Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1935/1936
Serie A
12-01-1936 - Giornata: 15 - Torino - Benito Mussolini


Juventus FC - Alessandria US 4 - 0 (1 - 0)
RETI: 34. Foni A. [Ju] , 61. Gabetto G. [Ju] , 64. Monti L. [Ju] , 71. rig. Cason L. [Ju]

Alessandria US Ceresa Ugo, Lombardo Umberto, Borelli Michele, Barale Oreste, Parodi Pasquale, Milano Luigi, Busani Umberto, Riccardi (I) Giovanni, Notti (I) Alfredo, Celoria Mario, Gastaldi Settimo All.: Soutschek Rudolf

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Valinasso; Rosetta, Foni; Depetrini, Monti, Varglien (I) Mario; Cason, Varglien (II) Giovanni, Gabetto, Borel (I) Aldo Giuseppe, Menti (II) Umberto. All.: Rosetta Virginio

Arbitro: Mazzarini Gino (Roma)
Note
Rigori sbagliati: 34’ Foni [J, parato e rete sulla ribattuta], 37’ Riccardi [A. parato]. Angoli: 7-4 (4-2). Spettatori: 5.000. Tempo nebbioso, terreno un po’ fangoso. Inizio gara ore 14.30

Commento
JUVENTUS-ALESSANDRIA 4-0 Quattro a zero. Punteggio che non ammette discussioni. Risultato ammonitore per quanti continuano a pensare che la Juventus non abbia gli uomini e il giuoco per vincere anche questo campionato. Certo la squadra non è armonicamente fusa come lo è stata un tempo, denuncia squilibri e pecche all’attacco, ma tuttavia appare così salda la sua retroguardia, così accorta e tendente a costruire risulta l’azione dei suoi difensori e dei suoi mediani, che anche la prima linea, sospinta in avanti, riesce a far qualcosa. E nei novanta minuti di giuoco maturano, sia pure attraverso a fasi non sempre elettrizzanti, vittorie clamorose, che contrastano con ogni critica, con ogni appunto. Neppure ieri la Juventus è stata irresistibile nella prima mezz’ora di giuoco. Il campo era invaso da un denso nebbione e dagli spalti si poteva vedere poco di quanto accadeva nel rettangolo, nonostante i fuochi accesi per fugare l’opaca nemica, ma quanto si scorgeva non era di marca tale da entusiasmare. Si intuiva che le due difese fronteggiavano senza fatica gli opposti attacchi, che vi era dell’equilibrio nell’azione delle due squadre, e che situazioni difficili si creavano nell’area bianconera più che nella zona dei grigi. La prima linea juventina si sforzava invano di lavorare con criterio; c’era lentezza nei suoi tentativi e Gabetto, che si gettava arditamente alla ricerca di un pallone sfruttabile, non riusciva a trovare l’occasione opportuna. Così il giuoco si svolgeva senza rilievo e non era neppure un grosso peccato che la nebbia sommergesse il mediocre spettacolo. Si andava avanti su questo tono da 34 minuti quando Gabetto riusciva a scoccare un secco tiro che costringeva Ceresa ad una parata a terra. La palla sfuggiva al portiere e Milano doveva compiere un evidente fallo per impedire che Cason la riprendesse e la calciasse in rete. Il rigore veniva decretato senza indugio e Foni, incaricato del tiro, batteva in modo da permettere a Ceresa di respingere. Col portiere a terra ed il pallone nuovamente sul piede, il terzino juventino ripeteva il tiro ed infilava in rete. Due minuti dopo, avendo Depetrini spostato Notti che stava per colpire il pallone di testa, Mazzarino concedeva il rigore a favore dei grigi. Riccardi avrebbe potuto pareggiare, ma calciava piano e Valinasso riusciva a parare. Questi furono i due episodi notevoli del primo tempo, ché non mette conto dire dei molti calci d’angolo battuti da una parte e dall’altra e delle occasioni mancate. Alla ripresa la partita, con un solo punto di scarto a favore dei campioni, conservava il suo interesse, anche perché l’Alessandria attaccava con discreto ordine e la visibilità risultava aumentata. Al 14’, però, le speranze dei grigi naufragavano definitivamente. Raccogliendo un passaggio di Borel I, Gabetto era pronto ad indirizzare in porta; Ceresa respingeva ed il centroavanti, riprendendo al volo, saettava irresistibilmente in goal. Fu, questo, il migliore punto della partita, il solo realizzato su azione, e valse a mostrare l’abilità di Gabetto, ragazzo che anche