Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
02-02-1947 - Giornata: 19 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Roma AS 1 - 0 (1 - 0)
RETI: 9. aut. Brunella L. [Ro]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Borgogno Angelo, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Stradella Carlo, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
ROMA AS: Francalancia; Brunella, Andreoli; Jacobini, Salar, Schiavetti; Krieziu, Di Paola, Amadei, Renica, Ferrari. All.: Degni Giovanni

Arbitro: Pizziolo Achille (Firenze)
Note
Infortunato: 71’ Amadei [R, passato all’ala sinistra]. Angoli: 6-4 (1-2). Spettatori: 9.000 oppure 12.000. Giornata fredda e cielo coperto, terreno gelato e sdrucciolevole. Inizio gare ore 15:00

Commento
È stato l’incontro più disputato ed accanito fino all’ultimo instante di questa prima parte del torneo nazionale, per l’ardore profuso dai contendenti; i grigi non paghi del fortunoso pallone calciato in rete da Stradella, i giallorossi anelanti di risalire lo svantaggio iniziale subito, complice un fallo di mano di Brunella che ha corretto la traiettoria della palla lanciata in porta dal centrattacco alessandrino. Il portiere delle riserve, Francalancia, giunto da Roma poco prima dell’inizio, in seguito ad un attacco itterico che ha costretto Risorti a letto fin da ieri mattina, non ha potuto gettarsi tempestivamente sulla sfera di cuoio in seguito a quell’imprevisto incidente del compagno di squadra. E così il punto era segnato e la vittoria finale appannaggio della compagine di Rava. Un altro elemento che ha reso più dura ed aspra la disputa è stato il fondo del terreno in alcune zone ricoperto di uno strato di ghiaccio da trasformare il campo in una pista di pattinaggio, da rendere così difficile ogni sagace manovra tattica e da essere causa di numerosi scivoloni, di impensati arresti, di errati passaggi della palla. Correre e smistare il pallone in queste difficili condizioni non solo era sovente problematico, ma causa di dolorose cadute per cui ne hanno fatto fra gli altri due esperienze Borgogno per l’Alessandria, Di Paola e Amadei per i romani. Il centroattacco giallo-rosso ha subito dopo la mezz’ora di gioco oltre che una seria contusione all’osso sacro in seguito a grave caduta, uno stiramento all’inguine da renderlo zoppicante e quasi inutilizzabile. Così Amadei cedeva il suo posto a Ferrari ed egli finiva all’ala sinistra con scarso o quasi nullo rendimento. Così inquadrato l’ambiente in cui si è svolta questa attesa partita, condotta con ammirevole cavalleria da ambo le parti tanto da non registrare un solo rimarchevole incidente, è facile comprendere quanto sia stata dura e snervante la lotta in campo e penoso l’animo dei dodicimila spettatori che hanno sfidato il freddo pungente della grigia giornata, ondeggiante di continuo nell’incalzare delle alterne vicende della partita. Invero l’attacco grigio, forse più esperto e temprato al clima e allo stato del terreno, ha manovrato con maggiore autorità e continuità ed ha portato una serie nutritissima di azioni alla rete del pur stanco, audace, acrobatico Francalancia che ha dovuto respingere non meno di una dozzina di insidiosi palloni lanciati da Stradella, Armano e Coscia. Con lui hanno gareggiato in bravura negli interventi decisi e risolutivi, Brunella e Andreoli, mentre Salar, al comando della mediana ha giganteggiato benché qualche volta lento, per la possanza della sua pratica esperienza e pronta distribuzione della palla che sapeva abilmente intercettare di testa e rimandare ai propri avanti. L’attacco romanista è apparso, invece, alquanto in ombra; non ha brillato come in altre competizioni, ma qui entrano in ballo le attenuanti; le condizioni del terreno che non permettevano il sicuro controllo della palla e gli incidenti di Amadei e di Di Paola che hanno menomato tutto lo schieramento offensivo romanista. Infatti, gli attacchi veramente degni di nota, portati alla rete di Bodoira, sono stati piuttosto limitati, ma sempre centrati e insidiosi e lo sa il portiere grigio che se non ha avuto molto lavoro come il