Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
01-06-1947 - Giornata: 33 - Genova - Luigi Ferraris


Genoa CFC - Alessandria US 3 - 1 (2 - 0)
RETI: 37. Chizzo B. [Ge] , 42. Bonistalli A. [Ge] , 51. Bonistalli A. [Ge] 57. Giorgino G.[A]

Alessandria US Diamante Luigi, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Tortarolo Francesco, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino , Pietruzzi Mario, Giorgino Giuseppe, Lushta Riza, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
GENOA CFC: Castellini; Cappellini (II) Bruno, Becattini; Cattani, Sardelli, Bergamo; Chizzo, Trevisan, Bonistalli, Verdeal, Macrì. All.: Garbutt William.

Arbitro: Agnolin Guido (Bassano del Grappa)
Note
Rigore sbagliato: 55’ Rava [A, parato]. Angoli: 3-4. Spettatori: 15.000. Incasso: 2.200.000 lire. Caldo sostanzioso, terreno soffice. Inizio gara ore 15.30

Commento
Sbaglia tu che sbaglio anche io VELO D'OBLIO INVOCASI SU GENOA-ALESSANDRIA 3-1 Di solito, una partita come questa viene definita «la più brutta vista nel corso di tutta la stagione». Siccome però la frase si è sentita con qualche frequenza nel corso della stagione stessa, nasce il dubbio su quale delle partite meriti veramente la qualifica specifica. L’ultima? La penultima? La terzultima o quale altra? Fra tutti i giocatori che sul campo del Genoa tiravano calci all’impazzata, ha finito per vincere chi, a un dato momento, ha tenuto un occhio socchiuso di quel tanto sufficiente a non sbagliare una porta larga più di sette metri e tutta libera. Chi l’ha fatta veramente da padrone è stato il sole e la calura ha premuto sul campo come una cappa di piombo. Ha cominciato l’ala sinistra dell’Alessandria, Sotgiu, a spedire alle stelle un pallone, solo da sospingere in rete. Hanno continuato Bonistalli, Chizzo e compagni, sbagliando punti già fatti e si è giunti persino a un Rava che ha fallito un rigore. Errori su errori. Il primo punto stesso del Genoa fu segnato su un errore di un terzino dell’Alessandria che «svirgolando» un pallone lasciò due avversari soli davanti alla rete, di modo che a Chizzo non rimase che sospingere la palla nella porta. Anche sul secondo vi fu un elemento di errore, ché nessuno stava accanto a Bonistalli per marcarlo al momento in cui egli riceveva la palla da Macrì su caldo d’angolo. Anche per giungere al tre a zero uno sbaglio ci mise lo zampino, giacché colui che caricò Bonistalli al momento in cui questi stava per scoccare in rete, cadde a gambe levate, e Bonistalli poté segnare mentre il portiere stava a guardare. Persino il punto dell’onore per i grigi fu dovuto ad un errore: il tiro di punizione di Arezzi colpì il piede del compagno Giorgino che mandò a finire la palla sulla sinistra della porta mentre il portiere si era già gettato in tuffo sulla destra. E prima l’Alessandria si era visto attribuire un rigore per fallo di Sardelli e Rava aveva tirato a mezza altezza sulla sinistra e Castellini aveva salvato deviando in angolo. E dopo su punizione due alessandrini avevano addirittura mancato aita prima regola del gioco; quella che dice di non mandare la palla se si vuol fare qualcosa di buono. Qualche sprazzo di luce in tanto buio fu il lavoro dei portieri. Diamante deviò col pugno da pochi possi un fortissimo tiro di Macrì e Castellini, che già aveva parato il rigore di Rava, salvò con un gran tuffo, proprio all’ultimo minuto, la sua rocca dalla capitolazione a seguito di un tentativo di Sotgiu. Perfino l’accanimento mancò a questo incontro; che pure avrebbe avuto parecchi motivi per essere disputato con la foga della disperazione. L’Alessandria, che perdendo vedeva quasi disperata la sua situazione, non pose cattiveria nell’incontro. Qualche fallo di natura tecnica e fu tutto. Forse nell’Alessandria tutto l’accanimento è stato riversato nelle lotte interne per cercare il colpevole di quello che sta avvenendo in campo. Di quanto è avvenuto in campo specificatamente nella giornata di ieri la colpa non ultima come già detto va attribuita alla