in gare stracche e confuse ha sprazzi che rivelano le sue indubbie doti di campione di avvenire. Per quanto il distacco di due porte apparisse più che sufficiente per determinare il risultato, pure l’Alessandria tentò di vivificare l’attacco, ponendo Celoria in difesa e Borelli in prima linea. L’esperimento non diede i frutti sperati e fu abbandonato dopo che al 18’, su punizione accordata dal limite per un fallo su Gabetto, Monti riuscì a rendere vano lo sbarramento difensivo dei grigi ed a mandare la palla proprio in angolo, alto, sulla destra del portiere. La sconfitta assumeva così proporzioni sempre più gravi per gli ospiti e diveniva irreparabile al 25’: un centro di Cason, deviato da Borel I, non poteva essere intercettato dal portiere casualmente ostacolato da Barale, e la palla sarebbe finita direttamente in rete se Borelli non si fosse sostituito a Ceresa in una riuscita presa a fil di palo. Rigore indiscutibile e goal sul tiro diretto di Cason. Quando si fu quattro a zero, la nebbia si fece ancora più fitta e si finì col non veder più nulla. Si capì che la Juventus era riuscita a marcare un quinto punto, e non si seppe per qual motivo non venne convalidato. Si intuì che l’Alessandria cercava ostinatamente di marcare almeno una volta, senza tuttavia riuscirvi, e si giunse alla fine mentre i presenti, non potendo più interessarsi della partita… invisibile, altro non attendevano che la voce dell’altoparlante per sapere i risultati di Trieste e di Bari. E le notizie giungevano così gradite e confortevoli, per i tifosi juventini, che essi se ne andarono poi lieti ed esultanti. L’Alessandria, rimandata a casa con un quattro a zero che è un punteggio grave, non merita condanna. La squadra grigia ha giuocato con impegno, non si è arresa mai e non è parsa alla mercé dei bianconeri. Alcuni suoi uomini, come il forte Borelli, l’aitante Milano, l’insidioso Busani, l’intraprendente Notti si sono riconfermati elementi di valore, ma all’unità manca forza di penetrazione. Inoltre l’Alessandria ha cozzato contro una difesa inespugnabile, che ha, da Valinasso a Rosetta, da Foni a Monti, de Depetrini a Varglien I, elementi in piena efficienza. Il risultato della gara è, quindi, giusto, anche se troppo netto. Ma non sono i goals che contano per la Juventus: sono i due punti ottenuti. Assisteva il Federale; pubblico non molto numeroso, causa la giornata. (Luigi Cavallero, «La Stampa», 13 gennaio 1936) La Juventus ha dimostrato come si possano vincere le partite anche possedendo uno schieramento che denuncia una netta differenza di rendimento fra i reparti d’offesa e di difesa. Contro i grigi, mediana e terzini bianconeri hanno saputo infrangere qualunque tentativo di offensiva avversaria. Sorretto da questi solidissimi reparti retrostanti, il quintetto di attacco torinese, pur senza svolgere un gioco trascendentale, ha saputo portare serie minacce alla rete brillantemente difesa da Ceresa ed ha segnato un punto magnifico, frutto di una personalissima azione di Gabetto. È stato questo l’unico dei punti scaturiti da manovra chiara e irresistibile. Gli altri palloni sono fini nella rete alessandrina provenienti da tiri di piazzola, sparati dai più robusti e precisi cannonieri della Juventus e provocati da chiari falli dei grigi. Anche l’Alessandria ha beneficiato di un calcio di rigore, ma Riccardi, pur tirando con forza e precisione nell’angolo della porta bianconera, non ha potuto evitare che Valinasso, con un tuffo brillantissimo, neutralizzasse la grave punizione. Tutte queste decisioni arbitrali – anche quella che ha provocato l’irresistibile punto di Monti – sono apparse giuste e ineccepibili nelle loro causali. La Juventus ha segnato il suo primo goal a seguito di un’azione limpida e che appariva d’inevitabile conclusione. Si era giunti al 34’ di gioco con offensive alterne; rapide e decise quelle bianconere, bene architettate, ma malamente concluse quelle alessandrine. Tanto Valinasso quanto Ceresa avevano però ugualmente dovuto dar prova delle loro