Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1952/1953
Serie C
19-10-1952 - Giornata: 6 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Reggiana AC 1 - 0 (0 - 0)
RETI: 46. Savoini G.[A]

Alessandria US Borriero Pietro, Bussetti Luigi, Gabbiani Mario, Generani Renzo, Bagliani Giuseppe, Masperi Luigi, Guasconi Luciano, Marchioro Danilo, Bey Carlo, Tagnin Carlo, Savoini Giulio All.: Neri Giacomo

Formazione avversaria
REGGIANA AC: Camilloni; Vincenzi, Sgarbi; Palma, Lovagnini, Angelini; Sandukčić, Bonini, Zucchini, Checchi, Castellari. All.: Masetti Guido.

Arbitro: Grignani Alfeo (Milano)
Note
Angoli: 2-4 (1-2). Spettatori: 6.000. Giornata autunnale senza sole né vento, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:00.

Commento
IN ALESSANDRIA-REGGIANA UNA RETE DI FORTUNA: 1-0 Il destino riserva a volte gradite sorprese anche nel gioco del calcio: e che di imprevisto lieto, almeno per gli alessandrini, si debba parlare raccontando l’episodio del goal, l’unico della giornata, lo prova l’esposizione dettagliata del fatto. La lancetta del cronometro non aveva ancora compiuto il primo giro dopo il fischio della ripresa, che l’Alessandria abbozzò una manovra d’attacco: palla da Masperi a Bey, tocco a Tagnin, che tirò con violenza a rete; Camilloni, il portiere dei granata, respinse di pugno, ma la sfera incocciò esatta la faccia di Savoini e di carambola finì in goal. Con questo strano episodio l’Alessandria si costruì la vittoria; la Reggiana si mosse allora dalla prudente tattica di copertura preordinata fin dall’inizio, tentando l’avventura del successo, ma fu inutile. Quarantaquattro minuti di gioco affannoso, con lunghi rilanci dei mediani alla vana ricerca di un giocatore pronto per il tiro, con qualche occasione favorevole banalmente sbagliata, con un paio d’interventi di Borriero più spettacolari che difficili. Tutto qui, ed il risultato prese vita da quell’involontaria deviazione di Savoini. L’Alessandria non era ieri in felice giornata, e se l’avventura fu a lieto fine non è stato certo tutto merito suo. Le assenze di Testa e di Mazzucco devono aver nociuto al gioco d’attacco che fu frammentato, improvvisato, più basato sull’estro del singolo che sulla manovra d’assieme. Lo stesso Tagnin, indubbiamente il migliore fra tutti, si perdeva in preziosismi stilistici poco aderenti alle necessità del movimento, e Savoini, improvvisato centravanti faceva del suo meglio per destreggiarsi fra difensori smaliziati da lunga carriera e tempisti negli interventi per buona impostazione atletica. Fin quando il risultato fu in parità, toccò proprio agli avanti grigi la maggior fatica; a loro però non servivano certo i rilanci lunghi dei mediani laterali, di cui uno, Masperi, impreciso quanto mai, e l’altro, Generani, combattivo ma piuttosto propenso al gioco alto. Nonostante ciò l’Alessandria manifestò una certa superiorità nel numero delle azioni d’attacco; sorretta a gran voce dal suo pubblico creò qualche bella occasione da goal, ma Savoini s’impaperò al momento giusto e ne uscì un tiro fiacco, e Bey non riuscì da facile posizione a indirizzarli nel rettangolo della porta. Del resto la difesa granata non si fece mai sorprendere. Mobilissimi tutti, gli ospiti presentarono in Vincenzi un terzino inesorabile negli interventi; ogni suo tocco era un passaggio al compagno. Lovagnini e Angelini completavano la terna dei «grandi» del sistema di retroguardia. Un complesso veramente interessante, cui Masetti, l’ex portiere romanista ed attuale allenatore reggiano, ha insegnato il gioco aperto, privo di scorrettezze, anche se deciso nel contatto con l’uomo, come si usa attualmente sui campi di calcio. Pure la Reggiana presentò i guai maggior all’attacco. L’assenza di Flamini fu certo una defezione grave, ma lo stesso Bonini, che tutti ricordiamo scattante e veloce ala destra nel Bari, ha perso molti dei suoi numeri di incisività e di uomo di punta. Masetti al termine della gara lamentava come i suoi atleti avessero difettato di temperamento e di decisione, e difatti la reazione all’infortunio del goal subito fu piuttosto scarsa, come frammentaria fu l’intera azione d’attacco anche sul finire della gara, quando gli alessandrini avevano speso tutte le riserve di energie a difesa del goal di Savoini. Un giudizio sulle possibilità dell’undici emiliano deve essere rinviato a quando la squadra potrà giocare al completo; la sconfitta di ieri non può essere presa come determinante. Però impressiona la classifica di questa squadra, che pure ha uomini di valore: tre punti in sei partite sono pochi, ma siamo agli inizi e certo si avrà a breve scadenza un miglioramento. L’Alessandria non può che dichiararsi soddisfatta del risultato; non capita tutti i giorni segnare in quello strano modo. Certo le ultime prove della squadra grigia avevano fatto sperare qualcosa di più. Disillusione? No; una giornata nera con finale lieto. In fondo nulla di grave. