Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
01-03-1936 - Giornata: 21 - Napoli - Partenopeo


Napoli AC - Alessandria US 1 - 0 (1 - 0)
RETI: 32. Rossetti (II) G. [Na]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Celoria Mario, Busani Umberto, Robotti Luciano, Svageli Pietro, Riccardi (I) Giovanni, Gastaldi Settimo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Mosele; Fenoglio, Castello; Colombari, Buscaglia Carlo, Rivolta; Ferrara (II) Antonio, Sallustro (I) Attila, Busoni, Rossetti (II) Gino, Venditto. All.: Csapkay Károly.

Arbitro: Gianelli Angelo (Genova)
Note
Angoli: 5-6 (4-2). Spettatori: 4.000. Incasso: 17.000 lire. Giornata di pioggia e vento, terreno acquitrinoso. Inizio gara ore 15.00

Commento
Cielo nuvoloso, vento, pioggia, grandine: ecco gli elementi che hanno fatto da cornice al quadro dell’incontro. Una raffica di acqua e grandine più forte e copiosa delle precedenti, si abbatteva sul già straziato rettangolo verde pochi minuti prima dell’incontro: riesce facile immaginarsi in quali condizioni fosse ridotto il teatro della contesa e la somma degli sforzi ch’esso ha richiesto ai ventidue uomini in campo! Poco male se lo spirito agonistico profuso dagli atleti ha, in un certo modo, supplito alla materiale impossibilità – specie nel primo tempo in cui il campo appariva costellato di vaste e profonde pozzanghere – di conferire tono e pregevolezza di stile al giuoco di ambo le squadre. Ed è stato soprattutto in forza di questa ardente volontà sfoggiata, senza eccezioni di sorta, in un campo e nell’altro, che il quadro della movimentata partita si è presentato agli occhi dei pochi spettatori sempre vivo e ricco di palpitante interesse. Il Napoli, che iniziava con un discreto vento in favore poteva dominare nettamente nella prima mezz’ora di giuoco, anzi, a voler essere esatti, fino al 32’, in cui si verificava la fase dell’unica porta della giornata. Intanto Busoni, minorato da un forte colpo ricevuto ad un fianco, era già passato, pressoché inutilizzabile, all’ala destra cedendo il posto a Sallustro. Dal 32’ alla fine del primo tempo l’Alessandria sfoderava il suo periodo migliore di tutto l’incontro, riuscendo persino a fare dello stile sull’infame e impossibile terreno. Predominio netto dei grigi, ma sterile: e per la scarsa forza di penetrazione dei suoi avanti, e più ancora, per la vigile, poderosa ed efficace resistenza incontrata nelle retrovie avversarie. Nella ripresa le azioni si spostavano nelle due aree con maggiore frequenza; purtuttavia il Napoli, soprattutto per merito delle sue linee arretrate (gli stessi terzini, portatisi sovente innanzi, costituivano preziosi trampolini di lancio) poteva segnare al suo attivo una sensibile superiorità di azioni offensive. Superiorità senza risultato, ben s’intende e per le condizioni del terreno, particolarmente ostico per Sallustro e Venditto, e per le minorate condizioni fisiche degli altri tre avanti (di Busoni, ripassato inutilmente al centro, abbiamo già detto, Rossetti risentiva dei postumi della nota contusione a un ginocchio e riusciva a farsi notare soltanto per la sua lodevole, quanto vana, generosità agonistica, infine il piccolo Ferrara azzoppato anch’esso da un colpo a una gamba faceva del suo meglio, ma senza grave giovamento per la linea). L’ultimo quarto d’ora, come già nel primo tempo, era di pretta marca alessandrina, ma anche i grigi stremati, al pari degli azzurri, dalla enorme fatica sopportata in forza del durissimo terreno, avevano ormai perduto la iniziale vivacità, ed anche premendo con ostinata insistenza non potevano impedire agli avversari di condurre in porto il prezioso