Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
04-05-1947 - Giornata: 30 - Milano - Arena Civica


Internazionale FC - Alessandria US 4 - 2 (3 - 1)
RETI: 35. Muci C. [In] , 43. Muci C. [In] , 86. Muci C. [In] 21. aut. Bertoni (II) E.[A], 42. Lushta R.[A], 49. rig. Rava P.[A]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Pietruzzi Mario, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Coscia Aristide, Stradella Carlo, Lushta Riza, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
INTERNAZIONALE FC: Franzosi; Marchi, Passalacqua; Guaita, Milani, Achilli (I) Camillo; Neri (II) Giacomo, Meazza, Muci, Campatelli, Zapirain. All.: Meazza Giuseppe

Arbitro: Zilli Bruno (Reggio nell'Emilia)
Note
Angoli: 3-3 (0-1). Spettatori: 24.500 Inizio gara ore 15.30

Commento
Non tragga in inganno il punteggio: l’Inter non meritava proprio di vincere perché tre quarti di partita ha subito l’iniziativa dei grigi, difendendosi a volte affannosamente, dimostrando ampie lacune nei settori costruttivi del gioco e disputando una metà abbondante della ripresa con giocatori sfiatati e scentrati. Nonostante si sia abbandonata sulle ginocchia per una ventina di minuti quando conduceva appena con un gol di scarto (3-2), l’Inter ha avuto la fortuna di saper resistere alle incalzanti offensive degli alessandrini; non solo, ma di saper segnare un nuovo gol a 5’ dalla fine. La vittoria, però, non può lasciar contenti i dirigenti nerazzurri. Forse mai come oggi è apparso evidente il preoccupante cedere alla distanza della squadra. Persino i terzini, persino Achilli oltre ai soliti Milani, Meazza, Campatelli, sono calati notevolmente lasciando la squadra in balia degli intraprendenti alessandrini. Buon per l’Inter che Franzosi era in portentosa giornata e che gli attaccanti grigi erano molto imprecisi e poco decisi nel tirare a rete, nonostante la rara abilità costruttiva dei due mediani laterali e delle mezze ali Coscia e Lushta. Così da una partita condotta in prevalenza, gli alessandrini ne escono con una secca sconfitta. Colpa del loro sistema difensivo troppo aperto e confidenziale, colpa anche di Bodoira incerto nelle uscite nella presa. Rava ha sulla coscienza il quarto gol, ma, in complesso, ha giocato molto bene, come del resto ottima impressione hanno destato Coscia, Lushta, Armano, Pietruzzi e Tortarolo. Dell’Inter, Franzosi è stato mirabile: ha parato almeno quattro tiri da gol di cui due su punizione dal limite; due staffilate che per molti altri sarebbero stati imparabili. Per quanto discontinui nell’azione, Marchi e Passalacqua sono stati i migliori dopo il portiere. Che l’Alessandria fosse in sfortuna, si è capito benissimo al 20’ del primo tempo, quando nasceva il primo gol per mero infortunio del centromediano Bertoni II. Campatelli e Meazza imbastivano una discreta azione; la palla, quindi perveniva a Muci che da trenta metri sferrava un forte tiro. Bertoni II, nell’intento di deviare, colpiva di testa e finiva per mandare in rete, spiazzando nettamente il portiere. I grigi si buttavano in attacco, ma al 35’, su azione di contropiede, Zapirain sfuggito a Pietrasanta tirava debolmente su Bodoira che, a sua volta, respingeva in modo debole. Sulla palla irrompeva Muci che, da due metri, realizzava. Il primo gol alessandrino si aveva al 41’ in seguito ad un perfetto lancio di Coscia che dava in profondità a Lushta. L’albanese entrava in area e sferrava un bellissimo tiro angolato a fil di palo che batteva nettamente Franzosi. Due minuti dopo, però, uovo gol nerazzurro grazie al sistema difensivo degli avversari. Neri e Muci si trovavano infatti soli soletti all’altezza dell’area di rigore per un improvviso rovesciamento di fronte. Neri metteva al centro ove Muci raccoglieva e con un rasoterra imparabile segnava. Nella ripresa, che doveva essere di tinta nettamente alessandrina, i grigi accorciavano in distanza al 5’, quando, in seguito ad un “mani” di Guaita in area, l’arbitro Zilli decretava il rigore. Tirava Rava: la palla batteva sotto la traversa ed entrava in rete. Notevoli due