Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
08-03-1936 - Giornata: 22 - Milano - Arena Civica


Ambrosiana-Inter AS - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 30. Demaría A. [Am] , 76. rig. Porta R. [Am] 14. Celoria M.[A]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Robotti Luciano, Notti (I) Alfredo, Celoria Mario, Croce Aldo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
AMBROSIANA-INTER AS: Ceresoli; Vincenzi, Mascheroni; Pitto, Meazza, Castellazzi; Porta, Demaría, De Vincenzi, Ferrari Giovanni, Vecchi. All.: Feldmann Gyula.

Arbitro: Pasinato Silvio (Venezia)
Note
Rigore sbagliato: 81’ Meazza [Am, parato]. Angoli: 9-2. Giornata serena, terreno pesante. Inizio gara ore 15.00

Commento
Si lasci in un canto il desiderio di ragionamento e si guardi alla gara così come si è presentata e si è svolta e si dovrà dire che l’Alessandria avrebbe potuto non perdere. Perché il secondo punto dei nerazzurri è scaturito da un calcio di rigore? Perché alle buone occasioni da rete per i nerazzurri si sono contrapposte altrettanto azioni da rete per i grigi? Anche, ma non soltanto per questo. L’Alessandria, scesa a Milano coscia di essere di fronte ad una gara pressoché disperata, ma coscia altresì di dover giocare col cuore in gola per acciuffare eventualmente un punticino che avrebbe potuto valere per lei tanto oro, ha approfittato delle circostanze insperatamente favorevoli, ed ha saputo condurre una partita tutta ardore (anche troppo), tutta velocità, tutta energia combattiva, pervenendo a controbattere efficacemente, con le armi dello slancio, la rigida classe e la lenta meccanicità di movimento dell’Ambrosiana. E questo ha fatto non per venti minuti o mezz’ora, ma ha continuato a farlo dopo il suo primo goal, dopo il pareggio dei nerazzurri e ancora, fino all’ultimo, dopo la rete della vittoria ambrosianista. Ecco perché si deve dire che l’Alessandria avrebbe potuto non perdere. Ma detto questo non si deve invertire il ragionamento; non si deve dire che, allora, l’Ambrosiana avrebbe potuto e soprattutto avrebbe meritato di non vincere. Accade infatti assai spesso che – uno squadrone e una squadra media di fronte – si guardi con simpatia al meno forte e si prenda per oro di zecca tutti quello che, nella sua volontà trasfigurata, esso compie per mantenere un equilibrio che in realtà non potrebbe esistere. Si guarda allora all’insieme della compagine che si erge in tutta la sua maschia fierezza contro il rivale, soverchiante in tecnica e completezza, e non si si sottilizza sui modi e sui dettagli; si bada agli esiti e si sorvola sui mezzi. È umano, ed è bello che così avvenga perché il campionato trova le sue espressioni più calde ed emotive proprio là dove la cenerentola issa la sua bandiera di fronte ai più agguerriti rivali e non la ripiega più, per assalti che essa sia costretta a sostenere. È bello e sportivo ed umano che si renda spontaneo omaggio al gioco ad un tempo trepido ed operoso delle squadre della retroguardia. Ma questo sentimento non deve far velo alla realtà della situazione: non deve negare quelle che sono le leggi inderogabili di un gioco collettivo che si vivifica con la foga ma si potenzia con la classe. Dunque i grigi avrebbero potuto non perdere, ma l’Ambrosiana ha meritato ugualmente il successo perché, bene o male, è riuscita ad arrivare al traguardo in vantaggio, pur essendosi presentata alla partenza nelle peggiori condizioni per vincere la partita. Occorre spiegare. Una serie di infortuni e di indisponibilità nei mediani ha fatto sì che la