Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1952/1953
Serie C
10-05-1953 - Giornata: 32 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Livorno US 3 - 1 (2 - 1)
RETI: 1. Testa L.[A], 8. aut. Vitto L.[A], 17. rig. Tagnin C.[A], 53. Bey C.[A]

Alessandria US Borriero Pietro, Bussetti Luigi, Gabbiani Mario, Generani Renzo, Vitto Luigi, Masperi Luigi, Bey Carlo, Mazzucco Ezio, Testa Luciano, Tagnin Carlo, Savoini Giulio All.: Neri Giacomo

Formazione avversaria
LIVORNO US: Argelassi; Simonti, Cardoni; Moretti, Iardella, Aliverti; Torti, David, Taccola, Bertani, Rinaldi. All.: Galli Remo.

Arbitro: Casati Luigi (Varese)
Note
Espulso: 85’ Cardoni [L]. Angoli: 5-3. Spettatori: 6.000. Giornata di sole, terreno arido. Inizio gara ore 16:00.

Commento
L'ALESSANDRIA E' PROMOSSA IN B Aria di attesa festosa, ieri sul campo dell’Alessandria. La partita con il Livorno poteva dare il via alla promozione in B. I grigi avevano bisogno di un successo accompagnato da una sconfitta o da un pareggio del Taranto sul campo dello Stabia, per vedere incolmabile lo svantaggio della squadra pugliese ed avere così la certezza matematica del passaggio tra i cadetti. Il pubblico alessandrino aveva affollato le gradinate del «Moccagatta» con la segreta speranza di poter festeggiare alla fine della gara i grigi neopromossi: nei volti di tutti si leggeva questa speranza unita all’apprensione per un risultato ancora incerto, si vedeva che i tifosi tutti pregustavano la gioia del trionfo, ma non osavano lasciarla esplodere anzitempo. La squadra di Neri, per l’ultima volta nella stagione impegnata davanti al suo pubblico e forse per l’ultima volta costretta a giocare per i due punti, non ha esitato a tranquillizzare i sostenitori. Non erano infatti ancora trascorsi trenta secondi dal fischio iniziale dell’ottimo arbitro Casati, che il portiere livornese era già battuto. Un’azione velocissima, sconcertante che non ha dato tempo ai difensori del Livorno di intervenire: calcio di inizio da Testa a Mazzucco, lancio in profondità verso Bey, fuga velocissima dell’ala destra, centro rasoterra da fondo campo, palla scaraventata in rete da tre metri dal centrattacco grigio. Chi era stato il più bravo? Mazzucco per l’intelligente passaggio, Bey per la fuga travolgente o Testa per la perentoria conclusione? Un applauso frenetico per tutti, dal pubblico alessandrino ormai certo del successo. Non valse infatti a frenare il predominio dei grigi l’infortunio toccato a Vitto all’ottavo minuto di gioco. Il bravo centromediano, pressato dal centrattacco avversario Taccola, tentò la deviazione all’indietro a Borriero, ma il passaggio, mal effettuato, si trasformò in un perfetto spiovente a rete, imparabile per il numero 1 alessandrino. L’offensiva della squadra piemontese continuò con ritmo sostenuto. Al 14’ il portiere livornese Argelassi fermò arditamente un’azione di Bey e Testa, mentre al 17’ Mazzucco venne caricato in area da Aliverti. La caduta spettacolare dell’interno destro alessandrino indusse l’arbitro a concedere un «penalty» che altri forse avrebbero negato. Tagnin comunque realizzò imparabilmente e l’errore di Vitto venne rimediato. Per tutto il primo tempo il punteggio rimarrà sul 2-1. Si noterà ancora una prevalenza di attacchi dei grigi, con azioni travolgenti e tiri falliti per poco, mentre il Livorno impegnerà Borriero in frequenti contrattacchi. La squadra toscana che, schierando il centrosostegno titolare Bertani a mezz’ala sinistra, denunciava in partenza propositi difensivi, aveva dovuto rinunciare al suo piano dopo il goal a sorpresa di Testa, Bertani, mezz’ala di fortuna, si dimostrò abile anche nelle azioni di attacco, assieme all’ala destra Torti e al diciottenne centrattacco Taccola, il quale ultimo aveva però la tendenza a risparmiare le sue preziose gambe in vista del probabile trasferimento alla Juventus. Nella ripresa, dopo un salvataggio a porta vuota di