sampierdarenese 18; Brescia 14 MARCATORI 20 gol: Meazza (Ambrosiana) 19 gol: Piola (Lazio) 11 gol: Gabetto (Juventus) 10 gol: Rocco (Triestina)