direzione dell’Ambrosiana chiamasse Meazza al ruolo di centro della «cerniera». Ai dubitativi della vigilia, seguono i commenti negativi, a ragion veduta. Meazza ha giocato da artista qual è anche contro l’Alessandria. E dal piede dell’improvvisato centromediano è partito nel primo tempo il più bel tiro contro il… palo della casa di Ceresa. Ma il «perno» di una squadra deve essere un lavoratore più che un artista, deve essere il giocatore che si butta a rompere e rintuzzare, sulla palla e sull’uomo, in ogni occasione, sia per riuscire appieno a controbattere sia per sbilanciare semplicemente gli avversari. Meazza invece ha portato il suo stile inimitabile nella linea di cerniera ma l’ha trasformata… in un trio centrale d’attacco arretrato. Tutti passaggi (specialmente i primi) dosati ed esatti, finezze e preziosità eccezionali, ma poca continuità, pochissima insistenza nell’azione, nessuna iniziativa ad intervenire là dove alla palla pulita non fosse possibile arrivare: il tenore che canta la romanza ma che non può eseguire tutto un oscuro canto nei cori. Qui la prima manchevolezza della squadra. Ma il difetto maggiore si è avuto all’attacco dove, mancando l’uomo che in questo campionato l’aveva galvanizzato e sorretto e vivificato, ci si è irretiti in un gioco stantio di duetti, in un eccesso illogico di passaggi, in un arruffio esasperante al centro della linea. Totale, da un guaio ne sono scaturiti due. Non si è avuto il centromediano concorrente per una partita da giocare ad andatura spiegata come quella coll’Alessandria: non s’è avuto d’altro canto il chiarificatore ed il risolutore dell’attacco. L’esattezza dell’asserto è provata dal fatto che, spostato innanzi Meazza verso la fine della gara (a parte il fatto che sia venuta la vittoria) sono venuti i momenti di gioco più vivido e più efficace di tutta la squadra milanese, mentre la mediana, con Castellazzi centro, non ha perso molto. Ecco spiegato come i nerazzurri fossero svantaggiatissimi in partenza nella gara. Occorre però aggiungere che tutta la squadra ha giocato in modo opaco e soprattutto senza fiducia. Ceresoli non è apparso certo in eccellente giornata. Vincenzi, appena tornato in isquadra ha fatto buon lavoro ma non sempre ha trovato le misure nell’affiatamento coi camerati. Mascheroni, su un terreno appiccicaticcio, è apparso soprattutto nella ripresa tardo nei movimenti e sorpreso dall’irruenza degli avversari. Pitto ha giocato meglio di altre volte recenti, ma non è ancora il Pitto dei tempi migliori, per quanto concerne precisione nei passaggi. Si è detto di Meazza. Castellazzi, sottoposto a lavoro assillante da un’ala insidiosissima, se l’è cavata abbastanza bene come laterale e non ha fatto molto rimpiangere Meazza nel finale, al centro del campo. Porta, lasciato troppo a riposo all’inizio, è stato ugualmente il più pericoloso del quintetto: una ala in pienezza di mezzi e di forma. Lavoratore, ma meno preciso e tempestivo del solito Demaría. Brillante in giochetti quanto inefficace nel tiro a rete De Vincenzi. Sfasato e timoroso Ferrari. Volitivo ma unilaterale nel gioco Vecchi che ha reso parecchio negli ultimi minuti, come mediano laterale. Nel complesso una squadra presa nel ritmo di una competizione passivamente impostata e incapace a scuotersi di quel tanto sufficiente a capovolgere di prepotenza una situazione. Accennato ai meriti di complesso dell’Alessandria odierna, badiamo succintamente agli uomini. Ceresa ha avuto eccellenti parate ed è stato battuto da palloni inesorabili. La coppia di terzini ha lavorato