Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1938/1939
Serie B
02-10-1938 - Giornata: 3 - Alessandria - Littorio


Alessandria US - Pisa AC 4 - 1 (2 - 1)
RETI: 9. Robotti L.[A], 27. Massiglia A.[A], 53. Ghezzi R.[A], 71. Robotti L.[A] 11. Bermone G. [Pi]

Alessandria US Cassetti Bruno, Turino Giuseppe, Bigando Giovanni, Caligaris Luigi, Parodi Pasquale, Ghidini Ferruccio, Massiglia Armando, Robotti Luciano, Fibbi Arrigo, Cresta (I) Luigi, Ghezzi Renato All.: Cattaneo Renato

Formazione avversaria
PISA AC: Traverso; Strobbe, Verga; Freschi, Tonali, Mongero; Nicolini, Ponzinibio (II) Franco, Bermone, Ciferri, Faccenda (II) Natale. All.: Csapkay Károly.

Arbitro: Carminati Mario (Milano) [Masciocchi, Tosetti]
Note
Infortunato: Bermone [P, schierato nella ripresa all’ala destra]. Angoli: 2-2 (1-1). Spettatori: 4.000. Giornata soleggiata, terreno elastico. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Non si può dire che l’Alessandria abbia nettamente dominato come azioni di gioco e come valore tecnico la cavalleresca compagine avversaria, ma se la difesa grigia che dava le maggiori preoccupazioni è apparsa ancora una volta, e specie nel primo tempo, incerta e sbandata, si deve rilevare il maggiore rendimento dell’attacco nella nuova formazione. Robotti ottimamente servito da Fibbi e da Cresta ha dimostrato di poter tenere il ruolo di centrattacco; Fibbi è stato il trascinatore chiaro e di molto rendimento, Cresta pur giocando fino all’esaurimento è apparso fuori posto, ma è servito a dare maggiore slancio al gioco degli avanti. La mediana ha svolto un ottimo lavoro imperniato su Parodi in netto crescendo di forma. Laboriosi Ghidini e Caligaris, Cassetti ha sventato con ottime parate le più rabbiose offensive dei neroazzurri. Del Pisa ha lasciato buona impressione la difesa, anche se Strobbe e Verga non lavorano ancora d’intesa. La mediana ha alternato periodi di rendimento ad altri di preoccupante sbandamento. L’attacco anche quando ha lavorato in piena formazione ha sciupato facili occasioni sotto la rete alessandrina; i neroazzurri lavorano più sul gioco individuale che sul rendimento delle azioni di reparto. L’Alessandria inizia giocando contro sole e i primi minuti una palla varca la rete pisana ma l’arbitro annulla per precedente fallo sul portiere. Un centro di Ghezzi mette in pericolo l’area degli ospiti e Traverso salva in angolo. Al 9’ un’azione Cresta e Ghezzi, mette Robotti in condizione di scendere in profondità nell’area pisana e di collocare con un tiro sorprendente la palla nella rete di Traverso. Ottenuto il successo l’Alessandria ritorna minacciosa, ma Tonali si incarica di spostare il gioco e per una incertezza di Turino, Bermone ha la possibilità di portare la minaccia sull’altro versante, Cassetti indugia nell’uscire e il pareggio è realizzato. Un palo della rete pisana respinge un forte tiro di Robotti ed è sfiorato subito dopo da un colpo di testa di Cresta su perfetto centro di Massiglia. Al 23’ un tiro di Cresta costringe Traverso a deviare in angolo. Cinque minuti di netto predominio pisano nell’area alessandrina e nulla di fatto per le incertezze dei nerazzurri. Al 27’ su calcio di punizione tirato da Ghidini e corretto da Robotti, Massiglia realizza imparabilmente il secondo punto. Altri tentativi di Cresta, Massiglia e Bermone non sortono effetto. Nella ripresa Fibbi, superbo animatore dell’attacco gioca due avversari ed effettua un tiro che la traversa respinge, riprende Ghezzi che manda la palla nella rete sotto la traversa, e poi ricade nelle mani del portiere. L’arbitro giustamente decreta il punto (8’). Al 26’ ancora sulla respinta della traversa di un insidioso tiro di Massiglia, Robotti è pronto a ricacciare nella rete. Negli ultimi minuti Cassetti è chiamato al lavoro con parate temerarie tra i piedi di Ponzinibio e Ciferri. Partita veloce sul terreno finalmente perfetto, e maggior decisione degli avanti grigi presentatisi con Fibbi interno destro, Robotti