Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1946/1947
Serie A
05-01-1947 - Giornata: 15 - Milano - Arena Civica


Milan AC - Alessandria US 4 - 0 (1 - 0)
RETI: 19. Antonini (I) G. [Mi] , 49. Puricelli H. [Mi] , 74. Carapellese R. [Mi] , 76. Carapellese R. [Mi]

Alessandria US Bodoira Alfredo, Pietrasanta Piero, Rava Pietro, Arezzi Giuseppe, Bertoni (II) Elio, Tortarolo Francesco, Armano Gino, Pietruzzi Mario, Lushta Riza, Coscia Aristide, Rosso Angelo Triestino All.: Kovács Lajos

Formazione avversaria
MILAN AC: Busani; Battaia, Clocchiatti; Bonomi, Foglia, Tognon; Antonini (I) Giuseppe, Annovazzi, Puricelli, Tosolini, Carapellese. All.: Bigogno Giuseppe.

Arbitro: Zelocchi Giuseppe (Modena)
Note
Angoli: 6-3 oppure 4-4. Spettatori: 15.000 oppure 20.000. Tempo polare e neve durante la partita, terreno gelato Inizio gara ore 14.30

Commento
Entrambe le squadre praticano il sistema, perciò non ci fu luogo di trarre deduzioni dal contrasto di due marche differenti di gioco. Ma nel recitare il medesimo pezzo obbligatorio, il Milan apparve assai meglio preparato e disinvolto dell’Alessandria. Non diremo con questo che il Milan legga nel sistema come in un libero di famiglia: ieri, per esempio, i due interni Annovazzi e Tosolini, in altre occasioni atleti-stantuffo, hanno disputato una gara comune, senza risalto. Per contrapposto la mediana (centro e laterali) s’è comportata con la massima diligenza, non è uscita di tema (sistemista) ed è stata la virtuale incubatrice del pingue successo che il Milan ha conseguito in una gara totalmente polare che gli spettatori «mettevano in denti in nota di cicogna», come nella ghiacciaia di Cocito. Al Milan non si può più dargli dello sbarazzino: si offenderebbe e avrebbe ragione. Si era abituati, ai tempi delle palafitte, a ravvisare nel Milan una squadra estemporanea e quasi il prestigiatore del calcio italiano, capace di estrarre l’aquilotto della vittoria dal cappello al cilindro di un gioco balzano e miracolante. Tutti andavano a vedere il Milan con una grande curiosità, un misto di simpatia e di canzonatura, e quelli dell’Inter – che hanno imparato lo stile nel manuale cinquecentesco dello Scaino – atteggiavano le labbra a schifiltoso disdegno: compativano quel loro cuginastro arruffone e bislacco. Oggi… beh, lasciamola lì. Dunque abbiamo un Milan «up to date», serio, positivo e forte. Dipenda dal volubile corso degli eventi, dipenda dall’accorgimento degli acquisti, dipenda dalla mano abile di Bigogno (parecchio, diremmo), dipenda dal fatto che ogni squadra ha la sua stagione come ogni stagione ha il suo frutto, è certo che quella che abbiamo veduto giostrare su un terreno gelato, in una continua spolveratura di nevischio e tra soffi e mulinelli di tormenta, è una squadra straordinariamente in gamba. Il Milan è sempre «vecchio Milan» per l’accento di spavalderia che si nota nel suo gioco d’impulso, sempre proteso alla vittoria per la strada più breve. E noi sportivi ormai di lungo corso non venderemmo per tutto l’oro della tecnica moderna il nostro «vecchio Milan», che ci ricorda un sacco di antiche partite, da quando i nostri pantaloni erano corti. In più s’è fatto un Milan riflessivo e ordinato, diverso in un certo senso dalla squadra tradizionale, perfino un Milan razionalista se è vero che, messosi a studiare i logaritmi del sistema, sta dimostrando di sapersela cavare con bravura ammirevole. Ieri, per esempio, quel Foglia e quei laterali: un giocone. Non troppo appariscente perché la classe dei Foglia, dei Bonomi e dei Tognon non fa le faville: ma concreto e costruttivo, e decisamente redditizio. In quel terzetto