successo. Dal quadro, forzatamente sintetico, che abbiamo cercato di riprodurre sulla falsariga di quello che è stato lo sviluppo della interessante contesa, è facile desumere che il Napoli ha ben meritato l’odierna vittoria. E l’ha meritata particolarmente per la bella, ardente e inesauribile combattività con cui tutti i suoi elementi hanno tenuto il campo dal principio alla fine. L’attacco che aveva fatto balenare non poche speranze nella prima mezz’ora di gioco, ha funzionato poco e male in seguito, per le ragioni più innanzi accennate, ma la condotta dei reparti arretrati, soprattutto se messa in rapporto alle anormali condizioni del teatro di gara, è stata superlativa. Il provvido innesto di Buscaglia nel cuore della squadra ha dato nuova e luminosa conferma quest’oggi della sua conclamata imprescindibilità. Un autentico motorino al centro della squadra! Naturalmente della sua azione, inesauribile, pugnace, materiata d’infinita furbizia, si è giovato anche il gioco dei laterali che hanno così potuto rendere molto più del consueto. Sullo stesso piano di Buscaglia va collocato Castello, ritornato il vecchio imbattibile colosso della estrema diga. Appena qualche linea al disotto è risultato il rendimento del generoso Fenoglio e di Mosele, che proprio contro i suoi vecchi compagni di gioco ha sfoderato la sua grande giornata (ha letteralmente tolto di porta un pallone sul finire dell’incontro, evitando così alla squadra la pena e il danno di un disgraziato pareggio). Circa la prima linea va aggiunto che Venditto e Sallustro, dopo un primo tempo apprezzabile, hanno perduto quota alla distanza, che Busoni anche quando ha potuto fruire di tutti i suoi numeri non ha reso né peggio né meglio che nelle precedenti partite che, infine, sarebbe stato opportuno rinunziare ad un peso carta quale Ferrara in vista delle particolari difficoltà del terreno. L’Alessandria ha tenuto fede all’aspettativa. È una squadra che sa battersi con il cuore in gola e che, malgrado non annoveri alcun asso fra le sue file, è provvista di un impianto di giuoco sano, fluido e al tempo stesso robusto. La prima linea, forse perché tradita dal terreno o perché imbattutasi in un sistema difensivo ritornato organico e gagliardo pressoché come ai suoi tempi migliori, non è apparsa giammai eccessivamente pericolosa. Ha avuto delle buone trame ma sovente si è sfasciata nel finale. L’ala sinistra Gastaldi per la sua insidiosità, Svageli per qualche buon tiro e più ancora Riccardi per il suo generoso lavoro di spola si sono fatti maggiormente notare tra gli avanti. Magnifico il doppio gioco del tetragono Parodi e degno d’incondizionato elogio tutto il trio di estrema difesa (anche se Lombardo sia riuscito ad emergere di qualche linea rispetto agli altri. Buono l’arbitraggio di Gianelli cui va riconosciuto il merito di aver saputo punire con perfetta equanimità ogni accenno di eccessiva durezza. Il terreno di gioco è tutto cosparso di acquitrini e ridotto in maniera orribile dalla violenta grandinata caduta pochi minuti prima dell’incontro e dalle raffiche di pioggia che han… deliziato attori e spettatori per quasi tutta la durata dell’incontro quando alle 15:07 l’arbitro Gianelli di Genova dà il «via» dopo aver allineato le squadre. Pochi gli spettatori. Gli ospiti si trovano contro vento e iniziano il gioco. I primi approcci si svolgono alla metà campo. Gli atleti sembrano studiare il terreno e gli avversari, per cui la prima azione degna di nota si ha al 7’ quando l’arbitro ferma un’azione azzurra, concedendo un fallo dal limite contro i grigi. Il tiro di Buscaglia sfiora il paletto. La prima azione degli ospiti è iniziata