Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
13-04-1947 - Giornata: 28 - Genova - Luigi Ferraris


Sampdoria UC - Alessandria US 1 - 1 (1 - 1)
RETI: 32. Fiorini (I) G. [Sa] 41. Lushta R.[A]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Bassi Luigi, Lushta Riza, Coscia Aristide, Sotgiu Pietro All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
SAMPDORIA UC: Lusetti; Piacentini, Zorzi (I) Luigi; Fattori, Borrini, Poggi (II) Ernesto Matteo; Fiorini (I) Gustavo, Bassetto, Baldini, Barsanti, Frugali. All.: Galluzzi Giuseppe.

Arbitro: Bernardi Giorgio (Bologna)
Note
Angoli: 1-4. Spettatori: 24.500. Incasso: 3.000.000 lire. Inizio gara ore 15.30

Commento
Quando qualcuno si chiede quale sia il travaglio che tormenta la Sampdoria e ne deduce che dev’essere cosa complicata se nemmeno i più vicini osservatori riescono a individuare il malanno, questo qualcuno non s’allontana dal vero, pure restando necessariamente tra i sorpresi e gli sbigottiti. Ugual cosa capita agli stessi tecnici blucerchiati – Galluzzi in testa – se è vero che, dopo aver tentato un rimedio con Baldini ala e Bassetto centravanti, sono, in quest’occasione, ritornati all’antico per poi ricredersi lungo il cammino. Così scucita come è apparsa nei legamenti tra i singoli reparti e tra uomo e uomo la Sampdoria ha dunque messo nuovamente sotto gli occhi degli astanti un’incapacità costruttiva e di manovra inspiegabili e incomprensibili tra elementi che si conoscono ormai da sette mesi ma ciascuno dei quali parla sempre un suo linguaggio e nessuno dei quali sa trovare un nesso costruttivo fra sé stesso e gli altri elementi di quel tutto di cui fa parte. Così tutti giocano per conto loro e tutti vivono sull’improvvisazione nella vana lusinga che a lungo andare qualcosa dovrà pure uscire fuori da quella prima linea nell’ambito della quale ciascuno sa d’avere nelle sue gambe le qualità del realizzatore ma dove nessuno sa offrire all’altro il destro (ma Baldini preferirebbe il sinistro) per sfruttare tali possibilità. E allora che vedi? Vedi il pallone viaggiare a lunghi rimandi come se tutti fossero terzini; vedi gli uomini rincorrersi facendosi sovente precedere sullo scatto e sul fiato; vedi l’astratto e pensi con raccapriccio come potrai poi tradurre in concreto; osservi il vuoto e pensi come farai poi a rimpolpare la tua prosa. Verrà, sì, al 5’ un angolo contro l’Alessandria e al 26’ un «a solo» di Barsanti culminante con un pallone sotto la traversa che rimbalzerà in campo e che Tortarolo sarà lesto a rimandare lontano; verrà al 32’ un angolo contro l’Alessandria che Bassetto calcerà a parabola tesa, dando modo a Fiorini I bene appostato e mal controllato di mettere in rete; e verrà ancora al 41’ un duetto Sotgiu-Lushta che il centravanti alessandrino spostatosi sulla destra continuerà con azione personale e tramuterà in gol segnando rasoterra nell’angolo alla destra di Lusetti, ma questo sarà tutto e così poco da far pensare se per avventura meditavi ad altro lasciando arido il taccuino essendo assente la mente. A convincerti che non hai tralasciato nulla ci penserà la ripresa nel corso della quale avrai tutto il tempo che vorrai per fare un pisolino senza venir meno al tuo dovere perché tutto quello che la matita troverà degno di nota saranno tre calci d’angolo, due per la Sampdoria, uno per l’Alessandria, e i mutamenti della prima linea blucerchiata, per i quali vedrai prima Baldini ala, Frugali mezz’ala, Bassetto centro; poi Frugali ala destra e Fiorini I mezzo sinistro. Null’altro. Dovrai attendere infatti il 40’ per vedere filare con arte un tiro degno di rilievo scoccato da Fiorini I e il 43’ per accorgerti del modo col quale Piacentini ha stroncato in area di rigore un’azione personale di Lushta e che poteva anche nascondere gli estremi di un rigore che Bernardi non darà, forse pensando che fra tanta miseria, la ricchezza d’un penalty sarebbe stata sciupata. Anche l’Alessandria infatti non meritava di vincere: l’1 a 1 che s’è portato a casa è già qualcosa di troppo nutriente per una partita a suggello della quale uno zero a zero avrebbe rappresentato una più esatta espressione del gioco svolto. Anche nelle fila dei grigi infatti il «chi l’ha