Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
22-06-1947 - Giornata: 36 - Torino - Filadelfia


Torino AC - Alessandria US 4 - 1 (2 - 0)
RETI: 8. Ossola F. [To] , 14. Ossola F. [To] , 73. rig. Loik (II) E. [To] , 80. Loik (II) E. [To] 90. Sotgiu P.[A]

Alessandria US Diamante Luigi, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Tortarolo Francesco, Coscia Aristide, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Giorgino Giuseppe, Lushta Riza, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
TORINO AC: Bacigalupo (VI) Valerio, Ballarin (I) Aldo, Maroso, Grezar, Rigamonti Mario, Castigliano, Ossola, Loik (II) Ezio, Gabetto, Mazzola Valentino, Ferraris (II) Pietro. All.: Ferrero Luigi

Arbitro: Camiolo Eliseo (Milano)
Note
Angoli: 9-1. Spettatori: 10.000. Incasso: 1.850.000 lire. Tempo afoso con bufera nel finale, terreno secco Inizio gara ore 16.30

Commento
IN QUINDICI MINUTI IL TORINO SISTEMA LA GARA CON I GRIGI: 4-1 Invece di novanta minuti, questa partita ha offerto spettacolo solo per quindici. L’elemento, non vogliamo dire unico, ma certo principale di interesse dell’incontro era dato dall’impegno che l’Alessandria avrebbe sfoderato, dall’accanimento con cui essa avrebbe lottato per portar via dal campo del Torino, non diciamo l’intera posta ma anche un solo punto. Non per nulla tanta gente dalla città della paglia aveva fatto il viaggio. Si tratta di retrocessione, mica storie. Ora, al momento in cui Ossola segnò il secondo punto per i granata, questo elemento di interesse venne a crollare di colpo. Il risultato era già determinato e consacrato: di lottare a denti stretti non v’era più necessità. Fu come se una gran doccia si fosse abbattuta su giuocatori e spettatori. E magari, data la gran calura, se questa doccia fosse stata, oltreché morale, anche materiale! Magari. Ché la seconda constatazione riguarda l’ambiente-momento. È una pazzia giuocare al calcio in questo periodo. Una pazzia per i giuocatori, per gli spettatori per tutti, perfin per i cassieri. Nessuna meraviglia che, in queste condizioni di clima, i giuocatori non abbiano più fatto ricorso a recondite risorse di energie, una volta che il risultato già era stato sancito. Nessuna meraviglia che anche in una squadra come il Torino un solo uomo, Ferraris II, sia, apparso in forma. Giuocò come il gatto con il topo, il Torino, dopo le due frecciate iniziali di Ossola. Segnò due reti, di cui una su rigore, se ne fece annullare altre per «fuori giuoco», riposò, si riprese, si riaddormentò. E finì per far segnare all’Alessandria il punto dell'onore, proprio al minuto finale, quando più la cosa non poteva avere conseguenze. Sotgiu sfuggì a Ballarin I e batté Bacigalupo II. Nei primi venti minuti della ripresa Loik II aveva però già portato a quattro le reti del Torino, segnando una volta su rigore (fallo di Arezzi) ed una volta al termine di una bella azione di Ferraris II, a cui l’intervento falloso di un difensore grigio non aveva impedito di passare esattamente al compagno. Come abbiamo detto, la partita era finita prima del suo termine. Precisamente come il campionato è già finito, prima del suo termine. (Vittorio Pozzo, «Stampa Sera», 23 giugno 1947) Per cucire le varie fasi di gioco è stato sufficiente ai campionati il filo da imbastire. L’Alessandria non aveva nemmeno tanta forza da spezzare quello. Il Torino ha messo così in mostra un modelle delle sue partite di tipo «B», vale a dire quelle che non lo oppongono ad avversari molto temibili. Questo modello consta di due caratteristiche fasi: nella prima un volenteroso di turno – nel caso specifico di oggi, Ossola – segna un paio di gol, del tipo «ragazzino, guarda come si fa», nella seconda i campioni, da