da Gastaldi che dal fondo campo centra, ma nessun compagno raccoglie il passaggio. Sulla risposta Sallustro sfiora il vantaggio. Reazione alessandrina: Svageli però, liberissimo, tira banalmente a lato (11’). Subito dopo si crea una paurosa situazione sotto Mosele: Svageli piazza la zampata decisiva, ma Mosele con un tuffo miracoloso libera. Il Napoli accusa il pericolo e contrattacca, ottenendo al 13’ il primo calcio d’angolo per merito di Ferrara. La punizione è seguita subito dopo da un nuovo angolo, anch’esso senza risultato. Al 15’ Buscaglia, dopo aver evitato due avversari, tira da una ventina di metri: il pallone però è respinto dall’asta trasversale e raccolto da Ferrara è indirizzato di nuovo in porta, Lombardo libera di nuovo in angolo. Nella azione susseguente il quarto calcio d’angolo contro gli ospiti, Busoni accusa un colpo ad un fianco ed è costretto a lanciare il campo per alcuni minuti. Quando rientrerà, l’ex livornese sarà relegato, pressoché nullo, all’ala destra, mentre Sallustro assume il ruolo di condottiero e Ferrara quello d’interno destro. Dopo alcune difficili parate di Ceresa su tiri di Sallustro e Rossetti, al 32’ il Napoli raggiunge il punto della vittoria: punizione contro l’Alessandria da una ventina di metri, Buscaglia fa spiovere davanti alla rete e Sallustro di testa rimette verso la sinistra, Rossetti senza indugio scaraventa alle spalle di Ceresa. L’Alessandria accusa lo smacco e si lancia alla conquista del pareggio: ottiene due calci d’angolo consecutivi al 36’, poi chiama Fenoglio e Castello ad un duro lavoro di arginamento. L’offensiva dei grigi è serrata nonostante le condizioni del terreno e Mosele deve bloccare un tiro di Svageli. Poco dopo il portiere azzurro respingerà di pugno una girata di testa dello stesso Svageli e bloccherà con sicurezza una puntata di Riccardi. Indi la fine del tempo. Nella ripresa il Napoli gioco contro vento; ciononostante, però, metterà all’attivo una netta prevalenza di azioni offensive, interrotta da sporadiche, ma quasi sempre pericolose, controffensive dei grigi. Al 7’, dopo che Robotti ha impegnato Mosele in una difficile parata a terra, Venditto perde per un soffio una occasione d’oro per segnare. Al 10’ il Napoli è in angolo per la terza volta, ma il pallone calciato da Busani finisce dietro la rete. Il gioco ristagna ora a metà campo ed è infarcito di falli dovuti, più che ad intenzionalità, allo stato del terreno. L’Alessandria si trova più a suo agio sul campo pantanoso ed il sestetto arretrato dei grigi trova modo di eccellere nel gioco distruttivo. Un tiro di Svageli è bloccato da Mosele, poi il Napoli ottiene un altro calcio d’angolo a favore, al 16’. Indi una magnifica centrata di Sallustro è girata di testa da Rossetti, ma il pallone sfiora il paletto. Il gioco è povero di spunti tecnici, però la superiorità del Napoli è costante. Un centro di Ferrara è mancato in pieno da Venditto: sfuma così una favorevolissima occasione di aumentare il vantaggio. Ne sfumerà un’altra più preziosa al 32’, dopo che Sallustro di testa ha sfiorato un paletto: Busoni a tre passi da Ceresa si attarda nel tiro ed un difensore grigio – sembra Parodi – accoglie prontissimo e libera. L’Alessandria, nella speranza si annullare lo svantaggio, inizia una serrata offensiva, senza esito positivo però. In questo periodo i grigi ottengono due calci d’angolo consecutivi al 37’ ed un nuovo calcio d’angolo al 41’ che ha fatto registrare la più bella e più spettacolosa parata di Mosele. Indi la fine salutata da calorosi applausi dello scarso pubblico presente. («Il Littoriale», 2 marzo 1936) Prima di parlare dell’incontro è