Simonti su tiro di Testa, l’Alessandria aumentava il vantaggio con un’azione combinata Testa-Tagnin-Testa-Savoini, conclusa imparabilmente da Bey. Tre a uno, partita chiusa. I grigi continuavano a dominare a metà campo ed a sbagliare facili occasioni in area, ma l’unico episodio di rilievo per la cronaca risultava l’espulsione del livornese Cardoni per preteste al 40’. Poi la fine con applausi, abbracci in campo e in tribuna. I livornesi si sono difesi validamente anche se a volte con eccessiva animosità, contro un’Alessandria in vena, nella quale non si può in coscienza fare i nomi dei migliori: tutti sono stati egualmente bravi, tutti hanno meritato il «grazie» dei tifosi e dei dirigenti. È facile immaginare l’entusiasmo scoppiato quando si è appreso che, col pareggio del Taranto e la sconfitta del Pavia, l’Alessandria era capolista e promossa in B. Il presidente Moccagatta, pazzo di gioia, dopo avere abbracciato tutti quanti, tentò anche un passo di danza. Commendatore, ne valeva la pena! (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 11 maggio 1953) Passo d’addio dei grigi al Moccagatta. E arrivederci in Serie B scandito alla fine da un pubblico festoso che ha concluso l’annata felice assistendo a una nuova bella vittoria degli uomini di Neri. Per i grigi la partita odierna aveva la sua importanza. Bisognava vincere a tutti i costi per non correre rischi visto che chi insegue non s’è ancora dato pace. Per il Livorno, dalla tranquilla classifica, invece il risultato poteva interessare fino a un certo punto. Tuttavia, lo schieramento dei labronici con Bertani a fare da mezz’ala, lui che è centromediano nato, faceva credeva a chissà cosa. Un catenaccio, per spiegarci meglio, che avrebbe fatto sudare sette camicie a questa Alessandria apparsa nelle ultime domeniche piuttosto provata. Invece, non è accaduto nulla di tutto questo. Forse anche perché il Livorno non ha avuto tempo giacché si è trovato in svantaggio dopo mezzo minuto di gioco. E dopo aver ricuperato si è visto appioppare da Casati (per il resto bravissimo) un rigore che è stato un autentico regalo per gli avversari. Così Bertani ha funzionato da mezz’ala arretrata con compiti di regia e il Livorno ha mantenuto per tutta la partita il suo schieramento normale senza mezze misure. Dal canto suo l’Alessandria, che gioca normalmente un buon WM, forte com’è di uno dei migliori quadrilateri di C, non ha dovuto faticare per niente a mettersi al sicuro. Nel primo tempo, tuttavia, gli amaranto hanno tenuto un buon ritmo di gioco anche se con scarso pericolo per Borriero. La regia di Bertani non era da trascurare, Taccola dava lavoro straordinario a Vitto, le ali trotterellavano in continuità. E anche dopo aver subito l’ingiusto rigore il Livorno restò in piedi per altro fidando più sulle imprese personali che su azioni elaborate, visto che i due laterali latitavano. L’Alessandria sembrò veramente la squadra stanca che si diceva: Masperi non faceva un lancio indovinato, Tagnin e compagni si perdevano in passaggi laterali che non arrivavano mai a una conclusione. Ma nella ripresa cambiò la musica. L’Alessandria partì in quarta: Masperi e specialmente Generani staffilavano in profondità, Tagnin e Mazzucco distribuivano ai compagni di linea palloni che erano tanti inviti di nozze. E per una buona mezz’ora si vide la grande Alessandria giostrare a suo piacimento con palloni ficcanti, con passaggi di prima che trovavano l’uomo smarcato pronto all’appuntamento, con tiri micidiali, il più delle volte però fuori bersaglio. Venne così un solo goal a sanzionare tale supremazia. Un gol bellissimo che ha chiamato in causa l’intero quintetto e che porta la sigla di Bey, il migliore assoluto in campo. Va aggiunto tuttavia che il Livorno della ripresa parve rassegnato in partenza. Portò ancora qualche azione di disturbo, ma senza convinzione. E forse lasciò troppo giocare l’avversario correndo il rischio di