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 20 ottobre 1952) Vittoria stentata e striminzita, che è venuta ad interrompere la serie dei pareggi interni ed esterni alessandrini, e che il pubblico ha raccolto con applausi. Si sapeva che l’Alessandria si sarebbe presentata in campo mutilata per due quinti all’attacco, e ciò costituiva un timore ben fondato. Questo attacco, privo di Testa e Mazzucco, nei primi 25’ di gioco ha dato una prova lampante di non sapere in alcun modo districarsi e, quando Bey riprendeva il suo posto di ala destra, sostituito al centro da Savoini, mentre Guasconi passava all’estrema sinistra, le cose non miglioravano di molto. Non resta che tenere nelle linee arretrate, e sperare in un briciolo di fortuna. Infatti il sestetto difensivo tenne, ed arrivò anche la buona sorte. Ma fu dopo la segnatura che i grigi corsero i più gravi pericoli. Negli ultimi 25’ della ripresa la Reggiana attaccò sempre, anche se disordinatamente, e al 28’ il pareggio pareva cosa fatta se non fosse intervenuto Generani a salvare, a portiere battuto. Altro pericolo per Borriero al 30’: Sandukčić, che aveva ripreso un calcio di punizione, metteva fuori. In questo convulso periodo si distinguevano Masperi e Generani, mentre l’attacco grigio si faceva pericoloso con alcuni veloci contropiede, non sfruttati, di Bey e Savoini. La vittoria arrivava quindi in porta e gli applausi del pubblico erano infine giustificati. Sull’attacco dell’Alessandria resta da aggiungere che Guasconi è stato migliore sia a sinistra che a destra. Il quintetto ospite si è quasi sempre lasciato imbrigliare dai difensori locali, e quando ha potuto tirare, ha sempre tirato largamente fuori bersaglio. Il mancato pareggio, che forse sarebbe stato più aderente all’andamento del giuoco, e quindi tanto merito dell’Alessandria, quanto demerito della Reggiana, all’attivo della quale bisogna segnalare la traversa colpita da Zucchini al 5’ del primo tempo, quando però Borriero era pronto a parare o inviare in angolo. L’unica rete della partita è venuta in apertura di ripresa: al 1’, infatti, per fallo su Guasconi, Masperi batteva una punizione da quasi metà campo. Il pallone arrivava in area dove si creava una grossa mischia. Savoini trovava lo spiraglio e segnava da pochi metri: nulla da fare per Camilloni. Arbitro preciso ed energico. (Carlo Gallia, «La Gazzetta dello Sport», 20 ottobre 1952) I grigi sono tornati alla vittoria in virtù di una risolutiva stoccata di Savoini che ha primeggiato fra gli attaccanti alessandrini, ancora rimaneggiati per l’assenza di Mazzucco e di Testa. L’incontro però non ha rilevato particolari elementi tecnici e stilistici e neppure quella morbosa combattività che si era verificata nell’ultima disputa con il Piacenza, in relazione appunto alla minore levatura della compagine reggiana, brillante nella difesa ma lenta e inconcludente all’attacco. I granata reggiani si sono difesi con estremo accanimento e ardore, senza riuscire per altro a mantenere inviolata la loro rete. («Corriere dello Sport», 20 ottobre 1952) Il verde della speranza ha colorato [illeggibile]iente della partita per la durata esatta di quarantacinque minuti. Il grigio della [illeggibile]zza ha preso invece il sopravvento al primo battito di [illeggibile]o della ripresa. È stata una palla beffarda proveniente dalla sinistra, partita da calcio [illeggibile]. L’ha fatta scivolare sul [illeggibile]ramento dinanzi a Camilloni l’estrema destra Guasconi, l’ha leggermente deviata dinanzi al portiere l’accorrente Angelini e Savoini se l’è trovata sui piedi a due soli metri dalla porta e l’ha scaraventata con [illeggibile] violenza in fondo al sacco. Camilloni