abbiamo visto il tronco della squadra. Di questo tronco, continuando la similitudine, Puricelli è la testa, le ali le due braccia, i terzini le gambe. Fanno tutti insieme un personaggio atletico di prima qualità e di prima forza. Noi non vedevamo il Milan da un pezzo e ci era rimasta nella retina l’immagine di una difesa scombinata e zoppa. Rettifichiamo subito: Battaia e Clocchiatti hanno giocato benissimo, senza un errore, senza una tartuferia e con una spedita applicazione della «marcatura» agli avversari designati. Un otto in profitto va particolarmente a Battaia. All’attacco Puricelli è la mente che suggerisce sempre a proposito quel che c’è da fare. Non è di primo pelo, il lungo-chiomato «Puri», ma la sua vitalità è eccezionale: gioca con passione e l’arte fa il resto. E le ali! Carapellese è ormai una vedetta dei campi di gioco e la lode è di prammatica. L’altro, Antonini, «el vecio», è stato ieri la dinamo della prima linea per il volume del lavoro, l’accanimento dell’impegno, lo scintillio delle azioni, la rapidità bruciante delle decisioni. Il «numero uno», se ce lo permettono i compagni di squadra, tutti, quale più e quale meno, registrati secondo un indice assai elevato di rendimento medio in un complesso di rara omogeneità. L’Alessandria ha dato modo di ammirare, nel primo tempo, il sano impianto della sua inquadratura generale. Ha avuto più volte il destro di pareggiare le azioni avversarie mediante discese organiche che palesavano la concordia dei reparti, l’elasticità degli atleti, la pluralità delle idee sportive. Ma è stato uno sfoggio platonico di bravura perché gli attaccanti hanno spesso perduto l’ultima palla, a tu per tu con l’anima lunga del portiere milanista. Difetto di riflessi o indecisione nel tiro, non sappiamo. Occasioni sfumate, questo sì, e un paio da Rosso, il più felice dei cinque nella capacità di svincolarsi dal controllo dei mediani e dei terzini rossoneri. Nella ripresa l’Alessandria ha perduto quota, non è stata quasi mai pericolosa, non è più riuscita, se non a sprazzi, a mandare avanti il suo quintetto. Il Milan l’ha scompaginata e dominata, e la squadra piemontese s’è arresa, pur senza andare alla deriva. Le è mancato il bernoccolo della realizzazione. Il centro s’è visto poco, saltuariamente gli interni, abbandonate a se stesse le ali, anche in ragione del debole impulso proveniente dalla retroguardia, e della scarsità degli allargamenti del fronte a ventaglio. Alla fine anche l’operoso Bertoni II è stato ingoiato dagli attaccanti milanisti. Né Rava, sempre in palla da vecchio maestro del mestiere, poteva far troppo, assillato com’era dalla minaccia costante del celere e sgusciante Antonini. Ancora un personaggio: quel portiere Busani, lungo e magro come la paglia del sigaro Virginia. Para alto alla maniera d’una scimmia, proiettando le braccia interminabili e sviluppando la palla nella presa. Perfin comico se non fosse così bravo. Ricorda quel Stuhlfauth, tedesco, l’avete in mente, vecchi frequentatori di campi sportivi? Non sappiamo come ha fatto a ghermire una palla bassa che Rosso aveva tentato di mettergli nell’angolino. S’è slungato a terra e l’ha acciuffata, poi se l’è tirata sotto il petto ed è scomparsa, quasi l’avesse mangiata: il camaleonte fa così con la lingua quando ne fa un dardo per acchiappare la mosca. Il pubblico ride e Busani para. Il primo gol è venuto al 16’ del primo tempo per merito di Antonini. L’attacco alessandrino era sotto porta Milan da parecchi minuti. Bertoni troppo avanti e scoperto. Scappava Antonini sfuggendo a Rava. Inseguimento. Rava sta per raggiungere Antonini, un po’ impigliato nella