necessario accennare agli elementi atmosferici particolarmente avversi. Già l’acqua caduta a rovesci per lunghi periodi della mattinata aveva ridotto in condizioni pietose il terreno di gioco. Poco prima dell’incontro, inoltre, una violenta gradinata faceva il resto e durante l’incontro, sia pure a intermittenza, il cielo plumbeo mandava giù altra acqua a deliziare i malcapitati giocatori resi irriconoscibili dai non pochi forzati contatti colle vaste e profonde pozzanghere di cui appariva cosparso il non più verde rettangolo. In siffatte condizioni non era lecito attendersi alcuna dimostrazione di stile; tuttavia la contesa è risultata viva ed appassionante soprattutto in forza dell’ardore agonistico profuso senza eccezione e senza risparmio dai ventidue giocatori. Il Napoli ha meritato il successo per la maggior pressione e per la gagliarda e sagace condotta del sistema difensivo ritornato pressoché sugli indici della sua vecchia efficienza grazie al provvido ritorno dell’inesauribile Buscaglia al comando della seconda linea. Ma è doveroso riconoscere la somma bravura con la quale i grigi hanno tenuto il campo dal principio alla fine, specie nel finale dei due tempi in cui la loro condotta aggressiva non disgiunta da apprezzabile stile ha messo a dura prova l’impianto difensivo degli azzurri. È mancata ai grigi la necessaria decisione dei propri avanti nel finale delle ben costrutte azioni. Questa deficienza di mordente va imputata in gran parte alle condizioni del terreno e per il resto può essere spiegata colla autentica diga costruita dall’estrema difesa napoletana in giornata particolarmente felice. Le maggiori insidie sono partite da Gastaldi, Svageli ha avuto qualche tiro ben aggiustato, mentre Riccardi si è fatto notare per il suo accorto e generoso lavoro di spola. Ottimo il comportamento dell’estrema difesa, in specie di Lombardo, apparso il più sicuro dei tre sull’infame terreno. La mediana nel complesso ha svolto con molta precisione ed apprezzabile efficacia il doppio gioco. Il migliore del reparto è stato senza dubbio Parodi, come a dire numero uno dell’intera compagine, per continuità di azione, spirito agonistico e perfetta padronanza del pallone. Il Napoli ha avuto in Castello, Buscaglia, Mosele, Fenoglio – in ordine di merito – i maggiori artefici della vittoriosa partita. Anche Colombari e Rivolta, del resto, rinfrancati dalla condotta gagliarda ed animatrice del casalese, hanno trovato modo di rendersi utili molto più che nelle precedenti partite. La condotta iniziale della prima linea aveva fatto profilare molte e liete promesse, ma prima Busoni poi Rossetti – quest’ultimo sceso in campo malgrado non fosse ancora guarito – ed infine Ferrara erano vittime di scontri fortuiti, mentre Venditto e Sallustro accusavano ben presto la severità dello sforzo. Ottimo l’arbitraggio del signor Gianelli. Pochi cenni di cronaca. I primi approcci si svolgono a metà campo, poi Buscaglia su punizione sfiora un paletto della porta di Ceresa al 7’ e Gastaldi è promotore d’una pregevole azione che si conclude con un centro, non raccolto. Dopo che Sallustro ha sfiorato il successo, Svageli liberissimo tira banalmente a lato. Lo stesso Svageli al 12’ costringe Mosele ad una difficile parata. Il Napoli reagisce e ottiene due angoli consecutivi al 13’; poi Buscaglia stampa un pallone sulla traversa di Ceresa. Raccoglie Ferrara che tira, ma Lombardo invia di nuovo in angolo, che a sua volta sarà succeduto da un quarto. Busoni è duramente colpito al fianco e dopo essere stato alcuni minuti fuori campo rientra passando all’ala destra. Sallustro passa quindi al comando della linea e Ferrara