gran signori, badano soprattutto a non mortificare l’avversario. In quanto ai grigi, convintisi di quel che sarebbe loro capitato, si sono sforzati ognuno di lanciare via la palla non appena la avevano tra i piedi, quasi ad evitare brutte figure. Giorgino non si è quasi visto e la difesa, a parte Rava, ha avuto fasi alterne. Pensare che la prima azione pericolosa è stata la loro. Al 7’ Lushta con un tiro parabolico impegnava Bacigalupo in una difficile parata. Dopo uno scambio di schermaglie tra Ballarin-Sotgiu e Armano-Bacigalupo, si è avuto il primo gol di Ossola. Un’entrata a vuoto di Tortarolo ha dato via libera all’ala destra granata che è filata verso la rete segnando imparabilmente. Al 14’ lo stesso Ossola, sfruttando un buon passaggio in profondità di Gabetto, portava a due le reti del Torino. Nella ripresa i grigi badavano soprattutto a difendersi. Ciononostante al 9’ Giorgino aveva un pallone d’oro e filava tutto solo verso la porta di Bacigalupo. Questi allora gli usciva incontro e proprio mentre il centravanti avversario faceva partire il tiro, si gettava sui piedi. Il pericolo era sventato ma il portiere rimaneva purtroppo malconcio. Un palo di Lushta al 15’ e quindi al 28’ una autentica tegola sul capo degli alessandrini. Arezzi, credendo di essere fuori area, toccava nettamente il pallone con le mani. L’arbitro che era a pochi passi decretava il rigore e Loik lo trasformava in rete. Lo stesso Loik al 34’ sfruttava uno sgambetto fatto da Pietrasanta e Ferraris, cogliendo il pallone che quest’ultimo era riuscito a passargli nell’attimo in cui cadeva: da pochi passi saettava in rete. Al 42’ Ossola si vedeva ancora annullata una rete per fuori gioco. Proprio allo scadere del tempo Giorgino imbastiva finalmente una buona azione su un favorevole pallone passatogli da Sotgiu: gli ripassava il pallone e l’ala sinistra otteneva la rete della bandiera. Giusto premio alla buona volontà di quest’ultimo. Per una volta tanto era avvenuto proprio come nelle favole, che un buono era stato premiato. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 23 giugno 1947) È bastata una vampata di gioco granata per risolvere, in quattro e quattr’otto, la partita. Erano partiti di scatto, i grigi e si gettarono subito verso la porta di Bacigalupo, ma il Torino non ammetteva simili scherzi, non ammetteva simili scherzi, prese perentoriamente le redini in mano, si fece sotto. Già su discesa di Loik II, Mazzola aveva tirato in gol, le mani di Diamante e il palo respinsero la palla, Ferraris II la raccolse in corsa e la proiettò verso la rete; un difensore grigio deviò miracolosamente, in angolo. Si capì che i campioni volevano liquidare presto la faccenda. Prima rete dopo nove minuti di gioco. Loik scese da metà campo, indovinò Ossola spostato al centro, gli allungò la palla. Ossola simulò un passaggio verso Ferraris e tirò invece improvvisamente di sinistro, segnando. I grigi accusarono il colpo. Lushta e Arezzi, i più abili costruttori degli ospiti, cercarono di tessere qualche trama e dare impulso alla squadra; ma furono ancora i difensori a lavorare con un certo affanno, presi alla gola da una muta di attaccanti che avanzavano da tutte le parti. Seconda rete: 15’, Grezar (di testa) a Mazzola a volto verso il centro; lì c’è appostato anche stavolta Ossola, tiro a volo, di sinistro, palla ficcata irresistibilmente nel sacco. Il Torino, a questo punto, capì che il risultato non gli sarebbe più sfuggito di mano e calò il ritmo del suo gioco. Ne approfittarono gli ospiti per imbastire qualche azione: al 18’ Armano sparò deciso, le mani di Bacigalupo, aiutate dalla traversa, respinsero la palla. Ma l’attacco dei grigi brancicava. Lushta gli dava ordine, operava