rude ma sano, tanto rude da provocare alla distanza i rigori ma non mai tanto da far pensare a cattiveria. La mediana ha avuto in Parodi un atleta continuo e generoso, onnipresente e ben coadiuvato dal tenace Barale e specialmente dal lungo e intelligente Milano. L’attacco è vissuto quasi esclusivamente sulle azioni pericolose imbastite accortamente dal giovane Robotti e condotte in velocità da Busani (un’ala da tenere d’occhio). Notti ha giocato meglio nel primo tempo che nella ripresa. Il centrattacco peraltro non ha ancora ritrovato lo scatto e il tiro suoi migliori. Celoria ha lavorato molto ma ha anche commesso parecchi errori di precipitazione. Incerta l’ala sinistra Croce. Una squadra, quella alessandrina, che non possiede doti trascendentali di stile, ma che ha nel fiato e nell’intraprendenza le sue armi migliori. Il suo gioco, d’altro canto, semplice e sbrigativo, non manca di pericolosità e potrebbe essere anche più efficace sol che si trovasse il pronto risolutore delle azioni. Essa merita comunque uno schietto elogio. Pomeriggio di pieno sole; terreno ancora sensibilmente pesante, specie in alcuni punti al centro del campo. Nessun incidente notevole da segnalare. A metà ripresa, Meazza è passato all’attacco, con De Vincenzi ala sinistra, Castellazzi centromediano e Vecchi mediano laterale sinistro. Meazza ha calcio – forse volutamente – sul portiere un calcio di rigore, nella ripresa. Limitiamo la cronaca a nuda esposizione delle azioni più tipiche. Il primo tempo è stato pressoché equilibrato come numero di attacchi e contrattacchi. Angoli contro l’Alessandria al 1’. Bel centro di Busani al 5’ e pericolo per Ceresoli. Altro angolo contro i grigi al 10’. Al 14’ il goal alessandrino: batte Barale una punizione contro Mascheroni, la palla spiove a pochi metri da Ceresoli che vedendo Celoria e Vincenzi contemporaneamente pronti, non crede bene muoversi per intervenire a sua volta. Celoria previene di guizzo il terzino nerazzurro e mette in rete di testa, da sinistra a destra. Un minuto dopo una rete di De Vincenzi è annullata per evidente fuori gioco del segnatore. Al 22’ una bella azione Mrazza, Demaría, Porta, Ferrari e tiro di Ferrari appena alto. Al 25’ terzo angolo contro i grigi, che provoca una mischia serrata risolta da Lombardo. Al 31’ il pareggio. Meazza interviene di testa, con felice scelta di tempo, tra Robotti e Celoria, e smista arretrato a Mascheroni. Questi allunga pronto su Ferrari che passa in profondità a De Vincenzi. De Vincenzi, dalla linea di fondo a sinistra, tira arretrato a Demaría, raccogliendo al volo, invia rasoterra, con rara potenza nella rete di Ceresa. Al 35’ Meazza, improvvisamente, tira da 20 metri e la palla imparabile picchia netto sul palo! Riprende Ferrari e tira, Ceresa devia in angolo. Proprio al 44’ una pericolosa azione dei grigi culmina in un tiro troppo blando di Notti, che costringe tuttavia Ceresoli ad una parata fortunosa. Al 1’ della ripresa angolo (il primo) contro l’Ambrosiana. Poi l’Alessandria ha alcuni minuti di blanda superiorità, prima che i nerazzurri passino al contrattacco. Al 12’ un tuffo pericoloso di Ceresa su De Vincenzi salva la rete minacciatissima. Ma al 16’ una fuga dei grigi è fermata per fuori gioco discutibile, quando la difesa nerazzurra era già tutta superata. Angolo contro i grigi, infruttuoso, al 17’. Al 20’, su fuga e centro di Busani, Croce alza alle stelle una palla preziosa da un passo. Al 20’ De Vincenzi è rudemente fermato in area e perde una palla preziosa. Di qui comincia la superiorità più netta dei