interno destro. Al 32’ si ha il punto azzurro: su punizione da una trentina di metri Buscaglia fa spiovere in area degli ospiti, Sallustro di testa indirizza verso sinistra e Rossetti senza esitazione scaraventa in rete. Dopo l’insuccesso l’Alessandria reagisce vivamente e ottiene due angoli consecutivi al 36’. La ripresa vede il gioco spostarsi con frequenza nei due campi. Mosele e Ceresa vengono sovente chiamati al lavoro, ma se la sbrigano ottimamente. Nella prima mezz’ora del secondo tempo il Napoli prevale nettamente; poi verso la fine l’Alessandria cerca di colmare lo svantaggio senza peraltro riuscirvi. Da notare un calcio d’angolo contro il Napoli al 10’, bilanciato al 16’ dalla medesima punizione contro i grigi: due occasioni d’oro mancate in pieno da Venditto e un’altra occasione ben più preziosa fallita al 32’ da Busoni che liberissimo a tre passi da Ceresa si attarda nel tiro, permettendo a Lombardo di liberare. Ancora due calci d’angolo consecutivi contro il Napoli al 36’: al 41’ un ultimo calcio d’angolo (anche questo contro gli azzurri) che fa registrare la più difficile parata di Mosele. («La Gazzetta dello Sport», 2 marzo 1936) NAPOLI-ALESSANDRIA 1-0 Lo stentato successo riportato dal Napoli sull’Alessandria sarebbe stato più cospicuo se gli attaccanti azzurri non avessero sprecato parecchie occasioni in cui il difficile stava proprio nel calciare il pallone al di fuori dei pali. Spinta dalla necessità di guadagnare a tutti i costi i due punti, la squadra napoletana ha giuocato con impegno grandissimo, sfibrandosi in una partita accanitamente contesa dagli alessandrini su un terreno che appariva coperto da larghissime pozzanghere. Dopo una quasi ininterrotta serie di attacchi partenopei, alla mezz’ora il sospirato punto veniva segnato da Rossetti, che rovesciava in rete una punizione di Buscaglia respinta dalla difesa degli ospiti. Questi ultimi dopo il punto subito passavano al contrattacco, dominando fino alla chiusura del tempo. Nella ripresa, rassodatosi alquanto il fondo del campo, la gara assumeva un andamento più regolare. Gli alessandrini prevalevano nel complesso, ma non riuscivano a superare la forte difesa partenopea. Era proprio in questi secondi 45 minuti che il Napoli sciupava le migliori occasioni. Due volte Venditto con la palla tra i piedi a non più di un metro da Ceresa calciava fuori e altrettanto faceva in condizioni simili Busoni. La squadra azzurra, pur apparendo lontana da quello che dovrebbe essere il rendimento come unità organica, si è imposta, come abbiamo detto, per spirito agonistico. Svantaggiata per lo stato del terreno, ha saputo tener testa vantaggiosamente agli alessandrini, che apparivano di gran lunga a miglior agio sul fondo sdrucciolevole. Il migliore dei napoletani è stato Buscaglia, che da centromediano ha dominato la partita da un capo all’altro. Ottimo Castello che va rapidamente riprendendo la bella forma di un tempo, e sicuro Mosele. All’attacco il più brillante è stato Ferrara, mentre gli altri, e particolarmente Busoni, hanno completamente deluso. Gli ospiti hanno messo in rilievo una rimarchevole organicità di reparti, estrinsecata malgrado il terreno molle; impreciso l’attacco quanto solida la difesa, particolarmente per merito del giovane centrosostegno Parodi e del terzino Lombardo. («La Stampa», 2 marzo 1936) Con una pioggia incessante dirotta che ad ogni dieci minuti si tramutava in grandine e un campo ridotto a un laghetto di fango, si è disputata ieri la partita Alessandria-Napoli. Nel primo tempo, cinque calci d’angolo contro gli ospiti in poco più di dieci minuti stanno a dimostrare che la pressione non è stata