con scioltezza e facilità di palleggio; ma nessuno sapeva concludere questo lavoro. Il tempo volava via, e Diamante aveva il suo da fare, con certe sventagliate di palloni con cui l’attacco granata, svegliandosi di tanto in tanto, lo bersagliava. Al 42’ il portiere alessandrino compì un’autentica prodezza bloccando una repentina girata di testa di Mazzola. Si capiva, comunque, che la gara andava lentamente svuotandosi ad ogni vibrazione. Al 10’ della ripresa Giorgino si ficcò come un aculeo nello sbarramento difensivo granata, piombò solo in area, ma Bacigalupo gli si avventò sui piedi liberando. Bacigalupo rimase stordito, dolorante e zoppicò per il resto della gara. I grigi giocarono l’ultima carta: si gettarono in avanti; al 16’ Lushta colpì il palo. Non riuscirono a passare, perché Maroso e Rigamonti e anche Ballarin stavano sempre all’erta. Il Torino si rifece sotto e Diamante riprese a sgobbare. Al 28’, un passaggio di Mazzola e Grezar stava per mettere il mediano solo davanti alla rete; ma Coscia intercettò la palla con la mano. Rigore. Gol di Loik. Il quarto punto granata arrivò al 35’ e fu Mazzola a lanciare Ferraris: rapida conversione verso il centro, un tentativo di sgambetto non impediva all’intramontabile atleta di allungare al centro, dove Loik era completamente libero: un colpetto e il gioco era fatto. I grigi segnarono con Sotgiu nel tempo di ricupero (esattamente al 47’): e fu un peccato di distrazione dell’intera difesa torinese. Del resto la partita, da qualche tempo, stava trascinandosi per forza di inerzia. Un simile incontro si commenta da sé. È evidente che l’Alessandria non aveva troppe possibilità di infastidire il Torino, che pure sembrava aver più voglia di andare in vacanza che di sudare in questi pomeriggi assolati (e meno male che verso la fine un improvviso ventaccio, quasi di temporale, venne a mitigare l’afa). Finché poterono intravedere le possibilità di un risultato favorevole i grigi si batterono con slancio e vigore, seppure con ammirevole correttezza; quando le reti al passivo divennero tre, la squadra si rassegnò, capì che la sorpresa clamorosa non era più possibile. Era troppo evidente il distacco di valori e di gioco per poter pensare a un esito sensazionale. Da parte sua il Torino rallentò presto l’andatura e certo non volle accanirsi limitandosi a cogliere quei frutti a cui non era proprio possibile rinunciare. E non sai, quindi, se la prova fiacca di qualche granata risentì di questa atmosfera… idilliaca o derivò da una certa stanchezza. Un’indagine non avrebbe senso. Queste partite finali hanno soltanto più un valore dimostrativo e quando il risultato è saldamente in mano, è vano chiedere alla squadra un continuo stato di tensione. Gli uomini più validi nelle file granata: Maroso, Ferraris, Ossola, Rigamonti, Grezar e Bacigalupo. L’Alessandria scelse la via più sportiva per tentare qualcosa di concreto. Un gioco tutto slancio ma sempre irreprensibile. Questo torna a suo onore. Qualche uomo in maglia grigia sembrò di fronte ad un compito più grande di lui. Ma la partita di Diamante, di Arezzi, di Tortarolo, di Lushta e di Rava fu, anche tecnicamente una bella cosa. Certo la squadra, ottimamente impostata in campo tattico, ha bisogno di linfa nuova. Il Presidente Moccagatta mi diceva, a fine partita, che il programma è pronto, anche se la sua completa realizzazione è piuttosto complessa. Direttore Camiolo. Tre reti annullate ai granata; giustamente, secondo noi. Un arbitraggio piano e facile, aderente allo sviluppo della partita. Prima dell’inizio dell’incontro Rava consegnò a Mazzola un’orifiamma tricolore. Il pubblico festeggiò calorosamente i neo-campioni, accolse simpaticamente gli ospiti. Di quando