palla, ma questi anticipa il tempo, scocca il tiro e la palla è dentro. Equilibrio per tutta la durata del primo tempo, con un probabile gol sfumato per Armano al 36’ (egli proseguiva la fuga libera fino in fondo campo per eseguire il centro, invece di puntare a rete dalla distanza debita). Al 5’ della ripresa Puricelli raddoppiava il bottino dei rossoneri. Puricelli smista ad Antonini, questi rimette al centro, Puricelli è in agguato, il tiro è irreprensibile. La parata di Busani su schioppettata di Rosso è al 24’. Poi la doppietta di Carapellese: al 29’ egli si svincola da Pietrasanta e batte il portiere a epilogo di un’azione personale; due minuti dopo ribatte il portiere, dopo essere stato lanciato da Antonini con molta accortezza. Tempo polare, terreno gelato, nevischio durante tutta la gara con qualche soffio di tormenta. Nessun incidente. Gelati tutti quanti, giocatori, arbitro (ottimo) e spettatori, alziamo i tacchi alla caccia d’una stufa mentre, proprio alla fine della gara, un ventaccio di tramontana ci smorza la faccia con pulviscoli di neve duri come pallini di schioppo. (Bruno Roghi, «La Gazzetta dello Sport», 6 gennaio 1947) Una grande partita del Milan ed una scialba prova dell’Alessandria. Questo, in sintesi, l’odierno incontro, disputato su di un terreno gelato, sotto una temperatura rigida con intervento anche della neve, che leggermente è caduta durante quasi tutta la gara. Le doti di stabilità del Milan sopra il terreno duro e gelido sono balzate subito all’inizio della partita. Sembrava che i giocatori avessero un’attrezzatura che permettesse loro di scattare con grande facilità. Per contro l’Alessandria non riusciva a raccapezzarsi in mezzo al campo dove gli sdruccioloni a terra erano frequenti e numerosi; e questo stato di cose doveva influire sul rendimento della squadra che si è vista battere in destrezza, in velocità ed anche nell’iniziativa di gioco, che fu quasi sempre retaggio del Milan. Di più, la squadra grigia nell’applicazione del «sistema» non seppe trovare la condotta di gioco meglio confacente alla situazione anormale del campo, ciò che invece il Milan applicò in modo intelligente e redditizio. Larghi passaggi con palloni lunghi e volanti, controllo degli avversari deciso e preciso, scatto e spostamenti improvvisi e tempestivi e, soprattutto, un’azione sempre pronta ed efficace, sia nei momenti in cui ebbe a difendersi che in quelli molto più prolungati in cui essa attaccò. La sua tattica fu dunque intelligente, ma al di sopra di queste considerazioni resta la squadra che è stata un’unità di primo piano per il suo gioco armonioso, per la sua franca andatura e l’indiavolata azione dei suoi attaccanti. Ha trovato, è vero, un’Alessandria male in arnese, tarda e pigra, abulica ed in certi momenti quasi assente, una squadra che si è ostinata a contrapporre all’azione vivace dei milanisti una condotta di gioco dove la manovra, così come veniva tentata, non poteva effettuarsi per molte considerazioni, non ultima quella a cui ho accennato all’inizio di queste note, cioè alla maggiore e migliore adattabilità dei giocatori del Milan allo stato del terreno, tanto da lasciar supporre un certo vantaggio dal fatto di avere calzature e tacchetti più adatti al genere di partita da disputarsi. E questo particolare ha la sua decisa importanza. Il Milan entra subito in azione con un’apertura sulla sinistra, dove Carapellese, che durante tutto l’incontro fu certamente il più attivo ed il più intraprendente degli avanti milanisti, riusciva a svincolarsi dal terzino Pietrasanta, facendo passare la palla alla porta senza che né Annovazzi né Antonini I