brillanti qualità di difensori. Al 5’, al 15’, al 23’ e al 29’ si erano avuti degli alterni calci d’angolo, quello iniziale contro l’Alessandria. Al citato 34’ gli avanti juventini muovevano ad un bene ordinato attacco; Varglien II dava a Borel I quasi sulla linea di demarcazione dei due campi. Il mezzo sinistro torinese avanzava sicuro con largo palleggio e poco prima di giungere in area di rigore lanciava Gabetto in avanti. Il centrattacco scattava e tirava con rara prontezza: Ceresa parava a terra, ma non poteva bloccare. Da destra interveniva Cason e sembrava che a lui dovesse essere riserbato l’onore della sicura segnatura. Ma Borelli afferrava prima il juventino per un braccio, poi lo allungava decisamente a terra. Il rigore veniva battuto da Foni; Ceresa parava ancora in tuffo senza poter rimanere in possesso del pallone, Foni si buttava in avanti, riprendeva e segnava, mentre il portiere era a terra. Due minuti dopo si presentava all’Alessandria la possibilità di segnare a sua volta. Su azione Busani-Riccardi-Notti si formava una mischia davanti Valinasso; Depetrini spostava decisamente con una gomitata Notti, nell’istante in cui questi stava per colpire la palla di testa. Il rigore veniva battuto da Riccardi, ma Valinasso riusciva a respingere il pallone che veniva subito allontanato vieppiù da Varglien II in zona non pericolosa. L’Alessandria reagiva, senza riuscire però a distribuire molto l’accurato lavoro dei difensori avversari. Al 39’ si avevano due successivi calci d’angolo contro la porta di Ceresa; al 43’ Gastaldi faceva fischiare il pallone poco a lato di un montante della porta torinese. La ripresa si iniziava con una attività notevole dell’attacco juventino. Al 3’ e al 7’ i grigi erano in angolo; al 4’ una simile azione si era svolta contro la porta di Valinasso. Pur dovendo dibattersi tra le strette dell’offensiva torinese i grigi trovavano modo di lanciare di volta in volta i loro avanti; Notti e Busani apparivano tra i più attivi e quindi i più temibili. Al 10’ era Notti che tirava improvvisamente, ma la palla andava alta. Al 13’ la Juventus consolidava il suo vantaggio: Cason centrava a Borel I che lanciava di nuovo Gabetto; il tiro di questi era pronto e Ceresa doveva prodursi in una spettacolare parata, che appariva anche leggermente fortunata. Vana fortuna però, giacché Gabetto interveniva sulla respinta e, al volo, metteva di prepotenza in rete con un bellissimo tiro. A questo punto Borelli passava all’attacco, scambiandosi di posto con Celoria, nell’intento di dare maggior forza penetrativa al quintetto di punta. Ma, al contrario, aumentava il bottino dei torinesi. Infatti al 19’ Gabetto, avanzante in velocità, veniva atterrato sul limite dell’area. La punizione conseguente era battuta da Monti che, malgrado il serrato schieramento avversario, trovava lo spiraglio nel quale infilare la palla. Tiro fulmineo, goal categorico. Borelli tornava al suo posto e la Juventus era in angolo al 21’. Al 26’ quarto punto torinese. Cason mandava al centro e Gabetto irrompeva minaccioso sul pallone; Barale, nella foga di difendere, spostava il suo portiere che era uscito per allontanare. La palla se ne andava così, con un lungo rimbalzo, direttamente in porta da sola allorché Borelli, sostituitosi a Ceresa, allontanava con il pugno. Il nuovo rigore era trasformato da Cason. L’Alessandria sfiorava il successo al 36’, ma Busani sciupava tirando troppo alto. Al 40’ Ceresa doveva impegnarsi per parare un pericoloso tiro di Gabetto. Come si vede, la vittoria dei torinesi, malgrado l’abbondanza dei positivi tiri da fermo, risulta ineccepibile. Sulla base del rendimento complessivo si è veduto quale sia la differenza tra le due avversarie. Buoni e piacevoli palleggi dei grigi verso la metà campo, ma questa precisione e conseguente pericolosità sbiadiva e andava affievolendosi allorché si trattava di entrare nella diretta sfera d’influenza dei difensori juventini. Costoro formano blocco. Tra i più efficaci, Depetrini e Foni, il primo