suo diretto avversario, ha dovuto tuttavia ricorrere più d’una volta a tutte le sue sperimentate risorse e abilità per mantenere inviolata la sua casa. Nelle file dei grigi ha debutto come centromediano Borgogno, un ragazzone della statura di Bertoni II, senza avere ancora i pregi e le qualità dell’assente, infortunatosi domenica contro la Lazio. A posto tutta la difesa dove ha emerso Rava. L’attacco ha funzionato assai bene a metà campo ed ha sviluppato numerosissimi attacchi a rete romanista, ma sempre i terzini e soprattutto il portiere hanno sventato tutte quelle ostilità che sollevavano molto entusiasmo nel pubblico, per ricadere in una penosa delusione, mentre a tratti sventolavano bandierine giallorosse recate da tifosi romani. Al 1’ la Roma è in angolo e subito dopo sono i grigi nelle stesse condizioni, senza esito. Poi, dopo alcune scorribande nei due campi, ecco al 9’ l’azione che darà la vittoria all’Alessandria. Arezzi, con taglio perfetto, allungava la palla a Stradella che procedeva di alcuni passi, quindi sferrava un tiro diagonale; Brunella interveniva fallosamente toccando il pallone con la mano così da modificarne il tragitto. Francalancia non faceva in tempo a scattare e la sfera finiva in rete. Un minuto dopo era Armano che fuggiva velocissimo e incontenuto sferrava una cannonata finita ai fili di palo. A questa ammiratissima azione rispondeva al 23’ Salar che su calcio di punizione da venti metri, impegnava spettacolosamente Bodoira che salva, applauditissimo. I grigi ritornavano all’assalto della roccaforte romanista, ma i tiri erano privi di mordente o non avevano la sigla della perfezione per sorprendere quello scoiattolo di Francalancia, franco e solido nelle prese, rapido e volante come un dardo nel rimandare il pallone. Il pubblico ammira, non sapeva a chi più applaudire: se ai propri colori per quella continua e sostenuta ostilità oppure al valore avversario, stroncatore inesauribile di ogni attività grigia. Un’altra emozionante azione teneva gli animi in sospeso verso il 40’. Terzini e mediani grigi spostati in avanti a nutrire l’attacco, ma i compagni non riuscivano a contenere Salar che di testa intercettava gigante il pallone, e deviava incontrastato a Renica che fuggiva oltre la metà campo, superava due avversari e giunto solo in area di rigore davanti a Bodoira, sferrava un secco tiro rasoterra. In tuffo l’estremo difensore respingeva la palla in angolo. Poi due tiri consecutivi di Amadei venivano sventati il primo da Rava e l’altro da Bodoira. Nella ripresa Di Paola impegnava subito il portiere che si salvava in angolo. Per alquanti minuti tutta la Roma, pure nelle sue precarie condizioni, premeva tenace e fidente nella metà campo alessandrina, lanciata per l’offensiva del pareggio. Ed è stata una lotta accanita e snervante in sommo grado, senza un attimo di sosta, senza la possibilità di rallentare il corso indiavolato della gara. Tutti gli atleti erano protesi nella difesa e nell’offesa, ringhiosamente, ma correttamente, Salar dominante come un mastino alle prese con gli avanti grigi, imbrigliando sovente le loro azioni, mentre prendevano più ampio respiro quelle intessute dai giallorossi, che hanno avuto in Ferrari e in Krieziu i migliori esponenti, protesi alla conquista dell’affannoso pareggio. Per una buona mezz’ora si è protratta questa accanita contesa, dura, serrata, veloce, implacabile, tra il freddo pungente e le insidie del terreno che sovente mandavano a gambe all’aria i contendenti deformando l’andamento della gara ardente e incontenuta. Poi l’ardore dei romani si è placato a poco a poco senza avere avuto ragione dell’ostinata di fesa dei grigi. La stanchezza ha preso un po’ tutti, ma ecco riprendere vigore l’attacco grigio che ha effettuato una serie di tiri elettrizzanti. Sono ancora Rosso e Stradella che effettuano sette ed otto cannonate da far tremare i polsi alla più agguerrita difesa. Ecco al 36’, 38’, 40’, 42’ e 43’ cinque cannonate e tutte respinte in angolo dal portiere quando si riteneva definitivamente battuto. Il pubblico, prima perplesso, poi ammirato, applaudiva a