riuscissero a spingerla in rete. Questa prima avvisaglia diede la stura ad una sequenza di azioni di attacco, e Bodoira dovette intervenire per sciogliere attacchi abbastanza pericolosi. E mentre il Milan, con la sua azione fatta di scatti e di allunghi, cercava di raggiungere il successo, l’Alessandria non riusciva a ritrovarsi. Vi era, nella sua difesa, una certa perplessità, i suoi uomini sembravano attratti nella scia degli attacchi avversari e quasi mai in posizione giusta per fronteggiare tali attacchi. Così, il primo calcio d’angolo era provocato da Pietrasanta, che si salvava dall’impetuosa azione di Carapellese (14’) ed in seguito da Rava che, leggermente zoppicante, non riusciva a trattenere Antonini I. Fin qui le cose, pur lasciando scorgere la miglior inquadratura ed il miglior gioco del Milan, erano ancora incerte, anche perché l’Alessandria trovava uno spiraglio per inscenare una discesa di Lushta, il quale smistava su Rosso, che riusciva ad impegnare il lungo Busani con un tiro non troppo forte (16’). Il Milan, però, ritornava all’attacco e stavolta con fortuna; sfruttando un lungo rimando di Foglia, entrava in azione Puricelli ed in seguito Antonini I proseguiva l’azione con una fuga verso la rete; Rava, intuendo il pericolo, faceva un rapido dietro-front inseguendo l’attaccante; un tentativo di fermarlo non aveva esito; Antonini I, resistendo all’urto, ormai solo, avanzava verso la porta alessandrina; a Bodoira non restavano che queste alternative: uscire od attendere. Preferì la prima; l’uscita, però, fu preceduta a mezza strada dal tiro dell’attaccante, che poneva il pallone in rete (17’). Come spinto da una molla, l’attacco del Milan filò di nuovo verso le retrovie grigie, ottenendo due calci d’angolo consecutivi, e dopo un fallo di Clocchiatti non sfruttato da Bertoni ecco profilarsi un brioso attacco di tutta la linea, terminato con un tiro a lato di Annovazzi (28’). Si giocava quasi sempre in area grigia. Le rare discese dell’Alessandria si infrangevano sui piedi di Clocchiatti e di Battaia, oggi assai precisi e potenti, salvo qualche rara volta in cui Lushta, manovrando con molta accortezza, poteva porgere a Rosso ed Armano qualche buon pallone. Verso la fine del tempo venne per l’Alessandria l’occasione del pareggio, ma Armano, giunto a pochi metri dalla rete di Busani, sparava malamente e la palla finiva in fondo al campo. La ripresa ebbe un inizio vibrante, sempre per l’indiavolato gioco degli attaccanti milanesi, i quali, ben appoggiati da Tognon e da Bonomi e sorretti anche dall’azione di Tosolini, quasi sempre arretrato rispetto ai suoi compagni di linea, riuscivano a costruire l’azione della seconda rete, che il Milan riuscì a segnare al 4’ di gioco per una delle tante strane incertezze della difesa grigia. Puricelli, palleggiando riusciva ad avanzare. La sua azione non era ostacolata da nessun avversario. Egli poteva quindi avvicinarsi indisturbato verso l’area di rigore e di qui smistare ad Antonini I libero. Rava, forse preoccupato di non so quale pericolo, non si mosse. Antonini I proseguiva, effettuando un tiro; ma un volo di Bodoira attraverso la porta riusciva a respingere la palla; nel frattempo però al centro si era portato Puricelli il quale, riprendendo non aveva difficoltà a spingere in rete. L’Alessandria rispondeva a questo nuovo smacco con una decisa avanzata, ottenendo un calcio d’angolo, ma nulla poteva fare contro una difesa tanto attenta e decisa quanto la milanista e pur con la sua immutata tattica, che cercava attraverso l’azione manovrata di spuntarla contro un avversario più mobile e veloce, poteva eguagliare la