indifferente. Il punto è venuto al 30’ quando quasi nessuno lo aspettava. La palla è ripresa da Buscaglia che passa poi all’ala, Sallustro riprende di testa e rimanda al centro ove Rossetti intercetta il tiro, blocca e spara in porta. Il bravissimo Ceresa ha tentato anche un rilancio di pugno ma il pallone sgusciando sul montante è rimbalzato in rete. La ripresa vede parecchie volte la porta del Napoli in pericolo. Ci sarebbe da fare il calcolo degli scivoloni, ma andremmo a una cifra iperbolica. («Il Piccolo» di Genova, 2 marzo 1936) La partita si è svolta sotto una pioggia incessante intercalata da grandine e su un campo fangosissimo, tanto che non abbiamo ben capito le ragioni che hanno indotto l’arbitro a non rimandare l’incontro. I poveri giuocatori hanno fatto del loro meglio, ma hanno diritto a tutte le attenuanti se il giuoco si è svolto alla meno peggio con tutta la speranza che il tempo passasse in fretta. Elogiamo in blocco le due squadre che si sono prodigate fino all’estremo delle loro forze. Non è nemmeno il caso di parlare di superiorità in campo perché la maggiore iniziativa di cui hanno fatto sfoggio gli azzurri si è bilanciata con la migliore elasticità di movimento dei grigi. Il punto è venuto al 30’ del primo tempo ed è stato segnato da Rossetti su passaggio di Sallustro. («Il Lavoro», 2 marzo 1936) LA SCONFITTA DI NAPOLI A Napoli pioveva a catinelle; il campo era ridotto in un pantano e sul terreno pesante i giocatori cresciuti con la maglia grigia si trovarono a loro agio: i migliori furono Mosele e Fenoglio. Un giornale torinese ha riportato che «emerse il giovane Parodi». Chi era presente ci ha riportato che il meno efficiente è stato il «vecchio» Riccardi, mentre «l’allievo» Lombardo si è meritato i galloni. Celoria, come abbiamo sempre scritto nelle nostre note critiche, è stato un sostegno laterale coi fiocchi. I grigi hanno lasciato il campo Ascarelli battuti per 1-0. In altri tempi poteva essere considerata una sconfitta onorevole; ora, agli effetti della classifica, tale insuccesso ha una grave importanza. Grave anche per le considerazioni che si debbono dedurre poiché i grigi avrebbero potuto vincere meglio che nel passato. Il Napoli non è più l’organica compagine degli scorsi anni; oggi è un assieme di assi che fanno pompa del loro nome ma rendono meno dei giovani come Robotti e Svageli. La squadra grigia non ha legato all’attacco; Riccardi, che come levatura tecnica dovrebbe servire di esempio ai compagni per concetto e combattività, è stato inspiegabilmente inferiore ad essi. È un vero peccato che un giocatore come questo, che aveva iniziato un campionato in grande stile, si comporti ora con una indifferenza ed una apatia preoccupanti. La squadra alessandrina ha avuto in Lombardo il suo migliore difensore: Parodi è stato un gigante, ottimo Barale e superbo Celoria. Il serrate finale dei grigi non ha avuto fortuna; tutte le insidie si infransero contro Fenoglio e contro Mosele che è stato il portiere insormontabile come nel primo anno tra i grigi. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 7 marzo 1937) RISULTATI: Brescia-Bologna 2-1 Juventus-Fiorentina 0-0 Milan-Genova 1893 1-0 Roma-Bari 3-0 Sampierdarenese-Lazio 2-2 (giocata il 5 marzo 1936) Torino-Palermo 1-0 Triestina-Ambrosiana 2-1 CLASSIFICA: Bologna, Torino 28; Juventus 27; Ambrosiana, Roma, Triestina 23; Fiorentina, Lazio 22; Bari 20; Genova 1893, Milan, Napoli 19; Alessandria 18; Palermo 17; Sampierdarenese 16; Brescia 12. MARCATORI 20 gol: Meazza (Ambrosiana) 19 gol: Piola (Lazio) 11 gol: Gabetto (Juventus) 10 gol: Rocco (Triestina) 9 gol: De Vincenzi (Ambrosiana), Rossetti (Napoli)