lungo anche se le sorti non hanno maggiormente premiato tanto ardore combattivo dei grigi. Poi, proprio agli ultimi istanti, ecco profilarsi la possibilità del desiato pareggio romanista. Un fallo da poco fuori l’area di rigore alessandrina è prontamente punito dall’arbitro e Salar effettua il tiro secco, alto, verso l’angolo sinistra di Bodoira. Gli animi sono sospesi. Tutto il pubblico è in piedi trepidante per questa decisiva stoccata che può mutare volto alle sorti della giornata. Un silenzio opprimente incombe nella vasta e popolata arena, già risonante di alte grida. Bodoira non delude però l’ardente aspettativa e con un balzo agguanta la sfera di cuoio e il pericolo è sventato. Ed è anche la fine di questa estenuante disfida che si chiude con la vittoria dei grigi in un clamore di gioia assordante. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport del Lunedì, 3 febbraio 1947) All’ultimo momento alla Roma è venuto a mancare il portiere Risorti. Una febbrona lo costrinse a letto. La società, però, aveva subito provveduto affinché fosse inviato un portiere di riserva. Francalancia arrivò sul campo un’ora prima della partita. Dirò subito che il portiere di riserva non fece rimpiangere l’assente. Non poteva fare di più e meglio di quanto fatto. La squadra romana si mantenne pericolosa durante la seconda metà del primo tempo e nei primi momenti della ripresa. Poi calò e fu sottoposta ad un così grave e ponderoso lavoro difensivo, che le permise di mantenere il distacco nei termini mini. L’Alessandria, oggi, non poté contare su Bertoni II, sostituito da Borgogno e, per quanta buona volontà e per quanto impegno nella lotta questi dimostrasse, l’assenza del titolare si fece sentire in modo sensibile, soprattutto per quanto riguarda il gioco offensivo. Borgogno fu un buon distruttore, cercò, ed in parte vi riuscì, di neutralizzare il gioco di Amadei e questa sua preoccupazione principale lo assorbì talmente da fargli talvolta dimenticare gli altri compiti che per il posto occupato gli competono. Comunque, la sua prova, complessivamente, fu buona. La squadra grigia, però, accusò tutt’una serie d’incertezze inspiegabili, tanto da parere in certi momenti abulica, ed appunto durante questa pausa corse il rischio di vedersi pareggiare il gol segnato in apertura di gioco, senonché, ad ergersi su tutti, compariva il buon Bodoira, autore di due o tre parate d’eccezione. Nella ripresa la squadra si trasformò, ed Allora furono per la Roma momenti d’ansia. Per una buona ventina di minuti, allora si vide in area romanista una lotta condotta con sforzi enormi e di azione insistente sulle ali e sempre abilmente intessuta da Coscia, che fu il migliore tra gli avanti. Non esagero, asserendo che la rete di Francalancia venne sottoposta ad un fuoco di fila incessante, i calci d’angolo si susseguirono quasi ininterrottamente, mentre i tiri di Armano, Rosso, Stradella e Coscia ponevano a ben dura prova l’abilità del difensore estremo. In queste contingenze, sapeva mettersi in evidenza il calmo gioco di quel gigante che è Salar e l’azione tempestiva dei terzini, mentre Jacobini, più di Schiavetti, troppo falloso, si faceva luce tra i mediani Nella ripresa, dopo una ventina di minuti, Amadei, forse per un colpo ricevuto o per il riacutizzarsi di uno stiramento muscolare, si portava al posto di ala sinistra, cosicché la prima linea, che non era apparsa irresistibile, si sfasciò e, malgrado il sempre valido appoggio di Salar, non seppe più imbastire un’azione discreta. I grigi, dopo aver subito ed usufruito di un calcio d’angolo, pervennero al successo all’8’. L’azione, impostata sulla sinistra, chiamò in scena il terzetto attaccante il quale in piena area di rigore seppe intessere una stretta manovra che disorientò gli avversari. La palla pervenne per ultimo a Stradella, il quale la sospinse in rete da sette od otto metri di distanza. Francalancia ebbe l’esatta percezione del tiro, perché tentò, con un balzo, di raggiungere il pallone; malauguratamente, però, sorvolava e non poteva evitare il punto. I romani protestano: sapete perché? Pretendono