nerazzurri. Al 24’ si ha l’avanzamento di Meazza all’attacco e conseguenti spostamenti. Ancora un angolo contro i grigi al 27’ e al 31’ il goal. Punizione contro Parodi per fallo su Meazza. Tira Ferrari. Mentre la palla chiude la sua parabola, Meazza è stretto, trattenuto e fatto cadere, in area, dai terzini. L’arbitro fischia il rigore. Tira Porta e segna. Pasinato fa ripetere per essersi mossi alcuni giocatori. Ancora Porta realizza. Al 34’ Meazza, dopo brillante azione personale, stampa col pallone un nitido segno sulla traversa della casa di Ceresa. Al 37’ ancora Meazza è nettamente spostato in area da Borelli mentre la palla sta per arrivargli da Vecchi. Ancora rigore (non è severità eccessiva?) e tiro di Meazza, senza troppa convinzione, nelle braccia di Ceresa. Gli ultimi minuti sono per la Alessandria che, subito un angolo al 41’, porta poi alcune azioni pericolose nell’area di Ceresoli e rasenta il successo al 44’ su centro di Croce e tiro di Notti. Ceresoli è esitante ma Vecchi interviene di forza a salvare in angolo. Come si è accennato, ci sembra eccessiva la duplice punizione inflitta all’Alessandria nella ripresa da parte dell’arbitro Pasinato. (Erberto Levi, «La Gazzetta dello Sport», 9 marzo 1936) L’esperimento di Meazza centrosostegno escogitato dall’allenatore dell’Ambrosiana per sopperire all’assenza di Faccio, squalificato, e alle incerte condizioni di Ghidini, per poco non è costato caro ai neroazzurri. Infatti, mentre Meazza nel ruolo insolito non poteva dare il voluto rendimento, l’attacco, privo dell’abituale condottiero e necessariamente rimaneggiato, faticava a ritrovarsi e ad avere ragione della dura difesa alessandrina. Finalmente, verso la metà della ripresa, l’attacco è stato ricomposto nella formazione normale e l’Ambrosiana ha potuto vincere se pure con l’ausilio di un rigore. La bella giornata e il richiamo della novità hanno guidato all’Arena un pubblico foltissimo che però ha cominciato a… disorientarsi quando al 14’ Celoria, avendo la meglio su Vincenzi, è riuscito a mettere di testa in rete battendo Ceresoli stranamente immobile. Subito dopo De Vincenzi pareggiava, ma il suo fuori gioco rendeva nulla l’azione. L’Ambrosiana premeva con insistenza all’attacco, tentava in tutti i modi la via del gol. Finalmente al 31’ concludendo un’ampia azione in linea l’Ambrosiana pareggiava con un poderoso e preciso tiro rasoterra di Demaría. Tre minuti dopo una cannonata di Meazza da una trentina di metri era respinta dal palo superiore. L’inizio della ripresa era di marca alessandrina. Mentre Meazza, come centromediano, non riusciva ad essere più utile del normale per l’attacco, Mascheroni commetteva parecchi errori. L’Alessandria – priva di Svageli e con Notti irriconoscibile – creava con rapide discese alcune occasioni da rete sciupate banalmente al momento conclusivo. Al 23’ l’allenatore neroazzurro si decideva a rimandare Meazza in prima linea retrocedendo Vecchi e passando Castellazzi a centromediano. In tale modo il quintetto neroazzurro ritrovava la pericolosità voluta tanto che al 30’ i difensori grigi non trovavano di meglio che abbrancare e mettere poi a terra Meazza. Il rigore tirato da Porta veniva fatto ripetere, ma Porta segnava ancora. Al 33’ Meazza scattato in profondità giungeva solo davanti al portiere ma poi il tiro era respinto dal palo. Poi era Demaría che tirava a lato. Altro calcio di rigore contro l’Alessandria al 36’: lo tirava Meazza ma debolmente e nella direzione di Ceresa che parava. Ad un minuto dalla fine un miracoloso salvataggio in angolo