Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
23-03-1947 - Giornata: 25 - Bergamo - Comunale


Atalanta Bergamasca Calcio - Alessandria US 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 83. Cergoli F. [At]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Stradella Carlo, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO: Casari; Manente, Citterio; Meucci, Mari, Schiavi; Cergoli, Tabanelli, Kincses, Salvi, Cagnoni. All.: Fiorentini Ivo

Arbitro: Cambi Mario (Livorno)
Note
Rigore sbagliato: 68’ Manente [At, parato]. Spettatori: 12.000. Inizio gara ore 15:30

Commento
Attesissima partita. I nostri hanno vinto a 7’ dalla fine, quando ormai era opinione diffusa che un niente di fatto avrebbe suggellato l’equilibrio abbastanza evidente in campo. Viceversa l’Atalanta ha sfoggiato un serrate finale che è durato circa quindici minuti e ha messo a dura prova l’abilità dei difensori ospiti, finché al 38’ dopo un rigore parato da Bodoira, autore di un paio di altri salvataggi, i neroazzurri pervenivano al successo. Schiavi, che è stato senza discussione l’uomo migliore in campo, rompeva una discesa alessandrina con intervento tempestivo a tre quarti di campo. Egli avanzava di pochi passi e poi calciava la palla in profondità raggiungendo con il suo corto passaggio Cergoli sulla soglia dell’ala alessandrina. L’atalantino, che da pochi minuti aveva assunto il comando del reparto offensivo, al posto di Kincses, operava uno dei suoi caratteristici scatti mettendo fuori causa Bertoni e sgusciando via libero con un dribbling rapidissimo. Non c’era più che Bodoira a otto o nove metri di distanza e il portiere alessandrino tentava l’uscita disperata; Cergoli però perveniva l’intervento dell’avversario mandando in rete con un secco tiro a mezza altezza. Le due squadre avevano a lungo temporeggiato prima di spiegare le loro migliori risorse. Nel primo tempo si erano registrati pochissimi tiri in porta e rari interventi degli opposti portieri. Solo al 24’ Casari su punizione dal limite battuta da Bertoni, si era esibito in un tuffo tempestivo con ferrea presa a terra e al 42’ Bodoira aveva, dal canto suo, deviato in «angolo» un insidioso tiro spiovente dell’ala destra atalantina, Cagnoni, un elemento locale al suo debutto in Serie A (debutto che è stato in verità assai promettente). Altra musica nella ripresa, anche perché l’Atalanta si faceva più aggressiva. La difesa alessandrina però non mollava e dava anzi l’impressione di essere difficilmente superabile. Ammirati soprattutto Bertoni e Rava onnipresenti e sicuri. Al 23’ però Salvi, assai attivo, sgusciava in mezzo ai terzini intrufolandosi in area. Egli riusciva a scavalcare Bertoni, ma questi vista la mala parata, atterrava l’avversario con una carica poco ortodossa. L’arbitro concedeva senza esitazione il rigore malgrado le proteste degli alessandrini. La massima punizione veniva battuta da Manente, ma il forte tiro a mezza altezza veniva respinto da Bodoira che aveva intuito la direzione del proietto. Pareva che con ciò l’Atalanta avesse perduto l’ultima occasione. Viceversa, proprio da questo momento, dopo di avere incassato un calcio d’angolo, gli atalantini scattavano. Al 30’ il pallone centrato da Cagnoni non sfuggiva a Kincses, ottimamente piazzato, e poco dopo Bodoira con balzo felino bloccava un pallone da rete. Poi il gol della vittoria atalantina già descritto (Nino Filippini Fantoni, «Corriere dello Sport», 24 marzo 1947) A otto minuti dalla fine si ebbe l’episodio cruciale della gara, quello che diede la vittoria all’Atalanta. La partita si era, fino allora, trascinata