calci di punizione dal limite sferrati e parati in grande stile da Franzosi. L’Alessandria reiterava i suoi attacchi. Al 41’ doveva però subire il quarto beffardo gol. Un tiro di Muci su azione di contropiede colpiva il palo mentre il portiere era a terra, battuto. La palla finiva sui piedi di Rava che, anziché respingere subito, si baloccava con essa sotto porta: irrompeva Muci che non aveva difficoltà a buttarla in gol. (Giorgio Boriani, «Corriere dello Sport del lunedì», 5 maggio 1947) TRA INTER-ALESSANDRIA PIU' GOL CHE AZIONI: 4-2 «Adesso l’Alessandria pareggia», si diceva ognuno sul finire del secondo tempo, con gioia o con trepidazione a seconda del colore della sua passione sportiva. Ed invece no. Al posto del pareggio è uscito fuori il quarto gol di Muci. A parer nostro la bella vittoria sarebbe equamente spettata a… nessuna delle due squadre. Né l’Alessandria, né l’Inter hanno infatti giocato complessivamente bene. Si son viste lunghe serie di passaggi da un avversario all’altro, parecchie imprecisioni, molte fasi di gioco in ombra. Un solo attore è emerso (per non tener conto di Muci che è apparso un realizzatore indomabile) e questi è stato Franzosi. Ogni volta che lo scattante portiere neroazzurro si esibiva in una franca parata (ne ha fatte tre o quattro veramente extra) partiva da tutte le gradinate una salve di fischi in favore di… Pozzo. La psicologia dei tifosi è veramente complicata ed il ragionamento a zig-zag degli zelatori nerazzurri aveva per bersaglio il commissario unico della Nazionale, reo – nientemeno! – di aver preferito Sentimenti IV al guardiano dell’Inter. Come se il portiere bianconero non fosse anche lui in splendida forma! Comunque queste manifestazioni sonore hanno avuto il benefico effetto di «montare» Franzosi che incitato dai fischi, per lui equivalenti ad applausi, ha fatto davvero un partitone. A questo punto, come nei romanzi antichi, sarà bene fare un passo indietro. Chi legge di sei gol registrati complessivamente e di un Franzosi impegnato da tiri difficili, potrebbe immaginare una partita caratterizzata da una feconda attività degli attacchi. Al contrario i due quintetti non hanno mancato di dare delle delusioni e questo valga specialmente per gli avanti grigi. Più pratici invece sono stati i neroazzurri che, grazie a quel topolino di Muci, hanno messo a segno quasi tutte le frecce scoccate da una mediana, per verità, non molto fromboliera. Al 20’ con una stangata improvvisa deviata involontariamente dalla schiena di Bertoni, al 34’ precipitandosi su un tiro di Zapirain che Bodoira, dopo aver parato, si era lasciato sfuggire ed al 43’ saettando in porta un bel centro di Neri, il rapato centroavanti neroazzurro ha gettato l’ambascia nelle retrovie grigie. Per questi tre gol dell’Inter, nel primo tempo ce n’è stato uno di Lushta (al 41’) con un bel tiro a fior di palo, e si sono registrate parecchie occasioni buone sfiorate dagli alessandrini. Anche nella ripresa gli alessandrini hanno dato l’impressione di poter rimontare lo svantaggio. Già al 4’ un lampante «mani» di Guaita, sanzionato senza esitazioni dall’arbitro, aveva permesso a Rava di portare la sua squadra sul 2-3. Tutti i grigi si sono poi lanciati all’arrembaggio conquistando… molto terreno: si è giocato infatti, per circa mezz’ora, vicino a Franzosi. Ma il disordine generale ha fatto da giudice ed ha spostato la lancetta della vittoria sui colori nerazzurri. Da una parte Armano, bravo ma ingenuo, si intestardiva in azioni isolate, Stradella era stranamente sfasato, Coscia e Lushta facevano quel che potevano. Dall’altra – è vero – il mezzo sistema adottato dall’Inter la portava a navigare in acque confuse, mentre Achilli e Milani con belle regolarità continuavano ad infilare papere. In compenso però c’era Muci che con i suoi capelli tagliati ad alzo abbattuto (cura ricostituente, dice lui) capovolgeva l’episodio biblico di Sansone. Il famoso personaggio, insieme alla chioma recisa da Dalila aveva perso la forza, Muci, invece, con la capigliatura a zero pareva aver aumentato