al centro e Cresta interno sinistro. Bermone che nel primo tempo era stato il più pericoloso nerazzurro in seguito a contusione ha giocato quasi tutta la ripresa zoppicante all’ala destra; Ponzinibio ha assunto il ruolo centravanti. Quattro calci d’angolo, due per tempo e per parte. («La Gazzetta dello Sport», 3 ottobre 1938) Nessuno, al fischio della ripresa, avrebbe dato il Pisa per battuto; e battuto, poi con quel distacco. Le due squadre, a dirla in gergo, per quel che si era visto fino ad allora, «se la davano». Con la differenza, però, che se i grigi avevano sveltamente tratto partito di quanto si era presentato sui piedi dei loro ragazzi di punta (realizzando due porte e scassando la traversa con due tiri irresistibili), il Pisa, invece, che pure aveva mostrato si sapersi sdipanare dalla tutt’altro che ermetica difesa alessandrina, aveva realizzato un solo punto sprecando tre, quattro, cinque volte (con Faccenda, con Ciferri, con Bermone, Ponzinibio, eccetera) le autentiche occasioni da rete, create da una inspiegabile superiorità di pressione. Per il vero, fin dal principio si era sentito un qualche «scricchiolio» nell’impalcatura della squadra. Vuoi Freschi, che a laterale appariva spaesato, vuoi le astrazioni di Faccenda, che a volte sembrava lontano con la testa le mille miglia, vuoi il reverenziale rispetto, incusso a Ponzinibio, dall’energico contegno degli avversari, vuoi, infine, qualche lentezza inevitabile in un Tonali a corto di lavoro, vuoi questo, vuoi quest’altro… tutto sta che dietro il gran correre, dietro il gran darsi da fare, c’era un qualche cosa che non tornava e che si traduceva nel controllo della palla abbandonata senza lotta soverchia agli avversari più decisi; nel troppo agevole intrudersi delle offensive grigie; nel porre troppo spesso, infine, i terzini a tu per tu con l’intero quintetto grigio… La prima parte del primo tempo, culminata nel punto di Cresta e nella fulminea risposta di Bermone, vedeva così una serie di attacchi e di contrattacchi portati quasi sempre sotto porta e da una parte e dall’altra. Poi il Pisa prendeva quota e dava sul difficile campo di Alessandria, sia pure per poco, un’idea delle attuali possibilità, dominando con una facilità che è parsa sorprendente. Si vedeva la squadra far perno sul solido Bermone, oggi in auge e capace, da solo, di portare lo scompiglio sotto la porta grigia con un gioco ficcante e coraggioso; si ammiravano senza riserve Mongero (con i terzini e Bermone nel gruppo dei migliori). A questo ritornello, Tonali e Freschi, rinfrancati, tornavano a rendere; Ciferri e Nicolini si prodigavano; tutto l’undici, insomma, premeva sull’avversario, l’inchiodava nella sua area, deciso, parve, a cogliere subito il premio di una supremazia che ammutoliva gli stessi tifosi locali. Passavano, invece, gli altri, per una inesplicabile atonia della difesa, su punizione battuta da lontano da Ghidini e insaccata da un passo dall’indisturbato Massiglia. Ma niente era ancora compromesso. Non solo, infatti, il Pisa (azione Nicolini-Ciferri) si mangiava la palla del pareggio, ma anche (calcio franco di Faccenda e successiva magistrale azione) quella del vantaggio… Dato ciò, la ripresa preannunciava una lotta gomito a gomito nella quale, per merito dei settori di attacco, nettamente superiori alle rispettive difese, nessuno poteva dire di avere il successo fino all’ultimo trillo dell’arbitro. Invece le previsioni crollavano fin dalle prime battute. Bermone, che nelle ultime fasi del tempo era stato rudemente ammaccato da un colpo di ginocchio, passava a far da ala destra, lasciando Ponzinibio al centro e Nicolini a interno destro. Una variante che parrebbe da poco; ma se si aggiunge l’azzoppatura dell’uomo migliore, reso pressoché inutilizzabile, alla già ricordata «prudenza» di Ponzinibio, all’annaspare del povero Nicolini (proteiforme finché si vuole, ma negato a quel ruolo) ed al già detto su Faccenda, si fa presto a recitare una