attraverso lunghi periodi di gioco scialbo ravvivato ogni tanto da qualche episodio che chiamava al lavoro i due portieri, specialmente Bodoira. Ma nulla di conclusivo veniva fuori dall’azione slegata dei reparti attaccanti facilmente controllati, nelle loro sporadiche avanzate, dal gioco delle opposte difese. L’Alessandria riusciva ad inscenare, talvolta, azioni abbastanza efficaci, mentre l’Atalanta basava il suo gioco su lunghi rimandi con la speranza di sfruttare la velocità dei suoi attaccanti. Da ciò i nerazzurri ottenevano qualche calcio d’angolo, dovuti più che a difficili situazioni da sbrigare alla scarsa precisione di Pietrasanta nei suoi allunghi al portiere e a un salvataggio di Bertoni II sulla linea di fondo. Il livello di gioco si manteneva basso. La partita stagnava a metà campo in una serie inconcludente di botte e risposte tra i reparti difensivi. Solo alla mezz’ora di gioco una bella discesa dell’Alessandria appoggiata da Arezzi su Coscia e quindi su Stradella procurava un calcio di punizione dal limite. Bertoni II sparava su Casari un forte pallone. La sensazione che l’Alessandria poteva passare era chiara anche perché il suo gioco accennava a qualche miglioramento, mentre l’Atalanta lasciava scorgere evidenti segni rilassatezza nella sua azione e sbandamenti nelle sue linee. I grigi, però, non seppero trarre profitto da questo stato di cose, sicché l’Atalanta, visto che l’Alessandria non era capace di approfittarne provò lei stessa. L’ala destra Cergoli trovatosi libero si portò verso la linea di fondo effettuando un centro dosatissimo; sul pallone irruppe Tabanelli di testa sfiorando la porta. Brutto pericolo per i grigi. La ripresa si inizia a ritmo lento, sembrava che si ripetesse il gioco di poco prima. Quanto a imprimere maggiore energia alla squadra bergamasca ci pensò l’allenatore della stessa con un felice spostamento di gioco: scambiò di posto Kincses con Cergoli. Rava era troppo difficile da sorpassare, quindi il cambiamento. Fu allora un’altra cosa. Il gioco incominciò ad acquistare un tono più deciso, con l’attacco anche le altre linee cominciarono a funzionare, mentre all’Alessandria succedeva esattamente quanto accaduto all’Atalanta nel primo tempo. Con questa differenza che i bergamaschi intuita la possibilità di spuntarla, ce la misero tutta e procurarono una serie di situazioni che solo l’abilità del bravo Bodoira poté sventare. Al 24’ le cose si ingarbugliarono. Una veloce discesa di Salvi veniva ostacolata da Bertoni II. L’arbitro ravvisava gli estremi del calcio di rigore e lo concesse senz’altro. Manente tentò di infilare con un forte tiro l’angolino alto; Bodoira, però, prevenendo l’azione, riusciva di pugno a salvare la rete. L’Alessandria non ebbe alcun segno di reazione per l’insperato regalo. Continuò con il suo gioco fiacco e monotono, dal quale balzava fuori soltanto l’azione proficua di Tortarolo e di Rava, e si scorgeva la poca consistenza del suo attacco. E venne la rete al 38’, quando ormai pareva che la partita, malgrado la non lieve pressione atalantina, dovesse terminare alla pari. Invece la fortuna, che pareva contraria fino allora agli atalantini, questa volta li aiutò. Si snodò l’azione sulla sinistra, dove Salvi poteva deviare alto la palla verso Cergoli; l’attaccante preveniva l’entrata di Bertoni II, evitava l’intervento di Rava, che uno scivolone – il terreno era viscido – fece cadere e portandosi a pochi metri da Bodoira poteva segnare con un secco tiro. Così viene battuta l’Alessandria. Non mi sembra il caso, dopo quanto esposto, fare un lungo commento. Le