impediva all’Alessandria di pareggiare. («Il Littoriale», 9 marzo 1936) L’ardito esperimento dei tecnici dell’Ambrosiana di far giocare Meazza come centromediano non ha dato quei risultati che erano nelle speranze dei propugnatori dell’innovazione. Certamente la prova non sarebbe stata tentata se anziché l’Alessandria fosse scesa a Milano una squadra più difficile. Dopo il primo tempo e parte della ripresa, dato che le faccende incominciavano ad ingarbugliarsi, i tecnici dell’Ambrosiana hanno deciso di tornare all’antico: così e stato dato ordine a Meazza di riassumere il suo ruolo abituale e di conseguenza si sono avuti gli spostamenti che la cronaca registra. In sostanza Meazza, giocatore di risorse, si è salvato quando appoggiava gli attaccanti ma ha accusato di mancar di recupero quando doveva portare il suo valido aiuto alla difesa. La squadra è così mancata al suo compito e la difesa è apparsa squilibrata, almeno fino a quando Meazza non è ritornato al comando dell’attacco. Con il ritorno di Faccio ogni ulteriore esperimento uscirà inutile. L’Ambrosiana ha battuto l’Alessandria e la vittoria è meritata. Nel complesso la squadra milanese si è sollevata al suo reale valore quando ha ripreso la fisionomia normale. Si sono distinti, Porta, Demaría, Meazza, Mascheroni. Gli alessandrini hanno svolto un gioco falloso: sono risultati più tenaci che ordinati. I terzini e i mediani bene, mentre degli attaccanti solamente Celoria e Busani hanno svolto azioni degne di nota. Agli ordini dell’arbitro Pasinato di Venezia le squadre si allineano […]. I milanesi passano decisamente all’attacco e al 1’, al 6’ e al 10’ gli ospiti sono obbligati in angolo. Il gioco si sposta poi nei due settori, ma al 14’ si registra la prima porta della giornata: è l’Alessandria che beneficia del punto. Un malinteso della difesa milanese permette a Celoria, giunto davanti a Ceresoli, di segnare di testa. Il contrattacco milanese è immediato, ma il pareggio arriva solamente al 32’, dopo che i milanesi hanno usufruito di un angolo al 25’. Azione veloce De Vincenzi-Demaría: questi segna il punto con una cannonata. Riequilibrate le sorti della partita, i neroazzurri riprendono a giocare con maggiore autorità. Al 35’ un palo rimanda un pallone bene diretto da Meazza e quindi azioni alterne fino allo scoccare del 45’ di gioco. L’inizio della ripresa è di marca grigia, tanto che al 1’ i neroazzurri sono obbligati in angolo. Ma il gioco ritorna a metà campo e al 16’ sono i milanesi che usufruiscono di un corner. Al 23’ si registrano gli spostamenti nella squadra dell’Ambrosiana: Meazza passa al suo posto abituale di centroattacco, Castellazzi lo sostituisce nella mediana, De Vincenzi si sposta all’estrema sinistra, Vecchi retrocede a mediano sinistro. Il reparto attaccante riprende così la sua normale autorità mentre la mediana e la difesa si rinsaldano automaticamente. La prima linea balza all’attacco e mette a dura prova la difesa dei grigi. Al 27’ l’Ambrosiana fruisce di un angolo. In una puntata alessandrina al 30’ Croce fallisce una facile occasione per segnare. Un minuto dopo l’arbitro punisce gli ospiti con un rigore per fallo su Meazza nell’area fatale. Tira Porta e segna, ma l’arbitro ordina di ripetere il tiro ed è ancora Porta che riesce a infilare il pallone nella rete di Ceresa. Al 34’ due angoli consecutivi contro gli ospiti e al 36’ l’arbitro sentenzia ancora la massima punizione contro i grigi per un fallo su Meazza: questi tira debolmente, tanto che Ceresa ha modo di parare. I neroazzurri fruiscono di un altro