dall’arbitro il calcio di rigore, asserendo che il pallone, prima di entrare in rete, venne toccato da Brunella. Evidentemente i giocatori giallorossi ignorano il regolamento che è chiaro in merito. Si giocava su di un terreno gelato, scivoloni e capriole erano all’ordine del giorno; soltanto Salar troneggiava, calmo, in mezzo al campo ed il suo lavoro di distribuzione sembrò fatto apposta per disorientare l’azione dei grigi, che non riuscivano a cavare un ragno dal buco. Era, del resto, anche per la Roma la stessa cosa, finché questa pregustò un pareggio che sembrava certo, senza la parata prodigiosa di Bodoira su un tiro da venti metri [due righe illeggibili] di passare, perché Renica, sfruttando un buon allungo di Salar, poneva Ferrari nella possibilità di segnare; l’ala sinistra trovava in Bodoira l’avversario che mandava in angolo la palla pericolosa [36’]. Qualche minuto dopo era Renica ad impegnare ancora l’ottimo Bodoira. L’Alessandria, a sua volta, aveva visto un pallone di Armano sorvolare l’asta ed un’azione condotta da Rosso che faceva deviare la palla lungo tutta la linea della porta, senza che i quattro attaccanti grigi accorrenti riuscissero a sospingerla in rete. La ripresa è iniziata con un forte tiro di Arezzi, cui fa seguito un calcio d’angolo contro l’Alessandria. La palla è in area grigia e non riesce ad allontanarsi. Amadei, Renica e Di Paola ne vengono in possesso, ma la via del tiro è preclusa dagli interventi dei difensori, i quali – e qui Rava si mette in luce – spazzano inesorabilmente il terreno. Passa il tempo in vani attacchi e vane risposte; all’azione poco decisiva dell’Alessandria fa poi riscontro un istante di buon gioco romano, finché Amadei passa all’ala e tutto si spegne (26’). Da questo momento l’Alessandria prende decisamente le redini in mano. Le sue azioni si snodano veloci ed insidiose, la Roma è quasi tutta serrata in difesa; un solo angolo a suo favore per una fuga di Krieziu e quindi una nutrita offensiva, che si può riassumere così: cinque calci d’angolo, sette parate di Francalancia, tutte difficili, tiri a ripetizione di Armano, Rosso, Coscia e Stradella. Siamo verso la fine della partita e, per quanto l’enorme superiorità dell’Alessandria non sia sfociata in qualche rete di più, all’ultimo istante un calcio di punizione contro i grigi dal limite fece scorrere un brivido alla folla dei sostenitori… Poi tutto è finito. L’Alessandria, contenta della vittoria, la Roma pure contenta di essersela cavata così a buon mercato. L’arbitro Pizziolo è stato troppo meticoloso nel fischiare certi falli che, dato lo stato del terreno, non potevano essere evitati; più che falli, erano la naturale conseguenza di chi, sentendosi mancare il terreno sotto i piedi, tenta di sostenersi come può. E appunto in tale condizione, più del fallo concesso era la regola del vantaggio che doveva essere applicata. Ma chi si ricorda oggi di questa regola? (Augusto Rangone, «Tuttosport», 3 febbraio 1947) È stata la partita dei brividi e non soltanto a causa del freddo. Squadra solida la Roma, sicura e ordinata in difesa e sempre pericolosa quando ha potuto spingersi all’attacco. Il successo alessandrino, sempre legato a quell’unica rete segnata con astuzia e tempestività da Stradella al 9’ di gioco, ha corso parecchi gravi rischi e più di una volta ci sono voluti i perfetti interventi del sempre valido Bodoira per scongiurare il pareggio, ma è stato anche la partita sovente punteggiata dai boati di disappunto del pubblico per le preziose occasioni mancate dagli attaccanti grigi. Perché l’Alessandria ha costruito una montagna di azioni per cavarne il topolino d’una sola rete. È vero che tra i romani c’era un Salar che, specialmente, di testa, stroncava inesorabilmente; c’era un Brunella sempre pronto dove maggiore era il pericolo e un Francalancia che, dopo aver detto di sì una volta, chiudeva a doppia mandata la sua porta. Ma se è altrettanto fuori dubbio che se tutti i cinque attaccanti grigi, e specialmente Stradella, Armano e Coscia, avessero saputo sfruttare almeno qualcuno dei palloni d’oro che si sono trovati