essere umiliato nel punteggio. Analizzando gli uomini amaranto, salvo Iardella che se l’è cavata abbastanza bene, e Bertani che un certo mordente l’ha sempre avuto, bisognerebbe dire male di tutti gli altri. In campo grigio, fatta lode a Bey e Mazzucco, Bussetti, Masperi, Generani, una tiratina di orecchi a Savoini che ha mandato alle stelle i palloni più belli. La cronaca dei gol. Lancio di Mazzucco a Bey, fuga dell’ala destra che liberissima stringe al centro; a un metro dall’indeciso Argelassi, Bey tocca a Testa che mette in rete. All’8’ Vitto che allunga al portiere: più lesto è Taccola che piomba come un falco sulla palla e mette in gol evitando sull’uscita Borriero. È il pareggio. Al 18’ la paperissima di Casati: punizione da centro campo per l’Alessandria; piazzamento dei grigi nell’area livornese; Mazzucco nel tentativo di smarcarsi da Aliverti inciampa e cade per conto suo. Casati fa segno al dischetto del rigore. Tanta manna che Tagnin pensa a tradurre in punteggio. Ripresa: dopo un primo pericolo (3’) su tiro di Testa parato in due tempi, Argelassi è battuto all’8’. Testa-Bey-Testa: il centravanti che crossa dalla destra, palla a Savoini che svirgola al centro, ma Bey è pronto e il suo tiro non perdona. (Angelo Ponti, «La Gazzetta dello Sport», 11 maggio 1953) La partita di commiato della squadra alessandrina con il proprio pubblico è stata una gara delle più combattute. Anche se il successo è andato ai locali, è bene precisare subito che gli amaranto hanno disputato un egregio incontro. La tranquilla posizione in classifica che occupa il Livorno faceva prevedere lo svolgimento della solita partita pacata, senza eccessivo impegno. Invece, l’undici toscano non ha dato tregua ai piemontesi, costringendoli a sudare le rituali sette camicie per conquistare l’intera posta. Il Livorno ha messo in vetrina un undici solido, composto di uomini decisi e scattanti, ma privi di incisività nel finale, il che gli ha impedito di concretizzare i molteplici attacchi. L’Alessandria, dal canto suo, ha confermato la sua buona tecnica imperniata su di una salda difesa e su un efficace gioco del suo quadrilatero, abile nel rifornire gli avanti. Senonché, ancora una volta, si è dovuta lamentare la lentezza degli uomini di punta, i quali troppo spesso si sono perduti in inutili passaggi. Fin dai primi minuti, il gioco si è acceso. La palla va a Mazzoni che apre in profondità a Bey; questi, con la palla al piede, si trascina velocissimo al fondo campo, dribbla i suoi diretti avversari e crossa al centro nell’area di rigore, ove Testa, pronto a tirare, manda imparabilmente in rete. Sono appena passati 30” e l’Alessandria conduce a 1-0. Però gli amaranto non perdono la calma e stringono le file spingendosi all’attacco. In una ennesima puntata, i livornesi si portano in avanti e su una palla alta al limite dell’area di rigore nasce un malinteso fra Vitto e Borriero. Infatti, questo, solo con Taccola, tenta di passare la palla a Borriero; il centravanti sfiora anch’egli la sfera che a parabola si insacca alle spalle del portiere. A questo punto, i grigi risentono il colpo ed hanno alcuni minuti di sbigottimento, che però gli amaranto non sanno sfruttare per cogliere altro bottino. La partita diventa sempre più accesa e la difesa livornese, nell’esplicare il suo lavoro, non bada troppo alle regole del galateo, tanto che l’arbitro, in conseguenza di una dura carica in area di rigore ai danni di Mazzucco, concede la massima punizione che Tagnin trasforma in rete. Da questo momento, la prima linea del Livorno sviluppa una mole superiore di gioco rispetto a quella degli avversari; ma una prodezza di Borriero prima e l’imprecisione nel tiro poi non gli permetterà di pervenire al successo. L’inizio del secondo tempo vede emergere maggiormente la tecnica alessandrina, che porta all’8’ alla segnatura di Bey con una rete da manuale. Testa, avuta la palla, la smista prontamente a