è rimasto là, a mordere la polvere della disperazione. I granata hanno guardato attoniti la palla che si adagiava oltre la linea bianca. Mancava ancora molto tempo alla fine, ma l’ombra di una nuova sconfitta aveva fatto capolino con la beffa di una rete fantoccio. Così p stato, il resto del tempo ha ripetuto quasi per filo e per segno la trafila dei primi quarantacinque minuti, con la Reggiana scintillante nel gioco ma colle polveri inesorabilmente a secco. I granata hanno bussato più volte alla porta di Borriero ma neanche uno spiraglio si è aperto per farvi penetrare la palla del pareggio. E sarebbe stato, banalmente, un pareggio meritato e convincente. Invece la Reggiana ha abbandonato il terreno di gioco sotto la cappa di piombo di una sconfitta che volume di gioco e qualità di azioni non potevano assolutamente giustificare. È stata, quella di oggi, una Reggiana vestita con panni nuovi. Gettato alle ortiche l’abito [illeggibile]ere della gara di Mantova, i giocatori hanno preferito presentarsi al pubblico piemontese con un taglio sgargiante, quasi cucito da un sarto di grido. Messo in cantiere ogni timor panico dell’avversario, abbandonata ogni psicosi di inferiorità, la squadra ha saputo ritrovare il tema delle azioni, una fisionomia più bella. Si potrebbe dire che per un’ora abbondante di gioco ha dominato la scena. La Reggiana che ha giostrato per tutto il primo tempo era una squadra piena di brio, di sicurezza in difesa, stilizzata nell’azione fino all’esagerazione. A metà campo è stata la padrona della situazione per tre quarti della gara. In difesa ha tenuto botta con decisione, la mediana ha tenuto il suo ruolo con calma, l’attacco ha lavorato a più non posso. Peccato soltanto che mancasse a quest’opera la mano di un finitore adeguato. Perché proprio nell’attimo conclusivo si è puntualmente manifestato il tallone d’Achille della squadra. Proprio nel mettere a segno il bersaglio che pareva già individuato è venuto a mancare il tiratore scelto. L’aver evaso all’appuntamento col goal per quella mancanza di penetrazione offensiva che può condurre a mettere al sicuro il risultato è stato il motivo principale della nuova battuta di arresto. Si potrebbe dire insomma che la Reggiana ha costruito molto e bene ma non ha saputo concludere altrettanto bene. Quando il bilancio della gara è stato messo in archivio dai ragionieri della partita, l’attivo delle occasioni e delle azioni offensive era molto più voluminoso in campo granata che in zona alessandrina. Si trattava, alla fin fine, delle azioni che avevano contraddistinto due tempi durante i quali una squadra, la Reggiana, aveva avuto a portata di mano le possibilità migliori. Quando il signor Grignani ha dato il segnale d’inizio, il piano di battaglia della Reggiana si è subito fatto intravedere: lotta aperta, abbandono di ogni tattica di arricciamento. Non era passato il primo minuto, infatti, che già l’Alessandria era costretta a ripiegare in angolo su puntata in profondità di Bonini. Due minuti di gioco a metà campo ed ecco un’altra azione di carattere granata intessuta tra Angelini e Zucchini: la sfera camminava a lato colpita di testa dal centroattacco. Ma non era tutto qui perché la Reggiana era destinata a mettere ancor più in subbuglio le retrovie avversarie in questo periodo. Si avvicinava infatti il 5’ minuto e nel cielo si propagava quasi improvvisa la meteora granata. Si esprimeva, questa meteora, con una puntata dell’estemporaneo Zucchini che, caracollando fino all’altezza dell’area, imprimeva infatti alla palla una violenta sterzata; come scatenata sotto l’impulso della forza centrifuga la sfera sprizzava via verso la porta di Borriero ormai nettamente battuto, schiaffeggiava in pieno l’incrocio dei pali e rimbalzava con pari vigore sul terreno di gioco. Era passata la favilla più bella della giornata, la sfortuna l’aveva ridotta presto in cenere. Ciononostante la Reggiana insisteva e continuava a manovrare a metà campo con chiara armonia. Checchi andava imponendosi brillantemente con un esordio sicuro e con costanza di gioco e la palla giostrava con trame manovrate da un giocatore. Poi veniva il momento di Camilloni, l’altro debuttante di turno. La sua prima confidenza colla palla, venuta all’8’, si era risolta facilmente a suo favore; la seconda, giunta