quantità degli attacchi e minacciare anche con un bel tiro di Coscia (18’) ed un altro di Rosso, la rete di Busani. Ed appunto tutta protesa in questi attacchi infruttuosi, ecco un perfetto allungo di Tognon a Carapellese. L’ala sinistra ha via libera, fila su Bodoira e, giunto ad una diecina di metri, lo batte con un tiro fortissimo (28’). Tre a zero. Due calci d’angolo contro il Milan, una bella parata alta di Busani su colpo di testa di Lushta e quarto gol della giornata, segnata ancora da Carapellese, ma stavolta viziato da un fuori gioco non rilevato dal pur attento Zelocchi. Il resto non ha storia. Il risultato si commenta da sé; il Milan diede una chiara dimostrazione della sua potenza offensiva e del suo ottimo gioco difensivo. La sua linea attaccante è senza alcun dubbio ottima, specialmente per l’accordo fra i suoi elementi ed il brio che essa imprime alle sue azioni, ma anche il resto della compagine attraversa un periodo di forma notevole sia nei mediani accorti e sempre presenti, che nei difensori, molto precisi. La squadra ha notevolmente migliorato. Essa oggi applica il «sistema» con tatto e con accortezza, marciando lentamente sulle orme del Torino. L’Alessandria è caduta male. I suoi uomini non erano oggi nelle migliori condizioni per disputare un incontro così severo. Qualche accenno di buon gioco da parte di Tortarolo, molta incertezza in Coscia, Pietruzzi ed Armano; gioco in ombra dei terzini e di Arezzi; soltanto Lushta e Bertoni II si salvarono dal naufragio. Lo stato del terreno attenua, ma non spiega il cattivo gioco. Piuttosto, oltre alle cause tecniche cui ho accennato, la sconfitta è dovuta alla grande giornata del Milan, oggi veramente invincibile. E contro questa squadra non c’era oggi da fare. Ottimo l’arbitraggio di Zelocchi. (Augusto Rangone, «Tuttosport», 6 gennaio 1947) Era plumbeo il cielo di questa prima domenica calcistica del ’47; rassomigliava stranamente al colore delle maglie alessandrine sul campo ridotto ad un rettangolo biancastro, in cui qualche tenue fuscello d’erba tentava di farsi largo tra il nevischio che cadeva incessante: erano i soliti tifosi, gli immancabili spettatori milanesi, intabarrati sino all’inverosimile: bavero rialzato, sciarpa intorno al capo. Tacevano. Poi venne il primo gol: al 19’, Antonini I da circa metà campo fugge inesorabilmente verso la porta di Bodoira apparso oggi un po’ lento negli interventi, fugge velocissimo, scarta Rava che perde terreno e con una finta magistrale costringe il portiere grigio a tuffarsi. Quanto questi è a terra, Antonini alza leggermente il pallone che finisce in rete. Così, in modo semplice, come si addiceva alla luce bigia di questa giornata. Urli di entusiasmo che vanno via via affievolendosi fino alla fine del primo tempo. Eccoci alla ripresa. I grigi costruiscono qualche cosa ma non concretano. Al contrario i rosso-neri portano a termine ogni loro azione. Non è stato sufficiente Rava a tamponare le falle aperte qualche volta da Pietrasanta. La mediana ha giocato più in difesa che all’attacco e qui si è distinto maggiormente Arezzi per le sue respinte tempestive. L’attacco è un po’ slegato e non sa coordinare bene le sue azioni. Le idee non gli mancano ma sono un po’ troppo confuse e in area avversaria si dissolvono come il fumo nell’aria. Dall’altra parte invece non è così: si parte dalla mediana, il più delle volte si costruisce e alla fine per quattro volte il pallone si trova in rete. Portiamoci al 4’: Puricelli, che ha il pallone, calcia verso l’esterno ma il tiro viene intercettato da Tortarolo che involontariamente dà ad Antonini. Di qui nuovamente la sfera