temperatura: un caldo proibitivo per il gioco del calcio; un caso che dovrebbe bastare di per sé a condannare la lunghezza insulsa, antipatica ed antieconomica di un campionato come l’attuale. (Vittorio Pozzo, «Stampa Sera», 2 giugno 1947) Caldo sostanzioso, terreno soffice. Il Genoa è tornato al sistema, lasciando negli spogliatoi Ortega e Servetto. L’Alessandria mancava di Bertoni, Stradella e Armano. C’era un po’ di ruggine tra le due squadre e Agnolin lo sapeva. Che non confondessero il suo cognome col suo carattere comunque, perché il direttore d’orchestra era lui e chi stonava pagava. Fu così che la gara, che pareva imbinariarsi su un percorso accidentato sprigionante faville, venne messa su di un tragitto sufficientemente regolare, a curve rialzate, e arrivò in stazione regolarmente, pur se con qualche minuto di ritardo, forse per il fatto che gli infitti sibili arbitrali avevano tolto molto prezioso tempo al gioco. Le due avversarie sono partite in quarta: sparando raffiche a salve. Si è capito subito che lo stile era rimasto nelle valigette donde i ventidue avevano solo prelevato le cartucce per il combattimento ravvicinato, e parve di colpo che i rossoblù contassero su polveri asciutte e armi lubrificate, mentre i grigi stentassero a far scattare i congegni per dar via libera ai nastri dei proiettili. Però era solo un’illusione ottica. Nella realtà le due squadre, lottando a testa bassa, ognuna secondo una propria tattica (intelligente) e una propria meta (preziosa) mettevano a nudo pregi e difetti non indifferenti, che la sola volontà non bastava a camuffare. Sta di fatto che se già in apertura per due volte Verdeal (6’ e 7’) si trovò sui piedi la palla da rete e la creatura non nacque per fallosi interventi avversari, un minuto dopo Sotgiu rovesciò su Castellini un bel pallone e ci fu un insidioso tiro di Giorgino che trovò pronto il guardiano rossoblù. E se al 21’ Diamante spuntò chissà come sulla traiettoria di una fucilata di Bergamo e salvò la sua rete al 23’, Castellini dovette – crediamo – ringraziare affettuosamente e calorosamente Sotgiu per una colossale ceffata alla palla a un metro dalla rete o poco più. Con avanti e indietro grigi e rossoblù decisi a vendere cara la pelle – carissima per entrambe le compagini – senza costrutto sino al 37’. Perché al 37’ successe una cosa stramba: un allungo dalla mediana arrivò a Bonistalli che allargò sulla sinistra, Macrì raccolse e centrò. Uscì Diamante per intercettare: intervenne Tortarolo per rinviare; com’è, come non è la palla fece carambola sui due scavalcandoli. Chizzo svettò, l’accompagnò in rete di testa. Sei minuti dopo calcio d’angolo contro i grigi, Macrì dosa il pallone sulla testa di Bonistalli e il gioco è fatto, anche perché Diamante è venuto fuori porta. Due a zero per il Genoa e l’Alessandria non ne può niente. Al 6’ della ripresa altra mazzata sul pur robusto groppone dell’ora. Verdeal serve Bonistalli libero: il centrattacco allunga e Arezzi non riesce a bloccare, tira in corsa di sinistro, gol. Poi l’episodio del rigore, reo Castellini che abbranca Giorgino per le gambe e gli impedisce di tirare. Espierà Castellini parando in maniera stupenda il tiro di Rava. Ma la pressione dell’Alessandria ora si è fatta pesante e i rossoblù stanno imbarcandosi gradualmente per i paesi del sub-cosciente. Accusano la fatica i mediani laterali, tentano i due terzini a frenare Rosso, Sotgiu e Verdeal nervoso e pigro scompare dalla scena. Al 12’ Arezzi fattosi sotto spiana il moschetto e spara. Castellini si butta, ma la palla incontra una gamba di Giorgino e entra in rete dalla parte opposta. Assolto Castellini che oggi ha giocato un partitone. (Aldo Merlo, «La Gazzetta dello Sport», 2 giugno 1947) Bisogna dire che l’Alessandria non meritava di perdere così nettamente poiché i grigi mai furono dominati dal Genoa in modo continuo. La partita ha visto, infatti, un alternarsi di azioni equilibrate e, se si volesse essere precisi, una leggera superiorità territoriale