costantemente sulla traiettoria dei palloni in manovra verso il suo portiere, il secondo terzino di volata, degnissimo complemento del sicuro e compassato Rosetta. Nelle manovre di arroccamento alle spalle di «Viri», Foni è stato più volte irresistibile, giungendo a tamponare in tempo falle che si andavano delineando. La prima linea bianconera, malgrado alcuni momenti sconfortanti, provocati più che altro dalla strana imprecisione di Varglien II, è un reparto che seppure di fama modesta pure possiede elementi capaci d’impegnare qualsiasi difesa. Buon tessitore Borel I; pronte e intraprendenti le ali Cason e Menti. L’Alessandria, come si è detto propone molto, ma poi non riesce a risolvere. In difesa la squadra grigia non appare assolutamente imbattibile. Volenterosi i difensori grigi, ma non sempre sicurissimi sulla palla e nella marcatura dell’uomo. La partita ha avuto inizio con circa un quarto d’ora di ritardo per lo svolgimento di tentativi tendenti a fugare la minaccia della nebbia. Falò di paglia sono stati ripetutamente accesi ai quattro lati del campo di gioco. La visibilità è stata buona per quasi tutta la durata della partita. Negli ultimi cinque minuti la disputa, veduta dalla tribuna, appariva come un tremulo gioco di ombre. Era presente il Segretario Federale. Fra il secondo e il terzo punto juventino Borelli e Celoria si sono scambiati di posto; dopo il goal di Monti i due sono tornati ai loro posti primitivi. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 13 gennaio 1936) La Juventus non ha faticato molto a battere la volenterosa squadra alessandrina. Quattro reti ha segnato la squadra campione, rispettivamente una nel primo tempo e tre nella ripresa. La Juventus si è dimostrata fortissima nei reparti di difesa e nella mediana. Anche l’attacco ha avuto oggi degli spunti felici. La Alessandria, per contro, ha mancato di mordente nelle fasi finali. Il primo punto è segnato al 35’ del primo tempo per un calcio di rigore che l’arbitro Mazzarini ha concesso alla Juventus per un fallo su Cason. Tira Foni, ma Ceresa para a mani aperte; riprende ancora Foni e mette in rete. Nella ripresa la Juventus passa decisamente all’attacco e consolida il suo vantaggio. Al 16’ Gabetto lanciato da Borel I, tira forte in rete: il portiere avversario riesce a rinviare a mani aperte, ma lo stesso Gabetto riprende e mette in porta. Per un fallo di Borelli su Gabetto al 19’ l’arbitro accorda una punizione a favore della Juventus: Monti insacca la palla in rete. È ancora su una azione d’attacco che scaturisce il quarto punto a favore della Juventus: Borelli tocca la palla con le mani e l’arbitro concede un secondo calcio di rigore che Cason realizza. («Il Littoriale», 13 gennaio 1936) La squadra dei campioni è apparsa anche oggi forte e non ha tardato ad imporre la superiorità del suo gioco in confronto agli avversari abili nel palleggio ma inefficaci nel tiro in porta. Rare sono state le azioni pericolose dei grigi mentre la Juventus ha condotto una partita avveduta in difesa e decisa all’attacco. I primi accenni di gioco partono dagli alessandrini ma ben presto la Juventus domina in campo e i grigi sono costretti più volte a chiudersi in difesa. Al 35’ Borel I lancia Gabetto che si infiltra tra i terzini e tira: Ceresa para a mani aperte e la palla sta per essere raggiunta da Cason quando Borelli intervenendo, ostacola decisamente l’ala destra juventina. L’arbitro concede il calcio di rigore. Tira Foni e Ceresa para ancora a mani aperte, ma la palla è ancora raggiunta da Foni che la mette in rete. Non passa un minuto che per fallo di mano di Rosetta Mazzarini dà un calcio di rigore a favore degli alessandrini. Tira Milano nell’angolo a destra ma Valinasso che si era mosso prima ancora che l’arbitro fischiasse riusciva a respingere il tiro. L’arbitro non faceva ripetere la punizione. Nella ripresa il gioco pare equilibrarsi; ma è questione di pochi minuti. Al 16’ la Juventus si assicura un secondo goal. Gabetto lanciato da Borel I tira forte in goal e