angolo al 40’. Poi sono i grigi che passano decisamente all’attacco per tentare la via del pareggio e proprio a pochi secondi dalla fine della partita obbligano l’Ambrosiana in angolo. Quindi la fine. («Il Piccolo» di Genova, 9 marzo 1936) AMBROSIANA-ALESSANDRIA 2-1 L’Ambrosiana ha segnato il punto della vittoria a un quarto d’ora dalla fine con l’ausilio di un calcio di rigore concesso per una carica dei difensori alessandrini ai danni di Meazza. Porta realizzava sul primo tiro, ma l’arbitro non teneva valido il punto e faceva ripetere il tiro; lo stesso Porta realizzava ancora. Cinque minuti dopo i neroazzurri hanno potuto fruire di un altro calcio di rigore; ma Meazza tirava debolmente fra le braccia del portiere. Per salvare il risultato, l’Ambrosiana ha dovuto, a metà ripresa, ricostituire la prima linea nella sua formazione normale, schierando così la mediana: Pitto, Castellazzi, Vecchi. Nel ruolo di centrosostegno, Meazza ha cercato di giocare con accortezza, abusando soprattutto dei passaggi indietro; ma, risucchiato spesso dalle azioni offensive, è riuscito di scarso giovamento alla squadra nei momenti difficili. L’esperimento, se così si vuole definire un rimedio estremo dettato dalle circostanze (Faccio squalificato, Ghidini e Sala contusi, Antona ammalato), è perciò in gran parte fallito. L’Alessandria, più organica e vitale come compagine, ha imposto il suo giuoco in prevalenza, mancando però nel tiro a rete. Senza tale insufficienza i grigi avrebbero potuto ieri conseguire una netta vittoria. Avrebbero tuttavia meritato il pareggio; ma la improvvisa severità dell’arbitro Pasinato (indulgente fino all’eccesso per tre quarti dell’incontro) ha finito per spianare la via al successo neroazzurro. La prima rete è stata ottenuta da Celoria al 14’ di giuoco. Su calcio di punizione tirato da Barale, Vincenzi e Celoria sono saltati contemporaneamente sul pallone, l’attaccante alessandrino ha avuto la meglio e Ceresoli è stato segnato con un fortissimo tiro al volo di Demaría, su passaggio di De Vincenzi, al 32’. Nel corso della ripresa le situazioni migliori sono capitate alla Alessandria: basti die che al 20’ Croce, su traversone di Busani, ha trovato modo di alzare, da due passi, un pallone che col minimo tocco sarebbe finito in rete. Al 23’ l’Ambrosiana ha assunto la formazione già accennata e allora la difesa alessandrina è stata messa dura prova. I due calci di rigore, il secondo dei quali fallito, sono valsi a debellare la resistenza dei grigi. Meazza, che già come centrosostegno aveva colpito la traversa con un bel tiro, ha ripetuto l’episodio come centroavanti, a porta vuota. («La Stampa», 9 marzo 1936) Scesa in campo con Meazza centromediano e De Vincenzi centroavanti, l’Ambrosiana si è trovata quasi sempre di fronte alla manovra organica e ben elaborata dei grigi i quali hanno accusato gravi manchevolezze nel tiro a rete. Fino al 23’ Meazza ha giocato al comando della mediana, poi ha ripreso il suo posto e allora, anche perché la forza motrice dei grigi è andata calando e per alcune decisioni arbitrali a favore dell’Ambrosiana, questa ha potuto raggiungere la vittoria. L’Alessandria ha segnato al 14’ con Celoria su calcio di punizione battuto da Barale. L’Ambrosiana ha pareggiato al 32’ con Demaría su passaggio di De Vincenzi. Nella ripresa come si è detto Meazza è passato al comando dell’attacco. Al 30’, per un atterramento del «Balilla», l’arbitro ha concesso un calcio di rigore che Porta dopo un tiro nullo ha trasformato nel goal della vittoria. Al 36’ è stato concesso un