Bey, il quale rilancia a Testa che, a sua volta, smista all’estrema sinistra, dove Savoini è pronto a raccogliere e a ridare a Bey. Questi, a pochi passi, non ha difficoltà a insaccare. Da questo momento, la partita continua con gioco sostenuto ma mai pericoloso per i due estremi difensori ed è appunto nella foga del gioco che Cardoni è espulso per proteste nei confronti del direttore di gara. Il fischio finale trova ancora gli amaranto protesi all’attacco. (Luigi Poggio, «Il Tirreno», 11 maggio 1953) Il campo Moccagatta è chiuso oggi per il torneo nazionale di Serie C, e il pubblico ha salutato festosamente la vittoria dei grigi che significa il sicuro ritorno tra i ranghi dei cadetti e la conquista del primato. L’ultimo incontro sul campo amico riservava, indubbiamente, una grande incognita costituita dalla prestanza e dalla bravura del Livorno, la salda compagine toscana che, come avevamo previsto nelle note informative della vigilia, avrebbe lottato fino alle ultime battute per contendere ai piemontesi l’ambito successo. Gli amaranto, infatti, hanno profuso tesori di energia all’attacco, e in difesa hanno primeggiato e dominato nel giuoco alto, sono apparsi abili marcatori e precisi nei passaggi dosati del pallone che hanno manovrato con esperta maestria; ma giunti in rea di rigore sono apparsi confusionari, lenti, imprecisi. Malgrado l’innesto del possente Bertani a mezzo sinistro, la linea attaccante ha funzionato irregolarmente e pochi tiri ben diretti sono pervenuti sino a Borriero che si è fatto tuttavia ammirare in due spettacolose respinte su altrettante pericolosissime azioni di Taccola Bertani. Troppo poco, in verità, per superare la valida barriera difensiva alessandrina. («Corriere dello Sport», 11 maggio 1953) I GRIGI IN "B" L’Alessandria ha chiuso il ciclo delle partite al Moccagatta raggiungendo la promozione in B due partite prima della fine del campionato. È stato un successo che è andato oltre le previsioni e se domenica, dopo la vittoria sul Livorno, fosse stato possibile annunciare al pubblico i risultati delle partite che vedevano impegnate il Taranto ed il Pavia, non sarebbe stata solo una chiusura in bellezza ma l’apoteosi della brillante squadra grigia. Contro gli amaranto, come si era previsto, l’Alessandria ha dovuto combattere con tenacia e al termine dell’incontro la nostra squadra era ancora scattante e decisa mentre la pesante, se pur forte compagine livornese, aveva il fiato grosso. Il risultato negativo ottenuto a Vigevano (dove l’Empoli ha vinto per 10-1) ha dato la sveglia ai grigi e Neri e Scamuzzi meritano viva lode per aver portato la squadra in buona efficienza nel periodo decisivo del campionato. La squadra va elogiata in blocco, magnifico il ritorno in forma di Gabbiani e Mazzucco, entusiastico l’attaccamento di Testa, ammirate le diavolerie di Bey che tra l’altro incomincia a passare la palla (vedi la prima rete dopo soli venti secondi), e veramente superiore la maestria di Tagnin nella realizzazione dei calci di rigore. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 16 maggio 1953) RISULTATI: Molfetta-Lecce 2-0 Parma-Pisa 4-0 Piacenza-Mantova 1-2 Sambenedettese-Pavia 2-1 Sanremese-Maglie 2-0 Stabia-Arsenaltaranto 1-1 Venezia-Reggiana 0-0 Vigevano-Empoli 1-10 CLASSIFICA: Alessandria 45; Pavia 44; Arsenaltaranto 40; Empoli, Sanremese 35; Parma 34; Livorno, Venezia 33; Piacenza 32; Mantova, Pisa 31; Maglie, Sambenedettese 29; Lecce, Molfetta 28; Stabia 21; Vigevano 20; Reggiana 8 (-20) Il punto sul campionato Era stata ritardata la promozione in Serie A del Pavia sconfitta dalla Sambenedettese che aveva ottenuto una vittoria fondamentale nella lotta per non retrocedere: i punti di vantaggio dei lombardi erano quattro, sull’ArsenalTaranto che aveva pareggiato in casa dello Stabia ormai retrocesso, con ancora due gare da disputare. Aggancio del Molfetta al Lecce grazie alla vittoria nello scontro diretto.