degli ospiti in confronto dei rossoblù. Ma, mentre i grigi non hanno saputo sfruttare, nel primo tempo, qualche azione favorevole – quando ancora le due squadre erano sullo zero a zero – il Genoa ha invece portato a buon fine le azioni d’attacco create, cosicché ha vinto la squadra più pronta. La partita è stata giocata con molto accanimento ma con pochi pregi stilistici. Bisognose entrambe dei due punti, le antagoniste non hanno badato tanto per il sottile e l’arbitro ha dovuto faticare non poco per tenere l’incontro sulla sua giusta strada. Del Genoa un solo uomo si è salvato dal marasma generale: Sardelli. Gli altri hanno giocato con molto cuore, ma hanno palesato di risentire della lunga stagione di attività. Eccovi una rapidissima cronaca delle quattro reti. Al 22’ del primo tempo Sotgiu, servito da un’azione Pietruzzi-Giorgino, non ha saputo trasformare un pallone che gli era capitato fra i piedi mentre si trovava, libero, a tre passi dalla porta. Il suo tiro finiva alto: una cosa davvero incredibile. Poi è stato Pietruzzi che, servito di un pallone battuto dall’angolo da Lushta, riceveva il tiro, solo, a brevissima distanza dalla rete: egli calciava in pieno sul portiere genoano. Al 37’ primo gol del Genoa segnato da Chizzo a porta vuota, in seguito ad uno scontro fra Diamante e Tortarolo: la palla, perduta dal portiere alessandrino, capitava sui piedi del rossoblù, il quale la metteva in rete. Al 42’, su calcio d’angolo tirato da Macrì, Diamante usciva fuori tempo e Bonistalli infilava la porta con un tiro senza difficoltà. All’inizio della ripresa, il Genoa attaccava ancora e al 6’ Bonistalli, su allungo di Verdeal, entrava nell’area di rigore, segnando da pochi passi con un tiro in angolo. Tre minuti dopo, per fallo di Castellini su Giorgino, l’arbitro decretava un rigore che Rava batteva con forza ma con poca precisione, cosicché il difensore genoano poteva deviare in angolo. Tuttavia i grigi insistevano e al 12’ un tiro di Arezzi era deviato in un angolo della rete da Sardelli mentre Castellini attendeva la palla dalla parte opposta: tre a uno. L’Alessandria attaccava con foga per venti minuti e il Genoa si salvava spesso fortunosamente. Poi, nell’ultimo quarto d’ora, i grigi si placavano e il Genoa portava ancora alcune azioni offensive sbagliando più volte le occasioni propizie per aumentare il vantaggio. (Renzo Bidone, «Corriere dello Sport», 2 giugno 1947) Fra due squadre nessuna delle quali poteva concedersi il lusso di perdere, ha vinto quella che meno ha risentito dei suoi difetti costituzionali, in ciò avvantaggiata dall’aggravante che i grigi dovevano giocare in una formazione piuttosto estemporanea. È difficile dire se gli spostamenti fatti nelle file dell’Alessandria un po’ per necessità di cose e un po’ per trovare il meno peggio, abbiano portato un sicuro beneficio al rendimento complessivo dell’undici, ma è un fatto che la squadra si è mossa sovente a fatica e spesso non trovò tra uomini e reparti quel nesso conduttore che quasi sempre è la determinante del risultato. Eppure la difesa sebbene violata tre volte resse sempre con efficacia, specie con Pietrasanta, ma non da meno gli fu Rava fino a quando la fatica non incise sul suo rendimento e la mediana ebbe un gigante in Arezzi e una rivelazione in Coscia nel ruolo di mediano. Ma Tortarolo ebbe il torto di lasciarsi sovente sgusciare via Bonistalli e in prima linea un po’ tutti mancarono al loro compito fatta eccezione per Rosso e assolvendo Giorgino troppo abbandonato a se stesso nel clima arroventato di una partita giocata senza reticenze. Anche il Genoa ebbe tuttavia i suoi nei e i suoi difetti. Prima fra tutti quelli delle ali che non sono tali e che quindi non potevano dare al rendimento della prima linea l’apporto normale di due giocatori di questo ruolo. Per di più né Trevisan né Verdeal imbroccarono la loro giornata buona. Fu buona ventura per il Genoa l’eccezionale giornata di Bonistalli, sgusciante e guizzante, pratico e costruttivo e nella