la sua. E al 41’, su azione Meazza-Zapirain-palo-intervento corto di Rava, infilò in rete il suo quarto pallone della giornata. Abbracci al piccolo centravanti, ancora poche fasi di gioco e fischio dell'arbitro. L’Inter aveva bisogno dei due punti e se li è presi: ora guarda la classifica senza più rabbrividire. L’Alessandria continua ad essere un rebus: non si presenta male, a tratti domina, eppure non riesce a concretare. Se ieri avesse avuto un Muci il suo rebus sarebbe stato senz’altro risolto. Così il suo problema è sempre aperto. (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 5 maggio 1947) Sei gol: quattro colorati in nerazzurro e due in tinta grigia. Tralasciando quello che potrebbe essere il giudizio che esce dallo stacco riservato a stabilire il valore della partita dal lato puramente tecnico, verrebbe da pensare ad una gara che in fatto di emozioni merita almeno una coroncina da nobile. Gli incontri abbondanti di palle nei sacchi recano quasi sempre i segni di uno spettatore entusiasta, anche se affaticato; dello spettatore che accetta di buon grado il fischio di chiusura per due ragioni; permettere ai polmoni compressi di dilatarsi in un respiro lungo e concedere alle bocche strette di aprirsi, per il commento di favore. Di tutto questo invece nulla, e se un auspicio in sordina si è fatto intuire all’indirizzo del fischietto di Zilli affinché emettesse il trillo finale, ciò lo si deve intendere unicamente quale desiderata richiesta ad evitare lo sfogo di uno sbadiglio in gestazione. Partita povera, quindi? Si può affermarlo senza esitazione. Povera di gioco in modo quasi assoluto e dotata di troppi gol le cui radici affondano nel terreno propizio alla nascita delle cose fortunate: quattro delle sei reti sono da scrivere sul registro della colpevolezza tenuto dalle difese. La specifica è sufficiente a costruire un giudizio giusto e doppiamente negativo: infatti scarsa è da ritenere la prestazione degli attacchi, anche se quello alessandrino, specie nella ripresa, ha mostrato una serie di ottime combinazioni a metà campo; e scarsa l’efficienza delle linee arretrate, sebbene proprio in seno ad esse figuri il migliore dei ventidue in campo: Franzosi, autore di due parate stupende e di diversi interventi da applauso. La premessa vale una chiave: non ci resta che aprire la porta e seguendo la cronaca chiedere una conferma. Occorrono 17’ per vedere sfociare una prima azione degna di rilievo. Il trampolino di lancio è costruito a tre quarti di campo; palla ferma per una punizione contro l’Inter. La sfera scende dolce in area e Coscia con altrettanta dolcezza la serve là, a destra di Franzosi, dove sono appostati Lushta e Stradella. Siamo a tre metri, non di più dalla rete, e il pericolo è grande. Lo scongiura l’abilissimo Franzosi che tempestivo si butta in avanti e blocca tra i due grigi. Prolungato battimani al portiere e fischi indirizzati alla tribuna d’onore; qualcuno ha intravisto e non c’era il C.T. Pozzo; reminiscenze di Firenze. Altri applausi, al 21’, sono per il gol d’apertura: Meazza intravede Muci libero alla sua destra, lo serve e il nerazzurro, quattro metri in corsa, tira direttamente a rete. La palla trova sulla traiettoria la testa di Bertoni II ed entra nel sacco ingannando Bodoira che l’attendeva nell’angolo opposto all’ingresso scelto. La scudisciata inattesa scuote l’Alessandria, che cerca immediatamente il pareggio. Passaggi fitti, sfera che giunge ad Armano appostato a pochi passi da Franzosi, tiro forte e deciso, ma il portiere, in traiettoria, libera d’istinto. La mediana dell’Inter, sfasata in Milani e con un Achilli quanto mai impreciso, si arrabatta, cerca di supplire con la volontà alle manchevolezze, ma spesso si lascia sorprendere dalle controffensive che i grigi sferrano a ripetizione. La poca sicurezza di Marchi e Passalacqua si accentua. Per fortuna gli ospiti peccano di incisività e Franzosi ripara al resto. Al 31’ Stradella, libero, manda alto sopra la traversa e subito dopo Franzosi di pugno respinge una punizione fortissima battuta