visto» del giorno è stato quel distinto signore che si chiama assieme. La squadra ha vissuto la sua avventura genovese trascinandola avanti sugli stessi binari che hanno contraddistinto lo sconnesso procedere dei sampdoriani, così che anche qui ciascuno ha fatto da sé, ma nessuno per tre, mortificando il proverbio che così insegna ma che mal si addice al gioco del calcio le basi del quale sono sulla collaborazione reciproca. In queste condizioni generali hanno così fatto una gran bella figura tutti e quattro i terzini ciascuno dei quali molto raramente si è visto tagliato fuori da qualche azione combinata, ma altrettanto non può dirsi per i mediani da parte dei quali soltanto a tratti si è notata l’intenzione di servire l’attacco tutti indaffarati come erano a rompere in ogni modo e a liberare comunque vada. Peggio ancora le cose sono andate nelle prime linee. In quella genovese per il già rilevato difetto d’assieme; in quella alessandrina per una evidente inconsistenza dei singoli aggravata, nella ripresa, dalla posizione arretrata assunta dalle mezze ali preoccupate di dare man forte ai reparti arretrati, denunciando così l’ancor più evidente intenzione di conservare il pareggio. (Luigi Caserza, «Tuttosport», 14 aprile 1947) Sinfonia in tono minore. La Sampdoria ha smarrito ormai la strada maestra del bel gioco incisivo e vagola a tentoni in un dedalo di viuzze nella vana ricerca del filo d’Arianna che la riconduca al punto di partenza, là dove prese il primo avvio a cospicue ed egregie cose. Misteriosa davvero questa compagine dai colossi coi piedi di argilla. Sino a ieri v’era ancora da sostenere – con piena facoltà di prove – che l’undici blucerchiato, a Marassi, non fosse di casa e i punti che vi incamerava si potessero considerare conquistati in campo avverso. Oggi, no. Oggi a Marassi, tregua totale. Atmosfera idilliaca, quasi. Fischi, oltre a quelli dell’arbitro, pochi: solo una sparuta rappresentanza in chiusura di velario ed erano fischi di stizza per il mancato spettacolo, per la bolsa gara, per lo stentato risultato. In realtà l’undici allenato da Galluzzi ha dato oggi la sensazione di aver esaurito il suo compito e di voler vivere in quieto tran-tran vegetativo, come di chi non abbia più nulla da dire né per sé né per gli altri. Quella che pareva una linea di punta indovinatissima sulla carta, è risultata sul terreno fasulla. Ma secondo noi il punto dolente andrebbe ricercato altrove e precisamente là dove da un mese manca un giocatore (Gramaglia) che tutti discutono in linea tecnica, ma che in linea pratica quando non c’è fa buco. Debole nella spina dorsale, la squadra brancola in prima e terza linea e si lascia imbrigliare facilmente dagli avversari che oggi erano i grigi alessandrini. I quali non sono apparsi un complesso da prendersi a modello, ma tuttavia ragazzi che possiedono garretti svelti e cuore saldissimo. Ne è scaturita così una competizione comandata in gran parte dagli ospiti che, superati in un primo momento, sono riusciti a ristabilire le distanze nel breve giro di otto minuti. E ove si tolga una timbrata di Barsanti sulla traversa a venticinque minuti dall’inizio e un paio di occasioni mancate dall’attacco alessandrino nel secondo tempo, la cronaca della gara è di una aridità che rasenta la vuotaggine. Le reti sono venute: al 33’ del primo tempo per la Sampdoria, su calcio d’angolo tirato da Frugali, Fiorini, di testa, infila; al 41’ per l’Alessandria, su azione personale di Lushta che, avuto un allungo da Sotgiu, fugge a sinistra, poi converge verso il centro e dall’angolo dell’area stanga di destro a fil di palo. A metà della ripresa Galluzzi rivoluziona l’attacco spostando Baldini all’estrema sinistra, Bassetto al centro, Fiorini a interno destro e Frugali all’ala destra. La linea marcia lievemente meglio, ma non abbastanza per superare l’attenta e sagace difesa dei grigi dove fanno spicco Rava, Bertoni e Bodoira. E la sinfonia in tono minore si smorza sulle corde di un’arpa dagli incerti e svagati sibili. Dinanzi a spettacoli di tanto mansueto poltrire non c’è sugo nemmeno ad arrabbiarsi. (Aldo Merlo, «La Gazzetta dello Sport», 14 aprile 1947) Una partita da raccontare in poche righe. Chi si attendeva