prece su quello che fu l’attacco del Pisa… Naturalmente, gli altri che seguitavano a filare come nel primo tempo, che non avevano subito infortuni, che erano, soprattutto, giovinotti con polmoni da maratoneti, con gambe di cervo e tanto di quel coraggio da farne elargizioni, gli altri, dico, che capivano il latino e capivano, dall’antifona, che si poteva vincere e magari a mani basse, hanno premuto l’acceleratore e hanno vinto con uno scarto che ben dipinge la partita, ma che solo la tenace difesa dei pisani e una certa qual brama di strafare sotto porta l’hanno potuta chiudere in limiti non disastrosi. Bella squadra, comunque, quella dei grigi, che avrebbe meritato forse egualmente il successo, anche sfruttando il solo favore del campo e non la sfortuna avversaria. L’attacco di casa ha in Fibbi, guizzante e sagace, il trascinatore e il coordinatore. Ma sono ottimi pure Robotti (un centro dal tiro di una violenza spettacolosa), Cresta, Ghidini e Massiglia. Rudi e irruenti, ma non insuperabili, i terzini. Del Pisa si è già detto; aggiungerò che Traverso avrebbe potuto parare il primo pallone, ma quanto agli altri poco gli era rimasto da fare. La situazione originaria del terzo punto ci è parsa viziata da fuori gioco di Fibbi, sfuggito a un Carminati che ci è parso migliore altre volte. Per il resto, sole splendente, terreno ottimo, pubblico numeroso e corretto. Una breve cronaca, limitata alle cose essenziali. Il Pisa stenta a trovarsi, e Traverso è subito impegnato da Cresta; segue un angolo al 4’ battuto da Ghezzi, Traverso manca l’uscita e la palla, ripresa di testa da Robotti, sbatte nel palo, a porta vuota. All’8’ i grigi sono in vantaggio; fuga di Ghezzi e passaggio volante a Cresta. Il tiro dell’interno vorrebbe essere prepotente, ma si riduce a una mezza «steccaccia» che batter però lo stesso il sorpresissimo Traverso. La risposta, l’ho già detto, non tarda; al 10’ Faccenda smista in corsa a Bermone, che fila sulla porta, attrae fuori Cassetti e lo batte facilmente sull’uscita. La reazione grigia culmina al 14’ con un portentoso calcio franco di Robotti da una buona trentina di metri. La traversa accusa nettamente la botta. Il portiere pisano era fermo… Comincia ora il rosario dei punti sprecati dai nerazzurri. Al 24’ Faccenda gioca Turino, lo lascia e si porta a un metro da Cassetti; Bermone e Ponzinibio affiancano l’azione, ma tutto si riduce a un traversone spropositato sulla bandiera dell’angolo. L’ala, al 26’, comunque, si rifà, passando indietro all’accorrente Bermone il più docile dei palloni, ma il tiro va a lato. Al 27’, una mischia; il pallone respinto va sul piede di Ponzinibio che l’azzecca di tutta forza. Le anche di Bigando annullano, con rara fortuna, un tiro forse irresistibile… Segue, nella reazione di Fibbi, il già descritto punto di Massiglia. Ma il Pisa, che si sente tradito dalla sorte, ritorna a premere. Al 33’, azione di Nicolini chiusa da un centro impeccabile. Bermone, ottimamente appostato a pochi metri da Cassetti, angola troppo, per troppo stile, un pallone che necessitava di un semplice tocco. Al 41’, calcio franco battuto da Freschi; sulla respinta del portiere, Ciferri tocca di testa da un metro e colloca in… braccio al battutissimo Cassetti. Ultima e già descritta azione: da una punizione di Faccenda, la palla viaggia dall’ala a Tonali, a Freschi, Ponzinibio e Bermone, che tenta la conclusione da pochi metri. Non un grigio ha toccato la palla, che sfugge al portiere, gettatosi in tuffo. L’esitazione del pisano sulla respinta è fatale; la muta sopraggiunge e spazza via. Poco da aggiungere al già detto per la ripresa. Al 9’, inseguito a corte respinta del portiere su tiro da vicino di Fibbi. Ghezzi, sopraggiunto, segnava alzando facilmente sul portiere rimasto a terra. Al 25’, nuovo tiro di Fibbi e superba parata volante di Traverso; la palla, disgraziatamente, finisce sui piedi di Robotti, che l’infila con un bel tiro dall’alto in basso. Verso la fine, il Pisa