dal limite da Bertoni II. Al 34’, improvviso, il secondo gol in nerazzurro. Qui è Bodoira che si deve battere il pugno al petto: Campatelli ha mandato a Zapirain la palla di una punizione e l’ala, giocato Pietrasanta, ha tirato a rete. Il portiere si butta, ferma la palla non insidiosa, poi se la lascia sfuggire di sotto al petto. Muci, che ha seguito l’azione, è lì pronto a ficcare nel sacco il comodo pallone. C’è ancora un pericolo per l’Alessandria al 38’ su corto passaggio indietro di Bertoni che costringe il suo portiere a salvare alla meglio di piede ad evitare l’intervento di Muci, poi nei due minuti che corrono dal 42’ al 44’ le due reti pregevoli della giornata. Precedenza a quella alessandrina: l’orchestrazione è di Coscia che scende provocando in area un doppio corridoio libero, uno a sinistra dove si trova Lushta, l’altro a destra riservato ad Armano; la semiala sceglie quello a manca e Lushta, ben servito, picchia sodo scuotendo imparabilmente la rete di Franzosi. Ci corre un fiat e l’Inter rimette le distanze alla misura di poco prima: palla da Meazza a Neri, da questi a Muci che al centro raccoglie la sfera e la mette a segno dopo averla accompagnata in avanti procurandosi spazio e velocità per il tiro. Assai più povera la ripresa. Verrà all’inizio (4’) il gol segnato da Rava su rigore per un inutile mani Guaita, verrà al 40’ l’ultima rete segnata ancora da Muci, su papera di Rava, il quale facilmente avrebbe potuto rinviare la palla proveniente dal palo colpito da un tiro di Zapirain che aveva costretto in tuffo Bodoira; il terzino tergiversava e Muci, sempre pronto, interveniva mettendo nella porta sguarnita. Nel mezzo dei due gol c’è tutto un periodo di netta superiorità di gioco dei grigi, superiorità comunque troppo inconcludente e sterile, così che sarebbe ingiusto dire che l’Inter debba del suo all’ospite. Un portiere in gamba e in forma come Franzosi è di sua proprietà, e guai se glielo togliessero, in quanto poi al bel gioco, ma alla molta inincisività dei grigi, è affare che riguarda, purtroppo, il perdente. Partita correttissima, nessun incidente di gioco. Nella ripresa, dopo una ventina di minuti, Campatelli si è scambiato di posto con Zapirain e Guaita, per quasi tutto il secondo tempo, ha giocato sulla linea dei terzini. (Alberto Ambrosini, «La Gazzetta dello Sport», 5 maggio 1947) Sia tutto perdonato all’Inter, poiché alla meglio segna e, pur lasciando la tecnica nel dolce segno dei ricordi, riesce qualche volta a vincere. Sia tutto perdonato a cotesta povera, sconnessa squadra, che riesce, quest’anno, a tener cheto il cuore calorosamente calciofilo dei milanesi. E sia per converso ringraziata l’Alessandria, superiore per volume di gioco, e tecnicamente meglio impostata dell’Inter, ma frenata all’attacco da una sconsolante incapacità nel tiro a rete. Due punti, checché ne dicano i critici sottili, sono un altro notevole passo verso quell’ideale zona che il gergo vuol chiamata «di sicurezza». È di questi due punti deve essere grata, l’Inter, al buon Muci, non aquila, non giocatore di classe, ma vivo, volenteroso ed intraprendente. Muci ha segnato oggi tre reti su tiro diretto; la quarta l’avrebbe segnata pure (ma nell’ordine sarebbe stata la prima) se un suo tiro non avesse fatto carambola sulla spalla di Bertoni II, centromediano grigio. Il povero Bertoni II, che pure iniziò la serie delle disgrazie alessandrine, è stato fra i migliori della squadra, non inferiore, in fatto di lodevole impegno e di tenacia, a Rava, Pietruzzi e Tortarolo. Il portiere Bodoira ed il terzino Pietrasanta sono stati oggi al di sotto del loro normale rendimento; il primo, incerto nelle uscite e malsicuro nelle prese; il secondo sfocato e lento in ogni respinta (al punto che Zapirain, non più del solito veloce né deciso, riuscì molte volte a soffiargli la palla). In campo nerazzurro, con Muci, è stato al solito Franzosi a conquistarsi gli applausi, con almeno tre salvataggi disperati (e brillantemente risolti). Marchi, pur entrando sovente alla sferzata, ha avuto momenti