al 12’ su calcio di punizione, confermava la sua buona vena. Cosicché quando l’Alessandria si faceva finalmente sotto minacciosa (al 16’) con un duetto tra Guasconi e Bey, Camilloni era pronto a scattare per rinviare la palla oltre la traversa. Questo primo calcio d’angolo ottenuto dall’Alessandria era bissato al 21’ da un altro tiro dal limite che Camilloni bloccava con facilità mentre la Reggiana andava manifestando con pari tranquillità la sua condotta di gara. Uno scatto di Bonini al 25’ non poteva essere sfruttato da Zucchini (che era stato lanciato in profondità) per un irregolare spostamento del centroattacco granata ad opera del suo angelo custode; ma nel novero delle occasioni migliori stava per entrare ormai un’altra palla invidiabile. Giungeva alla mezz’ora, creata da una triangolazione che aveva per punto di base Bonini, per cateto maggiore Sandukčić e per culmine Zucchini; ma sulla sfera che attraversava tutto lo specchio della porta piemontese il nostro centroattacco non riusciva a giungere in tempo per affibbiarle il tocco finale. Era un’altra palla persa per la Reggiana ma un senso di giustizia faceva sì che un attimo dopo anche per l’Alessandria ci fosse da archiviare una bella possibilità. Nasceva, questa, da un liscio di Lovagnini che metteva il centroavanti pressoché solo dinanzi a Camilloni: tamponava in tempo, con una stupenda «entrata», l’aitante Vincenzi, uno dei migliori in campo. Il tempo ormai volgeva al termine e ben poco rimaneva ancora da dire: i cenni di cronaca si limitavano pertanto a registrare un tentativo di Sandukčić (nettamente fuori bersaglio) al 39’, un incespicata del tecnico Checchi al 42’ ed un infortunio di Camilloni, peraltro senza conseguenze, allo scadere. Piombata sulle spalle della squadra la staffilata del goal proprio all’inizio della ripresa, la Reggiana ha cominciato a sentirsi smarrita. Uno smarrimento durato per circa dieci minuti, durante i quali l’Alessandria ha messo nuovamente in pericolo la porta di Camilloni con una punizione battuta ad arte da Tagnin dal limite dell’area. La squadra granata ha cercato di riordinare le proprie idee, scosse dalla rete passiva, verso il 12’ allorché per poco non c’è scappato il pallone del pareggio: su contrattacco reggiana dalla sinistra alla destra Gabbiani interveniva per allungare al proprio portiere senza accorgersi che Bonini stava giungendo a tutta velocità; nasceva un attimo di panico per il pubblico alessandrino perché il portiere, uscendo senza convinzione, ha finito per lasciarsi sfuggire la palla di mano. È stato quasi un autogoal; ma la dea bendata è corsa in aiuto a Borriero e l’ha aiutato a riprendersi la sfera in extremis. Nel quarto d’ora seguente, però, anche la Reggiana aveva i suoi periodi di pericolo. Sotto la spinta poderosa di Tagnin, anima dell’intera compagine, l’Alessandria continuava a premere per raddoppiare il punteggio. In tal modo al 13’ Camilloni operava un’uscita volante per abbrancare la sfera, al 14’ Vincenzi si esibiva in un salvataggio tutto personale sull’accorrente ed ormai libero Guasconi ed Angelini metteva la sua testa più alta di tutte, al 18’, per risolvere una situazione intricata. Si giungeva in tal modo al 25’. Suonava la campana della rimonta. Con disperata energia la Reggiana si buttava avanti, costruiva le sue evoluzioni, cercava la via della rete. Nascevano tre angoli pressoché consecutivi e tutti venivano malamente consumati; poi veniva creata l’ultima delle occasioni da goal. Era la mezz’ora e un’intesa tra Bonini e Zucchini dava lo spunto a quest’ultimo per «tagliare» la palla in profondità, in piena area, verso l’accorrente Checchi. Il giocatore entrava in pieno sulla sfera, scattava in anticipo sul portiere uscito a valanga e giungeva a superarlo, poi, trascinato dallo slancio, incespicava e non riusciva a far di meglio che colpire la sfera col ginocchio. E toccata in malo modo, la palla arrancava lemme lemme verso la linea di fondo. Era l’occasione che siglava la partita. Mancavano più di dieci minuti alla fine ma il destino della gara era ormai segnato. Il risultato, stretto nell’arida espressione di una rete striminzita, non mutava né dopo l’estremo tentativo di Zucchini al 40’ né dopo una fuga di Bey, stroncata da una franca parata di Camilloni al 44’. La sconfitta ha