due squadre giocarono male, e quel poco di tecnica emersa dall’incontro fu opera dell’Alessandria, mentre l’Atalanta ebbe buoni momenti di combattività, che in fondo la condussero alla vittoria. Ma se i mediani e i difensori ressero bene, le linee d’attacco delusero appieno. Soprattutto quella grigia, che non ebbe efficiente uno solo dei suoi elementi. Mi sembra di scorgere lievi sintomi di crisi, dovuti forse allo sforzo da cui sono state provate le squadre in questi ultimi tempi. Più grave per l’Alessandria, dove il gioco appare appesantito dall’azione dei suoi uomini. Roba seria in questo momento dove le squadre sono gomito a gomito e basta qualche passo falso per comprometterle. Piacquero dell’Atalanta il terzino Manente, Meucci e Cergoli quando passò centrattacco. Dell’Alessandria Tortarolo e Rava. Bertoni II risentì nella ripresa la sua lunga assenza dai campi di gioco. L’arbitro Cambi esplicò il suo compito con qualche indecisione che però non danneggiò le squadre. (Augusto Rangone, «Tuttosport», 24 marzo 1947) Una partita che si può spaccare in due metà e di essa presentare i due differenti aspetti: opaco, stinto il primo tempo; rilucente, fascinoso l’altro, un crescendo accentuato per i bergamaschi a mano a mano che il gioco si avvicinava alla conclusione. Il «sistema» verso cui i nerazzurri atalantini in più di una circostanza hanno dimostrato spiccata antipatia, accoppiato ad una difesa alessandrina veramente in gamba, è costato 45’ di pesante ansare. Limitandoci però ai motivi anzidetti mostreremmo troppo accentuato il desiderio di mantenerci sulle generali mentre qualcosa invece è pure imputabile all’attacco atalantino, lontano parente in questa prima parte dell’incontro di quello ammirato nelle ultime domeniche. Arrivando anche a pensare che la tattica delle mezze ali arretrate (ma perché sempre tanto arretrate? Possa essere stata combinata nello spogliatoio, giustificazioni non riusciamo a trovarne per i palloni sciupati in passaggi a vanvera o addirittura irraggiungibili perché volanti oltre il fondo campo. E invano cercavi Kincses, trovatosi a dare di cozzo contro la muraglia Bertoni. Altra cosa la ripresa. Diremo di più: diremo che la riscossa atalantina ha preso l’aire nel momento stesso in cui un grave fatto contrario, il rigore parato a Bodoira, avrebbe anche potuto mettere giù irrimediabilmente i bergamaschi. Dal 70’ in avanti fino allo scadere del 90’ – alfiere una volontà assoluta, Schiavi, il «vecchiotto» capitano dei nerazzurri atalantini, il migliore di essi, forse il migliore di tutt’e ventidue i contendenti – altro non è stato che un monologo dell’attacco locale, serrato, concitato, ai ferri corti con la difesa grigia la quale ha resistito fino allo stremo. La capitolazione avvenuta al 37’ ad opera di Cergoli che nel frattempo s’era scambiato di posto con Kincses, non è stata altro che la logica, inevitabile conclusione della manifesta superiorità dell’undici orobico. Finora dall’Alessandria si è accennato alla difesa: mediana, terzini e portiere. Bodoira ha parato il rigore: è sempre un fatto menzionabile, anche se favorito dall’imprecisione del puntatore opposto. Rava è parso imbattibile, ma nella tagliola c’è cascato una volta e Bodoira, come vedremo, purtroppo ne subì le dure conseguenze. Meno preciso di Rava ma tuttavia redditizio Pietrasanta, Bertoni da solo compendia tutta la forza della mediana grigia. Silenzio sull’attacco alessandrino: gli è per questo reparto, che pure fino ai tre quarti del rettangolo azioni congegnate riusciva ad imbastirne, non ha mai domandato neppure una volta l’intervento