Ceresa para a mani aperte, raccoglie Gabetto che non ha difficoltà a metterla in rete. Per un fallo di Borelli su Gabetto al 19’ l’arbitro accorda una punizione a favore della Juventus. Tira Monti e la palla si insacca in rete. È ancora su una azione juventina che scaturisce il quarto punto a favore della Juventus: Borelli tocca il pallone con le mani e l’arbitro concede un calcio di rigore che Cason realizza. («Il Piccolo» di Genova, 13 gennaio 1936) GLI INSEGNAMENTI DI UNA SCONFITTA L’Alessandria è uscita battuta dal campo dei campioni d’Italia in un modo strano. Quattro porte a zero sono una enormità nei confronti dell’andamento della partita; eppure i bianconeri, confusionari all’attacco e fragili in difesa, hanno fatto da padroni in campo. Sabato scorso ci siamo sforzati a dimostrare quale era la tattica che i grigi avrebbero dovuto adottare sul campo torinese; ma l’Alessandria si è comportata nel modo opposto. Occorreva giocare in profondità, sulle ali, ed invece abbiamo visto Busani rimanere insolitamente inoperoso, Gastaldi impacciatissimo, Celoria girare a vuoto e Riccardi mediano destro. Il solo Notti si è salvato rendendosi pericoloso in azioni isolate, perché Parodi, che stava con Barale e Milano appiccicato ai terzini, non portava vitalità e continuità alle azioni d’attacco. Si era detto che l’attacco bianconero non era pericoloso perché privo di intesa e con un solo giocatore (Gabetto) all’altezza della situazione, e l’Alessandria, anziché giocare all’attacco, si accartocciò in difesa provocando confusione e calci di rigore. Dall’inizio del campionato all’Alessandria si segnano porte a ripetizione perché i terzini impediscono al portiere di effettuare la parata, si segnano autentiche autoporte come a Bari e a Roma con la Lazio o si provocano calci di rigore e di punizione gravissimi. Con tutti questi precedenti non riusciamo ad indovinare chi può aver consigliato o ordinato ai grigi una partita difensiva contro i campioni d’Italia. I giornali hanno riferito ampiamente in merito ai punti segnati dalla Juventus: due su calci di rigore; uno su calcio di punizione tirato magistralmente da Monti dal limite dell’area di rigore; il quarto è stato segnato da Gabetto che metteva in rete la palla respinta debolmente da Ceresa. Capita sempre cosi in queste circostanze… E pensare che nell’area di rigore v’erano, in quel momento, ben cinque grigi… Ed ora passiamo ai calci di rigore. Foni quando calciò il rigore fu pronto a tornare su Ceresa, che aveva parato a terra, e a mandare la palla in rete. Per contro, nel rigore contro la Juventus Riccardi, dopo aver tirato senza eccessiva potenza, non ebbe la prontezza di imitare Foni e fu preceduto da Varglien II che riuscì ad allontanare la insidia. Possibile che nella squadra alessandrina – che se non erriamo milita nella Divisione A – non vi sia un giocatore capace di tirare efficacemente i calci di rigore? Dall’allenatore tutti gli sportivi attendono dei fatti. Varglien II fu il giocatore più deficiente in campo e beccatissimo dallo stesso pubblico, ma nessuno dei fuoriclasse alessandrini riuscì a scattare come Varglien in aiuto di Ceresa che aveva parato magnificamente in tuffo il rigore di Foni. Non si può dire che i grigi abbiano giocato senza impegno come qualcuno non ha esitato di asserire: i giocatori alessandrini hanno lavorato senza concezione, con una tattica opposta alla logica della partita. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 18 gennaio 1936) RISULTATI: Bari-Torino 2-0 Ambrosiana-Genova 1893 3-0 Fiorentina-Lazio 2-1 Napoli-Milan 1-0 Roma-Palermo 0-1 Sampierdarenese-Brescia 2-0 Triestina-Bologna 2-2 CLASSIFICA: Juventus 22; Bologna 21; Torino 20; Bari, Roma, Triestina 16; Ambrosiana, Fiorentina, Napoli 15; Lazio, Milan, Palermo 14; Genova 1893 13; Alessandria, Sampierdarenese 11; Brescia 7 MARCATORI 15 gol: Meazza (Ambrosiana) 11 gol: Piola (Lazio) 8 gol: Rocco (Triestina), Silano (Torino) 7 gol: De Vincenzi (Ambrosiana), Mian (Triestina), Moretti (Milan), Rossetti (Napoli)