in quando si alzava un grido: «forza grigi». Era presente un migliaio di sportivi alessandrini. Neppure un battibecco. Bella cosa. (Ilo Bianchi, «Tuttosport», 23 giugno 1947) Il Torino è partito in tromba e si è immediatamente assicurata la vittoria, quella vittoria che gli premeva non tanto per la classifica, che non potrà più essere mutata, quanto per il fatto che ancora gli bruciava il famoso due a zero che lo aveva visto soccombere sul campo dei grigi, proprio nell’unico momento cruciale del campionato. Dopo le due reti iniziali, tuttavia – ambedue ad opera di Ossola – la squadra, pur continuando a far gioco, ha mollato lievemente la sostenuta andatura iniziale. Questo consigliava il clima torrido ed afoso, di fronte al quale anche i grigi hanno a poco a poco piegato le ginocchia. Sicché, di fronte ad un primo tempo vivace e pieno di grandiosità, ne è succeduto un secondo, nel quale hanno abbondato i passaggi sbagliati. Era logico, con un campionato così lungo. Con lo scudetto in tasca il Torino si è presentato al gran completo. L’Alessandria, con Armano ala e Giorgino al centro, non ha mai dato impressione di poter far gioco o comunque sfondare, per essere mancante di mordente nelle due mezzali, tosto scoppiate ed in Coscia che ha avuto un compito superiore alle proprie forze. L’unico Arezzi, tempra di gladiatore e magnifico atleta, ha retto per tutta la partita, coadiuvando efficacemente Rava e Pietrasanta nell’improbo lavoro difensivo. Tortarolo, in buona forma, di fronte al terribile Gabetto ha meno faticato, perché il centravanti granata, che pure ha giocato una buona partita, non ha reso secondo il suo solito, cosa questa prevedibile perché Gabetto non ama molto la stagione calda. Il primo goal è venuto dopo solo otto minuti di gioco, quando Mazzola aveva già scaraventato la sfera sul palo, ad opera di Ossola. L’ala granata scattava di prepotenza su un allungo fatto a Gabetto e da questi non sfruttato, convergeva al centro e lasciava partire un secco tiro da sinistra che si insaccava senza remissione nella rete avversaria. Anche sei minuti più tardi, al 14’, lo stesso Ossola riceveva in profondità da Mazzola, al termine di una serie di ubriacanti passaggi e segnava dopo aver lanciato la palla sull’interno della traversa. Prima della fine del tempo Lushta tentava la via della rete, ma inutilmente: Bacigalupo II parava con sicurezza. Ripresa fiacca: Al 15’, un palo di Lushta, unico fromboliere della prima linea grigia, risvegliava il Torino. Tuttavia fino al 28’ non si giungeva a nulla di fatto; infine, uno scambio Mazzola-Grezar veniva intercettato da Arezzi di mano in area e sul rigore Loik II sparava in sacco. Ancora Loik II al 35’ raccoglieva i frutti di una bellissima intesa Mazzola-Ferraris, e soltanto al 45’ Sotgiu segnava con un tiro angolato, dopo aver giocato due volte Ballarin. (Giorgio Viganotti, «Corriere dello Sport», 23 giugno 1947) DOMANI LA LAZIO Cala il sipario sul campionato attuale Disco rosso al Moccagatta? L'Orso ballava a Torino - Immutata la formazione È stata una bella partita, commentavano i torinesi all’uscita dal campo di via Filadelfia, una bella fregatura ripetevamo noi che eravamo partiti su di una Topolino scassata, avevamo bucato tre gomme, avevamo corso il rischio di farci schiacciare da Nuvolari durante il viaggio! Veramente abbiamo potuto ammirare il gioco del Torino, ma noi pretendevamo almeno un punto, con quali titoli non si sa, e caperete che il risultato non ci ha certamente rallegrato quel maledetto viaggio di ritorno. Ad ogni modo e scherzi a parte abbiamo visto per venti minuti un grande Torino, quella squadra che avevamo ammirato contro il Bologna nel girone di andata, undici giocatori che