è tornato a farsi minaccioso, ma ormai c’era poco o nulla da fare. (Aldo Guerrieri, «Corriere del Tirreno», 3 ottobre 1938) Ad attacchi grigi si sono alternate serrate controffensive neroazzurre, tenendo il campo aperto a tutte le sorprese. Così da una magnifica rovesciata in rete di Cresta, parata con un pugno da Traverso i grigi hanno colto il loro primo successo al 9’. Su azione velocissima di Ghezzi, il quale ha passato il pallone in profondità a Robotti, questi fulmineo ha saettato in rete imparabilmente. Due minuti dopo però le sorti erano pareggiate: fuga velocissima di Nicolini, intervento di Bermone che gioca la difesa grigia. Cassetti è titubante e la stoccata parte dal piede del centrattacco pisano, il quale segna. Al 27’ i grigi riescono a segnare il secondo punto in seguito ad un calcio di punizione sferrato da Ghidini e concluso da Massiglia. Nella ripresa Bermone contuso al piede assume il posto di ala destra e Ponzinibio prende il comando della linea attaccante che non è più vivace come prima. All’8’ in seguito a calcio di punizione tirato da Parodi, Ghezzi segna; al 25’ dopo un lungo, vano assedio Robotti conquista il quarto punto su azione Ghezzi-Massiglia e con tale affermazione si chiude la serie del punteggio. («Il Littoriale», 3 ottobre 1938) Il Pisa finché si è battuto in piena efficienza ha contrastato animosamente il gioco dei grigi. Robotti ha segnato per i grigi al 9’, mentre Bermone ha pareggiato al 17’. L’Alessandria si è portata poi in vantaggio al 27’ con un punto marcato da Massiglia su calcio di punizione battuto da Ghidini. Nella ripresa ha continuato virtualmente con dieci uomini, causa la contusione lamentata da Bermone. I grigi hanno potuto dominare cogliendo altri due punti all’8’ per merito di Ghezzi ed al 25’, ancora con Massiglia. («La Stampa», 3 ottobre 1938) Avevamo previsto una netta affermazione della rinvigorita squadra alessandrina, ma il risultato è andato oltre le speranze nostre e degli sportivi alessandrini. La squadra pisana possiede un assetto che le permetterà di fare cose notevoli durante il campionato, ma contro i compagni di Parodi ha dovuto abbassare bandiera in modo nettissimo. Quindici giorni prima anche il Venezia, quotatissimo per la promozione, si era chiuso in prudente difesa sotto l’incalzante, se pur ancora poco redditizia offensiva dell’attacco alessandrino. Lo scorso anno nelle partite interne contro il Pisa ed il Venezia la squadra locale si era comportata meno onorevolmente; è quindi giusto trarre lusinghiere deduzioni circa il rendimento che essa potrà dare durante le faticose tappe del campionato. Costretta a giocare contro sole, e con Bigando sceso in campo dolorante per una contusione ad una caviglia, la difesa ha avuto alcuni periodi di preoccupante sbandamento. Turino che si era distinto nelle prime due partite ricadde nell’errore di voler giocare di astuzia gli avversari anziché respingere di primo tocco la palla creando vuoti paurosi e sbandamenti disordinati. Cassetti dopo la prima rete pisana, accortosi che i terzini avevano le traveggole, provvide da solo a liberare l’area di rigore producendosi in parate spettacolose e temerarie tra i piedi degli avversari lanciati nell’azione. Nella ripresa Turino coadiuvò maggiormente Bigando ed il reparto diede un maggior rendimento. La mediana ha avuto in Caligaris un combattente deciso e redditizio. Contro l’Anconitana e lo Spezia la squadra pisana aveva giocato alla maniera forte; Strobbe e Freschi quando si accorsero che nelle file dei grigi vi sono giocatori come Caligaris, Bigando e Cresta pronti ad accettare la lotta su qualunque terreno, moderarono il loro gioco. Parodi girò meglio che nella partita di apertura e Ghidini esordì in modo soddisfacente. Quello che lo scorso anno per fredda caparbietà non si era voluto tentare per non guastare un assetto mai raggiunto è stato effettuato domenica col più lusinghiero dei risultati. Vogliamo alludere allo spostamento al centro