circostanza perfino in felici condizioni di realizzatore. Ma la chiave della vittoria rossoblù è stata soprattutto il rendimento del sestetto difensivo, e segnatamente di Sardelli, la classe del quale rifulse più viva che mai, nonché di Castellini, autore di ammirate parate, alcune delle quali veramente eccezionali. Di fronte a questo avversario l’Alessandria resistette bene per oltre mezz’ora. Si salvò al 5’ da un «a solo» di Verdeal troncato da Arezzi in piena area in modo non del tutto legittimo; sciupò al 22’ una bella occasione per l’imprecisione e la precipitazione di Sotgiu; sfiorò il successo al 28’ quando un tiro di Pietruzzi venne fortunosamente parato da Castellini e capitolò al 36’ quando sopra un lungo pallone di Bonistalli si gettarono simultaneamente Chizzo, Macrì, Diamante e Tortarolo, su cui la palla fece un impensato rimbalzo scavalcando diamante uscito dai pali e permettendo a Chizzo di segnare facilmente da due passi. Sei minuti dopo un secondo angolo contro i grigi veniva dosatamente calciato da Macrì e raccolto di testa da Bonistalli che realizzava. Con due reti all’attivo il Genoa si presentò nella ripresa più sicuro del fatto suo ma ancor più lo fu dopo appena sei minuti, grazie a un bell’allungo di Verdeal sul quale Bonistalli andò via solo, irruppe in area, evitò l’intervento falloso di Pietrasanta e batté Diamante per la terza volta. Due minuti dopo un centro dalla destra venne raccolto da Giorgino sul quale Cappellini II interveniva fallosamente. Rigore e tiro di Rava che il portiere respinse e Chizzo salvò mettendo in corner. L’Alessandria tuttavia pervenne al successo al 13’ quando un tiro di Arezzi venne deviato da Giorgino di quel tanto bastante per prendere di contropiede Castellini ormai pronto sulla traiettoria del tiro iniziale. (Luigi Caserza, «Tuttosport», 2 giugno 1947) DOMANI, ORE 16,30 Ai diavoli rossoneri carpiremo i due punti in palio? E' necessario vincere - Formazione immolata - Probabile rientro di Armano Anche domenica scorsa l’Alessandria, pur giuocando bene e dominando per gran parte della partita, ha dovuto soccombere contro i più fortunati genoani. Di contro ai tre punti realizzati dalla squadra ligure ci stanno le due occasioni da rete sciupale da Sotgiu ed il rigore che Rava non ha imbroccato. Il punto per l’Alessandria è stato segnato da Giorgino, che ha giocato una bella partita pur non dimostrando quella sua efficacia nel tiro a rete che all’inizio del campionato aveva favorevolmente impressionato. Comunque, il nuovo schieramento della prima linea grigia, ha sveltito un po’ tutti i reparti. («Il Piccolo», 7 giugno 1947) RISULTATI: Bari-Triestina 2-0 Brescia-Juventus 1-1 (sul campo neutro di Bergamo) Fiorentina-Roma 3-3 Lazio-Vicenza 1-1 Milan-Bologna 4-2 Modena-Sampdoria 1-0 Napoli-Internazionale 1-0 Torino-Atalanta 5-3 Venezia-Livorno 1-0 CLASSIFICA: Torino 54; Juventus, Modena 47; Milan 45; Bari 35; Bologna, Napoli, Sampdoria 34; Atalanta 33; Genoa 31; Lazio, Livorno, Vicenza 30; Internazionale 29; Alessandria, Roma, Venezia 27; Fiorentina 26; Brescia 24; Triestina 16 MARCATORI 24 gol: Mazzola (Torino) 20 gol: Puricelli (Milan) 16 gol: Astorri (Juventus), Baldini (Sampdoria), Gabetto (Torino) 15 gol: Dalla Torre (Genoa), Korostelev (Juventus), Raccis (Livorno) 14 gol: Carapellese (Milan) Il punto sul campionato Cinquina del Torino inflitta all’Atalanta con la tripletta di Mazzola, Loik e Ferraris. I granata avevano incrementato a sette i punti sulle dirette inseguitrici: la Juventus era stata fermata sul pari in casa del Brescia, penultimo, con il conseguente aggancio del Modena vincitore contro la Sampdoria: decisivo il gol di Romani. Poker di reti inflitte dal Milan al Bologna, Puricelli era stato autore di tre reti. Prezioso pareggio ottenuto dalla Fiorentina contro la Roma: le due squadre erano distanziate di un solo punto. A pari ai giallorossi vi erano Venezia che aveva sconfitto il Livorno: decisivo il rigore di Tortora e l’Alessandria sconfitta a Marassi dal Genoa.