sui piedi e sulla testa, la Roma sarebbe tornata a casa con un passivo molto maggiore. Almeno una seconda rete i grigi avrebbero dovuto segnarla al 12’ ella ripresa, quando Stradella a due metri ed a portiere spiazzato alzava sulla traversa il più facile dei palloni. Così la vittoria odierna, meritata per la loro superiorità dagli alessandrini, sarà amaramente ricordata dai romani come ingiusta perché, affermano essi in contrasto con tutti gli spettatori, il gol di Stradella è stato un’autorete di Brunella con l’aggravante d’uno scivolone di Francalancia. Si ammette senz’altro il piccolo infortunio del portiere giallorosso, ma chi dei ventidue atleti non è stato ripetutamente vittima del terreno traditore? Il quale terreno ha impedito che la partita fosse giocata con piacevole tecnica malgrado l’impegno messovi dalle due squadre. L’Alessandria è stata certamente quella che meno ha risentito delle condizioni del campo di gioco, ma c’era voluta più di mezza ora di azioni anche per i grigi prima che questi trovassero un soddisfacente punto di equilibrio. E nella ripresa, dopo un primo tempo che si può definire equilibrato, l’Alessandria ha sfoggiato una chiara superiorità sull’avversaria, la quale aveva tentato il tutto per tutto, ma vanamente, nei primi minuti di gioco dopo il riposo. Non essendo passata in quei dieci minuti, la Roma ha dovuto schiudersi in difesa riuscendo sempre a salvarsi per merito suo, e soprattutto di Francalancia, e per demerito degli avanti grigi. S’inizia con cauti assaggi, ma le scivolate collettive hanno già sfruttato un angolo per parte dopo 2’ di gioco. Seguono poi veloci spostamenti nelle due aree con la palla che si sottrae ad ogni controllo. Al 9’, con tutta l’Alessandria all’attacco, viene improvviso il gol di Stradella, dopo di che i grigi insistono, e per qualche minuto, in un rapido ma inutile bombardamento della porta romanista. Al 22’ bella parata di Bodoira su punizione-cannonata di Salar. Niente di rilevante fino al 41’ quando la Roma scende minacciosa sotto la porta dei grigi. Astuta finta di Amadei e tiro fulminante di Renica che Bodoira riesce miracolosamente a parare. I giallorossi avevano quindi nei primi minuti della ripresa il loro miglior periodo, ma la retroguardia alessandrina non si lascia sorprendere. Passata la sfuriata romanista, i grigi s’installano quasi in permanenza nell’area avversaria; essi fanno gioco, combinano e si trovano con bella tecnica, creano numerose azioni da rete ma tutte le sprecano, al 16’, 22’, 24’, 36’, 38’ e 42’ con tiri fuori bersaglio. E quando la mira è giusta interviene Francalancia a dare spettacolo. Proprio al 45’ ultimo brivido per il pubblico: calcio di punizione contro l’Alessandria dal limite e sulla sicura parata di Bodoira, Pizziolo fischia la fine. Amadei, al 23’ della ripresa, per un fortuito strappo inguinale, passa all’ala sinistra scambiando il posto con Ferrari e sarà nullo sino alla fine; Francalancia, giunto all’ultimo minuto da Roma, ha sostituito in porta Risorti colpito da itterizia. (Carlo Gallia, «La Gazzetta dello Sport», 3 febbraio 1947) Ad Alessandria era gelida la giornata. Ma i 9.000 spettatori, tanti erano i coraggiosi emuli di Byrd, si sono riscaldati il sangue nelle vene per il continuo batticuore. Sussultavano i loro petti quando la Roma partiva all’attacco e il respiro mozzato in gola riprendeva il suo corso abitale solo quando Bodoira, oggi veramente grandioso, aveva abbrancato il pallone. Urge dire, anzitutto, che i sussulti sono stati tanti quanti i minuti dell’intera partita. D’altra parte, non si può dire che i grigi si siano chiusi nella loro area; tutt’altro. Al grido di battaglia dei giallorossi rispondeva l’eco dei grigi e ne è seguita, ben si può comprendere, una partita emozionante e combattutissima. Analizzando con la lente della tecnica la squadra ospite, appare subito un gigante che porta il nome di Salar. Chi lo supera nel giuoco di testa? A poca distanza si può trovare Brunella e infine il portiere sostituto di Risorti che, come si sa, è stato colpito da un attacco di itterizia. Guardano poi nel campo