altro rigore all’Ambrosiana per un atterramento di Meazza. («Il Lavoro», 9 marzo 1936) IL PERCHE' D'UNA SCONFITTA La squadra di Meazza, trovatasi di fronte alla compagine grigia in nuova formazione ma sorretta dalla sua proverbiale forza di volontà, ha dovuto ricorrere ai calci di rigore per accalappiare la più immeritata delle vittorie all’Arena. La rivelazione Meazza anziché mettere in guardia gli alessandrini, servì a lanciarli con maggior scioltezza e bravura all’assalto della rete di Ceresoli. La squadra di Lombardo, ad eccezione di Croce che giocò in modo irriconoscibile, ha lottato con perizia e sfortuna. Il gioco di spola di Robotti fu veramente ammirevole e Notti, benché a corto di allenamento, s’intese alla perfezione smistando con improvvisazione il gioco sui due versanti. L’onore della rete é toccato questa volta al bravo Celoria che rubò il tempo a Vincenzi e a Ceresoli. Nella ripresa l’arbitro Pasinato decretò un doppietto di calci di rigore contro i grigi tra lo stupore di tutti i presenti: ma gli alessandrini non si sfiduciarono e tornarono con maggior ardore all’assalto della rete milanese. Nelle ultime battute della partita Croce a due passi dalla rete, anziché passare con calma a Notti, effettuò un forte passaggio al centro cosicché Notti non poté realizzare. L’incontro terminò con la vittoria dell’Ambrosiana per 2-1. La stampa, compresa quella milanese, è stata concorde nel ritenere ingiusti i calci di rigore concessi contro l’Alessandria. Resta il fatto che le grandi squadre sono sempre favorite anche quando le modeste compagini di provincia corrono il pericolo di essere retrocesse. Si puniscono con severità giocatori, istruttori e dirigenti e non si provvede mai a mandare a carte quarantotto quegli arbitri che con tutta la loro buona volontà non riescono a dirigere con equità e regolarità. Meazza a centrosostegno non vale la terza parte di Parodi; senza battere la grancassa l’Alessandria ha rimaneggiato i quadri ed ha fatto vedere i sorci verdi ai signori del gioco tecnico. Se Gastaldi era giù di forma, Croce era addirittura in un abisso. La nuova ala sinistra grigia ha giocato all’Alessandria un tiro mancino. Se Croce avesse reso la metà di quanto prometteva all’inizio del campionato, i neroazzurri per vincere avrebbero dovuto tirare 8 calci di rigore. E se Pasinato li avesse accordati non ci avrebbe stupito… Robotti è stato un gladiatore: sofferente di dolori intestinali domenica, a Milano, è stato a letto fino alle 13:30, non ha mangiato ed è sceso in campo ugualmente. E fu tra i migliori. Dal volonteroso Robotti imparino coloro i quali giocano con minor entusiasmo perché si sono dimenticati la brillantina da impomatarsi i capelli. L’Alessandria ha lasciato il campo tra la vivissima ammirazione di tutti gli spettatori e se, agli effetti della classifica, essa è rimasta a mani vuote, il morale dei giocatori è uscito vivificato. Ed il morale è la prima dote di una squadra. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 14 marzo 1936) RISULTATI: Bari-Juventus 1-1 Bologna-Milan 4-1 Fiorentina-Roma 1-2 Genova 1893-Palermo 2-0 Lazio-Brescia 3-0 Torino-Napoli 1-0 Triestina-Sampierdarenese 1-0 CLASSIFICA: Bologna, Torino 30; Juventus 28; Ambrosiana, Roma, Triestina 25; Lazio 24; Fiorentina 22; Bari, Genova 1893 21; Milan, Napoli 19; Alessandria 18; Palermo 17; Sampierdarenese 16; Brescia 12 MARCATORI 20 gol: Meazza (Ambrosiana) 19 gol: Piola (Lazio) 11 gol: Gabetto (Juventus) 10 gol: Rocco (Triestina) 9 gol: De Vincenzi (Ambrosiana), Mian (Triestina), Rossetti (Napoli)