in un quarto d’ora di vena travolgono qualunque avversario nazionale e forse internazionale. Un gioco perfetto, il sistema applicato diremmo ad occhi chiusi, passaggi dosati al millimetro, pallone costantemente a terra, gioco veloce ed ubriacante, tiro a rete al fulmicotone da parte degli avanti e dei mediani laterali. Anche contro i grigi il Torino ha acquisito il risultato in poco più di un quarto d’ora: due reti perfette, altre segnate ed annullate giustamente perché viziate da fuorigioco, ma coronamento di azioni irresistibili. L’Alessandria di fronte ad una simile burrasca ha cercato di fare argine alla meno peggio ed ha messo in luce i difetti capitali della sua inquadratura dove Armano e Giorgino sono apparsi ad dirittura infantili ed immaturi assolutamente per la divisione A e dove Rava gioca per il pubblico evitando entrate che possono sbilanciarlo di fronte ad un Ossola più scattante e più a posto, dove Pietrasanta poco più che ventenne si faceva surclassare da un Ferraris nato nel 1912, dove Coscia dimostrava la sua fragilità, dove Pietruzzi non legava con i compagni perché allibito di fronte al funambolesco gioco dei mediani avversari. In queste condizioni d’inferiorità emergevano Lushta, anche se troppo individuale, Sotgiu intraprendente, veloce – vero Ballarin? –, autore di una rete stupenda, Arezzi atleticamente forte, Tortarolo onesto marcatore di Gabetto e Diamante, anche se quest’ultimo ha abusato delle respinte a pugno che molte volte non risolvono l’azione. Ma il Torino è il Torino e nella prima mezz’ora del secondo tempo, quando si riposava all’ombra… della tribuna, i grigi hanno potuto tessere pregevoli azioni a metà campo che poi naufragavano miseramente nell’area granata per la classe dei difensori Ballarin, Rìgamonti e Maroso, numero uno in campo. Bacigalupo ha dovuto eseguire alcune parate difficili su tiri di Lushta ed i pali si sono incaricati di respingere un paio di tiri che avevano tutta l’aria di essere imparabili. Ad ogni modo l’Alessandria è salva ed il Consiglio direttivo è animato dalle migliori intenzioni di rinforzarla acconciamente per il campionato venturo che si presenta difficile dato che retrocederanno ben cinque squadre. Domani la Lazio troverà certamente disco rosso al «Moccagatta» ed i due punti porteranno l’Alessandria ad una quota che la metterà al sicuro da ogni eventuale sorpresa di questo campionato durante il quale si sono viste le cose più… strane. Volevamo ancora tessere l’elogio dei tifosi grigi che in massa si sono recati a Torino per incitare la squadra del cuore: magnifici questi sportivi mandrogni, con un cuore grosso così. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 28 giugno 1947) RISULTATI: Bari-Milan 0-3 Bologna-Atalanta 2-0 (sul campo neutro di Parma) Fiorentina-Genoa 2-2 Internazionale-Modena 1-0 Lazio-Triestina 3-0 Napoli-Roma 0-3 Sampdoria-Livorno 2-1 Venezia-Juventus 0-2 Vicenza-Brescia 2-0 CLASSIFICA: Torino 59; Juventus 51; Modena 50; Milan 48; Bologna 37; Bari, Sampdoria, Vicenza 36; Atalanta, Lazio, Napoli 35; Genoa 34; Internazionale 33; Livorno, Roma 32; Alessandria 31; Fiorentina 29; Brescia 28; Venezia 27; Triestina 16 MARCATORI 27 gol: Mazzola (Torino) 21 gol: Puricelli (Milan) 17 gol: Astorri (Juventus), Baldini (Sampdoria), Carapellese (Milan) 16 gol: Dalla Torre (Genoa), Gabetto (Torino) 15 gol: Korostelev (Juventus), Muci (Inter), Raccis (Livorno) Il punto sul campionato La sconfitta casalinga del Venezia opposta alla Juventus era suonata per i veneti come una condanna alla retrocessione in Serie B cosi come era accaduto al Brescia opposto al Vicenza. Importante pareggio ottenuto dalla Fiorentina contro il Genoa: per i viola erano andati in gol Gei e Rallo.