dei grigi, non si può estrarre uno dal complesso: si sono mantenuti tutti sullo stesso livello tecnico. In via generale, s’intende. La prima linea, ad esempio, quanti palloni ha sciupato? Li contino pure, gli amanti delle statistiche, avranno sempre un numero di due cifre. A contrasto di questa tiri sbagliati, sta un goal che non è un goal: ecco, il fatto è andato così. Dopo 9 minuti di giuoco, in cui si era vista una leggerissima prevalenza dei grigi, ecco che Stradella avanza; dinanzi a lui si pianta Brunella; breve duello con questi ed il pallone scivola verso rete. Francalancia cerca di mettersi in posizione, scivola e non riesce ad intercettare. Goal! Brutto, conveniamone, ma sufficiente a dare la vittoria. La rete, venuta così come un fulmine a ciel sereno (ma purtroppo il cielo era oggi accigliato), metteva le ali alle gambe degli alessandrini. Una vera e propria staffilata, che però non frutta nulla. Solo al 12’ la porta di Francalancia corre un nuovo pericolo: è ancora Stradella che però, da pochi metri, manda alto un pallone d’oro. Bella parata di Bodoira al 22’ su punizione battuta da Salar (se tutti avessero la potenza del centromediano romanista, poveri portieri!), seguita al 41’ da un altro tuffo miracoloso su staffilata di Amadei. I primi dieci minuti della ripresa vedono l’Alessandria all’attacco. La pressione dei grigi diminuisce però con il trascorrere dei minuti, tanto che sul finire della partita si può parlare di equilibrio. Al 33’ della ripresa, Amadei e Ferrari si scambiano i posti per uno strappo inguinale sopravvenuto ad Amadei. Chiude l’emozionante gara una punizione pericolosa battuta dal limite dell’area: Bodoira però, pronto, riesce a mantenere la vittoria. («Il Messaggero», 3 febbraio 1947) L'ALESSANDRIA A META' CAMPIONATO Un bilancio che soddisfa - Difficile il girone di ritorno - Domani allo stadio il Savona La partita contro la Roma si è chiusa con una vittoria di misura dell’Alessandria dopo il netto predominio dei grigi sulla quadrata unità giallorossa. Se nel primo tempo contro il Torino, gli attaccanti alessandrini avevano indugiato nell’area avversaria, nella partita di domenica scorsa quattro facili occasioni da rete sono sfumate limitando la vittoria al primo goal realizzato da Stradella al 9’ del primo tempo. Occorre considerare che la nostra squadra era scesa in campo priva di Bertoni, ottimamente sostituito da Borgogno, il quale, se non si è spinto a dar man forte al reparto attaccante, dopo aver egregiamente lavorato in difesa, è perché aveva ricevuto l’ordine di svolgere limitatamente il compito di terzo terzino. Per giunta alcuni giocatori non si trovarono in buona forma; comunque la superiorità è stata netta e conferma la buona inquadratura del nostro undici. («Il Piccolo», 8 febbraio 1947) RISULTATI: Atalanta-Brescia 2-0 Fiorentina-Bologna 0-0 Genoa-Bari 1-0 Internazionale-Sampdoria 2-1 Lazio-Juventus 1-2 Livorno-Vicenza 3-0 Napoli-Milan 0-0 Torino-Modena 1-1 Venezia-Triestina 4-1 (sul campo neutro di Treviso) CLASSIFICA: Juventus 30; Torino 29; Modena 28; Bari, Milan 23; Bologna 22; Napoli 21; Roma, Sampdoria 19; Genoa, Lazio, Livorno 18; Alessandria, Atalanta, Vicenza 16; Fiorentina 15; Venezia 14; Internazionale 13; Brescia, Triestina 11 MARCATORI 12 gol: Astorri (Juventus), Baldini (Sampdoria) 11 gol: Mazzola (Torino), Puricelli (Milan), Verdeal (Genoa) 10 gol: Amadei (Roma), Carapellese (Milan), Puccinelli (Lazio) 9 gol: Candiani (Juventus), Gabetto (Torino), Raccis (Livorno) 8 gol: Koenig (Lazio), Ossola (Torino), Ottino (Venezia) Il punto sul campionato Alla fine del girone di andata la Juventus era in testa alla classifica grazie alla vittoria ottenuta in casa della Lazio con i gol di Astorri e Candiani staccando di un punto il Torino fermato, sul pareggio, dal Modena, terzo in graduatoria. Il Milan, quarto, era stato fermato sul pareggio in casa del Napoli ma aveva agganciato il Bari sconfitto dal Genoa: decisva la rete segnata da Verdeal. Poker di gol del Venezia contro la Triestina. Sono stati tre i gol che il Livorno aveva inflitto al Vicenza con Raccis, Piana e Degano.