raggiunge Puricelli. Bodoira che era uscito per prevenire un tiro di Antonini I lascia incustodita la porta che accoglie il pallone per la seconda volta. Venticinque minuti di gioco equilibrato con molti tiri degli alessandrini che però non trovano il momento utile per accorciare. Quindi al 24’ Carapellese sfugge al terzino Pietrasanta e si trova solo davanti alla porta: qualche incertezza di Bodoira che si decide poi ad uscire e tocca il pallone troppo debolmente per poterlo mandare fuori dai pali. Due minuti dopo l’ultimo gol rosso-nero assai simile al precedente. (Romano Boffelli, «Il Giornale Sportivo», 6 gennaio 1947) CON LA VITTORIA SULLA TRIESTINA SI DEVE CHIUDERE LA PARENTESI MILANESE Non è sicura la presenza di Lustha - Elleno giocherà al posto di Tortarolo Le speranze per la trasferta di Milano sono andato deluse ed i grigi sono tornati sconfitti per 4-0. Erano o tre mille gli spettatori alessandrini presenti all’Arena e nessuno aveva pensato di dover assistere ad una così amara sconfitta. È stato riferito che i milanisti avevano calzato scarpe con chiodi speciali per il terreno gelato, ma l’asserzione è fuori tempo ed ipotetica. Piuttosto abbiamo notato che la nostra squadra non ha praticato il sistema o lo ha applicato male, proprio contro un’avversaria rigidamente sistemista. Se si considera che i nostri interni Pietruzzi e Coscia hanno giocato arretrati, torna facile dedurre che il Milan ha avuto facile il compito di manovrare nelle azioni di disorientamento della nostra retroguardia. Rosso ed Armano non erano in buona giornata e tra loro e i rispettivi interni Coscia e Pietruzzi c’è stato sempre un vuoto di circa cinquanta metri, ad eccezione dell’ultimo quarto d’ora dell’incontro. Arezzi e Tortarolo, costretti a vigilare i due interni del Milan che giocavano in posizione tenuta intelligentemente avanzata e laterale, raramente si sono spinti fino a metà campo. Le reti sono state segnate una nel primo tempo, tre nella ripresa. («Il Piccolo», 11 gennaio 1947) RISULTATI: [2ª giornata] Milan-Triestina 3-0 (giocata il 1º gennaio 1947) [15ª giornata] Bari-Roma 2-0 Brescia-Bologna 0-1 Fiorentina-Napoli 1-0 Genoa-Torino 2-3 Juventus-Sampdoria 2-1 Lazio-Atalanta 0-0 Modena-Livorno 1-0 Triestina-Vicenza 2-0 Venezia-Internazionale 2-1 CLASSIFICA: Torino 24; Juventus 23; Modena 22; Milan 20; Bari, Bologna 19; Sampdoria 17; Roma 16; Napoli 15; Fiorentina, Livorno 14; Genoa, Lazio 13; Venezia, Vicenza 11; Alessandria, Atalanta, Brescia, Internazionale 10; Triestina 9 MARCATORI 11 gol: Baldini (Sampdoria) 10 gol: Amadei (Roma), Mazzola (Torino) 9 gol: Carapellese (Milan), Puricelli (Milan) 8 gol: Gabetto (Torino), Ossola (Torino), Puccinelli (Lazio) 7 gol: Busani U. (Napoli), Candiani (Juventus), Dalla Torre (Genoa), Piola (Juventus), Raccis (Livorno) Il punto sul campionato L’inizio dell’anno aveva portato in dote il primato solitario del Torino in vetta alla classifica dopo la vittoria, al termine di una gara combattuta, contro il Genoa. Al secondo posto, distanziata di un punto, ecco la Juventus che aveva sconfitto la Sampdoria, di misura, con la rete decisiva siglata da Magni, a un minuto dal termine. Il gol di Romani aveva consentito al Modena di battere il Livorno. Il Bologna era riuscita ad espugnare il campo del Brescia con il gol di Taiti riuscendo a rimanere a pari punti con il Bari che era riuscito a sconfiggere la Roma. Caduta dell’Inter in casa del Venezia che aveva vinto rimontando lo svantaggio iniziale. Decisivo Badiali nella vittoria della Fiorentina contro il Napoli. in coda alla classifica vittoria importante della Triestina ai danni del Vicenza.