felici, mentre Passalacqua e Guaita combinarono tali malefatte durante la lunga pressione alessandrina che, con un attacco un po’ più deciso, Franzosi avrebbe potuto vedersela assai male. Abbiamo citato Guaita, con i terzini in quanto l’Inter, come usa contro squadre sistemiste, ha adottato oggi il cosiddetto mezzo-sistema (che è poi un sistema vero e proprio) con tre terzini in linea e due mediani a centro campo. I quali mediani, a dir vero, non furono all’altezza di Pietruzzi e Tortarolo; Achilli, per essere impreciso nei passaggi, Milani per incapacità ormai cronica di reggere continuamente al ritmo della partita. L’attacco ha vissuto delle prodezze di Muci. Il vecchio capitan Peppino ha eseguito i soliti quattro passaggi intelligenti e risolutivi. Campatelli, arretrato, ha più che altro cercato di sorreggere la mediana. Le ali, a loro volta, modeste senza eccessive velleità. Degli attaccanti alessandrini, constatata la comune insipienza nel tiro a rete, dobbiamo ricordare, per scrupolo di cronisti, qualche buona galoppata di Lushta. Vivace ed intraprendente, ma disordinato, Stradella; superiore a Guaita nei duelli per la palla l’anziano Rosso, pur tuttavia manco l’aire per risolvere. Attardato Armano dalla lentezza cautelosa di Coscia. Ecco, in sintesi, la cronaca delle fasi risolutive. 1ª rete: tocco di Meazza a Muci, tiro verso Bodoira, ben piazzato, da una trentina di metri; la spalla di Bertoni II sulla traiettoria; palla in rete nell’angolino sinistro (20’). 2ª rete: punizione lunga di Campatelli a Zapirain; scartato Pietrasanta, l’uruguaiano tira di destra raso terra a rete; Bodoira para ma non trattiene, Muci in corsa riprende e segna (34’). 3ª rete: discesa di Coscia, passaggio perfetto a Lushta, tiro a mezza altezza a fin di montante; Franzosi si tuffa in ritardo; nulla da fare (41’). 4ª rete: Meazza di precisione lancia Neri. Breve discesa e traversone al centro; Rava tenta una presa alta in piena area; non ci riesce e la palla perviene a Muci che la scaraventa in rete (43’). 5ª rete (al 5’ della ripresa): Guaita, nel respingere una facile palla, tocca involontariamente con la mano; l’arbitro decreta il rigore e Rava trasforma. 6ª rete: intelligente lancio di Meazza a Zapirain; tiro fortissimo da circa 30 metri sul paletto; palla che schizza sul piede di Rava; indugio del nazionale, che palleggia tranquillo, preparando la rovesciata; Muci gli è addosso, gli soffia la palla e la sospinge in porta. Tra una rete e l’altra, pressione alessandrina costante quanto inconcludente. (Franco Brera, «Tuttosport», 5 maggio 1947) LA SQUADRA A MONTECATINI I grigi partirano martedì prossimo per Montecatini dove si tratterranno in riposo, in attesa di riprendere il viaggio per Livorno dove li attende un difficile incontro. (Il Piccolo, 10/05/1947) RISULTATI: [31ª giornata] Sampdoria-Triestina 4-1 (anticipata al 25 aprile 1947) [30ª giornata] Atalanta-Fiorentina 1-1 Juventus-Bologna 2-0 Lazio-Genoa 1-1 Livorno-Torino 0-2 Modena-Roma 1-0 Napoli-Bari 5-1 Sampdoria-Vicenza 2-1 Triestina-Brescia 0-1 Venezia-Milan 1-1 CLASSIFICA: Torino 48; Juventus, Modena 43; Milan 40; Bari 33; Napoli, Sampdoria* 32; Atalanta, Bologna 30; Vicenza 29; Genoa 27; Alessandria, Internazionale, Lazio, Livorno 26; Fiorentina, Roma 25; Venezia 23; Brescia 22; Triestina* 16. *: una gara in più MARCATORI 20 gol: Mazzola (Torino) 17 gol: Puricelli (Milan) 16 gol: Astorri (Juventus), Gabetto (Torino) 15 gol: Baldini (Sampdoria), Dalla Torre (Genoa) 14 gol: Korostelev (Juventus) 13 gol: Candiani (Juventus), Carapellese (Milan) Il punto sul campionato Con Castigliano e Gabetto il Torino aveva vinto in casa del Livorno mantenendo i cinque punti di vantaggio sul Bologna: di Astorri e Korostelev le marcature bianconere. Con un gol di Brighenti il Modena aveva battuto la Roma. Cinquina del Napoli contro il Bari: mattatore della sfida Busani, autore di una tripletta. Era bastato un gol di Paolini al Brescia per vincere in casa della Triestina. La Sampdoria, in rimonta, aveva conquistato i due punti in palio sul Vicenza.