il sapore della beffa se si tien contro della fisionomia della gara. Ma, astrazion fatta del risultato negativo agli effetti della classifica, ci sono note positive da mettere in evidenza. L’inserimento di Chiecchi all’attacco ha dato ordine al gioco, anche se la prima linea è quella che ha lasciato a desiderare al momento della conclusione. Se il quintetto di punta avesse avuto maggior forza di penetrazione e maggior coraggio nell’attimo conclusivo il risultato si sarebbe certamente cambiato. D’altro canto, Sandukčić ha confermato la sua lentezza nell’impostazione del gioco a scapito di tutto l’assieme, Bonini è piaciuto più che Castellari e Zucchini ha rinnovato il suo comportamento volenteroso ma troppo alterno, Angelini ha operato un ottimo «rientro» emergendo specie nel primo tempo, Palma ha giocato una discreta partita pur non essendo neppure lui un elemento veloce, Lovagnini, malgrado qualche «liscio» iniziale, è stato autoritario in più di un frangente. La difesa va elogiata in blocco. Da Vincenzi veramente in felice giornata a Sgarbi scattante come sempre, a Camilloni che ha superato con disinvoltura la prova dell’esordio. Il blocco è stato compatto. Naturalmente la prova più che discreta della Reggiana ad Alessandria non significa che i rinforzi nell’inquadratura non siano necessarie. Ma per dare a Cesare quello che gli appartiene, è doveroso dare alla squadra granata di oggi il riconoscimento che le spetta: avrebbe meritato il pareggio. (Laerte Guidetti, «Gazzetta di Reggio», 20 ottobre 1952) Alessandria - Reggiana 1-0 Una vittoria stiracchiata La vittoria sulla Reggiana pur consolidando la posizione in classifica dei grigi, suona di monito circa il riassetto della nostra squadra. Assenti Mazzucco e Testa, l’attacco è stato rivoluzionato col vecchio ed errato sistema di spostare tutti gli uomini del reparto per tamponare un solo ruolo. I due punti della vittoria non devono nascondere le pecche della formazione. La nostra squadra non ha girato perché i mediani laterali non seguono (specie sulla sinistra), l’azione offensiva dell’attacco; di modo che il quadrilatero non funziona e neppure in casa si giunge ad avere l’attacco con sette uomini, mentre la difesa ne richiama otto, visto che Tagnin e Marchioro giocano arretrato. Questa tattica, adottata sul nostro campo contro una Reggiana rimaneggiata, non è confortante. La situazione attuale dei grigi è forse dovuta all’inconsistenza della linea dei terzini, contusi e fuori forma. Sta di fatto però che Motto è sempre in anticamera e Vitto, che come terzino non è certo inferiore ai titolari, è stato messo frettolosamente a riposo, al pari di Pietruzzi, restando tuttora insoluto sempre il problema del centrosostegno che, purtroppo, deve essere puntellato dai mediani laterali. Sarebbe grave non rilevare l’affiorare di evidenti manchevolezze, ed è appunto per questo che sono stati assunti Toniolo e Nattino; si dovrà avere poi il coraggio di inserirli in squadra e, se possibile, ricordarsi anche delle riserve, le quali debbono costituire un rincalzo e non pesare sulla società per pro-forma. Quest’anno la fortuna non ha voltato le spalle alla nostra squadra, che col Venezia divide il primato dell’imbattibilità; ma non occorre approfittarne. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 25 ottobre 1952) RISULTATI: Arsenaltaranto-Molfetta 0-0 Empoli-Piacenza 0-0 Lecce-Maglie 0-0 Parma-Pavia 1-2 Pisa-Stabia 3-0 Sanremese-Sambenedettese 4-1 Venezia-Livorno 1-0 Vigevano-Mantova 1-0 CLASSIFICA: Venezia 9; Alessandria, Pavia, Piacenza, Sanremese 8; Empoli, Livorno, Pisa 7; Arsenaltaranto, Maglie, Parma, Sambenedettese 6; Mantova, Vigevano 5; Molfetta 4; Reggiana, Stabia 3; Lecce 2 Il punto sul campionato Dopo sei giornate di campionato il Venezia aveva raggiunto la vetta della classifica grazie alla vittoria, di misura, contro il Livorno. Colpo del Pavia che era andato ad espugnare il campo del Parma e della Sanremese che aveva rifilato quattro reti alla Sambenedettese, i romagnoli avevano agganciato il Piacenza, fermato sul pari dall’Empoli. Dopo tre pareggi di fila era tornato alla vittoria il Pisa contro lo Stabia che aveva raggiunto, in classifica, Empoli e Livorno. Secondo punto stagionale conquistato dal Lecce, ultimo, che aveva pareggiato il match contro le Maglie.