di Robotti. Questo giocatore nel ruolo di interno non riusciva più a sveltire l’azione e, nonostante tutta la sua buona volontà, provocava il rallentamento del reparto. Gioco prodigo, faticoso, ma di scarso risultato, e invece di raccogliere applausi mieteva fischi purtroppo frequenti. Domenica Robotti è riapparso il giocatore dalle possibilità notevoli, dal tocco sicuro e non mancherà di migliorare nel prosieguo del campionato. Sugli scudi va issato Fibbi; su questo giocatore ci eravamo ripetutamente espressi in modo lusinghiero perché avevamo notato le sue magnifiche qualità. Fibbi deve giocare mezz’ala: è questo il suo posto preferito. Nelle prime due partite, giocando al centro, Fibbi non poté soddisfare gli sportivi che non conoscevano le sue doti e le sue possibilità; tuttavia se avesse avuto ai lati due mezze ali veloci avrebbe lasciato fermi i terzini avversari col suo palleggio in corsa che ci ha fatto ricordare a tratti il nostro grande Baloncieri. Massiglia ha giocato ottimamente e farà ancora cose migliori. Cresta, dopo un primo tempo ottimo, ha avuto incertezze che denotano la mancanza di abitudine al gioco di interno. Troppi suoi allunghi all’ala sono finiti sulla testa di Mongero; ha avuto però qualche smistamento magistrale che ha sguernita completamente la difesa avversaria. Ghezzi, mancata la perfetta intesa con Cresta e ancora impressionato, non ha ancora fatto vedere le sue doti tanto decantate dai casalesi. La prima rete è scaturita da un’azione Cresta-Ghezzi al 9’ con tiro sorprendente di Robotti che ha spiazzato il portiere. II Pisa ha pareggiato con Bermone al 12’ su errore di Turino. Al 27’ Ghidini batte un calcio di punizione da 25 metri. Robotti prontissimo smista a Massiglia che segna imparabilmente. Nel secondo tempo Fibbi manda una sventola che la traversa respinge, Cresta e Ghezzi sono sulla palla e il tiro di Ghezzi non perdona (8’). Al 26’ Cresta smista a Fibbi. Azione travolgente e tiro forte di Massiglia. Ancora una volta la traversa respinge ma Robotti è pronto a raccogliere segnando la quarta rete alessandrina. Arbitro sicuro Carminati. («Il Piccolo», 8 ottobre 1938) RISULTATI: Anconitana-Fiorentina 0-0 Atalanta-Casale 6-1 Fanfulla-Venezia 1-3 Padova-Salernitana 2-0 Pro Vercelli-Palermo 0-0 Spal-Siena 3-2 Spezia-Verona 2-0 Vigevano-Sanremese 3-0 Classifica: Fiorentina 5; Alessandria, Anconitana, Atalanta, Padova, Venezia, Vigevano 4; Fanfulla, Palermo, Pro Vercelli, Siena, Spezia 3; Pisa, Sanremese, Spal, Verona 2; Casale, Salernitana 1. IL PUNTO SUL CAMPIONATO La Fiorentina ha respinto il primo attacco portato alla sua posizione di capolista […] sul campo della squadra che si era d’improvviso levata a sua pericolosa competitrice al primato; pareggiando ad Ancona si è garantita, salvo sorprese, una lunga permanenza al comando della classifica. Il nulla di fatto ha impedito comunque alla Fiorentina di prendere la fuga ed ha messo alle sue spalle sei inseguitori invece di tre. Si sveglia il Venezia e si sveglia il Palermo: il pericolo anconitano deve aver suonato la diana sulla Laguna e sulla Conca d’Oro. Il risultato più notevole della giornata è la vittoria del Venezia a Lodi, [che] registra su 24 partite finora giuocate il primo campo violato; il Palermo è ancora una volta passato imbattuto a Vercelli. Il colpo duro menato al Pisa sembrerebbe dover dire che i grigi valgono assi più che non si credesse; il Padova è pur esso al secondo posto, avendo piegato la tenace Salernitana; il Vigevano malgrado sin dal primo tempo abbia dovuto virtualmente giuocare in dieci, ha seccamente piegato la Sanremese che sembrava avere maggiori probabilità. Altra squadra minacciosa è lo Spezia che conferma la esibizione precedente battendo chiaramente il Verona; il Siena nel primo tempo aveva dominato a Ferrara, chiudendo anche in vantaggio. Nonostante la sconfitta, i bianconeri hanno confermato di poter giuocare un bel ruolo. (Alberto Valentini, «Il Littoriale», 5 ottobre 1938)