estremo di Casari. Oculata la direzione di Cambi. Due sole battute di cronaca: al 35’ della ripresa l’arbitro interviene su un atterramento di Salvi in area decretando la massima punizione. Manente che in tre domeniche, avvalendosi dello stesso mezzo, tre reti aveva messo all’attivo, manco attende l’invito dei compagni e si fa avanti tranquillissimo. Parte il tiro ma Bodoira, intuita la traiettoria della sfera lanciata sulla sua destra, di pugno sventa. L’occasione sfumata anziché deprimerli funziona da stimolante sul morale dei bergamaschi. Al 35’ scambio di ruolo fra Cergoli e Kincses. Due minuti appresso il triestino supera Rava con manovra brillante evitando la carica; rende innocuo il tentativo Bodoira, uscito alla disperata, e manda la palla nella vuota casa alessandrina. (Cornelio Melocchi, «La Gazzetta dello Sport», 24 marzo 1947) LA SCONFITTA DI BERGAMO DOVUTA ALL'INEFFICENZA DELL'ATTACCO? Rim aneggiam enti in prima linea per la partita col Vicenza - Domani al “Moccagatta,, partita di cartello La squadra alessandrina troppo presto ha dimenticato il lodevole comportamento dei dilettanti francesi del Grenoble ed ha giocato a Bergamo senza la consueta attività da parte degli attaccanti. Si è avuta quindi la conclusione di una sconfitta di misura dell’undici alessandrino il quale nel primo tempo aveva marcata una netta superiorità di azioni. La squadra aveva giocato nella solita formazione ed era rientrato Bertoni al posto di Borgogno. […] Tra i grigi, dalla partita di Bologna sono apparse evidenti varie lacune nell’impostazione del quintetto. Non è il caso come purtroppo avviene di attribuire la colpa a Lushta o Stradella perché è il complesso del reparto che per motivi già ben noti si trova in difficoltà nelle partite fuori campo. Speriamo che la mano maestra dell’allenatore riesca in tempo a rimettere in efficienza le qualità combattive della nostra squadra adeguatamente alle condizioni dei terreni di gioco che riprendono la normale praticabilità. («Il Piccolo», 29 marzo 1947) RISULTATI: Bari-Livorno 2-1 Bologna-Sampdoria 2-0 Genoa-Vicenza 2-0 Lazio-Internazionale 0-1 Milan-Brescia 2-1 Napoli-Juventus 3-3 Torino-Roma 4-0 Triestina-Fiorentina 1-1 Venezia-Modena 2-1 CLASSIFICA: Torino 39; Milan 35; Modena 34; Juventus 33; Bari 29; Bologna, Napoli 27; Genoa 25; Livorno, Sampdoria 24; Alessandria, Atalanta, Vicenza 23; Internazionale, Roma 22; Fiorentina, Venezia 20; Lazio 19; Brescia 17; Triestina 14 MARCATORI 15 gol: Mazzola (Torino), Puricelli (Milan) 13 gol: Astorri (Juventus), Baldini (Sampdoria), Dalla Torre (Genoa), Gabetto (Torino) 12 gol: Ottino (Venezia), Verdeal (Genoa) 11 gol: Candiani (Juventus), Carapellese (Milan) 10 gol: Amadei (Roma), Puccinelli (Lazio), Rebuzzi I (Vicenza) Il punto sul campionato Vittoria netta e meritata della capolista Torino contro la Roma. I granata avevano quattro punti di vantaggio sul Milan che aveva sconfitto, di misura, il Brescia: decisiva la rete di Gimona. Staccata di una lunghezza dai rossoneri il Modena che aveva perso in casa del Venezia: mattatore della gara Ottino autore di una doppietta. Spettacolo, gol ed emozioni nel pareggio del San Paolo tra Napoli e Jvuentus, i bianconeeri erano scivolati in quarta posizione. La doppietta di Mestrelli permetteva al Bari di sconfiggere il Livorno. Convincete successo del Bologna contro una Sampdoria scesa in campo in maniera troppo rinunciataria. A cinque minuti dalla fine il gol di Ottino dava al Venezia la vittoria nell'incontro con il Modena. In coda alla classifica la Triestina che aveva pareggiato la gara contro la Fiorentina.