dalla Sampdoria una sollecita riabilitazione alle non del tutto convincenti esibizioni da qualche tempo a questa parte, ha dovuto ricredersi e rimandare tale riabilitazione a tempi migliori. L’Alessandria, che non attraversa un periodo dei migliori, ha fatto del suo meglio per non perdere, riuscendovi soltanto per la classe superiore di qualche suo uomo, ma soprattutto per l’inconcludente prova degli avversari. Raramente si è vista una Sampdoria così abulica e inconcludente. Sfasatissimo e privo di decisione l’attacco che nel secondo tempo è ricorso ai soliti spostamenti senza riuscire a cavare il tradizionale ragno dal buco. Tutta la squadra sembra ferma, senza volontà, senza decisione; si salva dal marasma soltanto la coppia dei terzini e, in parte, qualche uomo della linea di sostegno come Borrini e Fattori. Per tutto il resto, buio fitto nel gioco di questa squadra che dovrebbe dare risultati ben più soddisfacenti di quelli che in effetti non offra. La partita è stata dunque un susseguirsi di azioni caotiche e confuse senza che raramente affiorasse qualche attacco ben condotto. Qualcosa di meglio ha fatto l’Alessandria, ma in fondo è apparso troppo debole e troppo preoccupato di non esporre la propria difesa ad un insuccesso poiché Coscia e Bassi hanno giocato in prevalenza arretrati, specialmente nel secondo tempo quando la squadra grigia, ormai paga del pareggio, non mirava che a guadagnare tempo ed a frantumare le azioni avversarie senza curarsi eccessivamente di attaccare. Si può anzi dire che se l’Alessandria avesse mirato di più al successo, questo avrebbe potuto anche essere suo più di una volta; in azioni di contropiede, i grigi si sono trovati in favorevoli occasioni, ma non hanno saputo approfittarne. Verso la fine, l’arbitro è stato anche molto blando verso la Sampdoria quando Lushta, ormai solo in area di rigore, veniva atterrato da Borrini senza tanti complimenti e Bernardi chiudeva un occhio sul fallo che avrebbe anche meritato la massima punizione. Comunque, il risultato di parità è esatto. Dell’Alessandria ricordiamo il sempre bravo Rava, Bertoni II e Tortarolo nonché Lushta e Armano in prima linea. Della Sampdoria si è vista una sola azione ben portata. (Renzo Bidone, «Corriere dello Sport del lunedì», 14 aprile 1947) UN AVVERSARIO PERICOLOSO IL VENEZIA PER I "GRIGI" I veneziani si batteranno fino all’ultimo, per un risultato onorevole - Nuovi rimaneggiamenti in prima linea I quattro giorni di permanenza dei grigi in riviera sono serviti ad amalgamare la squadra fruttando un prezioso punto sul difficile campo di Marassi contro la Sampdoria che nel girone di andata era uscita vincitrice dallo stadio alessandrino. La rete dell’affermazione alessandrina a Genova è scaturita da una irresistibile azione di palleggio del centroattacco Lushta, l’unico, attaccante che ha saputo rendersi pericoloso. («Il Piccolo», 19 aprile 1947) RISULTATI: Atalanta-Napoli 2-1 Brescia-Torino 0-1 Internazionale-Triestina 5-2 Juventus-Roma 4-0 Lazio-Bologna 3-1 Livorno-Milan 2-2 Modena-Genoa 2-1 Venezia-Bari 1-2 Vicenza-Fiorentina 1-0 CLASSIFICA: Torino 44; Modena 40; Juventus 39; Milan 38; Bari 31; Napoli, Vicenza 29; Atalanta, Bologna, Sampdoria 28; Livorno 26; Alessandria, Genoa 25; Internazionale, Lazio 24; Roma 23; Fiorentina 22; Venezia 21; Brescia 20; Triestina 16 MARCATORI 17 gol: Mazzola (Torino) 16 gol: Puricelli (Milan) 14 gol: Baldini (Sampdoria), Dalla Torre (Genoa), Gabetto (Torino) 13 gol: Astorri (Juventus), Candiani (Juventus) 12 gol: Carapellese (Milan), Korostelev (Juventus), Ottino (Venezia), Verdeal (Genoa) 11 gol: Puccinelli (Lazio), Raccis (Livorno) Il punto sul campionato Il gol di Loik aveva permesso al Torino di espugnare Brescia e continuare la marcia in vetta alla classifica con quattro punti di vantaggio sul Modena che aveva sconfitto, di misura, il Genoa: decisivo Zecca a pochi minuti dal termine. Poker di reti inflitto dalla Juventus alla Roma con la doppietta di Candiani, Korostelev e Vycpalek. I bianconeri avevano staccato di una lunghezza il Milan che era stata bloccato sul pari in casa del Livorno. Importante successo del Bari ottenuto a Venezia. Cinque reti dell’Inter alla Triestina ultima in classifica.